Private Reserve Tanzanite
Inviato: lunedì 5 agosto 2024, 13:55
Ho comprato questo inchiostro durante il mio lungo viaggio attraverso gli inchiostri bleu, alla ricerca di quello perfetto (per me). Dopo averne finito un calamaio penso di poter dire che questo non lo è. Resta però un inchiostro interessante, degno di essere recensito.
L'azienda
Private Reserve ha avuto una storia abbastanza articolata, che ho (solo parzialmente) ricostruito attraverso poche note sparse online. L'azienda fu fondata a Zionsville, Indiana (USA) nel 1998 da Terry Johnson e Susan Schube, che nel 1990 avevano aperto il negozio Avalon Jewellers.
Attenti alla concretezza (come dimostra il loro calamaio, poco più di un barattolo in vetro), si sono sempre concentrati sul trasferire la loro passione per il colore agli inchiostri stilografici. Terry era un collezionista di chitarre elettriche, e si ispirò per molti dei suoi colori alle finiture delle Fender storiche.
Gli inchiostri Private Reserve sono diventati famosi per la quantità di pigmento utilizzato, e dai primi anni 2000 sono stati importati in Europa via Regno Unito. Dopo la dipartita di Terry del 2013, Susan ha deciso di cedere il marchio a Yafa Brands e di chiudere il negozio nel 2017. (Yafa Brands è quella di Monteverde e Conklin, per chiarezza.)
La boccetta
Come dicevo, poco più di un barattolo in vetro - pericolosissimo per dita, fogli, indumenti e circondario, quando pieno. Interessante però notare che è il più evidente fattore di riconoscimento tra la produzione Avalon e quella Yafa. Infatti, i coniugi Johnson usavano flaconi da 66 ml, mentre Yafa è passata a flaconi da 60 ml.
Notate che nella recensione manoscritta più sotto, indico erroneamente una capacità di 60 ml. Ho comprato la boccetta contenente l'inchiostro della prova nel 2017, e appartiene alla prima generazione. In almeno un negozio online è ancora disponibile.
Penna e carta
Questo inchiostro è finito in diverse delle mie penne, da una piccolissima Kaweco Sport a stantuffo a una piuttosto grande Visconti Homo Sapiens Bronze. È fluito attraverso diversi pennini, da un EF Sailor in oro allo stub della nostra Reiki passando per un Pilot FA. Per questa prova ho scelto però una comune Lamy Safari, in versione Umbra, il cui pennino (brunito) è meno scorrevole degli omologhi lucidi: in combinazione con l'alimentatore in ABS costituisce un buon vaglio per ogni inchiostro - e replicabile da molti.
In quanto alla carta, ho provato questo inchiostro con cartaccia da fotocopie, carta di quaderno Pigna e - soprattutto - la mia amata Fabriano Bioprima Book (quella dei quaderni EcoQua per intenderci), che si vedrà in questa prova.
La prova
Nel lontano 2017 pagai questo inchiostro € 12,50 (€ 0,19/ml, circa il doppio di un inchiostro Diamine in boccetta da 30 ml). Piacevole notare che il prezzo si sia tutto sommato conservato (si trova in una forchetta tra 13 e 15, sebbene la capacità sia leggermente inferiore). Il sospetto che il cambio di gestione abbia però portato a un cambio di formulazione, è lecito. Naturalmente non ho avuto occasione di provarla, quindi prendete quanto scrivo con le dovute accortezze.
Su una carta di qualità (non premium) come la BioPrima questo inchiostro si comporta in modo apprezzabile. La scorrevolezza è molto buona, e il flusso misurato: bisogna però notare questo Tanzanite è un inchiostro denso di pigmento, e il rischio baffo di colore è dietro l'angolo. Assenti see-through (quello che si vede è tipico di questa carta) e bleed-through. La saturazione è ottima, mentre lo shading è più visibile su carte meno assorbenti. La resistenza all'acqua è infine scarsa (scusate la carenza di dati, ma è un parametro che non valuto).
Le stesse caratteristiche si confermano su carta meno nobile (fotocopie, quaderni scolastici), a meno di un ingrossamento del tratto - che mi sono spiegato con il fatto che il pH neutro implica una base acquosa.
Un giudizio
Questo Private Reserve Tanzanite è valso gli euro che è costato. È durato tanti anni, senza rovinarsi (non ho trovato nessun residuo nella boccetta quando è finito), con caratteristiche molto positive. La sua tonalità lo ha reso valido sia in ambito lavorativo che personale. Perché allora non è il mio bleu? Per la tinta: oggettivamente viola, mi è diventato più simpatico solo quando si è concentrato diventando un bleu marine scurissimo. Per questo non lo ricomprerò, anche se sono stato felice di averlo provato (e recensito).
