In quanto sbiadisce l'inchiostro?
Inviato: mercoledì 14 aprile 2021, 12:37
Li ho già letti. qui si parla dei noodler's EEL che vengono definiti "lubrificati" e volevo sapere la risposta dell'apparato nel tempo. se mi posso fidare o no . ho il Baystate ( che amo ) e necessita di molta manutenzione
Con l'invecchiamento veloce (esposizione a luce diretta) ho provato un paio di ferrogallici moderni, e tendono a schiarire significativamente (pur mantenendo leggibilità); riguardo all'acidità residua, visto che sono formulati per non corrodere le stilografiche credo che ci si possa fidare che non corroda neanche la carta, mentre per l'acqua dipende: se finiscono a bagno di solito perdono la componente colorata, ma rimangono leggibili grazie a quella ferrogallica, mentre se è solo umidità credo che possa fare più danni alla carta che non all'inchiostro.drepic ha scritto: ↑mercoledì 14 aprile 2021, 11:42 qualcuno ha esperienza circa i "moderni" ferrogallici ? dagli anni 70-80 in poi ? sono passati decenni e sarebbe interessante se qualcuno ha riscontri in merito.
sulla questione della carta sono interessatissimo !!! qualche consiglio oltre ai conosciuti rodia e francesi vari ?
vorrei solo considerare che oltre il problema della luce, spesso c'è il problema dell'umidità. sia per chi scritti ( quelli che mi incuriosiscono ) che per i disegni .
valhalla ha scritto: ↑mercoledì 14 aprile 2021, 20:01grazie. la prima frase mi fa pensare. per rendere i ferrogall più stilo friendly ne hanno diminuito la "forza e tenuta" ? allora, a questo punto sono meglio ( più longevi ) i moderni con pigmenti che si attaccano/reagiscono alla cellulosa ?drepic ha scritto: ↑mercoledì 14 aprile 2021, 11:42
Con l'invecchiamento veloce (esposizione a luce diretta) ho provato un paio di ferrogallici moderni, e tendono a schiarire significativamente (pur mantenendo leggibilità);
Quanto alla carta, ultimamente c'è scritto acid-free anche sulle risme di carta da stampante del supermercato: ..... oppure se sia una cosa tipo “niente zuccheri aggiunti” che non vuol dire molto.
sulla seconda frase, anche a me rimanda al "senza zuccheri ...." purtroppo, . Anche perchè i leganti sempre ci sono, quindi gli "acidi" sono stati sostituiti, ma da che ?
Il punto è che la soluzione di rendere i ferrogallici meno aggressivi è l'unica praticabile se si vuole usarli nelle stilografiche; l'alternativa, parlando sempre di ferrogallici, è usarli solo per intinzione. Gli inchiostri a pigmenti sono molto efficaci, e francamente preferisco averli entrambi a disposizione.
Sono stati sostituiti da sostanze alcaline o neutre, che vanno generalmente da pH7 a pH9. Alla fine si è arrivati alla conclusione che la collatura in ambiente acido è deleteria anche per le attrezzature e i macchinari utilizzati per la produzione, e quindi abbassare l'acidità della carta è conveniente anche a livello produttivo, perché consente di ottenere un contenimento dei costi.
non lo so, uno dei ferrogallici che era parte della prova era per soli pennini (ma con componente colorata blu, come lo facevano ad esempio nell'ottocento), ed è sbiadito anche lui; la mia ipotesi è che gli inchiostri ferrogallici siano sensibili alla luce, e che la loro lunga durata nel tempo sia dovuta a:
Non è il ferrogallico in sé ad essere sensibile alla luce, ma l'eventuale componente colorata (di norma un colorante organico sintetico), che può reagire - sbiadendo - anche a causa della carta; se il colorante non è presente il ferrogallico, di suo, tende a scurire col tempo, virando al bruno. Ne abbiamo moltissimi esempi reali, perché esistono decine di migliaia di disegni eseguiti - nei secoli - a inchiostro ferrogallico che, per loro natura, la luce l'hanno vista eccome.valhalla ha scritto: ↑giovedì 15 aprile 2021, 13:00 non lo so, uno dei ferrogallici che era parte della prova era per soli pennini (ma con componente colorata blu, come lo facevano ad esempio nell'ottocento), ed è sbiadito anche lui; la mia ipotesi è che gli inchiostri ferrogallici siano sensibili alla luce, e che la loro lunga durata nel tempo sia dovuta a:
* la stragrande maggioranza dei documenti per loro natura non sono esposti a quantità significative di luce
* se anche l'inchiostro ha cambiato significativamente colore, ma rimane comunque leggibile, il documento è comunque preservato.
