Visconti Wall Street (regular edition)
Inviato: martedì 10 luglio 2012, 14:20
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La premessa inutile.
Il mio rapporto con questa penna comincia diversi anni orsono, allorchè passando dallo showroom di Visconti qui a Firenze vidi in vetrina questa penna della quale letteralmente mi innamorai. 450 euro (per la versione normale) allora erano troppi, non parliamo della limitata a 650 e la mia passione per le penne stava appena nascendo per cui preferii orientarmi verso altri lidi, sostanzialmente nel mercato dell'usato.
Passano gli anni, cambiano le disponibilità, i gusti e le passioni, ma da qualche parte nel mio cervello la WS ormai si era infilata, ed anche se quiescente era entrata nel DNA, gene recessivo destinato prima o poi a manifestarsi in maniera drammaticamente fenotipica.
Manco a farlo apposta, recentemente mi regalano una WS, ahimè, roller che sostanzialmente, come proporzioni, è identica alla stilo. Quindi l'insana idea: convertirla in stilografica. Una visitina allo showroom, mi si dice che è possibile. Tempo un paio di settimane e con 200 euro in meno, eccomi finalmente a parlare della Wall street, orgogliosa foriera di un pennino di palladio 23k, come sappiamo tutti ormai firma di Visconti.
La premessa (soltanto un po') meno inutile.
La wall street è una sorta di "evoluzione" della Manhattan, sempre di Visconti, la quale (come dice il nome stesso) aveva la peculiarità di riprodurre l'effetto visivo tipico di una skyline metropolitana, nel qual caso la più paradigmatica: quella di New York.
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Una penna prodotta mediante lo stesso procedimento, ma come si vede completamente diversa (clip, proporzioni, dimensioni, veretta, iscrizione etc).
A sua volta l'ispirazione della Manhattan era rivolta ad un'intramontabile pietra miliare delle penne: la Parker Vacumatic.
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Ma veniamo alla penna in oggetto...
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Questa di cui parlo è la versione "normale", che si affianca alla sorella maggiore limitata (4000 esemplari per colore). La differenza sta nelle dimensioni leggermente maggiori della limitata allo scopo di riuscire a contenere il meccanismo di riempimento, il brevettato power filler di Visconti e relativa finestrella. Viceversa, la mia è una semplice converter, che però come forse si nota dall'immagine non è il converterino atrofico che montano altre penne tipo la Kaleido Voyager (per rimanere in casa Visconti).Insomma lo spazio all'interno della penna è usato praticamente tutto e anche il materiale in cui è realizzato (acciaio) contribuisce a dare quella consistenza alla penna che secondo me in mano va "sentita".
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La caratteristica della Wall Street è il particolare procedimento produttivo, che vede appoggiati tanti fogli di celluloide (che in tal modo formano degli "strati") che vengono tagliati longitudinalmente come un perito salumiere potrebbe tagliare una bella mortadella(non di rado infatti, nelle più raffinate boutique Visconti, si sente chiedere le Wall Street accompagnate dalla seguente raccomandazione: "La me la tagli fine fine, se mi ci toglie anche i'grasso la mi fa un favore" ). Il risultato è quella caratteristica apparenza "anellata" (tanto che alcuni rivenditori scrivono , appunto, "in celluloide anellata") e sbrilluccicosa.
Come un grattacielo notturno illuminato.
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L'abbinamento mi sembrava d'obbligo, tributo a W. Allen e a uno dei suoi capolavori del passato che credo si sposi molto bene, per ovvi motivi, con questa penna
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In mano la penna restituisce un'ottima sensazione di levigatezza e "consistenza". La dimensioni non eccessive, unitamente alla sagomatura ottagonale rendono la penna estremamente maneggevole.
A proposito della linea, la forma ottagonale di cui ho appena detto fa parte della serie "quadratura del cerchio" di Visconti, che comprende sostanzialmente tutta la famiglia Opera.
E' particolare in quanto secondo certi angoli prospettici la penna sembra assolutamente cilindrica, secondo altri si notano le sfaccettature. La disposizione della celluloide non aiuta in questo senso
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Una foto con l'inchiostro utilizzato per la prova di scrittura. Dall'immagine e dai riflessi di luce, qui si capisce perfettamente la sfaccettatura della penna.
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Sul cappuccio è presente la veretta col nome della penna (esattamente come succede sull'Opera).
