Un “piccolo” capolavoro giapponese: Pilot Elite 95s
Inviato: domenica 14 luglio 2024, 22:45
Eccomi qui con un’altra recensione di una delle mie amate giapponesi. Faccio una piccola premessa sulla categoria cui appartiene questa penna, quella delle “pocket pens” le penne da taschino o da borsetta, pensate per essere portate in giro più che per l’uso da scrivania. Ecco, a quanto ne so tutti i Tre Grandi marchi giapponesi hanno prodotto una propria versione di “pocket pen”: sicuramente Platinum, ma sono quasi sicuro anche Sailor. Non so a chi vada il primato di aver introdotto questo tipo di design, abbastanza simile in tutti questi modelli “pocket” nipponici. Comunque sia, la Elite 95s è l’unica di questo genere ancora in produzione fra i Tre Grandi marchi stilografici del Giappone, e rimane comunque un modello che passa spesso in sordina, sottovalutato o considerato una “pennetta da borsa”, una “mezza penna”, e in un’epoca in cui stiamo assistendo a una inflazione nelle dimensioni delle penne e dei pennini, ingiustificabile con una motivazione pratica (non credo che tutti siano diventati giganti da cinquant’anni o poco più a questa parte) ma molto comprensibile per motivazioni estetiche e di prestigio (il motto di molte aziende produttrici italiane negli ultimi anni sembra essere: guarda il mio bel pennone!), appare quasi fuori posto, non così sbarazzina ed economica da essere accostata alla Kaweco Sport, troppo compatta e semplice per essere considerata una penna di punta, da prima pagina di catalogo. Succede quindi una cosa molto curiosa: sul web e tra appassionati se ne parla poco, ma quando se ne parla ci sono quasi solamente commenti positivi. Possiamo dire che proprio per il suo status questo modello rispetto ad altri di Pilot sia “umile” nel senso buono della parola: fa il suo dovere, funziona egregiamente ma senza far parlare tanto di sé. Credo sia giunto il momento, dunque, di andare a guardare più da vicino questa piccola perla nascosta, che rivelerà un paio di sorprese.
Iniziamo come sempre con una descrizione esteriore: la penna chiusa è decisamente corta, circa 118 mm, il cappuccio ha un’estremità tronca, ha un piccolo anello in corrispondenza dell’innesto del fermaglio, che ha un profilo rettangolare e sulla superficie presenta delle belle faccettature, e si sviluppa con una leggera entasi fino all’altra estremità, decorata con una laminatura dorata rappresentante una doppia fascia, la scritta “Elite” in corsivo sulla parte anteriore e “PILOT JAPAN” sulla parte anteriore. Si nota poi un anello nella parte di giunzione con il corpo, e quest’ultimo si sviluppa con una leggera rastrematura fino al fondo piatto. Sono due le cose che colpiscono di questa penna ancora prima di averla aperta: innanzitutto il fatto che il cappuccio è in alluminio e il corpo in resina, ma per via della (a mio avviso eccellente) lavorazione della superficie del cappuccio non si nota quasi la differenza dei materiali a livello visivo e persino tattile, secondo poi, il fatto che il corpo è molto più corto del cappuccio. E qui arriva la particolarità più evidente di questa penna: una volta tolto il cappuccio sfilandolo (il sistema di chiusura è molto “ammortizzato”, la penna scivola dolcemente nel cappuccio e viceversa viene fuori molto dolcemente quando si toglie il cappuccio) si scopre che la sezione è ben più lunga del fusto, con proporzioni dunque ribaltate rispetto al solito, e in totale è molto corta, appena 105 mm. Questa conformazione si deve a una specifica scelta progettuale: infatti, è pensata per essere comunemente usata con il cappuccio calzato; questa precisa scelta progettuale è resa evidente dall’anellino metallico sporgente che fa da punto di battuta per il cappuccio quando calzato, in modo speculare al suo ruolo nella chiusura del cappuccio. La penna raggiunge così i circa 147 mm, tutt’altro che pochi. In questo modo, la penna ha dimensioni molto contenute da chiusa, mentre quando la si apre e si calza il cappuccio diventa una penna di dimensioni regolari. Rimane certamente una penna piuttosto sottile, dunque forse poco adatta a chi preferisce spessori maggiori. Io l’ho scelta nella colorazione bordeaux per il corpo e avorio/champagne per il cappuccio (almeno credo, non sono molto bravo nel riconoscimento dei colori
); trovo che l’accoppiata sia molto elegante. In alternativa, la Elite è disponibile anche in colorazione nera sia per il corpo che per il cappuccio. Forse una critica che si può muovere a questo modello è la scarsa scelta di colori a disposizione, ma se si considera appunto il suo status di cui parlavo nell’introduzione credo sia comprensibile la scarsa volontà da parte di Pilot di voler immettere tante varianti di questo modello.
