Amare le stilografiche
- A Casirati
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Amare le stilografiche
Un commento di Ottorino, sempre sagace, in un post di qualche giorno fa mi ha portato a riflettere circa il modo in cui molti di noi, me compreso, vivono la loro passione per le stilografiche.
A volte, ho l’impressione che proprio noi, che le utilizziamo ogni giorno e ne sosteniamo l’attualità, in fondo consideriamo i nostri amati strumenti di scrittura come un po’ sorpassati, non realmente in linea con i tempi. Mi riferisco ad una certa impostazione, secondo la quale sono interessanti, o di pregio, solo le stilografiche fabbricate con certi materiali e, soprattutto, dotate di un certo sistema di caricamento. Un semplice esempio: se la stilografica a stantuffo con pennino in oro è normalmente considerata al vertice di questa classifica virtuale, un’altra con pennino in acciaio ed a cartuccia è spesso ignorata o considerata di poco valore. Non parlo, ovviamente, di valore venale, ma d’apprezzamento da parte dell’appassionato.
Mi chiedo se non sarebbe più logico e corretto un atteggiamento maggiormente bilanciato. Prima di tutto, infatti, le stilografiche sono strumenti per scrivere e dunque praticità, regolarità di funzionamento, autonomia di scrittura e robustezza dovrebbero essere qualità al vertice delle logiche di valutazione. Invece, spesso, si guarda innanzi tutto ad altro.
Devo ringraziare Ottorino, perché con due semplici frasi mi ha fatto capire che amare le stilografiche significa innanzi tutto amarne l’essenza, al di là d’ogni condizionamento. E così ho rivalutato, e non poco, alcuni esemplari della mia modesta collezione.
A volte, ho l’impressione che proprio noi, che le utilizziamo ogni giorno e ne sosteniamo l’attualità, in fondo consideriamo i nostri amati strumenti di scrittura come un po’ sorpassati, non realmente in linea con i tempi. Mi riferisco ad una certa impostazione, secondo la quale sono interessanti, o di pregio, solo le stilografiche fabbricate con certi materiali e, soprattutto, dotate di un certo sistema di caricamento. Un semplice esempio: se la stilografica a stantuffo con pennino in oro è normalmente considerata al vertice di questa classifica virtuale, un’altra con pennino in acciaio ed a cartuccia è spesso ignorata o considerata di poco valore. Non parlo, ovviamente, di valore venale, ma d’apprezzamento da parte dell’appassionato.
Mi chiedo se non sarebbe più logico e corretto un atteggiamento maggiormente bilanciato. Prima di tutto, infatti, le stilografiche sono strumenti per scrivere e dunque praticità, regolarità di funzionamento, autonomia di scrittura e robustezza dovrebbero essere qualità al vertice delle logiche di valutazione. Invece, spesso, si guarda innanzi tutto ad altro.
Devo ringraziare Ottorino, perché con due semplici frasi mi ha fatto capire che amare le stilografiche significa innanzi tutto amarne l’essenza, al di là d’ogni condizionamento. E così ho rivalutato, e non poco, alcuni esemplari della mia modesta collezione.
Alberto Casirati
"Just my two pence, of course"
“La penna è un po’ come la cravatta: una sola non basta” (Umberto Legnani)
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C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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Per me una stilografica è... una stilografica
poi se è di materiali pregiati e importanti allora sarà una bella, bellissima, meravigliosa stilografica 


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Sono totalmente d'accordo con quanto scritto da Alberto riguardo ad Ottorino.
Non conosco nessuno dei due; prima ancora di iscrivermi a questo forum, però, gli interventi di Ottorino furono tra quelli da me più seguiti, anche tramite ricerche mirate, perché ebbi la sensazione (regolarmente confermata) di poter imparare parecchio su uno strumento di scrittura che amo e che considero superiore a qualsiasi altro.