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E l'ormai classica clip Visconti, sostanzialmente un altro dei marchi distintivi se non il principale.
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A tal proposito non si può non notare il piccolo difetto presente sulla C, che sembra un po' cancellata. La penna in origine mi è stata regalata già usata, quindi non posso garantire che ne sia stato fatto sempre un uso attento e delicato, pertanto un po' di usura ci sta che sia avvenuta. Non mi sento quindi di pronunciarmi sulla facilità o meno di rovinarsi (l'altro lato è perfetto), così come potrebbe benissimo essere un difetto di produzione. Quando avrò tempo e voglia (quindi molto probabilmente mai) forse farò sostituire la clip, ma in realtà è un non problema dato che l'ho notato per la prima volta osservando questa foto fatta con la funzione macro
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La sommità del cappuccio è personalizzabile con il solito sistema Visconti MyPen system a calamita. Sulla WS (come sulla Opera) le lettere hanno aderito perfettamente e non hanno mai "traballato", non si corre alcun rischio di perderle, nemmeno per sfregamento (cosa che invece succede abbondantemente con la Homo Sapiens, che avendo il magnete sul cappuccio "più alto" rispetto a questa penna, rende le letterine più esposte ai contatti esterni).
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Sempre guardando l'immagine ingrandita (lì per lì non me ne sono accorto, ma nemmeno nell'uso quotidiano) sembra che mi sia stata attaccata una N un capellino più scura. Anche lì, dettaglio abbastanza insignificante, anche considerato il fatto che viene fatto gratuitamente in negozio (non mi capacito come molti rivenditori online lo facciano pagare somme anche non indifferenti).
Per quanto riguarda le dimensioni, come accennavo sopra la WS è "media". Senza star a menzionare cifre e numeri, basti sapere che potrebbe essere accostata a una Montblanc 146, rispetto alla quale è solo di pochissimo più corta e meno cicciuta.
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Il pennino è in palladio monocolore per dare continuità alla sezione.
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E' il secondo pennino in palladio che provo, l'altro era quello della Homo Sapiens. Devo dire che nonostante la differenza sia soltanto nella misura del tratto (HS: F, WS: EF), differenza che tra l'altro non è assolutamente coerente con le misure dichiarate (ma su questo più avanti), devo dire che mi hanno restituito sensazioni differenti. Ho trovato il pennino della HS più morbido e molleggiato rispetto a quello della WS che ho trovato più "chiacchierone" sul foglio: non arrivando mai a graffiare o raschiare, qualche rumorino in più lo fa e onestamente non me ne so spiegare la ragione (poi è vero che le macchine e gli strumenti, via via che si utilizzano per creare le penne, si usurano e vanno cambiati quindi delle differenze, seppur minimamente percettibili, possono esserci).
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Sulla scrittura, le solite paginette di prova.
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Insomma, questa è una penna con la quale ho sempre avuto ed ho tuttora un legame affettivo indissolubile (potrebbe anche essere considerata una delle penne che mi ha fatto amare le stilografiche, non avessi paura d'esagerare un po' ma nemmeno troppo) e sono sicuro che resterà sempre una delle mie preferite, nonostante tante penne nel tempo l'hanno seguita ed ancora di più, si spera, la seguiranno.
Qualche scatto in posa con le sue amiche...
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I riflessi di luce, aiutati dall'accostamento al vetro dei cassetti qua riprodotti, crea un effetto che per me è ipnotico, mi accarezza lo sguardo e lo riposa.
Non è un caso che mi ricordi i miei giorni ad Hong Kong, qualche anno fa: le primissime notti, incapace di dormire, restavo sveglio tutto il tempo, immobile, nella silenziosa contemplazione della skyline della baia, via via che la (già tenue di per sè) luce solare si spegneva e si accendevano, moderne, irrazionali e caotiche scacchiere, le luci nei grattacieli.
Vedere brulicare la vita, irrefrenabile e colorata, a qualsiasi ora del giorno e della notte in un inseguirsi folle di atomi che cozzano, si amalgamano o esplodono nell'eterno fluire d ciò che è stato, è e continuera ad essere dopo di noi mi ha dato e mi dà sensazioni il cui retrogusto malinconico riscontro rigirandomi fra le mani la Wall Street.
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Peccato abbia perso le foto notturne, sicuramente molto più suggestive.