Un altro “““capolavoro””” cinese: Hongdian N6 Total Black
Inviato: mercoledì 20 novembre 2024, 23:22
Il felice acquisto della Hongdian N9 mi ha convinto dopo qualche esitazione a prendere anche un altro modello Hongdian che mi stuzzicava da un po’, e oggi ve lo presento. Si tratta della Hongdian N6, una penna che ha certamente qualità costruttiva, ma ha anche alcune ingenuità ed errori. Ma vediamola con calma.
Si tratta di una penna dalla classica forma a sigaro. Le dimensioni non sono medie: 135 mm da chiusa e circa 123 mm da aperta. Da chiusa si presenta come completamente nera, con la maggior parte del corpo e del cappuccio in metallo (alluminio?) opaco, il labbro del cappuccio e la clip in metallo nero lucido e la parte sommitale del cappuccio e il fondello in resina nera lucida. Gli unici dettagli che rompono questo insieme monocromatico sono due anellini rossi, uno nella cupola appena sopra la clip e uno alla base del fondello. A proposito della cupola, devo mestamente notare qui uno dei due problemi principali della penna: la cupola in resina è di fatto montata storta, non balla e non si muove di un millimetro, non ci sono problemi funzionali, ma è semplicemente storta. Devo dire di averlo notato solo guardandola bene per la recensione; la stortura non si nota con la clip davanti agli occhi, solo se si gira il cappuccio con la clip di lato. Tolto l’aspetto della cupola, devo dire che la penna mi piace molto esteticamente, ha un’aria da “penna del Cavaliere Oscuro”. Gli anellini rossi, molto discreti, danno un guizzo che non mi dispiace. Le uniche scritte sono le incisioni “HONGDIAN” e “N6” poste rispettivamente sul davanti e sul retro della banda in metallo lucido con cui termina il cappuccio. Si tratta di una penna dal buon peso ma, secondo me, non pesantissima: da carica sono 32 g con cappuccio e 20 g senza. Il bilanciamento mi pare ottimo, non sento il peso spostato troppo all’indietro mentre la impugno.
*ALERT SPIEGONE*
Prima di parlare del gruppo scrittura vorrei fare un approfondimento sulla decorazione del cappuccio: esso presenta incisi a coprire la parte principale del cappuccio (quella opaca) i più importanti radicali dei caratteri cinesi. Per “radicale” (giapponese: bushu), si intende quella parte del carattere che lo classifica; nella maggior parte dei casi il radicale afferisce alla sfera semantica cui appartiene il carattere, ma non sempre è così facile/immediato capire il significato di un carattere solo dal radicale. Se vi siete mai chiesti: “ma con quale caspita di ordine sono organizzati i dizionari cinesi?”, ebbene, per convenzione i caratteri nei dizionari sono ordinati secondo il numero di tratti del radicale, questo significa che prima vengono i caratteri con radicale a un solo tratto, poi i caratteri con radicale a due tratti, con radicale a tre tratti e così via. Qualora vi siano più radicali con lo stesso numero di tratti, c’è una organizzazione convenzionale interna a quella classe di radicali. Mi rendo conto di essere un po’ pedante, ma da nipponista ogni volta che riguardo a questa penna ho sentito dire che ha il cappuccio “con gli ideogrammi cinesi” mi saliva un po’ il nervoso, primo perché la parola “ideogramma” non è più usata dai linguisti dalla seconda metà del Novecento, secondo perché non si tratta di caratteri, ma di parti costitutive dei caratteri.
*FINE SPIEGONE*
Il sistema di caricamento è a pistone. Il cilindro che contiene il meccanismo è in metallo, mentre l’alberino mi pare che sia in plastica. Anche il nottolino collegato al pistone su cui è montato il fondello è in plastica. Questa mi sembra l’altro dei due problemi principali che ho notato. Ho caricato e scaricato più volte acqua per eliminare eventuali residui di lavorazione, prima di caricarla con inchiostro, e fino ad ora ha retto. Non so quanto durerà, però sicuramente è un elemento da considerare prima dell’acquisto. Con la penna è fornita la chiave per lo smontaggio del gruppo pistone (cosa che mi sono ben guardato dal fare).