Per il resto, vivo questa passione come un fatto tutto mio. Gusti e preferenze, in tal proposito, sono strettamente legati ad un insieme di fattori, che elenco in ordine decrescente di priorità personale:
- efficacia di scrittura;
- comodità;
- piacere nell'utilizzo (la scorrevolezza di alcuni gruppi scriventi mi mandano letteralmente in brodo di giuggole);
- tipo di caricamento a cartuccia/converter, perché più versatile per le mie esigenze, immediatamente seguito dal caricamento a pistone (l'imprinting l'ho avuto con una stilografica a stantuffo, a 10 anni);
- estetica;
- marca (ammetto di avere un debole per un paio di nomi, ma non ne faccio una questione di principio).
Insomma, sono un tipico utilizzatore, ma non riesco a fermarmi al "mi serve per scrivere", anche se la mia attenzione è rivolta principalmente a quello.
Non conosco nessuno dei due; prima ancora di iscrivermi a questo forum, però, gli interventi di Ottorino furono tra quelli da me più seguiti, anche tramite ricerche mirate, perché ebbi la sensazione (regolarmente confermata) di poter imparare parecchio su uno strumento di scrittura che amo e che considero superiore a qualsiasi altro.
Per il resto, vivo questa passione come un fatto tutto mio. Gusti e preferenze, in tal proposito, sono strettamente legati ad un insieme di fattori, che elenco in ordine decrescente di priorità personale:
- efficacia di scrittura;
- comodità;
- piacere nell'utilizzo (la scorrevolezza di alcuni gruppi scriventi mi mandano letteralmente in brodo di giuggole);
- tipo di caricamento a cartuccia/converter, perché più versatile per le mie esigenze, immediatamente seguito dal caricamento a pistone (l'imprinting l'ho avuto con una stilografica a stantuffo, a 10 anni);
- estetica;
- marca (ammetto di avere un debole per un paio di nomi, ma non ne faccio una questione di principio).
Insomma, sono un tipico utilizzatore, ma non riesco a fermarmi al "mi serve per scrivere", anche se la mia attenzione è rivolta principalmente a quello.
L’opera d’arte è sempre una confessione.
Umberto Saba
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Amare le stilografiche
Ciao a tutti,
Mi aggrego a questa interessantissima discussione... apprezzo le stilografiche per il puro piacere che si prova usandole, è una considerazione tutta mia, ma la sensazione che provo nell'uso, la fluidità di scrittura e perchè no, l'odore dell'inchiosto... mi rimandano ad atmosfere e tempi più lontani, calmi e piacevoli. Un tuffo nel passato quando ancora il futuro era tutto da scoprire e i tempi erano lenti.... sono un pò nostalgico...? forse si...
Se penso a chi si è ingegnato per rendere questi strumenti, apparentemente fuori tempo, così efficienti (ed in alcuni casi capolavori d'arte) non posso che rimanere a bocca aperta...
Paragone azzardato: la storia della silografica mi fa venire in mente un'altro utensile, dalle mille forme diverse, che usiamo tutti i giorni e che accompagnerà (presumo) il genere umano ancora a lungo.... il coltello.... (per chi è appassionato anche di questo particolarissimo oggetto....)
Claudio
Mi aggrego a questa interessantissima discussione... apprezzo le stilografiche per il puro piacere che si prova usandole, è una considerazione tutta mia, ma la sensazione che provo nell'uso, la fluidità di scrittura e perchè no, l'odore dell'inchiosto... mi rimandano ad atmosfere e tempi più lontani, calmi e piacevoli. Un tuffo nel passato quando ancora il futuro era tutto da scoprire e i tempi erano lenti.... sono un pò nostalgico...? forse si...
Se penso a chi si è ingegnato per rendere questi strumenti, apparentemente fuori tempo, così efficienti (ed in alcuni casi capolavori d'arte) non posso che rimanere a bocca aperta...
Paragone azzardato: la storia della silografica mi fa venire in mente un'altro utensile, dalle mille forme diverse, che usiamo tutti i giorni e che accompagnerà (presumo) il genere umano ancora a lungo.... il coltello.... (per chi è appassionato anche di questo particolarissimo oggetto....)
