PenninoM ha scritto:Potreste spiegarmi perché si chiami ferrogallico l'inchiostro e perché venga usato in calligrafia se oramai è prodotto su scala industriale e lo scrittore non può controllarne le qualità, perciò, all'apparenza uguale ad un normale inchiostro?
Sull'etimologia ha già risposto Iacopo; per quanto riguarda invece la seconda parte della domanda va fatta una precisazione essenziale. Gli inchiostri per calligrafia sono molto diversi da quelli stilografici. In genere i primi contengono gomma arabica, o pigmenti, o altre sostanze non solubili che ne determinano caratteristiche fisiche (densità, viscosità, opacità) e chimiche che li rendono inadeguati all'utilizzo sulle stilografiche, perché troppo densi e perché le sostanze in sospensione possono ostruire il gruppo scrittura. Viceversa alcuni inchiostri stilografici sono perfettamente utilizzabili con i pennini da intinzione.
Se poi prendiamo in considerazione le penne calligrafiche, queste essendo a tutti gli effetti delle stilografiche, utilizzano inchiostri stilografici e non calligrafici.
In commercio si trovano ottimi inchiostri ferrogallici per utilizzo stilografico (che ben poco hanno a che vedere con le formulazioni delle antiche ricette per inchiostri ferrogallici, nate quando non vi erano ancora nemmeno i pennini in acciaio) e inchiostri ferrogallici per calligrafia. Entrambi i prodotti hanno un'ottima resistenza all'acqua e sono indicati per documenti ufficiali grazie alla loro indelebilità.
Infine, la domanda fatidica...perché realizzare un inchiostro ferrogallico (o di altro genere, ad esempio a base di essenze legnose coloranti, o altri pigmenti minerali o vegetali, vedi ad esempio
questo dettagliatamente descritto
qui) quando se ne trovano in commercio sia per stilografiche che per calligrafia?
Risposta complessa. Perché chi lo fa, in genere ama oltre alla calligrafia anche la sua storia, la sua evoluzione, e subisce il fascino degli antichi trattati scritti proprio con quegli inchiostri. E' lo stesso desiderio di approfondire e conoscere che anima chi si occupa di archeologia, di storia antica, di paleografia, ed è affascinato da un passato da ritrovare e in qualche misura, da riscoprire.
Anche il fattore economico è interessante: con pochi ingredienti e buona volontà si riesce a produrre con una somma esigua una notevole quantità di inchiostro calligrafico che ha una lunga durata nel tempo. E il consumo di inchiostro con i pennini da intinzione, soprattutto con i flessibili, è decisamente superiore a quello consumabile con una stilografica. Quindi per chi si esercita molto, c'è un bel risparmio!
Inoltre c'è la voglia di scrivere con un inchiostro auto-prodotto e quindi facilmente aggiustabile. Un poco di gomma arabica in più, lo rende più denso; si aggiunge acqua o aceto o altro diluente durante la preparazione per averlo più liquido e con più trasparenza, ad esempio se lo si usa anche per disegnare e acquerellare. O al contrario si può concentrare maggiormente, per averne una versione molto opaca e affatto trasparente, in modo che sulla carta crei quasi un effetto "a rilievo". Sembrano piccole cose, ma gli effetti ottenibili hanno un grande valore per chi si appassiona di calligrafia.
Sul Wiki c'è anche un altro ferrogallico per uso calligrafico:
http://www.fountainpen.it/Ricetta_di_Ugo_da_Carpi
più approfonditamente descritto
qui
Spero di avere risposto, in caso contrario chiedi pure
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