Parker Duofold anni '20
Inviato: venerdì 27 dicembre 2013, 18:58
Per questo Natale ho ricevuto in regalo una stilografica molto particolare: una Parker Duofold degli anni 20 dello scorso secolo.
In tutto questo si inserì il grande sviluppo della penna stilografica, che raggiunse, a parere di molti ed almeno sotto certi punti di vista, livelli di stile, e qualche volta di carattere tecnico, mai più sorpassati.
Negli anni ’20 Parker introdusse il modello che vedete della sua famosa Duofold, senza dubbio una delle stilografiche che hanno contribuito sensibilmente alla storia di questo magnifico strumento di scrittura. La penna misura 120,5 mm chiusa, 149,5 mm aperta con il cappuccio calzato, 112,5 mm aperta senza cappuccio. Il corpo penna presenta un diametro massimo di 12,2 mm, il cappuccio di 13,8 mm. Quest’ultimo, a vite (occorre un giro ed un quarto per chiuderlo) e con due fori ciechi ai lati in posizione simmetrica (uno sotto la clip), è lungo 56,8 mm. La clip, la prima al mondo ad introdurre il montaggio ad anello, subito imitato da altri su vasta scala, è precedente all’introduzione della variante a freccia (utilizzata ancora oggi) e riporta la scritta “PARKER”.
L’impugnatura ha un diametro medio di 10mm, il pennino, a punta fine, è lungo 19 mm (per la parte esposta) e presenta una larghezza massima di 7 mm. Il fondello, anch’esso a vite, è lungo 10 mm e nasconde perfettamente il pulsante di fondo da utilizzare per il caricamento del serbatoio interno. Si tratta, insomma, di dimensioni che non costituiscono mai un impedimento: non è piccola, ma neppure eccessivamente ingombrante se si desidera portarla sempre nel taschino (come avveniva costantemente nel periodo fra le due guerre).
La penna è in celluloide, con impugnatura ed alimentatore in ebanite, pennino d’oro a 14 k e finiture placcate in oro. Il corpo riporta impressa la scritta “PARKER DUOFOLD”, alla sinistra della quale si legge “GEO.S.PARKER”, a destra “MADE IN U.S.A.”.
Apprezzo particolarmente il fatto che questa Duofold, perfettamente funzionante, sia stata sottoposta ad un restauro conservativo, che non ha tolto nulla degli effetti inevitabili di un uso prolungato per quasi 90 anni: le dorature della clip, in parte, sono scomparse ed il corpo presenta qualche piccolo graffio. E’ una penna che mostra con orgoglio ed eleganza la sua storia quasi centenaria.
L’estetica è senza tempo: sobria ed elegante, maschia nel colore e nelle forme tronche e poco arrotondate in senso longitudinale. Una combinazione ripresa successivamente, seppur con qualche variazione, da numerosissimi modelli di tante marche, anche di punta, e che contribuì senza dubbio, insieme alla grande affidabilità ed alla semplicità d’uso, al brillantissimo successo commerciale della Duofold.
Prediligo la scrittura con mano molto leggera e senza cappuccio, ma devo dire che, anche calzandolo, la penna si mantiene perfettamente bilanciata. La svasatura dell’impugnatura è ideale per evitare che le dita si stanchino, anche nel corso di lunghe sessioni di scrittura. Il “grip” offerto dall’ebanite è ottimo.
Semplicissimo l’uso del pulsante, anche per un neofita come me.
Eccellente il pennino, non flessibile ma neppure rigido, non burroso ma neppure caratterizzato da impuntature. Perfetta la scrittura, su ogni tipo di carta (persino su quella patinata delle copertine delle confezioni dei cd, come quella che vedete), con un flusso perfetto: mai magro, ma neppure eccessivo. Nessun salto, nessuna falsa partenza (ho utilizzato sia lo Sheaffer Skrip nero sia il Pelikan Edelstein blu zaffiro), nessuna perdita neppure in volo, viaggiando carica ed in posizione orizzontale (ho effettuato questo test due volte in tre giorni). Se dovessi trovare un termine per condensare tutte le virtù di questa penna, direi “ideale”: non manifesta alcun difetto, è adatta ad ogni situazione, anche quella più formale, ed ha un’eleganza indiscutibile e discreta, in grado di assegnarle un fascino che ultimamente si è perso anche nella produzione delle aziende più blasonate, con l'eccezione, almeno per qualche modello, dell'inglese Onoto.
