TIBALDI Infrangibile (con stiloforo EVEREST)
Inviato: venerdì 20 marzo 2015, 12:59
Prefazione (noiosissima: saltare pure)
Giocando sulla coincidenza fra la radice greca della parola stilo=colonna e la radice latina della parola stilo=verghetta (acuminata, usata per scrivere sulle tavolette) - coincidenza corroborata dalla medesima forma slanciata degli oggetti in questione -, il termine "stiloforo", da sempre impiegato in architettura con il significato di "portatore di colonna", nei primi lustri del 1900 prese anche a significare "portatore di penna stilografica"...
A ben vedere, uno stiloforo è l'insieme di due oggetti interdipendenti: "il calice" (o buccolo, nella terminologia Tibaldi) e "la base" alla quale il calice stesso è avvitato.
Il calice può essere in ebanite, in celluloide o in metallo; la base in marmo, in vetro (cristallo) o in metallo...
Questo "insieme stiloforo" accoglie e sorregge la "penna da stiloforo" (o "da scrivania" o "da tavolo" che dir si voglia). Rispetto ad una normale stilografica, della penna che si può collocare in uno stiloforo potremmo dire: non ha capo, ma ha coda!
In altre parole, poichè la penna non è dotata di un cappuccio, non può impiegarlo per proteggere il pennino (e tale funzione viene svolta dal calice), nè può calzarlo sul fusto per raggiungere lunghezze maggiori (funzione svolta da una lunga coda molto affusolata, detta anche codale, che però è fissa). L'assenza del cappuccio impedisce di fatto la "portabilità" della penna da stiloforo lontano dalla sua scrivania. Esistono, tuttavia, modelli per i quali è previsto il doppio uso, da scrivania e portatile, che la Casa produttrice ha dotato di un kit supplementare composto da un cappuccio (sul fusto, in questo caso, è presente una filettatura che altrimenti non è mai necessaria per il calice) ed un fondello che sostituisca la coda.
A vedere cosa gli artigiani della Tibaldi riuscirono ad escogitare e quindi a porre a corredo dei loro stilofori (sculture di ballerine, sciatori, cani, e poi orologi, portaritratti...), e considerando la possibilità riconosciuta dalla gloriosa Ditta fiorentina (http://www.fountainpen.it/Tibaldi) di personalizzare il proprio stiloforo da parte del richiedente, rimpiango moooolto di non avere trovato insieme alla penna anche lo stiloforo originale... Soprattutto, constatando quello che è successo al povero pennino Tibaldi, che ho rinvenuto come accartocciato, dopo essere stato più volte sospinto a forza in un calice troppo largo per il diametro della penna.
Ma l'Everest è pericoloso, si sa....
D'altronde, per 20 Euro tutto compreso...
Sono riuscito a sistemare la faccenda alla meno peggio, e sarei venuto a Firenze per consegnare il pennino nelle mani fatate di un professionista del restauro... ma, ahimè, la mia personalissima "maledizione da Pen-Show" ha colpito anche stavolta: mi accontenterò della piccola tournée in Brasile che devo fare negli stessi giorni, e all'ombra dei 32 gradi previsti, cercherò un mercatino anche laggiù...
Se dopo questo sproloquio fosse rimasto ancora qualche lettore interessato a proseguire, beh per lui adesso solo dati di fatto incontrovertibili come premio!
La penna
TIBALDI INFRANGIBILE penna da stiloforo di misura media, in celluloide nera, pennino originale Tibaldi in oro 14 ct., caricamento a pulsante di fondo, prima metà degli anni 1930. Le misure
Lunghezza: cm. 17,3
Fusto (solo): cm. 10
Coda: cm. 7,3
Diametro massimo (alla bombatura del fusto): mm. 124
Peso (a vuoto): gr. 15
Fusto: gr. 11
Coda: gr. 4
Alcuni particolari in dettaglio
La penna è molto ordinaria: ha un (non) colore funereo, ma è realizzata con gusto, e l'armonia delle linee (proporzioni), la lunghezza non eccessiva (è la più corta e massiccia delle penne da tavolo che possiedo), unite alla piacevole sensazione tattile del contatto con la celluloide appagano chi la impugna. Inoltre, mostrano una qualche ricercatezza i dettagli della zigrinatura (che permette di individuare il punto in cui svitare la coda), e del piccolo cono che svetta all'estremità superiore. L'iscrizione è molto simile a quella della Tibaldi Infrangibile 20 in mio possesso (mostrata qui: viewtopic.php?f=55&t=8126 ), e potrebbe essere stata ricavata dalla stessa matrice... Il sistema di caricamento è un classicissimo "button filler". Ed ecco il pennino, povero (nel senso di sventurato) ma bello... Prodotto prima della metà degli anni 1930, quando entrò in vigore l'obbligo di indicare la percentuale dell'oro in millesimi (14 carati = 585), ha un foro di aerazione circolare e reca inciso:
TIBALDI
14 CTI
[1]A QTA (=prima qualità) Penna da stiloforo Tibaldi Infrangibile pronta al decollo per una prova di scrittura: come potete vedere, decisamente notevole è la flessibilità disponibile. Commiato (irriverente)
Per concludere, potrei dire che lo stiloforo EVEREST, con il suo medaglione bronzeo così finemente lavorato e quel bel calice da cornucopia, mi piace sicuramente più della penna...