concordo tranne su una cosa. il ferrogallico di cui abbiamo gli esempi sono quelli "antichi" e di buona composizione su carte ben fatte. non essendoci una standardizzazione altri documenti sono stati semi distrutti.Monet63 ha scritto: ↑giovedì 15 aprile 2021, 13:47Non è il ferrogallico in sé ad essere sensibile alla luce, ma l'eventuale componente colorata (di norma un colorante organico sintetico), che può reagire - sbiadendo - anche a causa della carta; se il colorante non è presente il ferrogallico, di suo, tende a scurire col tempo, virando al bruno. Ne abbiamo moltissimi esempi reali, perché esistono decine di migliaia di disegni eseguiti - nei secoli - a inchiostro ferrogallico che, per loro natura, la luce l'hanno vista eccome.valhalla ha scritto: ↑giovedì 15 aprile 2021, 13:00 non lo so, uno dei ferrogallici che era parte della prova era per soli pennini (ma con componente colorata blu, come lo facevano ad esempio nell'ottocento), ed è sbiadito anche lui; la mia ipotesi è che gli inchiostri ferrogallici siano sensibili alla luce, e che la loro lunga durata nel tempo sia dovuta a:
* la stragrande maggioranza dei documenti per loro natura non sono esposti a quantità significative di luce
* se anche l'inchiostro ha cambiato significativamente colore, ma rimane comunque leggibile, il documento è comunque preservato.
Il ferrogallico è comunque instabile, nel senso che è in divenire, e non resta così come lo si è steso. .......
Non è che ci sia da concordare o meno; si tratta di chimica e fisica, cioè di scienze esatte. I moderni ferrogallici per stilografica sono - appunto - per stilografica, ma la base è sempre la stessa, anche se blanda. Quella base ha un comportamento chimico-fisico noto, ripetibile, che ovviamente non può essere in discussione e si dà per scontato. Le carte di alta qualità esistono ancora oggi, e sono anche numerose, alcune addirittura fatte a mano o con procedimenti che producono carte analoghe a quelle fatte a mano. Poi, spesso si parla di componenti chimiche degli inchiostri come se stessimo discutendo di chissà quale formula; non dimentichiamo che un inchiostro stilografico tradizionale è una composizione estremamente semplice, che consta di ingredienti stracollaudati. Alcuni coloranti (metilene, PTMA, etc) possono avere problemi con determinati agenti sbiancanti di certe carte, ma non è che vadano addirittura in conflitto.drepic ha scritto: ↑venerdì 16 aprile 2021, 23:10 concordo tranne su una cosa. il ferrogallico di cui abbiamo gli esempi sono quelli "antichi" e di buona composizione su carte ben fatte. non essendoci una standardizzazione altri documenti sono stati semi distrutti.
ma il punto non è questo. i moderni ferrogallici sono diversi ! siamo sicuri che per diventare più stilo-friendly non abbiano perso la loro natura di persistenza (nel cambiamento) nel tempo ? le componenti chimiche sia dei moderni ink che delle carte che compriamo potrebbero fare conflitto nel tempo ......
Tutti dicono? Tutti chi? Basta farsi un giro per trovare frotte di felici utilizzatori di inchiostri ai pigmenti. Certo, sono inchiostri che presuppongono un minimo di attenzione e pulizia in più, come i ferrogallici del resto. Bisogna anche considerare che gli inchiostri ai pigmenti per stilografica hanno una formulazione diversa da quelli per intinzione, molto meno critici: ad esempio, il legante può essere composto da una resina acrilica o alifatica non del tutto idroresistente una volta asciutta, e/o contenere un agente antiadesivo e depolimerizzante (esempio alcool polivinilico).