Ho sempre nutrito un interesse particolare per il periodo storico del primo dopoguerra. Poco più di 20 anni (dall’11 novembre 1918 al 1 settembre 1939), che videro avvenimenti drammatici, come l’ascesa al poter di Hitler, Stalin e Mussolini, con tutte le relative conseguenze, ma che seppero anche produrre alcune delle più belle cose che l’ingegno umano ha potuto realizzare in tempi moderni: dalla musica swing di Benny Goodman all’Art Decò, da automobili come le poderose Alfa Romeo, le Duesenberg, le MG, le Jaguar e le Bugatti al primo velivolo transatlantico commerciale (il Boeing 314 “Clipper”), dalle radio in prestigiosi mobili in legno massiccio ai grammofoni in grado di portare la musica anche nel bel mezzo di un pic-nic all’aperto, dalla moda femminile, che si evolvette gradualmente fino alla classica eleganza degli anni ’40, ancora oggi ammirata, alla cinematografia, che ci regalò innumerevoli grandi attrici ed attori oltre che films memorabili (chi non ricorda, ad esempio, titoli come “Casablanca”, “La vita è meravigliosa”, “La mia via”, “La città dei ragazzi”, “Il mago di Oz”, oppure i grandi musicals?), cantanti come Bing Crosby, Nat King Cole, Billie Holiday, Edith Piaf, canzoni come “White Christmas” o “Smile”… Si potrebbe continuare con riferimenti ad ogni campo, dagli orologi allo sviluppo industriale, dalle invenzioni ai progressi della medicina e chi più ne ha più ne metta. In tutto questo si inserì il grande sviluppo della penna stilografica, che raggiunse, a parere di molti ed almeno sotto certi punti di vista, livelli di stile, e qualche volta di carattere tecnico, mai più sorpassati.
Negli anni ’20 Parker introdusse il modello che vedete della sua famosa Duofold, senza dubbio una delle stilografiche che hanno contribuito sensibilmente alla storia di questo magnifico strumento di scrittura. La penna misura 120,5 mm chiusa, 149,5 mm aperta con il cappuccio calzato, 112,5 mm aperta senza cappuccio. Il corpo penna presenta un diametro massimo di 12,2 mm, il cappuccio di 13,8 mm. Quest’ultimo, a vite (occorre un giro ed un quarto per chiuderlo) e con due fori ciechi ai lati in posizione simmetrica (uno sotto la clip), è lungo 56,8 mm. La clip, la prima al mondo ad introdurre il montaggio ad anello, subito imitato da altri su vasta scala, è precedente all’introduzione della variante a freccia (utilizzata ancora oggi) e riporta la scritta “PARKER”.
L’impugnatura ha un diametro medio di 10mm, il pennino, a punta fine, è lungo 19 mm (per la parte esposta) e presenta una larghezza massima di 7 mm. Il fondello, anch’esso a vite, è lungo 10 mm e nasconde perfettamente il pulsante di fondo da utilizzare per il caricamento del serbatoio interno. Si tratta, insomma, di dimensioni che non costituiscono mai un impedimento: non è piccola, ma neppure eccessivamente ingombrante se si desidera portarla sempre nel taschino (come avveniva costantemente nel periodo fra le due guerre).
La penna è in celluloide, con impugnatura ed alimentatore in ebanite, pennino d’oro a 14 k e finiture placcate in oro. Il corpo riporta impressa la scritta “PARKER DUOFOLD”, alla sinistra della quale si legge “GEO.S.PARKER”, a destra “MADE IN U.S.A.”.
Apprezzo particolarmente il fatto che questa Duofold, perfettamente funzionante, sia stata sottoposta ad un restauro conservativo, che non ha tolto nulla degli effetti inevitabili di un uso prolungato per quasi 90 anni: le dorature della clip, in parte, sono scomparse ed il corpo presenta qualche piccolo graffio. E’ una penna che mostra con orgoglio ed eleganza la sua storia quasi centenaria.
L’estetica è senza tempo: sobria ed elegante, maschia nel colore e nelle forme tronche e poco arrotondate in senso longitudinale. Una combinazione ripresa successivamente, seppur con qualche variazione, da numerosissimi modelli di tante marche, anche di punta, e che contribuì senza dubbio, insieme alla grande affidabilità ed alla semplicità d’uso, al brillantissimo successo commerciale della Duofold.
Prediligo la scrittura con mano molto leggera e senza cappuccio, ma devo dire che, anche calzandolo, la penna si mantiene perfettamente bilanciata. La svasatura dell’impugnatura è ideale per evitare che le dita si stanchino, anche nel corso di lunghe sessioni di scrittura. Il “grip” offerto dall’ebanite è ottimo.
Semplicissimo l’uso del pulsante, anche per un neofita come me.
Eccellente il pennino, non flessibile ma neppure rigido, non burroso ma neppure caratterizzato da impuntature. Perfetta la scrittura, su ogni tipo di carta (persino su quella patinata delle copertine delle confezioni dei cd, come quella che vedete), con un flusso perfetto: mai magro, ma neppure eccessivo. Nessun salto, nessuna falsa partenza (ho utilizzato sia lo Sheaffer Skrip nero sia il Pelikan Edelstein blu zaffiro), nessuna perdita neppure in volo, viaggiando carica ed in posizione orizzontale (ho effettuato questo test due volte in tre giorni). Se dovessi trovare un termine per condensare tutte le virtù di questa penna, direi “ideale”: non manifesta alcun difetto, è adatta ad ogni situazione, anche quella più formale, ed ha un’eleganza indiscutibile e discreta, in grado di assegnarle un fascino che ultimamente si è perso anche nella produzione delle aziende più blasonate, con l'eccezione, almeno per qualche modello, dell'inglese Onoto.