Pagina 1 di 1

Umanistica: punto zero

Inviato: giovedì 9 gennaio 2014, 19:51
da courthand
Eccomi qui a condividere il mio punto zero di grafia umanistica.
Devo dire che dietro l'apparente semplicità del tratto ho trovato non poche difficoltà, come, del resto, si può notare dal mio elaborato; anzi, proprio la sua linearità fa si che ogni indecisione (e ne ho avute parecchie), ogni irregolarità saltino immediatamente all'occhio.
Speriamo di migliorare.
Per gli appassionati di dati tecnici:

parte calligrafica:
- Pennino Brause Bandzug 1,5 mm
- Inchiostro Herbin Encre de Calligraphie rosso
- Inchiostro Higgins Eternal Black

per il decoro (cornice tratta da un libro ottocentesco):
- Rotring Rapidograph anni '70 misure 0,2 e 0,4 mm;
- Inchiostro Pelikan 4001 B. Black

il tutto realizzato su carta Clairefontaine Calligraphie Japon
ave maria umanistica 02.jpg
ave maria umanistica 02.jpg (466.24 KiB) Visto 1285 volte

Umanistica: punto zero

Inviato: giovedì 9 gennaio 2014, 19:58
da Ottorino
Toglimi una curiosità, Alessandro. Quanto tempo c'hai messo?
Non è il mio solito tono canzonatorio. Credo che sia importante saperlo per rendersi tutti conto.
In effetti si nota un pelo di imprecisione. Ma solo nelle lettere. La cornice mi fa impressione

Umanistica: punto zero

Inviato: giovedì 9 gennaio 2014, 20:07
da Irishtales
Imprecisione?? :shock:
"Punto zero"??? :o

Già solo leggendo il titolo e vedendo il nome dell'autore ho fatto questa faccia :)
Poi ho aperto il thread e ho fatto quest'altra faccia :D
Chiamalo Punto Zero!!! A casa mia sarebbe il Traguardo: e sarebbe appeso alla parete!
Caspiterina, è bellissimo...e la cornice classica conferisce allo scritto quella solennità che merita.
Piccole imprecisioni nelle lettere ci saranno anche ma.... se non ci fossero sembrerebbe stampato e sarebbe meno bello!

Insomma, complimentissimi, Alessandro!!!

Umanistica: punto zero

Inviato: giovedì 9 gennaio 2014, 20:27
da courthand
Non ho tenuto il conto delle ore ma così ad occhio direi dalle otto alle dieci (ripartite in vari giorni, ovviamente): a parte il fatto che mi piace lavorare con mooolta calma, tieni presente che, ogni volta che completo un parte, devo mascherarla altrimenti, continuando il lavoro, ci metto le mani sopra e questo, specialmente con il rosso dell'Herbin e il nero della Higgins (che è un carbon ink) non è assolutamente consigliabile.

Sei troppo buono a dire che si nota "un pelo" di imprecisione: devo dire che ho trovato parecchia difficoltà nel mantenere omogeneità di forma e di verticalità, così tanta che in effetti non ci sono riuscito.
Del resto trovo stimolante condividere anche le cose in cui riesco meno e spero che siano di stimolo anche ad altri. Siamo qui per crescere o per sentirci dire che siamo tanto bravini? Domanda retorica, dato che ormai mi conosci abbastanza...

Umanistica: punto zero

Inviato: giovedì 9 gennaio 2014, 20:41
da courthand
Buonasera Daniela, mentre rispondevo ad Ottorino sei intervenuta tu.
In effetti per uno che ha l'ambizione di fare calligrafia sentirsi dire "che bello, sembra stampato" è avvilente!
Capisco che l'intenzione dell'interlocutore sia di fare un complimento ma è proprio lì che casca l'asino: fare questo genere di complimento sottintende (o può sottintendere) che la forma perfetta è quella stampata e la scrittura per essere bella deve avvicinarsi il più possibile a quella.
Certo che lo stampato offre la massima espressione di quella dote che in inglese è detta consistency (omogeneità di forme, angli, spaziature etc) ma proprio perchè perfetta priva di anima, di personalità: il professor Anderson diceva che in uno scritto a mano un certo minimo grado di irregolarità è tollerabile, anzi auspicabile.
Tutto questo, però, senza esagerare: ed io, modestamente, esagerai! :lol:

Umanistica: punto zero

Inviato: giovedì 9 gennaio 2014, 21:55
da Ottorino
Secondo me il "sembra stampato" è un giudizio troppo affrettato e superficiale. Non me ne voglia la diabolica Daniela.
Vengo e mi spiego con un paragone sartoriale. I punti della stoffa: quelli fatti a macchina sono perfetti ma noiosi. Quelli di un sarto/a abilissimo/a sono altrettanto perfetti ma hanno quel qualcosa che si vede che non sono fatti a macchina e (che a me almeno) suscitano una vera ammirazione.
Ecco: nel caso di questo lavoro ultimo di Alessandro si nota *bene* che i punti son fatti a mano e non a macchina. Ogni tanto c'e una serie positiva alternata da qualche problema. Mentre in altri suoi lavori no.

PS. Mi sento come quei critici d'arte che non sanno tenere i pennelli in mano!!!!

Umanistica: punto zero

Inviato: giovedì 9 gennaio 2014, 22:23
da Resvis71
Alla faccia del "punto zero" :shock:
Cornice stupenda :)
Posso anch'io farti una domanda?
Anche per disegnare le decorazioni tieni il foglio sul piano inclinato?

Umanistica: punto zero

Inviato: venerdì 10 gennaio 2014, 0:23
da courthand
Ottorino ha scritto:Ogni tanto c'e una serie positiva alternata da qualche problema
Esatto. Probabilmente dipende dal fatto di non aver ancora lavorato abbastanza sui "fondamentali".
Resvis71 ha scritto:Anche per disegnare le decorazioni tieni il foglio sul piano inclinato?
Si.

Umanistica: punto zero

Inviato: venerdì 10 gennaio 2014, 8:23
da Irishtales
courthand ha scritto:Certo che lo stampato offre la massima espressione di quella dote che in inglese è detta consistency (omogeneità di forme, angli, spaziature etc) ma proprio perchè perfetta priva di anima, di personalità: il professor Anderson diceva che in uno scritto a mano un certo minimo grado di irregolarità è tollerabile, anzi auspicabile.
E' esattamente ciò che intendevo! Basti osservare certi testi stampati in Fraktur, Half Uncial, etc... e gli scritti nello stesso stile eseguiti dai calligrafi, a mano. Ogni lettera ha una propria "personalità" pur essendo del tutto simile alle altre, e l'immagine globale dello scritto trasmette una sensazione di vitalità, una qualità tutta diversa e migliore.
La stessa differenza di cui parlava Ottorino, negli abiti di sartoria. E poi si tratta di scritture antiche. Naturalmente l'omogeneità è importantissima, ma allora meno che mai si poteva contare su strumenti in grado di tracciare segni sempre uguali ;)
A volte osservo sui libri gli esempi dei moderni calligrafi, ineccepibili se confrontati con i testi originali dell'epoca, cui si ispirano. E oltre al respiro del tempo, mi sembra che si perda anche qualcosa di più profondo... l'anima.
Correggimi Alessandro se sbaglio, ma credo che il solo stile a fare eccezione in questo senso sia il Copperplale, e i corsivi da esso derivati, in generale. Là mi sembra che funzioni tutto alla rovescia, meno omogeneità si nota e più questo salta agli occhi come un elemento di disturbo...
Complicata, la Calligrafia!!!

Umanistica: punto zero

Inviato: venerdì 10 gennaio 2014, 17:04
da courthand
Irishtales ha scritto:Correggimi Alessandro se sbaglio, ma credo che il solo stile a fare eccezione in questo senso sia il Copperplale, e i corsivi da esso derivati, in generale. Là mi sembra che funzioni tutto alla rovescia, meno omogeneità si nota e più questo salta agli occhi come un elemento di disturbo...
Complicata, la Calligrafia!!!
Parere strettamente personale: il "ritmo" della scrittura è molto più evidente nei corsivi che negli stili cosiddetti "posati" e, pertanto, eventuali "aritmie" risultano più appariscenti nei primi che nei secondi.
Ciò non toglie che l'omogeneità delle forme, per quanto possibile in un qualcosa di "fatto a mano", sia uno degli obiettivi primari in ogni stile calligrafico.