Delta "The Journal"
Inviato: lunedì 24 marzo 2014, 15:00
“…Cos’è un giornalista, oggi? Di certo, non quello che era cinquant’anni fa. Allora era il veicolo delle notizie. Oggi, direi, ne è soprattutto l’interprete. Non solo quando fa il commentatore. Anche quando fa il cronista. La mole di informazioni è tale che la scelta già implica un giudizio (di opportunità e di valore). Questa è la prima cosa da dire, e forse la più importante…” (Indro Montanelli, 2001, noto giornalista e collezionista di penne).
Gli anni 30 del XX secolo sono il mio periodo storico preferito, almeno sotto il profilo del gusto e dell’estetica. Dalla musica, con il meraviglioso swing di Benny Goodman, alle auto, dalla cinematografia all’Art Deco, dalla moda alle stilografiche, trovo che si sia trattato di un periodo nel quale si sono concentrati moltissimi elementi d’interesse, spesso insuperati.
Forse per questo motivo, quando ho preso per la prima volta nelle mani la Delta “The Journal” sono rimasto subito affascinato. Le forme, le proporzioni e la clip sintetizzano nel modo migliore l’estetica che preferisco, che rimanda subito alla Parker Duofold e ad alcuni modelli coevi Aurora ed Omas; la resina fa altrettanto, specialmente nello splendido ed elegantissimo stile “art decò” della versione che vi propongo (che si sposa perfettamente con il medesimo stile dell’ incisione sulla clip, realizzata a mano in una lega particolarmente elastica, impiegata usualmente in orologeria). Le proporzioni e le dimensioni sono, almeno per me, ideali: di poco inferiori a quelle della Delta Dolcevita mid-size, ma tali da renderle perfette per un uso giornaliero professionale, senza gli ingombri, talvolta eccessivi, di penne più grandi, poco adatte ad un inserimento veloce nel taschino durante una riunione o una telefonata e, ovviamente, meno maneggevoli.
La stilografica è disponibile nei colori nero pastello, blu madreperla, rosso madreperla con inserti verdi, marrone e beige effetto corno, con finiture rodiate o grigio canna di fucile.
Ho scelto la versione marrone con finiture rodiate e pennino in acciaio armonico, dato che ne desideravo uno che fosse realizzato specificamente per questo modello. La stilografica è tuttavia disponibile anche con pennino Fusion o con pennino d’oro a 14 carati. Partiamo dalla confezione: è una bella scatola, rivestita in materiale plastico d’ottima qualità, imbottito sul coperchio, di colore nero. La sovrascatola, dedicata alla serie “The Journal”, è accattivante e molto ben realizzata.
La penna è adagiata nel suo fermo a molla in un morbido panno color camoscio, affiancata da una boccetta d’inchiostro classico Delta (nel mio caso il nero). Il tutto si presenta davvero molto bene ed aggiunge prestigio ed eleganza alla penna, secondo livelli qualitativi che, usualmente, sono offerti per penne di costo decisamente maggiore. Un plus che Delta offre spesso ai suoi clienti. Le finiture sono eccellenti, com’è ormai usuale per le penne Delta. Il retro del cappuccio riporta due scritte ad incisione: in alto “Delta Italy”, in basso “The Journal” ed il numero della stilografica: si tratta, infatti di una serie numerata.
Ecco le dimensioni:
- lunghezza chiusa: 138mm
- lunghezza aperta: 123mm
- lunghezza con il cappuccio calzato: 154mm
- lunghezza cappuccio: 60mm
- diametro massimo fusto: 14,7mm
- diametro medio sezione: 12mm.
Il corpo è realizzato in resina ed è tornito da barra piena. Comodissima l’impugnatura svasata, che non stanca neppure dopo lunghe sessioni di scrittura. Il cappuccio è a vite ed occorrono un giro ed un terzo per chiuderlo. La filettatura interna è posta in corrispondenza delle due verette di rinforzo.
Il pennino è caratterizzato da un fregio dedicato alla serie (la stilizzazione di una decorazione utilizzata nell’antica Pompei) e riporta impressi sia il nome della ditta, con il relativo logo, sia la scritta “The Journal”, sia la misura. Si tratta di un pennino di ottime proporzioni e di dimensioni certo non piccole: una soddisfazione per gli occhi oltre che per la mano. Apprezzo moltissimo la soluzione tecnica scelta per l’alimentazione; si tratta, in buona sostanza, di una combinazione fra due soluzioni simili: quella dello stantuffo e quella del converter. Svitando il fondello, si aziona il meccanismo del pistone, aspirando l’inchiostro in modo comodo e preciso. Svitando la sezione, si scopre completamente il pistone, innestato a vite. La soluzione, pur semplice, è molto brillante, perché riesce a coniugare il piacere di una penna a pistone con la praticità e l’assenza di problemi tecnici tipica del converter. Molti appassionati conoscono fin troppo bene le complicazioni causate da rotture dei pistoni integrati con il corpo penna; ed anche i relativi costi di sistemazione… Il serbatoio ha una capacità identica a quella del converter Delta per la Dolcevita Mid-size.
La penna accetta anche cartucce internazionali standard. Caricata, dopo le usuali operazioni di lavaggio, con Sheaffer Skrip nero, la penna si è rivelata molto piacevole nell’uso: leggera ma con la giusta corposità, ben bilanciata anche con il cappuccio calzato (che rimane ben fermo), scrive con precisione e scorre molto bene sul foglio.