forse non ho capito io o non sono stato felice nell'esposizione :Monet63 ha scritto: ↑sabato 17 aprile 2021, 0:03Non è che ci sia da concordare o meno; si tratta di chimica e fisica, cioè di scienze esatte. I moderni ferrogallici per stilografica sono - appunto - per stilografica, ma la base è sempre la stessa, anche se blanda. Quella base ha un comportamento chimico-fisico noto, ripetibile, che ovviamente non può essere in discussione e si dà per scontato. Le carte di alta qualità esistono ancora oggi, e sono anche numerose, alcune addirittura fatte a mano o con procedimenti che producono carte analoghe a quelle fatte a mano. Poi, spesso si parla di componenti chimiche degli inchiostri come se stessimo discutendo di chissà quale formula; non dimentichiamo che un inchiostro stilografico tradizionale è una composizione estremamente semplice, che consta di ingredienti stracollaudati. Alcuni coloranti (metilene, PTMA, etc) possono avere problemi con determinati agenti sbiancanti di certe carte, ma non è che vadano addirittura in conflitto.drepic ha scritto: ↑venerdì 16 aprile 2021, 23:10 concordo tranne su una cosa. il ferrogallico di cui abbiamo gli esempi sono quelli "antichi" e di buona composizione su carte ben fatte. non essendoci una standardizzazione altri documenti sono stati semi distrutti.
ma il punto non è questo. i moderni ferrogallici sono diversi ! siamo sicuri che per diventare più stilo-friendly non abbiano perso la loro natura di persistenza (nel cambiamento) nel tempo ? le componenti chimiche sia dei moderni ink che delle carte che compriamo potrebbero fare conflitto nel tempo ......
Tutti dicono? Tutti chi? Basta farsi un giro per trovare frotte di felici utilizzatori di inchiostri ai pigmenti. Certo, sono inchiostri che presuppongono un minimo di attenzione e pulizia in più, come i ferrogallici del resto. Bisogna anche considerare che gli inchiostri ai pigmenti per stilografica hanno una formulazione diversa da quelli per intinzione, molto meno critici: ad esempio, il legante può essere composto da una resina acrilica o alifatica non del tutto idroresistente una volta asciutta, e/o contenere un agente antiadesivo e depolimerizzante (esempio alcool polivinilico).
Tralasciando quelli colorati, gli inchiostri ai pigmenti, se neri, sono tutti al carbone che è probabilmente - insieme alle ocre e terre naturali - il pigmento più resistente e testato per secoli in assoluto; altri pigmenti neri adatti agli inchiostri, come il PW1 (un'anilina modificata nota come "nero anilina", la cui base è spesso usata per la colorazione degli indumenti) sono impermanenti, e di solito non vengono usati perché presentano i difetti tipici di un pigmento senza offrirne i vantaggi. Più precisamente si tratta di fuliggine (Colour Index PBk6.77266), un pigmento inorganico composto da carbonio amorfo quasi puro; sotto quel colour-index viene inserita anche una variante nota come "Shungite", che però - a differenza del carbon black ottenuto con la fiamma - è naturale e non sintetica, e non viene usata negli inchiostri. A seconda del metodo di fabbricazione e del produttore (risultano, ad oggi, 6 produttori in tutto il mondo se la memoria non mi inganna), può assumere sottotono freddo o caldo, ma di norma è freddo. La granulometria è estremamente fine, proprio per la natura del pigmento in sé, e per questo a volte si parla di "nano-pigmento". Il pigmento usato per gli inchiostri stilografici deve essere molto ben purificato, perché originariamente contiene una certa percentuale di olio incombusto, che può rendere problematica la miscela in leganti acquosi. E' molto conveniente a livello produttivo, perché dotato di un potere colorante eccezionalmente alto; in altre parole ne basta molto poco (rispetto ad altri pigmenti neri) per ottenere un nero molto opaco e pieno.drepic ha scritto: ↑domenica 18 aprile 2021, 0:52 forse non ho capito io o non sono stato felice nell'esposizione :
1) parlavo dei CARBON ( che lasciano residui . e non degli ink a pigmenti ( sono uno dei felici utilizzatori )
2) se mi dici che i moderni ferrogall sono "attendibili" sul lungo periodo come gli antichi solo un pò più blandi mi fai felice, era l'unica remora che avevo. da ignorante in materia avevo solo il dubbio , inerente alla lunga durata , in rapporto alle moderne carte.
3) tranne il salix che non mi piace, quale ferrogallico mi consiglieresti ?
ultima considerazione e mi scuso se è noiosa. amando la storia mi rendo conto come tutti NOI si ragioni speso sul breve periodo e come sia difficile rendersi conto delle conseguenze a lungo termine. la questione di come la memoria sarà tramandata in questo mondo digitale è molto discussa. forse passerà anche da "quei tipi strani che all'epoca usavano ancora la stilografica"
mancano le due copie remote, ad almeno 30 km da casa, una 30 metri sotto il suolo e l'altra a 30 m da terra