OMAS Lucens 1936 vs. OMAS Lucens 1938
Inviato: mercoledì 19 novembre 2014, 0:10
Le penne
OMAS Lucens medium size
Penne in celluloide con trasparenza rossa elicoidale ("red spiral") tornita da barra piena, pennino in oro 14 ct. con alimentatore in ebanite, parti metalliche a vista laminate in oro, caricamento a stantuffo tuffante.
Prima versione 1936 versus Seconda versione 1938. Per un esauriente excursus sulla storia del modello e la sua importanza nella produzione di Omas e nel panorama italiano d'anteguerra rimando il lettore alla nostra inesauribile Wiki.
Le misure
Dimensioni
Chiusa: "1936" cm. 12,8 ----------------- "1938" cm. 12,9
Cappuccio: cm. 6,2
Fusto: cm. 9,6
Con cappuccio calzato: cm. 14 (io non lo farei)
Diametro massimo (alle decorazioni): cm. 1,38
Peso
Penna carica: gr. 19
Cappuccio: gr. 6
Fusto: gr. 13
Capacità
ml. 2,0
L'unica differenza che ho potuto riscontrare fra le due contendenti nei parametri dimensioni/peso/capacità è il millimetro di maggiore lunghezza a penna chiusa in favore della seconda versione 1938: questa differenza è causata da una diversa filettatura del cappuccio sul fusto. Strutturalmente, quindi, le due versioni sono la stessa identica penna. Valutando i due esemplari in mio possesso non mi sento di consigliare di calzare il cappuccio: senza forzare, cosa che non farei comunque, l'inserimento avviene solo per pochi millimetri e non dà alcuna garanzia di tenuta. Con tutta evidenza non sembrerebbe un'opzione contemplata dal costruttore. Ma potrebbe anche darsi che la celluloide di entrambe, alla prova dei quasi 80 anni trascorsi, non consenta più questa possibilità... Il cappuccio
E' nel cappuccio, ed in particolare nei suoi elementi decorativi, che si è concentrata l'opera di aggiornamento dello stile dopo soli due anni dal lancio da parte di Omas. Vediamo, dapprima, gli elementi comuni.
1) La struttura del cappuccio.
E' identica: piccolo cono sulla sommità, cui fa seguito un tronco di cono discendente che si allarga sino al massimo diametro per scalinare repentinamente in un labbro assai pronunciato di 2 mm. di lunghezza.
2) I fori di aerazione.
Sono 3, si trovano a 3,3 cm. dal bordo superiore del cappuccio e alla distanza di 1,4 cm. fra loro: due di essi si trovano disposti in linea, il terzo è situato leggermente più in basso. Nella versione del 1938 i due fori in linea hanno anche un chiaro effetto decorativo trovandosi ai lati del fermaglio, poco più in alto del nottolino di sicurezza. Forse avrebbero dovuto avere questo effetto anche nell'esemplare del 1936 ma, poichè il fermaglio fuoriesce da una feritoia del cappuccio e non è montato a vite con una testina, la possibilità di cambiare la posizione della clip rispetto all'asimmetria dei 3 fori di aerazione è ormai impraticabile... Ergo, con fori asimmetrici, avrebbero dovuto stare più attenti in fabbrica!
3) La clip.
Il fermaglio con ruzzolina è un capolavoro di potenza e leggerezza: potenza per la decisione con la quale artiglia il tessuto del taschino garantendo la sicurezza della stilografica trasportata; leggerezza per le dimensioni contenute del fermaglio, per le 6 piccole, luminose sfaccettature al suo apice che si riducono a tre raggiunta la metà della corsa, per proseguire in un'unica superficie stretta di forma rettangolare che si allarga infine in un anello piatto che trattiene la ruzzolina... Ho l'impressione che la parte terminale della clip e l'anello siano impercettibilmente più larghi nella seconda versione, forse per bilanciare la ridotta decorazione sottostante: ma le piccole asimmetrie di lavorazione sembrano denotare una lavorazione artigianale dei pezzi.
Un contributo ulteriore alla "leggerezza" di questo bellissimo fermaglio è dato da un profilo delicatamente arcuato e da una lavorazione scavata sul retro (clip cava): l'insieme comunica eleganza e funzionalità ai più alti livelli di design...
E veniamo agli elementi di diversità.
1) La decorazione.
Alla base del cappuccio troviamo il labbro cui fa seguito 1 mm. di spazio vuoto, quindi la decorazione con metallo in lamina d'oro:
- un anellino inferiore, un'ampia vera grecata ed un anellino superiore per la penna del 1936;
- tre anellini (dello stesso spessore di quelli dell'altra penna) per la versione del 1938.