Svitando il cappuccio si scopre una finestra di ispezione in plastica fumé posta subito prima della filettatura, una sezione di scrittura dello stesso materiale e finitura del fusto (metallo anodizzato nero opaco) e il suo bel pennino in acciaio interamente brunito. Si tratta di un pennino equiparabile a uno di misura 6, presenta delle decorazioni di linee verticali tra le quali è incisa una pagoda, sotto di esse c’è l’incisione con il tratto in questo caso “刃 F”, e il nome del marchio. Al di sotto del pennino troviamo un bell’alimentatore in ebanite.
Per quanto riguarda la scrittura, ho già spiegato cosa intendono i cinesi con “刃” nella recensione dell’altra Hongdian in mio possesso, la N9 (viewtopic.php?p=417039#p417039), in questo caso però la base non è un M bensì in F, vediamo cosa comporta in termini di scrittura. Si tratta di un pennino con una bella variazione di tipo architect (tratti verticali come un F, tratti orizzontali come un M) e con un gradiente, cioè il tratto diviene più sottile all’aumentare dell’angolo di attacco con la carta (più la penna si tiene in verticale, più il tratto è sottile). Rispetto all’M sulla N9 la differenza di tratto è più marcata e anche a livello di scorrevolezza si nota che il pennino è più “croccante”, mentre l’M non ha praticamente spigoli. Quando mi è arrivato il pennino grattava un po’ da sinistra verso destra, ho verificato con la lente e i rebbi erano leggermente disallineati, niente di catastrofico, successo pure con penne molto più importanti e risolto sempre solo con le dita. Si tratta di un pennino veramente piacevole e divertente da usare, credo che i caratteri vengano ancora meglio che con il 刃 M della N9. Vi lascio una prova di scrittura con una poesia in cinese classico di Sugawara no Michizane.
In conclusione, si tratta di una penna tutto sommato ben fatta, con alcuni difetti, ha un peso giusto e una buona sensazione in mano. Il pennino poi, credo che fin ad ora sia quello che mi fa scrivere i caratteri cinesi stile pennello con minor fatica.
Si tratta di una penna dalla classica forma a sigaro. Le dimensioni non sono medie: 135 mm da chiusa e circa 123 mm da aperta. Da chiusa si presenta come completamente nera, con la maggior parte del corpo e del cappuccio in metallo (alluminio?) opaco, il labbro del cappuccio e la clip in metallo nero lucido e la parte sommitale del cappuccio e il fondello in resina nera lucida. Gli unici dettagli che rompono questo insieme monocromatico sono due anellini rossi, uno nella cupola appena sopra la clip e uno alla base del fondello. A proposito della cupola, devo mestamente notare qui uno dei due problemi principali della penna: la cupola in resina è di fatto montata storta, non balla e non si muove di un millimetro, non ci sono problemi funzionali, ma è semplicemente storta. Devo dire di averlo notato solo guardandola bene per la recensione; la stortura non si nota con la clip davanti agli occhi, solo se si gira il cappuccio con la clip di lato. Tolto l’aspetto della cupola, devo dire che la penna mi piace molto esteticamente, ha un’aria da “penna del Cavaliere Oscuro”. Gli anellini rossi, molto discreti, danno un guizzo che non mi dispiace. Le uniche scritte sono le incisioni “HONGDIAN” e “N6” poste rispettivamente sul davanti e sul retro della banda in metallo lucido con cui termina il cappuccio. Si tratta di una penna dal buon peso ma, secondo me, non pesantissima: da carica sono 32 g con cappuccio e 20 g senza. Il bilanciamento mi pare ottimo, non sento il peso spostato troppo all’indietro mentre la impugno.