Grazie per l'attenzione!
Giorgio
Giocando sulla coincidenza fra la radice greca della parola stilo=colonna e la radice latina della parola stilo=verghetta (acuminata, usata per scrivere sulle tavolette) - coincidenza corroborata dalla medesima forma slanciata degli oggetti in questione -, il termine "stiloforo", da sempre impiegato in architettura con il significato di "portatore di colonna", nei primi lustri del 1900 prese anche a significare "portatore di penna stilografica"...
A ben vedere, uno stiloforo è l'insieme di due oggetti interdipendenti: "il calice" (o buccolo, nella terminologia Tibaldi) e "la base" alla quale il calice stesso è avvitato.
Il calice può essere in ebanite, in celluloide o in metallo; la base in marmo, in vetro (cristallo) o in metallo...
Questo "insieme stiloforo" accoglie e sorregge la "penna da stiloforo" (o "da scrivania" o "da tavolo" che dir si voglia). Rispetto ad una normale stilografica, della penna che si può collocare in uno stiloforo potremmo dire: non ha capo, ma ha coda!
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In altre parole, poichè la penna non è dotata di un cappuccio, non può impiegarlo per proteggere il pennino (e tale funzione viene svolta dal calice), nè può calzarlo sul fusto per raggiungere lunghezze maggiori (funzione svolta da una lunga coda molto affusolata, detta anche codale, che però è fissa). L'assenza del cappuccio impedisce di fatto la "portabilità" della penna da stiloforo lontano dalla sua scrivania. Esistono, tuttavia, modelli per i quali è previsto il doppio uso, da scrivania e portatile, che la Casa produttrice ha dotato di un kit supplementare composto da un cappuccio (sul fusto, in questo caso, è presente una filettatura che altrimenti non è mai necessaria per il calice) ed un fondello che sostituisca la coda.
A vedere cosa gli artigiani della Tibaldi riuscirono ad escogitare e quindi a porre a corredo dei loro stilofori (sculture di ballerine, sciatori, cani, e poi orologi, portaritratti...), e considerando la possibilità riconosciuta dalla gloriosa Ditta fiorentina (http://www.fountainpen.it/Tibaldi) di personalizzare il proprio stiloforo da parte del richiedente, rimpiango moooolto di non avere trovato insieme alla penna anche lo stiloforo originale... Soprattutto, constatando quello che è successo al povero pennino Tibaldi, che ho rinvenuto come accartocciato, dopo essere stato più volte sospinto a forza in un calice troppo largo per il diametro della penna.
Ma l'Everest è pericoloso, si sa....
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Sono riuscito a sistemare la faccenda alla meno peggio, e sarei venuto a Firenze per consegnare il pennino nelle mani fatate di un professionista del restauro... ma, ahimè, la mia personalissima "maledizione da Pen-Show" ha colpito anche stavolta: mi accontenterò della piccola tournée in Brasile che devo fare negli stessi giorni, e all'ombra dei 32 gradi previsti, cercherò un mercatino anche laggiù...
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Se dopo questo sproloquio fosse rimasto ancora qualche lettore interessato a proseguire, beh per lui adesso solo dati di fatto incontrovertibili come premio!
La penna
TIBALDI INFRANGIBILE penna da stiloforo di misura media, in celluloide nera, pennino originale Tibaldi in oro 14 ct., caricamento a pulsante di fondo, prima metà degli anni 1930. Le misure
Lunghezza: cm. 17,3
Fusto (solo): cm. 10
Coda: cm. 7,3
Diametro massimo (alla bombatura del fusto): mm. 124
Peso (a vuoto): gr. 15
Fusto: gr. 11
Coda: gr. 4
Alcuni particolari in dettaglio
La penna è molto ordinaria: ha un (non) colore funereo, ma è realizzata con gusto, e l'armonia delle linee (proporzioni), la lunghezza non eccessiva (è la più corta e massiccia delle penne da tavolo che possiedo), unite alla piacevole sensazione tattile del contatto con la celluloide appagano chi la impugna. Inoltre, mostrano una qualche ricercatezza i dettagli della zigrinatura (che permette di individuare il punto in cui svitare la coda), e del piccolo cono che svetta all'estremità superiore. L'iscrizione è molto simile a quella della Tibaldi Infrangibile 20 in mio possesso (mostrata qui: viewtopic.php?f=55&t=8126 ), e potrebbe essere stata ricavata dalla stessa matrice... Il sistema di caricamento è un classicissimo "button filler". Ed ecco il pennino, povero (nel senso di sventurato) ma bello... Prodotto prima della metà degli anni 1930, quando entrò in vigore l'obbligo di indicare la percentuale dell'oro in millesimi (14 carati = 585), ha un foro di aerazione circolare e reca inciso:
TIBALDI
14 CTI
[1]A QTA (=prima qualità) Penna da stiloforo Tibaldi Infrangibile pronta al decollo per una prova di scrittura: come potete vedere, decisamente notevole è la flessibilità disponibile. Commiato (irriverente)
Per concludere, potrei dire che lo stiloforo EVEREST, con il suo medaglione bronzeo così finemente lavorato e quel bel calice da cornucopia, mi piace sicuramente più della penna...
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Grazie per l'attenzione!
Giorgio