Non ho ancora parlato della parte fondamentale, il pennino, perché merita un discorso a parte. Il pennino della Pilot Elite è certamente riconoscibile e particolare: si tratta di un pennino in oro 14 carati incastonato nella sezione, che continua con una elegante “coda” per qualche millimetro sulla sezione e le cui ali sono avvolte attorno alla sezione, con un alimentatore quasi completamente nascosto nella sezione tranne che per la parte terminale. Secondo me questa è la scelta di design migliore fatta su questa penna, trovo il risultato molto elegante, e ciò permette anche di inserire un pennino non piccolo senza aumentare la lunghezza totale della penna (ricordiamo che è una “pocket pen”, quindi ogni millimetro risparmiato è prezioso). A parte la sua forma molto particolare, il pennino è molto semplice, presenta solamente un piccolo foro di sfiato circolare e le incisioni con i dati tecnici: caratura dell’oro (14k-585), Il nome del produttore, la larghezza del tratto, la scritta “JAPAN” e infine un numero di serie.
Il sistema di caricamento è il classico (per i giapponesi) sistema a cartuccia/converter. Si può anche usare il converter piccolo di Pilot, il CON-40, ma qualora si opti per questa soluzione si è obbligati ad avere molto meno inchiostro rispetto a quello contenuto in una cartuccia Pilot e a non poter verificare la carica residua semplicemente svitando il corpo, dato che il CON-40 si infila molto a fondo in questo modello e rimane visibile quasi solo la manopola di azionamento dello stantuffo. Io ho caricato la mia con una cartuccia di Pilot Blueblack, forse il mio inchiostro preferito e che, come c’era da aspettarsi, funziona molto bene sulle “sue” penne (in verità funziona bene anche in tutte le altre). Da notare la filettatura metallica della sezione, molto robusta e che aggiunge quel po’ di peso che migliora il bilanciamento generale. Tutto molto bello, ma come scriverà?
Giungiamo dunque alle prestazioni di scrittura. Quello del mio esemplare è un EF, dunque presenta un tratto davvero sottile, la punta è piuttosto scorrevole pur generando un certo attrito di scrittura che rende il tratto facilmente controllabile. Il flusso è perfettamente regolato; l’ho già detto in una precedente recensione, ma lo ripeto: non credo che gli alimentatori giapponesi siano “stitici”, ma che siano perfettamente controllati per erogare il flusso necessario a un determinato tipo di tratto. Anche grazie alla regolazione del flusso si riescono a ottenere tratti più sottili. Quello della Elite in particolare lo ritengo tarato alla perfezione. Si tratta di un pennino particolare, diverso come sensazione da quelli delle serie Custom, risponde alla pressione ma non è un pennino flessibile/elastico pensato per chissà quali prodezze calligrafiche. Scrive molto molto bene, dà un guizzo alla grafia con il semplice gesto della mano, senza applicare pressioni particolari. Forse non è la scelta adatta per chi vuole totale assenza di variazioni di tratto.
In conclusione, la considero una penna assolutamente valida; passa spesso in secondo piano, anche nelle scelte di marketing del produttore, per il suo status di “pocket pen”, ma come prestazioni di scrittura non sfigura assolutamente accanto alle “sorelle maggiori”. Trovo inoltre che abbia soprattutto in questa colorazione una grande eleganza. E voi cosa ne pensate?