In sintesi, si tratta di una stilografica di qualità certamente elevata, con un ottimo rapporto sul prezzo (a mio parere migliore di quello delle dirette concorrenti), che merita senz’altro una grande diffusione.
Gli anni 30 del XX secolo sono il mio periodo storico preferito, almeno sotto il profilo del gusto e dell’estetica. Dalla musica, con il meraviglioso swing di Benny Goodman, alle auto, dalla cinematografia all’Art Deco, dalla moda alle stilografiche, trovo che si sia trattato di un periodo nel quale si sono concentrati moltissimi elementi d’interesse, spesso insuperati.
Forse per questo motivo, quando ho preso per la prima volta nelle mani la Delta “The Journal” sono rimasto subito affascinato. Le forme, le proporzioni e la clip sintetizzano nel modo migliore l’estetica che preferisco, che rimanda subito alla Parker Duofold e ad alcuni modelli coevi Aurora ed Omas; la resina fa altrettanto, specialmente nello splendido ed elegantissimo stile “art decò” della versione che vi propongo (che si sposa perfettamente con il medesimo stile dell’ incisione sulla clip, realizzata a mano in una lega particolarmente elastica, impiegata usualmente in orologeria). Le proporzioni e le dimensioni sono, almeno per me, ideali: di poco inferiori a quelle della Delta Dolcevita mid-size, ma tali da renderle perfette per un uso giornaliero professionale, senza gli ingombri, talvolta eccessivi, di penne più grandi, poco adatte ad un inserimento veloce nel taschino durante una riunione o una telefonata e, ovviamente, meno maneggevoli.
La stilografica è disponibile nei colori nero pastello, blu madreperla, rosso madreperla con inserti verdi, marrone e beige effetto corno, con finiture rodiate o grigio canna di fucile.
Ho scelto la versione marrone con finiture rodiate e pennino in acciaio armonico, dato che ne desideravo uno che fosse realizzato specificamente per questo modello. La stilografica è tuttavia disponibile anche con pennino Fusion o con pennino d’oro a 14 carati. Partiamo dalla confezione: è una bella scatola, rivestita in materiale plastico d’ottima qualità, imbottito sul coperchio, di colore nero. La sovrascatola, dedicata alla serie “The Journal”, è accattivante e molto ben realizzata.
La penna è adagiata nel suo fermo a molla in un morbido panno color camoscio, affiancata da una boccetta d’inchiostro classico Delta (nel mio caso il nero). Il tutto si presenta davvero molto bene ed aggiunge prestigio ed eleganza alla penna, secondo livelli qualitativi che, usualmente, sono offerti per penne di costo decisamente maggiore. Un plus che Delta offre spesso ai suoi clienti. Le finiture sono eccellenti, com’è ormai usuale per le penne Delta. Il retro del cappuccio riporta due scritte ad incisione: in alto “Delta Italy”, in basso “The Journal” ed il numero della stilografica: si tratta, infatti di una serie numerata.
Ecco le dimensioni:
- lunghezza chiusa: 138mm
- lunghezza aperta: 123mm
- lunghezza con il cappuccio calzato: 154mm
- lunghezza cappuccio: 60mm
- diametro massimo fusto: 14,7mm
- diametro medio sezione: 12mm.
Il corpo è realizzato in resina ed è tornito da barra piena. Comodissima l’impugnatura svasata, che non stanca neppure dopo lunghe sessioni di scrittura. Il cappuccio è a vite ed occorrono un giro ed un terzo per chiuderlo. La filettatura interna è posta in corrispondenza delle due verette di rinforzo.
Il pennino è caratterizzato da un fregio dedicato alla serie (la stilizzazione di una decorazione utilizzata nell’antica Pompei) e riporta impressi sia il nome della ditta, con il relativo logo, sia la scritta “The Journal”, sia la misura. Si tratta di un pennino di ottime proporzioni e di dimensioni certo non piccole: una soddisfazione per gli occhi oltre che per la mano. Apprezzo moltissimo la soluzione tecnica scelta per l’alimentazione; si tratta, in buona sostanza, di una combinazione fra due soluzioni simili: quella dello stantuffo e quella del converter. Svitando il fondello, si aziona il meccanismo del pistone, aspirando l’inchiostro in modo comodo e preciso. Svitando la sezione, si scopre completamente il pistone, innestato a vite. La soluzione, pur semplice, è molto brillante, perché riesce a coniugare il piacere di una penna a pistone con la praticità e l’assenza di problemi tecnici tipica del converter. Molti appassionati conoscono fin troppo bene le complicazioni causate da rotture dei pistoni integrati con il corpo penna; ed anche i relativi costi di sistemazione… Il serbatoio ha una capacità identica a quella del converter Delta per la Dolcevita Mid-size.
La penna accetta anche cartucce internazionali standard. Caricata, dopo le usuali operazioni di lavaggio, con Sheaffer Skrip nero, la penna si è rivelata molto piacevole nell’uso: leggera ma con la giusta corposità, ben bilanciata anche con il cappuccio calzato (che rimane ben fermo), scrive con precisione e scorre molto bene sul foglio.
In sintesi, si tratta di una stilografica di qualità certamente elevata, con un ottimo rapporto sul prezzo (a mio parere migliore di quello delle dirette concorrenti), che merita senz’altro una grande diffusione.