L'azienda
Private Reserve ha avuto una storia abbastanza articolata, che ho (solo parzialmente) ricostruito attraverso poche note sparse online. L'azienda fu fondata a Zionsville, Indiana (USA) nel 1998 da Terry Johnson e Susan Schube, che nel 1990 avevano aperto il negozio Avalon Jewellers.
Attenti alla concretezza (come dimostra il loro calamaio, poco più di un barattolo in vetro), si sono sempre concentrati sul trasferire la loro passione per il colore agli inchiostri stilografici. Terry era un collezionista di chitarre elettriche, e si ispirò per molti dei suoi colori alle finiture delle Fender storiche.
Gli inchiostri Private Reserve sono diventati famosi per la quantità di pigmento utilizzato, e dai primi anni 2000 sono stati importati in Europa via Regno Unito. Dopo la dipartita di Terry del 2013, Susan ha deciso di cedere il marchio a Yafa Brands e di chiudere il negozio nel 2017. (Yafa Brands è quella di Monteverde e Conklin, per chiarezza.)
La boccetta
Come dicevo, poco più di un barattolo in vetro - pericolosissimo per dita, fogli, indumenti e circondario, quando pieno. Interessante però notare che è il più evidente fattore di riconoscimento tra la produzione Avalon e quella Yafa. Infatti, i coniugi Johnson usavano flaconi da 66 ml, mentre Yafa è passata a flaconi da 60 ml.
Notate che nella recensione manoscritta più sotto, indico erroneamente una capacità di 60 ml. Ho comprato la boccetta contenente l'inchiostro della prova nel 2017, e appartiene alla prima generazione. In almeno un negozio online è ancora disponibile.
Penna e carta
Questo inchiostro è finito in diverse delle mie penne, da una piccolissima Kaweco Sport a stantuffo a una piuttosto grande Visconti Homo Sapiens Bronze. È fluito attraverso diversi pennini, da un EF Sailor in oro allo stub della nostra Reiki passando per un Pilot FA. Per questa prova ho scelto però una comune Lamy Safari, in versione Umbra, il cui pennino (brunito) è meno scorrevole degli omologhi lucidi: in combinazione con l'alimentatore in ABS costituisce un buon vaglio per ogni inchiostro - e replicabile da molti.
In quanto alla carta, ho provato questo inchiostro con cartaccia da fotocopie, carta di quaderno Pigna e - soprattutto - la mia amata Fabriano Bioprima Book (quella dei quaderni EcoQua per intenderci), che si vedrà in questa prova.
La prova
Nel lontano 2017 pagai questo inchiostro € 12,50 (€ 0,19/ml, circa il doppio di un inchiostro Diamine in boccetta da 30 ml). Piacevole notare che il prezzo si sia tutto sommato conservato (si trova in una forchetta tra 13 e 15, sebbene la capacità sia leggermente inferiore). Il sospetto che il cambio di gestione abbia però portato a un cambio di formulazione, è lecito. Naturalmente non ho avuto occasione di provarla, quindi prendete quanto scrivo con le dovute accortezze.
Su una carta di qualità (non premium) come la BioPrima questo inchiostro si comporta in modo apprezzabile. La scorrevolezza è molto buona, e il flusso misurato: bisogna però notare questo Tanzanite è un inchiostro denso di pigmento, e il rischio baffo di colore è dietro l'angolo. Assenti see-through (quello che si vede è tipico di questa carta) e bleed-through. La saturazione è ottima, mentre lo shading è più visibile su carte meno assorbenti. La resistenza all'acqua è infine scarsa (scusate la carenza di dati, ma è un parametro che non valuto).
Le stesse caratteristiche si confermano su carta meno nobile (fotocopie, quaderni scolastici), a meno di un ingrossamento del tratto - che mi sono spiegato con il fatto che il pH neutro implica una base acquosa.
Un giudizio
Questo Private Reserve Tanzanite è valso gli euro che è costato. È durato tanti anni, senza rovinarsi (non ho trovato nessun residuo nella boccetta quando è finito), con caratteristiche molto positive. La sua tonalità lo ha reso valido sia in ambito lavorativo che personale. Perché allora non è il mio bleu? Per la tinta: oggettivamente viola, mi è diventato più simpatico solo quando si è concentrato diventando un bleu marine scurissimo. Per questo non lo ricomprerò, anche se sono stato felice di averlo provato (e recensito).