Una triste storia
Inviato: venerdì 29 maggio 2015, 9:25
Ciao a tutti, mi chiamo Thauron e sono dipendente dalle stilografiche. Ho iniziato come molti per caso, per curiosità. Sono sempre stato attratto dalla cancelleria. Da ragazzo ho sempre avuto una passione per la cancelleria. Penne e matite, fogli di carta ed evidenziatori, gomme per matita e gomme per inchiostro avevano qualcosa che mi affascinava. Mi piaceva l'odore dei pennarelli e degli evidenziatori. Poi crescendo, quando ho iniziato a fermarmi per delle mezz'ore davanti alle vetrine che esponevano set per la scrittura, agende in pelle e ovviamente penne stilografiche in argento, laccate in nero e con inserti d'oro non trovavo che ci fosse nulla di male. Resistendo agli strattoni e alle pressioni delle persone che mi accompagnavano (che trovavano la cosa alquanto noiosa e inutile) mi incantavo ad osservare i dettagli di quelle meraviglie. Non mi rendevo conto che stavo coinvolgendo nel mio problema anche chi mi stava accanto. Poi, quando il bisogno si è fatto troppo grande per resistere, sono passato ad una fase successiva. Mi ricordo ancora quel giorno maledetto in cui la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Quando ho deciso di mettere il piede dentro al negozio per poterle prendere in mano e magari provarle, ho continuato a ripetermi come un mantra "non è grave, posso smettere quando voglio". Ma il mio destino era ormai segnato. La commessa aveva il volto di un angelo mentre mi porgeva la penna. La mia mano tremava, ma decisi comunque di allungare la mano e di prenderla. Ormai ero deciso. Poggiai delicatamente la punta sul foglio di carta che gentilmente mi era stato offerto (la prima volta è sempre gratis). Dopo aver scritto il mio nome trovai la pace. Il suono di quel pennino che sfiorava la superficie ambrata della carta come le gambe di una pattinatrice sul ghiaccio era il suono più dolce del mondo. Quel suono melodioso unito al gesto della mia mano, al peso esericitato dalla penna e allo stintillare del pennino, mi fece piombare in un limbo ovattato. Provai piacere e calore. Stringevo ancora in mano la penna quando capii immediatamente di essermi perduto per sempre. Il pennino di oro bianco scintillava sotto i neon della vetrina, e una goccia di liquido nero colava lungo le incisioni raffinate. Da allora, fu una discesa nell'abisso più profondo del portafoglio aperto. Ogni modello che vedevo, dovevo averlo. Guardavo i siti di nascosto dalla mia famiglia. Persino in ufficio, durante noiosissime riunioni, mi trovavo a pensare alle stilografiche. Mentivo alle persone care se mi scoprivano a sbavare su una Montblanc o una Montegrappa, ripetendo che non ero affatto dipendente dalle stilografiche. Mi vergogno a dire che una volta mi sono persino dovuto abbassare ad usare una penna a sfera, perchè stavo finendo l'inchiostro della mia stilo. Poi, un giorno, accadde l'inevitabile: scoprii di non avere abbastanza soldi per comprare l'inchiostro. Ero rimasto a secco. Non potevo più scrivere con le mie stilografiche. Guardai la boccetta vuota d'inchiostro e scoppiai a piangere. Fu la fine. Il mondo intero mi precipitò addosso. Ma quella tragedia fu anche la mia salvezza. Da allora sono riuscito a risalire, lentamente e faticosamente, la china della dipendenza. Ormai sono pulito da tre anni. Oggi ho soltanto una stilografica, la mia fidata e adorata TWSBI Diamond 580 AL Demonstrator in Alluminio. Con lei oggi mi sento felice e ho finalmente capito che la vera felicità non è la rincorsa all'accumulo di stilografiche, ma l'uso quotidiano di una singola stilo. Ed è così che finalmente sto riacquistano fiducia in me stesso, ritrovando la serenità. Una stilo alla volta.