Claudio
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Amare le stilografiche
Ottorino è un grande indubbiamente.
Amo la stilografica in tutte le salse, mi piace smontarle, montarle, ripararle(o almeno ci provo).
Ma come tutti ho un debole oltre che per qualche marca, per i pennini, che devono essere d'oro.
Spesso mi sono capitate penne anche recenti diciamo con meno di vent'anni col pennino in acciaio completamente tarlato dalla ruggine, mentre un pennino d'oro anche di cent'anni al massimo era sporco ed opaco.
So che è una castroneria, ma è più forte di me, il pennino deve essere d'oro.
Amo la stilografica in tutte le salse, mi piace smontarle, montarle, ripararle(o almeno ci provo).
Ma come tutti ho un debole oltre che per qualche marca, per i pennini, che devono essere d'oro.
Spesso mi sono capitate penne anche recenti diciamo con meno di vent'anni col pennino in acciaio completamente tarlato dalla ruggine, mentre un pennino d'oro anche di cent'anni al massimo era sporco ed opaco.
So che è una castroneria, ma è più forte di me, il pennino deve essere d'oro.
Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
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E come si può resistere dall'infilarsi una discussione così "ghiotta", vera occasione per poter dichiarare ancora una volta l'amore che tutti noi abbiamo per questi oggetti? Per poter discutere tra noi, congrega di appassionati che si riuniscono virtualmente, nei momenti di relax, chi sorseggiando un buon liquore, chi preferendo un profumato sigaro o un aromatico tabacco da pipa, chi addirittura abbandonandosi ai piaceri di un gustoso cioccolato fondente ottenuto con l'impiego di un'esotica qualità di cacao, ma tutti con un denominatore comune nel contemplare la scrittura che ci regalano le nostre penne. Oggetti che fanno parte di noi, che ci descrivono, che ci rendono felici e qualche volta ci fanno stare in ansia...
Sì, non importa quale sia il loro valore, quanto le abbiamo pagate o quanto possano valere, l'importante è che ci donino quelle sensazioni uniche, talvolta oserei dire terapeutiche, rispetto a ciò che ci succede attorno e che il semplice gesto di caricare la penna, di ammirarla, o semplicemente di rigirarla tra le mani, ci infonde quiete e sicurezza.
Personalmete prediligo i caricamenti "macchinosi". Preferisco anch'io il pennino in oro, per la sua bellezza, molti sono istoriati con i "blasoni" caratteristici della Casa di cui portano orgogliosamente il nome... Ma non ne faccio una ragione di vita.
Ci tengo a tutte le mie penne e le tratto tutte allo stesso modo. Devo dire che ci sono delle penne anonime con pennini in acciaio che hannno una fluidità del tratto ed un equilibrio nel flusso da far impallidire molte penne più "nobili".
Esco sempre di casa con almeno quattro penne, ma due mi accompagnano nella mia quotidianità, sono per così dire, "penne fisse".
Una M200, la mia penna di quando andavo al liceo, negli anni 80: ho condiviso con lei il mio diventare adulto, le mie scelte, esami vari all'università e ai concorsi. Pennino in acciaio dorato, caricaento a pistone. Potrei definirla compagna di una vita, tanto che ora è caricata sempre e rigorosamente con il colore viola che, nella mia "codifica dei colori" è dedicato agli appunti personali, dalla nota della spesa al pensiero formulato di fronte ad un bel tramonto e che va a riempire uno spazietto in un fglio già scritto, reperito rovistando nelle tasche della giacca.
Poi c'è la M800, acquisto ben più recente, ma che per me rappresenta la bellezza della maturità: una bella signora nel fiore degli anni, il cui fascino attira sguardi di pura ammirazione. Pennino bicolore Oro 18K e rodio, decorazione del pennino incredibilmente bella, a parer mio, ha il sapore dell'architettura del medio oriente. Caricamento a pistone. E' caricata rigorosamente in nero, colore che uso per apporre firme e per scrivere tutto ciò che ha un carattere ufficiale.