Iniziamo come sempre con una descrizione esteriore: la penna chiusa è decisamente corta, circa 118 mm, il cappuccio ha un’estremità tronca, ha un piccolo anello in corrispondenza dell’innesto del fermaglio, che ha un profilo rettangolare e sulla superficie presenta delle belle faccettature, e si sviluppa con una leggera entasi fino all’altra estremità, decorata con una laminatura dorata rappresentante una doppia fascia, la scritta “Elite” in corsivo sulla parte anteriore e “PILOT JAPAN” sulla parte anteriore. Si nota poi un anello nella parte di giunzione con il corpo, e quest’ultimo si sviluppa con una leggera rastrematura fino al fondo piatto. Sono due le cose che colpiscono di questa penna ancora prima di averla aperta: innanzitutto il fatto che il cappuccio è in alluminio e il corpo in resina, ma per via della (a mio avviso eccellente) lavorazione della superficie del cappuccio non si nota quasi la differenza dei materiali a livello visivo e persino tattile, secondo poi, il fatto che il corpo è molto più corto del cappuccio. E qui arriva la particolarità più evidente di questa penna: una volta tolto il cappuccio sfilandolo (il sistema di chiusura è molto “ammortizzato”, la penna scivola dolcemente nel cappuccio e viceversa viene fuori molto dolcemente quando si toglie il cappuccio) si scopre che la sezione è ben più lunga del fusto, con proporzioni dunque ribaltate rispetto al solito, e in totale è molto corta, appena 105 mm. Questa conformazione si deve a una specifica scelta progettuale: infatti, è pensata per essere comunemente usata con il cappuccio calzato; questa precisa scelta progettuale è resa evidente dall’anellino metallico sporgente che fa da punto di battuta per il cappuccio quando calzato, in modo speculare al suo ruolo nella chiusura del cappuccio. La penna raggiunge così i circa 147 mm, tutt’altro che pochi. In questo modo, la penna ha dimensioni molto contenute da chiusa, mentre quando la si apre e si calza il cappuccio diventa una penna di dimensioni regolari. Rimane certamente una penna piuttosto sottile, dunque forse poco adatta a chi preferisce spessori maggiori. Io l’ho scelta nella colorazione bordeaux per il corpo e avorio/champagne per il cappuccio (almeno credo, non sono molto bravo nel riconoscimento dei colori
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Non ho ancora parlato della parte fondamentale, il pennino, perché merita un discorso a parte. Il pennino della Pilot Elite è certamente riconoscibile e particolare: si tratta di un pennino in oro 14 carati incastonato nella sezione, che continua con una elegante “coda” per qualche millimetro sulla sezione e le cui ali sono avvolte attorno alla sezione, con un alimentatore quasi completamente nascosto nella sezione tranne che per la parte terminale. Secondo me questa è la scelta di design migliore fatta su questa penna, trovo il risultato molto elegante, e ciò permette anche di inserire un pennino non piccolo senza aumentare la lunghezza totale della penna (ricordiamo che è una “pocket pen”, quindi ogni millimetro risparmiato è prezioso). A parte la sua forma molto particolare, il pennino è molto semplice, presenta solamente un piccolo foro di sfiato circolare e le incisioni con i dati tecnici: caratura dell’oro (14k-585), Il nome del produttore, la larghezza del tratto, la scritta “JAPAN” e infine un numero di serie.
Il sistema di caricamento è il classico (per i giapponesi) sistema a cartuccia/converter. Si può anche usare il converter piccolo di Pilot, il CON-40, ma qualora si opti per questa soluzione si è obbligati ad avere molto meno inchiostro rispetto a quello contenuto in una cartuccia Pilot e a non poter verificare la carica residua semplicemente svitando il corpo, dato che il CON-40 si infila molto a fondo in questo modello e rimane visibile quasi solo la manopola di azionamento dello stantuffo. Io ho caricato la mia con una cartuccia di Pilot Blueblack, forse il mio inchiostro preferito e che, come c’era da aspettarsi, funziona molto bene sulle “sue” penne (in verità funziona bene anche in tutte le altre). Da notare la filettatura metallica della sezione, molto robusta e che aggiunge quel po’ di peso che migliora il bilanciamento generale. Tutto molto bello, ma come scriverà?
Giungiamo dunque alle prestazioni di scrittura. Quello del mio esemplare è un EF, dunque presenta un tratto davvero sottile, la punta è piuttosto scorrevole pur generando un certo attrito di scrittura che rende il tratto facilmente controllabile. Il flusso è perfettamente regolato; l’ho già detto in una precedente recensione, ma lo ripeto: non credo che gli alimentatori giapponesi siano “stitici”, ma che siano perfettamente controllati per erogare il flusso necessario a un determinato tipo di tratto. Anche grazie alla regolazione del flusso si riescono a ottenere tratti più sottili. Quello della Elite in particolare lo ritengo tarato alla perfezione. Si tratta di un pennino particolare, diverso come sensazione da quelli delle serie Custom, risponde alla pressione ma non è un pennino flessibile/elastico pensato per chissà quali prodezze calligrafiche. Scrive molto molto bene, dà un guizzo alla grafia con il semplice gesto della mano, senza applicare pressioni particolari. Forse non è la scelta adatta per chi vuole totale assenza di variazioni di tratto.
In conclusione, la considero una penna assolutamente valida; passa spesso in secondo piano, anche nelle scelte di marketing del produttore, per il suo status di “pocket pen”, ma come prestazioni di scrittura non sfigura assolutamente accanto alle “sorelle maggiori”. Trovo inoltre che abbia soprattutto in questa colorazione una grande eleganza. E voi cosa ne pensate?