La grande differenza sta nella superficie complessiva della decorazione: ben 7 mm. in lunghezza (con più di 4 mm. "ricoperti" dall'oro della greca) per la versione del 1936 e solo meno della metà (3 mm.) per la versione con i tre anellini del 1938: un mutamento di stile radicale in un punto strategico che "cattura" l'occhio e rende (sicuramente al primo sguardo) le penne diversissime tra loro...
2) L'avvitamento.
Entrambi i cappucci si avvitano al fusto compiendo quasi un giro e mezzo sulla filettatura, ma NON sono intercambiabili. Abbiamo già visto come la differente filettatura faccia guadagnare alla penna del 1938 un millimetro buono in lunghezza: se scambiassimo tra loro i cappucci questi si avviterebbero al fusto "sbagliato" in solo mezzo giro scarso, rischiando concretamente il distacco accidentale...
Il fusto
La linea del fusto è affusolata, mossa da una ben proporzionata bombatura mediana. Ai due estremi (la sezione da un lato e il fondello con la porzione inferiore del fusto dall'altro) il colore è nero. La parte centrale del fusto è semi-trasparente: ben trasparente e chiara nella penna del 1938, meno trasparente e un poco più scura (e più sfuggente al mio obiettivo fotografico ) quella del 1936; a questa porzione centrale spetta il compito di mostrare il livello dell'inchiostro contenuto nel serbatoio attraverso le volute della spirale nera opaca.
Al centro del fusto è presente la stampigliatura su 2 righe di uguale lunghezza:
Omas Lucens
BREV. 73725 - 1936
Il sistema di caricamento Ho avuto la fortuna di imbattermi in esemplari perfetti dal punto di vista dell'integrità, della funzionalità e della tenuta del sistema di caricamento. Nel sostituire il pennino alla versione del 1938 ho potuto rendermi conto "de visu" di una particolarità del sistema dello stantuffo tuffante sulla quale richiamo l'attenzione del lettore: l'alimentatore in ebanite si prolunga in un tubicino che penetra in posizione centrale nel fusto della penna per buona parte della sua lunghezza. Questo tubicino ha la funzione di mettere in comunicazione l'interno della penna con l'esterno come condotto per l'aria con funzione di sfiatatoio e per l'ingresso (e l'uscita) dell'inchiostro. Per descrivere il sistema di funzionamento dello stantuffo tuffante, niente di meglio che affidarsi alle istruzioni originali di Omas, fornite al Forum da Roberto Vetrugno. Per parte mia posso aggiungere che il caricamento per entrambe le penne avviene con circa 6/7 pompaggi del tubo scorsoio (= stantuffo cavo che scorre intorno al tubicino che proviene dall'alimentatore) e che la penna può considerarsi completamente carica quando dal pennino non fuoriescono più bolle d'aria: la quantità di inchiostro incamerabile di 2 millilitri è di assoluto rilievo, specie per una medium size.
Il sistema previene quasi completamente l'azionamento accidentale dello stantuffo in quanto si dovrebbe svitare il fondello (che Omas chiama "parte conica") compiendo diversi giri prima di poter estrarre lo stantuffo stesso per il pompaggio.
Il sistema dello stantuffo tuffante è veramente straordinario da utilizzare: grande "feeling" nell'azionamento (si sente il fluido richiamato all'interno del fusto e quasi si percepisce la pressione sulle pareti della penna), oltre alla straordinaria capacità di carica... Il miglior sistema di caricamento da me utilizzato in assoluto!
Una differenza tra i modelli in esame è riscontrabile nel fondello: anche ammettendo che quello del mio esemplare del 1936 sia più consumato, mi sembra comunque di rilevare una certa differenza nel disegno delle zigrinature (più lunghe ed accentuate nel modello del 1938) così come nel piccolo scalino che porta al fondo della penna (decisamente più accentuato nel modello del 1938). Il pennino Vediamo il gruppo scrittura nel dettaglio.
1) La sezione
La differenza sostanziale è nel materiale: nella versione del 1936 si tratta di ebanite, materiale che condivide anche con esemplari di Extra Lucens; nella penna del 1938, invece, la sezione è in celluloide nera. A parte il materiale, il disegno della sezione è concavo per assicurare la miglior presa possibile nell'avvicinarsi al pennino, impedendo di scivolare e permettendo così di sfruttare al meglio le dimensioni medie della penna.
2) L'alimentatore
In ebanite per entrambi i modelli. Notevole, in questo caso, la differenza nel disegno:
- 1936. Più corto del successivo, è anche più massiccio nell'aspetto poichè la zona trapezoidale nella parte alta dell'alimentatore degrada lentamente (in 5 alette) alla forma rettangolare.