Il momento più bello è quello del caricamento dell'inchiostro (ricordo a questo proposito un divertente intervento di qualche tempo fa da parte di Vikingo60). E' un momento in cui il mondo si ferma e ridoni linfa vitale alla tua penna, un momento tutto tuo in cui vivi per far tornare a vivere il tuo "strumento di scrittura", ma in cui, in realtà, ti prendi del tempo per vivere te stesso. E' un rito.
Con questo non voglio dire che la cartuccia sia di srie B, è senz'altro più pratica, va bene per viaggiare, per recarsi ad un convegno in cui si sa che si potrà scrivere tanto e la rapidità della ricarica diventa magari essenziale, ma il gesto di ricaricare dalla boccetta non ha paragoni, secondo me.
Concludendo, credo che noi amiamo questi oggetti, per i più svariati motivi, dal profumo dell'inchiostro all'ingegno costruttivo, dal fascino dell'oggetto senza tempo, alle sensazioni tattili e visive... Ma alla fine penso che ne siamo così attratti perché dentro ad una penna stilografica troviamo una parte di noi stessi.
Un caro saluto a tutti.
Andrea
Sì, non importa quale sia il loro valore, quanto le abbiamo pagate o quanto possano valere, l'importante è che ci donino quelle sensazioni uniche, talvolta oserei dire terapeutiche, rispetto a ciò che ci succede attorno e che il semplice gesto di caricare la penna, di ammirarla, o semplicemente di rigirarla tra le mani, ci infonde quiete e sicurezza.
Personalmete prediligo i caricamenti "macchinosi". Preferisco anch'io il pennino in oro, per la sua bellezza, molti sono istoriati con i "blasoni" caratteristici della Casa di cui portano orgogliosamente il nome... Ma non ne faccio una ragione di vita.
Ci tengo a tutte le mie penne e le tratto tutte allo stesso modo. Devo dire che ci sono delle penne anonime con pennini in acciaio che hannno una fluidità del tratto ed un equilibrio nel flusso da far impallidire molte penne più "nobili".
Esco sempre di casa con almeno quattro penne, ma due mi accompagnano nella mia quotidianità, sono per così dire, "penne fisse".
Una M200, la mia penna di quando andavo al liceo, negli anni 80: ho condiviso con lei il mio diventare adulto, le mie scelte, esami vari all'università e ai concorsi. Pennino in acciaio dorato, caricaento a pistone. Potrei definirla compagna di una vita, tanto che ora è caricata sempre e rigorosamente con il colore viola che, nella mia "codifica dei colori" è dedicato agli appunti personali, dalla nota della spesa al pensiero formulato di fronte ad un bel tramonto e che va a riempire uno spazietto in un fglio già scritto, reperito rovistando nelle tasche della giacca.
Poi c'è la M800, acquisto ben più recente, ma che per me rappresenta la bellezza della maturità: una bella signora nel fiore degli anni, il cui fascino attira sguardi di pura ammirazione. Pennino bicolore Oro 18K e rodio, decorazione del pennino incredibilmente bella, a parer mio, ha il sapore dell'architettura del medio oriente. Caricamento a pistone. E' caricata rigorosamente in nero, colore che uso per apporre firme e per scrivere tutto ciò che ha un carattere ufficiale.
Il momento più bello è quello del caricamento dell'inchiostro (ricordo a questo proposito un divertente intervento di qualche tempo fa da parte di Vikingo60). E' un momento in cui il mondo si ferma e ridoni linfa vitale alla tua penna, un momento tutto tuo in cui vivi per far tornare a vivere il tuo "strumento di scrittura", ma in cui, in realtà, ti prendi del tempo per vivere te stesso. E' un rito.
