Piccoli episodi (sgradevoli) di vita quotidiana...
Inviato: sabato 21 dicembre 2013, 16:06
Giovedì sera:rientro a casa stanco morto,alle 21,00.
Dopo la scomparsa di mia madre vivo ormai solo,tranne la sporadica compagnia di mio fratello.
Dopo un frugale pasto,già pregusto quello che,almeno per me,sarà il momento più bello della serata:la ricarica di entrambe le penne a stantuffo che uso più spesso,nelle quali ho esaurito l'inchiostro durante la giornata.
Sono le 21,45.
Comincio con la Ero,la mia preferita.
Mentre apro il flacone di inchiostro Aurora nero,squilla il citofono.Interrompo,piuttosto seccato,per andare a vedere chi può mai essere a quell'ora.
E' la signora del piano di sopra,che vive in modo piuttosto libero e senza badare a orari,che mi chiede gentilmente di aprirle il portone,in quanto nella borsa non ritrova la chiave.
Le apro il portone,con estrema pazienza,chiedendomi come farà poi a entrare in casa,se non trova la chiave della porta.In genere si tengono insieme.
Torno a sedermi,riapro il flacone,e appena immergo la penna squilla il cellulare.
E' un paziente affetto da parecchie patologie,ma anche molto ipocondriaco,che si preoccupa per aver preso due volte la stessa pillola.
Mi fa stare 35 minuti al telefono prima di convincerlo che non può accadere assolutamente nulla,in quanto si tratta di un banale fermento lattico.
Terzo tentativo di ricarica:mi accorgo che sono già le 22,45.Mi sbrigo,temendo qualche altra interruzione non desiderata,perdendo così il gusto del gesto.
Alla terza volta ce l'ho fatta!
Passo allora alla mia Pelikan M 150,sperando di godere almeno con quella.
Apro il flacone,ma neanche faccio in tempo ad immergere il pennino nel flacone che in quel momento squilla il telefono fisso.Dall'altra parte del telefono si sente chiedere un nome a me sconosciuto;evidentemente è qualcuno che ha sbagliato numero e riattacca bruscamente senza scusarsi.
Primo tentativo andato a vuoto,dunque.
Senza perdere le staffe riprovo una seconda volta.Ho quasi caricato tutta la penna.
"Ce l'ho fatta!",penso.
Ma proprio in quel momento rientra mio fratello,acerrimo nemico delle penne stilografiche,tenendo in mano due orrendi pennarelli OSAMA con punta in microfibra da 0,5,che mi dice:"Sempre a giocare con le stilografiche!Ma quando ti deciderai ad abbandonare i residuati bellici e a capire che ormai esistono le biro e i roller?Le stilografiche sono ormai oggetti sorpassati dalla tecnologia!".Sopporto da tempo questo suo modo di fare e di imporre le sue idee agli altri;dunque non mi arrabbio.
Preferisco non polemizzare sia per la troppa stanchezza,sia perchè non mi va di ripetere le polemiche su argomenti già affrontati.
Riesco a caricare la M 150,ma sento che quell'irruzione improvvisa e non gradita ha annullato anche la goduria per la ricarica della seconda penna.
Già,ma la colpa è mia,in quanto ho violato la regola da me stesso stabilita di non ricaricare mai una penna prima della mezzanotte passata,quando tutte le tipologie di scocciatori vari mi lasciano in pace.
Eviterò solo la notte del 31 Dicembre,quando chiamano anche a quell'ora!
Dopo la scomparsa di mia madre vivo ormai solo,tranne la sporadica compagnia di mio fratello.
Dopo un frugale pasto,già pregusto quello che,almeno per me,sarà il momento più bello della serata:la ricarica di entrambe le penne a stantuffo che uso più spesso,nelle quali ho esaurito l'inchiostro durante la giornata.
Sono le 21,45.
Comincio con la Ero,la mia preferita.
Mentre apro il flacone di inchiostro Aurora nero,squilla il citofono.Interrompo,piuttosto seccato,per andare a vedere chi può mai essere a quell'ora.
E' la signora del piano di sopra,che vive in modo piuttosto libero e senza badare a orari,che mi chiede gentilmente di aprirle il portone,in quanto nella borsa non ritrova la chiave.
Le apro il portone,con estrema pazienza,chiedendomi come farà poi a entrare in casa,se non trova la chiave della porta.In genere si tengono insieme.
Torno a sedermi,riapro il flacone,e appena immergo la penna squilla il cellulare.
E' un paziente affetto da parecchie patologie,ma anche molto ipocondriaco,che si preoccupa per aver preso due volte la stessa pillola.
Mi fa stare 35 minuti al telefono prima di convincerlo che non può accadere assolutamente nulla,in quanto si tratta di un banale fermento lattico.
Terzo tentativo di ricarica:mi accorgo che sono già le 22,45.Mi sbrigo,temendo qualche altra interruzione non desiderata,perdendo così il gusto del gesto.
Alla terza volta ce l'ho fatta!
Passo allora alla mia Pelikan M 150,sperando di godere almeno con quella.
Apro il flacone,ma neanche faccio in tempo ad immergere il pennino nel flacone che in quel momento squilla il telefono fisso.Dall'altra parte del telefono si sente chiedere un nome a me sconosciuto;evidentemente è qualcuno che ha sbagliato numero e riattacca bruscamente senza scusarsi.
Primo tentativo andato a vuoto,dunque.
Senza perdere le staffe riprovo una seconda volta.Ho quasi caricato tutta la penna.
"Ce l'ho fatta!",penso.
Ma proprio in quel momento rientra mio fratello,acerrimo nemico delle penne stilografiche,tenendo in mano due orrendi pennarelli OSAMA con punta in microfibra da 0,5,che mi dice:"Sempre a giocare con le stilografiche!Ma quando ti deciderai ad abbandonare i residuati bellici e a capire che ormai esistono le biro e i roller?Le stilografiche sono ormai oggetti sorpassati dalla tecnologia!".Sopporto da tempo questo suo modo di fare e di imporre le sue idee agli altri;dunque non mi arrabbio.
Preferisco non polemizzare sia per la troppa stanchezza,sia perchè non mi va di ripetere le polemiche su argomenti già affrontati.
Riesco a caricare la M 150,ma sento che quell'irruzione improvvisa e non gradita ha annullato anche la goduria per la ricarica della seconda penna.
Già,ma la colpa è mia,in quanto ho violato la regola da me stesso stabilita di non ricaricare mai una penna prima della mezzanotte passata,quando tutte le tipologie di scocciatori vari mi lasciano in pace.
Eviterò solo la notte del 31 Dicembre,quando chiamano anche a quell'ora!