- 1938. E' più lungo del precedente, e risulta anche più slanciato poichè guadagna più rapidamente la forma rettangolare (in sole 2 alette). L'effetto di insieme con il pennino è più slanciato.
Ricordo che, come abbiamo visto precedentemente, l'alimentatore ha una propaggine costituita da un lungo tubicino necessario per il caricamento con stantuffo tuffante.
3) Il pennino
I due pennini sono marchiati
OMAS
585 (in un rombo)
EXTRA
Per entrambi i pennini il foro di aerazione è a forma di cuore ed è situato all'altezza delle spalle e ciò, insieme alle ali lunghe, contribuisce a conferire flessibilità all'insieme.
La punta dell'esemplare del 1936 è all'incirca un F, mentre quella del 1938 quasi un EF: entrambi i pennini garantiscono un'ottima precisione e una piacevole flessibilità, permettendo una scrittura variata, ponendo le due penne ai vertici del mio gradimento per piacere di scrittura tra le stilografiche da me provate.
Penne entrambe cariche per la prova di scrittura: Conclusioni
Tengo entrambe le Lucens cariche e le alterno in scrittura sulla stessa pagina ormai da più di due mesi: il piacere di scrittura derivante dalla perfetta impugnatura, dalla elegante celluloide, dalla sobria opulenza delle laminature, dalla ricercatezza ed affidabilità tecnica del caricamento, dalla squisita eleganza delle forme senza tempo e dalle superlative prestazioni dei pennini mi dà una profonda soddisfazione... La coppia è ormai scelta irrinunciabile all'interno della mia rotazione.
Si avvicina il Pen Show di Bologna e il mio consiglio per chi ne avesse la possibilità è di cercare questa penna che ha fatto epoca: osservarla nelle meravigliose celluloidi in cui è stata costruita, confrontare le tre taglie piccola-media-grande, e magari fare una prova di scrittura con gli strepitosi pennini... Chi potrà farlo ne verrà conquistato: la OMAS Lucens è una penna semplicemente imperdibile, un capolavoro assoluto dell'ingegno e del disegno industriale italiano!
Ah, quasi dimenticavo: a vincere la sfida tra le due versioni 1936/1938 è senza dubbio...
...il fortunato proprietario!!!
Grazie per l'attenzione.
Giorgio
OMAS Lucens medium size
Penne in celluloide con trasparenza rossa elicoidale ("red spiral") tornita da barra piena, pennino in oro 14 ct. con alimentatore in ebanite, parti metalliche a vista laminate in oro, caricamento a stantuffo tuffante.
Prima versione 1936 versus Seconda versione 1938. Per un esauriente excursus sulla storia del modello e la sua importanza nella produzione di Omas e nel panorama italiano d'anteguerra rimando il lettore alla nostra inesauribile Wiki.
Le misure
Dimensioni
Chiusa: "1936" cm. 12,8 ----------------- "1938" cm. 12,9
Cappuccio: cm. 6,2
Fusto: cm. 9,6
Con cappuccio calzato: cm. 14 (io non lo farei)
Diametro massimo (alle decorazioni): cm. 1,38
Peso
Penna carica: gr. 19
Cappuccio: gr. 6
Fusto: gr. 13
Capacità
ml. 2,0
L'unica differenza che ho potuto riscontrare fra le due contendenti nei parametri dimensioni/peso/capacità è il millimetro di maggiore lunghezza a penna chiusa in favore della seconda versione 1938: questa differenza è causata da una diversa filettatura del cappuccio sul fusto. Strutturalmente, quindi, le due versioni sono la stessa identica penna. Valutando i due esemplari in mio possesso non mi sento di consigliare di calzare il cappuccio: senza forzare, cosa che non farei comunque, l'inserimento avviene solo per pochi millimetri e non dà alcuna garanzia di tenuta. Con tutta evidenza non sembrerebbe un'opzione contemplata dal costruttore. Ma potrebbe anche darsi che la celluloide di entrambe, alla prova dei quasi 80 anni trascorsi, non consenta più questa possibilità... Il cappuccio
E' nel cappuccio, ed in particolare nei suoi elementi decorativi, che si è concentrata l'opera di aggiornamento dello stile dopo soli due anni dal lancio da parte di Omas. Vediamo, dapprima, gli elementi comuni.
1) La struttura del cappuccio.
E' identica: piccolo cono sulla sommità, cui fa seguito un tronco di cono discendente che si allarga sino al massimo diametro per scalinare repentinamente in un labbro assai pronunciato di 2 mm. di lunghezza.
