la bacchetta magica che fa apparire l'impossibile
Inviato: sabato 28 giugno 2014, 8:29
Segnalo un bell'articolo di Hanif Kureishi, scrittore britannico, che inizia proprio col valore dello scrivere a mano, con belle stilografiche su bella carta.
Pubblicato il 27 giugno 2014 sulle pagine culturali di Repubblica e reperibile al link seguente:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ref=search
SONO arrivato ad adorare le mie penne e mi si può sorprendere spesso intento a coccolarle, soprattutto la mia vecchia Mont Blanc modello classico. Ultimamente, però, mi sono invaghito di una nuova Montegrappa nera, con il suo astuccio lucido, la sua pesantezza e il suo pennino flessibile. Una delle mie occupazioni preferite è studiare il catalogo della Montegrappa, voltare adagio le pagine patinate, convincermi che ho bisogno di quella turchese e che non posso sopravvivere un minuto di più senza le St. Moritz in edizione limitata.
Non che le penne costose siano sempre migliori di quelle economiche.
Io uso quotidianamente le stilografiche della Lamy, come pure le sue penne roller, in svariati colori. Muji è eccellente per la leggerezza delle sue penne gel. Ma a volte quel che ci vuole è solo una matita morbida… E comunque, molto dipende dal tipo di carta che si usa e da quale pennino scorre meglio su una certa superficie… Uno scrittore potrebbe arrivare ad amare l'armamentario sempre pieno di novità degli strumenti da scrittura e degli inchiostri, dei colori da scegliere, come i chitarristi amano le chitarre, i fotografi le loro macchine fotografiche e i feticisti la loro cosa. Mi piace che la pagina su cui lavoro sia decorata. Voglio che la mia arte o mestiere – la scrittura – somigli a un'azione fisica come il disegno. Non è solo un ingannare il tempo in attesa del momento in cui dovrò impegnarmi davvero nel travaglio dell'inizio. In termini di frasi e capoversi, mi piace che la pagina presenti una bella composizione; è parte del piacere di ciò che faccio, così come quando scrivo mi piace guardare opere d'arte, piuttosto che leggere le parole di altri.
Pubblicato il 27 giugno 2014 sulle pagine culturali di Repubblica e reperibile al link seguente:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ref=search
SONO arrivato ad adorare le mie penne e mi si può sorprendere spesso intento a coccolarle, soprattutto la mia vecchia Mont Blanc modello classico. Ultimamente, però, mi sono invaghito di una nuova Montegrappa nera, con il suo astuccio lucido, la sua pesantezza e il suo pennino flessibile. Una delle mie occupazioni preferite è studiare il catalogo della Montegrappa, voltare adagio le pagine patinate, convincermi che ho bisogno di quella turchese e che non posso sopravvivere un minuto di più senza le St. Moritz in edizione limitata.
Non che le penne costose siano sempre migliori di quelle economiche.
Io uso quotidianamente le stilografiche della Lamy, come pure le sue penne roller, in svariati colori. Muji è eccellente per la leggerezza delle sue penne gel. Ma a volte quel che ci vuole è solo una matita morbida… E comunque, molto dipende dal tipo di carta che si usa e da quale pennino scorre meglio su una certa superficie… Uno scrittore potrebbe arrivare ad amare l'armamentario sempre pieno di novità degli strumenti da scrittura e degli inchiostri, dei colori da scegliere, come i chitarristi amano le chitarre, i fotografi le loro macchine fotografiche e i feticisti la loro cosa. Mi piace che la pagina su cui lavoro sia decorata. Voglio che la mia arte o mestiere – la scrittura – somigli a un'azione fisica come il disegno. Non è solo un ingannare il tempo in attesa del momento in cui dovrò impegnarmi davvero nel travaglio dell'inizio. In termini di frasi e capoversi, mi piace che la pagina presenti una bella composizione; è parte del piacere di ciò che faccio, così come quando scrivo mi piace guardare opere d'arte, piuttosto che leggere le parole di altri.