*ALERT SPIEGONE*
Prima di parlare del gruppo scrittura vorrei fare un approfondimento sulla decorazione del cappuccio: esso presenta incisi a coprire la parte principale del cappuccio (quella opaca) i più importanti radicali dei caratteri cinesi. Per “radicale” (giapponese: bushu), si intende quella parte del carattere che lo classifica; nella maggior parte dei casi il radicale afferisce alla sfera semantica cui appartiene il carattere, ma non sempre è così facile/immediato capire il significato di un carattere solo dal radicale. Se vi siete mai chiesti: “ma con quale caspita di ordine sono organizzati i dizionari cinesi?”, ebbene, per convenzione i caratteri nei dizionari sono ordinati secondo il numero di tratti del radicale, questo significa che prima vengono i caratteri con radicale a un solo tratto, poi i caratteri con radicale a due tratti, con radicale a tre tratti e così via. Qualora vi siano più radicali con lo stesso numero di tratti, c’è una organizzazione convenzionale interna a quella classe di radicali. Mi rendo conto di essere un po’ pedante, ma da nipponista ogni volta che riguardo a questa penna ho sentito dire che ha il cappuccio “con gli ideogrammi cinesi” mi saliva un po’ il nervoso, primo perché la parola “ideogramma” non è più usata dai linguisti dalla seconda metà del Novecento, secondo perché non si tratta di caratteri, ma di parti costitutive dei caratteri.
*FINE SPIEGONE*
Il sistema di caricamento è a pistone. Il cilindro che contiene il meccanismo è in metallo, mentre l’alberino mi pare che sia in plastica. Anche il nottolino collegato al pistone su cui è montato il fondello è in plastica. Questa mi sembra l’altro dei due problemi principali che ho notato. Ho caricato e scaricato più volte acqua per eliminare eventuali residui di lavorazione, prima di caricarla con inchiostro, e fino ad ora ha retto. Non so quanto durerà, però sicuramente è un elemento da considerare prima dell’acquisto. Con la penna è fornita la chiave per lo smontaggio del gruppo pistone (cosa che mi sono ben guardato dal fare).
Svitando il cappuccio si scopre una finestra di ispezione in plastica fumé posta subito prima della filettatura, una sezione di scrittura dello stesso materiale e finitura del fusto (metallo anodizzato nero opaco) e il suo bel pennino in acciaio interamente brunito. Si tratta di un pennino equiparabile a uno di misura 6, presenta delle decorazioni di linee verticali tra le quali è incisa una pagoda, sotto di esse c’è l’incisione con il tratto in questo caso “刃 F”, e il nome del marchio. Al di sotto del pennino troviamo un bell’alimentatore in ebanite.
Per quanto riguarda la scrittura, ho già spiegato cosa intendono i cinesi con “刃” nella recensione dell’altra Hongdian in mio possesso, la N9 (viewtopic.php?p=417039#p417039), in questo caso però la base non è un M bensì in F, vediamo cosa comporta in termini di scrittura. Si tratta di un pennino con una bella variazione di tipo architect (tratti verticali come un F, tratti orizzontali come un M) e con un gradiente, cioè il tratto diviene più sottile all’aumentare dell’angolo di attacco con la carta (più la penna si tiene in verticale, più il tratto è sottile). Rispetto all’M sulla N9 la differenza di tratto è più marcata e anche a livello di scorrevolezza si nota che il pennino è più “croccante”, mentre l’M non ha praticamente spigoli. Quando mi è arrivato il pennino grattava un po’ da sinistra verso destra, ho verificato con la lente e i rebbi erano leggermente disallineati, niente di catastrofico, successo pure con penne molto più importanti e risolto sempre solo con le dita. Si tratta di un pennino veramente piacevole e divertente da usare, credo che i caratteri vengano ancora meglio che con il 刃 M della N9. Vi lascio una prova di scrittura con una poesia in cinese classico di Sugawara no Michizane.
In conclusione, si tratta di una penna tutto sommato ben fatta, con alcuni difetti, ha un peso giusto e una buona sensazione in mano. Il pennino poi, credo che fin ad ora sia quello che mi fa scrivere i caratteri cinesi stile pennello con minor fatica.