2) I fori di aerazione.
Sono 3, si trovano a 3,3 cm. dal bordo superiore del cappuccio e alla distanza di 1,4 cm. fra loro: due di essi si trovano disposti in linea, il terzo è situato leggermente più in basso. Nella versione del 1938 i due fori in linea hanno anche un chiaro effetto decorativo trovandosi ai lati del fermaglio, poco più in alto del nottolino di sicurezza. Forse avrebbero dovuto avere questo effetto anche nell'esemplare del 1936 ma, poichè il fermaglio fuoriesce da una feritoia del cappuccio e non è montato a vite con una testina, la possibilità di cambiare la posizione della clip rispetto all'asimmetria dei 3 fori di aerazione è ormai impraticabile... Ergo, con fori asimmetrici, avrebbero dovuto stare più attenti in fabbrica!
3) La clip.
Il fermaglio con ruzzolina è un capolavoro di potenza e leggerezza: potenza per la decisione con la quale artiglia il tessuto del taschino garantendo la sicurezza della stilografica trasportata; leggerezza per le dimensioni contenute del fermaglio, per le 6 piccole, luminose sfaccettature al suo apice che si riducono a tre raggiunta la metà della corsa, per proseguire in un'unica superficie stretta di forma rettangolare che si allarga infine in un anello piatto che trattiene la ruzzolina... Ho l'impressione che la parte terminale della clip e l'anello siano impercettibilmente più larghi nella seconda versione, forse per bilanciare la ridotta decorazione sottostante: ma le piccole asimmetrie di lavorazione sembrano denotare una lavorazione artigianale dei pezzi.
Un contributo ulteriore alla "leggerezza" di questo bellissimo fermaglio è dato da un profilo delicatamente arcuato e da una lavorazione scavata sul retro (clip cava): l'insieme comunica eleganza e funzionalità ai più alti livelli di design...
E veniamo agli elementi di diversità.
1) La decorazione.
Alla base del cappuccio troviamo il labbro cui fa seguito 1 mm. di spazio vuoto, quindi la decorazione con metallo in lamina d'oro:
- un anellino inferiore, un'ampia vera grecata ed un anellino superiore per la penna del 1936;
- tre anellini (dello stesso spessore di quelli dell'altra penna) per la versione del 1938.
La grande differenza sta nella superficie complessiva della decorazione: ben 7 mm. in lunghezza (con più di 4 mm. "ricoperti" dall'oro della greca) per la versione del 1936 e solo meno della metà (3 mm.) per la versione con i tre anellini del 1938: un mutamento di stile radicale in un punto strategico che "cattura" l'occhio e rende (sicuramente al primo sguardo) le penne diversissime tra loro...
2) L'avvitamento.
Entrambi i cappucci si avvitano al fusto compiendo quasi un giro e mezzo sulla filettatura, ma NON sono intercambiabili. Abbiamo già visto come la differente filettatura faccia guadagnare alla penna del 1938 un millimetro buono in lunghezza: se scambiassimo tra loro i cappucci questi si avviterebbero al fusto "sbagliato" in solo mezzo giro scarso, rischiando concretamente il distacco accidentale...
Il fusto
La linea del fusto è affusolata, mossa da una ben proporzionata bombatura mediana. Ai due estremi (la sezione da un lato e il fondello con la porzione inferiore del fusto dall'altro) il colore è nero. La parte centrale del fusto è semi-trasparente: ben trasparente e chiara nella penna del 1938, meno trasparente e un poco più scura (e più sfuggente al mio obiettivo fotografico ) quella del 1936; a questa porzione centrale spetta il compito di mostrare il livello dell'inchiostro contenuto nel serbatoio attraverso le volute della spirale nera opaca.
Al centro del fusto è presente la stampigliatura su 2 righe di uguale lunghezza:
Omas Lucens
BREV. 73725 - 1936
Il sistema di caricamento Ho avuto la fortuna di imbattermi in esemplari perfetti dal punto di vista dell'integrità, della funzionalità e della tenuta del sistema di caricamento. Nel sostituire il pennino alla versione del 1938 ho potuto rendermi conto "de visu" di una particolarità del sistema dello stantuffo tuffante sulla quale richiamo l'attenzione del lettore: l'alimentatore in ebanite si prolunga in un tubicino che penetra in posizione centrale nel fusto della penna per buona parte della sua lunghezza. Questo tubicino ha la funzione di mettere in comunicazione l'interno della penna con l'esterno come condotto per l'aria con funzione di sfiatatoio e per l'ingresso (e l'uscita) dell'inchiostro. Per descrivere il sistema di funzionamento dello stantuffo tuffante, niente di meglio che affidarsi alle istruzioni originali di Omas, fornite al Forum da Roberto Vetrugno. Per parte mia posso aggiungere che il caricamento per entrambe le penne avviene con circa 6/7 pompaggi del tubo scorsoio (= stantuffo cavo che scorre intorno al tubicino che proviene dall'alimentatore) e che la penna può considerarsi completamente carica quando dal pennino non fuoriescono più bolle d'aria: la quantità di inchiostro incamerabile di 2 millilitri è di assoluto rilievo, specie per una medium size.
Il sistema previene quasi completamente l'azionamento accidentale dello stantuffo in quanto si dovrebbe svitare il fondello (che Omas chiama "parte conica") compiendo diversi giri prima di poter estrarre lo stantuffo stesso per il pompaggio.
Il sistema dello stantuffo tuffante è veramente straordinario da utilizzare: grande "feeling" nell'azionamento (si sente il fluido richiamato all'interno del fusto e quasi si percepisce la pressione sulle pareti della penna), oltre alla straordinaria capacità di carica... Il miglior sistema di caricamento da me utilizzato in assoluto!
Una differenza tra i modelli in esame è riscontrabile nel fondello: anche ammettendo che quello del mio esemplare del 1936 sia più consumato, mi sembra comunque di rilevare una certa differenza nel disegno delle zigrinature (più lunghe ed accentuate nel modello del 1938) così come nel piccolo scalino che porta al fondo della penna (decisamente più accentuato nel modello del 1938). Il pennino Vediamo il gruppo scrittura nel dettaglio.
1) La sezione
La differenza sostanziale è nel materiale: nella versione del 1936 si tratta di ebanite, materiale che condivide anche con esemplari di Extra Lucens; nella penna del 1938, invece, la sezione è in celluloide nera. A parte il materiale, il disegno della sezione è concavo per assicurare la miglior presa possibile nell'avvicinarsi al pennino, impedendo di scivolare e permettendo così di sfruttare al meglio le dimensioni medie della penna.
2) L'alimentatore
In ebanite per entrambi i modelli. Notevole, in questo caso, la differenza nel disegno:
- 1936. Più corto del successivo, è anche più massiccio nell'aspetto poichè la zona trapezoidale nella parte alta dell'alimentatore degrada lentamente (in 5 alette) alla forma rettangolare.
- 1938. E' più lungo del precedente, e risulta anche più slanciato poichè guadagna più rapidamente la forma rettangolare (in sole 2 alette). L'effetto di insieme con il pennino è più slanciato.
Ricordo che, come abbiamo visto precedentemente, l'alimentatore ha una propaggine costituita da un lungo tubicino necessario per il caricamento con stantuffo tuffante.
3) Il pennino
I due pennini sono marchiati
OMAS
585 (in un rombo)
EXTRA
Per entrambi i pennini il foro di aerazione è a forma di cuore ed è situato all'altezza delle spalle e ciò, insieme alle ali lunghe, contribuisce a conferire flessibilità all'insieme.
La punta dell'esemplare del 1936 è all'incirca un F, mentre quella del 1938 quasi un EF: entrambi i pennini garantiscono un'ottima precisione e una piacevole flessibilità, permettendo una scrittura variata, ponendo le due penne ai vertici del mio gradimento per piacere di scrittura tra le stilografiche da me provate.
Penne entrambe cariche per la prova di scrittura: Conclusioni
Tengo entrambe le Lucens cariche e le alterno in scrittura sulla stessa pagina ormai da più di due mesi: il piacere di scrittura derivante dalla perfetta impugnatura, dalla elegante celluloide, dalla sobria opulenza delle laminature, dalla ricercatezza ed affidabilità tecnica del caricamento, dalla squisita eleganza delle forme senza tempo e dalle superlative prestazioni dei pennini mi dà una profonda soddisfazione... La coppia è ormai scelta irrinunciabile all'interno della mia rotazione.
Si avvicina il Pen Show di Bologna e il mio consiglio per chi ne avesse la possibilità è di cercare questa penna che ha fatto epoca: osservarla nelle meravigliose celluloidi in cui è stata costruita, confrontare le tre taglie piccola-media-grande, e magari fare una prova di scrittura con gli strepitosi pennini... Chi potrà farlo ne verrà conquistato: la OMAS Lucens è una penna semplicemente imperdibile, un capolavoro assoluto dell'ingegno e del disegno industriale italiano!
Ah, quasi dimenticavo: a vincere la sfida tra le due versioni 1936/1938 è senza dubbio...
...il fortunato proprietario!!!
Grazie per l'attenzione.
Giorgio