Con questo non voglio dire che la cartuccia sia di srie B, è senz'altro più pratica, va bene per viaggiare, per recarsi ad un convegno in cui si sa che si potrà scrivere tanto e la rapidità della ricarica diventa magari essenziale, ma il gesto di ricaricare dalla boccetta non ha paragoni, secondo me.
Concludendo, credo che noi amiamo questi oggetti, per i più svariati motivi, dal profumo dell'inchiostro all'ingegno costruttivo, dal fascino dell'oggetto senza tempo, alle sensazioni tattili e visive... Ma alla fine penso che ne siamo così attratti perché dentro ad una penna stilografica troviamo una parte di noi stessi.
Un caro saluto a tutti.
Andrea
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Amare le stilografiche
Mi unico a questa piacevolissima discussione.
Per me la passione per le stilografiche, nata scoprendo quasi per caso questo forum, si riconduce principalmente alle piacevoli sensazioni ed emozioni di ritorno che ricevo nell'impugnare la penna, nell'usarla, nell'osservarla.
Posseggo una piccola collezione che vede stilo di vario valore economico, alcune col pennino in acciaio altre in oro, ma che tutte, ognuna per io suo specifico, mi rimandano delle piacevoli emozioni quando le impugno e le utilizzo.
Per alcune di esse anche i difetti sono piacevoli.
D'altro canto l'utilizzo di alcuni materiali pregiati dà alle stilo una veste di eleganza che le rende uniche.
Addirittura mi diletto a vedere i video relativi alle fasi di realizzazione delle penne. Saranno anche video pubblicitari, ma rimandano la sensazione di un'arte della ricerca del bello, dell'equilibrio e dell'eleganza che ritrovo sempre meno spesso nella vita quotidiana.
Il guaio è che ogni ultimo aquisto diventa sempre il penultimo . . .
Claudio
Per me la passione per le stilografiche, nata scoprendo quasi per caso questo forum, si riconduce principalmente alle piacevoli sensazioni ed emozioni di ritorno che ricevo nell'impugnare la penna, nell'usarla, nell'osservarla.
Posseggo una piccola collezione che vede stilo di vario valore economico, alcune col pennino in acciaio altre in oro, ma che tutte, ognuna per io suo specifico, mi rimandano delle piacevoli emozioni quando le impugno e le utilizzo.
Per alcune di esse anche i difetti sono piacevoli.
D'altro canto l'utilizzo di alcuni materiali pregiati dà alle stilo una veste di eleganza che le rende uniche.
Addirittura mi diletto a vedere i video relativi alle fasi di realizzazione delle penne. Saranno anche video pubblicitari, ma rimandano la sensazione di un'arte della ricerca del bello, dell'equilibrio e dell'eleganza che ritrovo sempre meno spesso nella vita quotidiana.
Il guaio è che ogni ultimo aquisto diventa sempre il penultimo . . .

Claudio
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Amare le stilografiche
Innanzitutto grazie a Ottorino per l'ispirazione e ad Alberto per la riflessione che ha dato il LA a tutte le altre.
Mi viene da dire, e mi viene dal cuore, che grazie al cielo riusciamo ancora a mettere poesia nelle cose che facciamo.
La scrittura, il nostro scrivere quotidiano lo meritano.
Cosa c'è di più poetico per scrivere e per lasciare un tratto di noi se non un pennino, una stilografica...
Massim
Mi viene da dire, e mi viene dal cuore, che grazie al cielo riusciamo ancora a mettere poesia nelle cose che facciamo.
La scrittura, il nostro scrivere quotidiano lo meritano.
Cosa c'è di più poetico per scrivere e per lasciare un tratto di noi se non un pennino, una stilografica...
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- Località: Castano Primo (MI)
Amare le stilografiche
Perché amo le stilografiche(tutte senza distinzione), perché mi piace scrivere, mi piace il gesto di caricarle, qualsiasi sia il sistema, mi piace toccarle, mi piace vedere l'inchiostro sul foglio, e soprattutto mi sento veramente appagato quando finito di scrivere una pagina, senza errori e/o correzioni, resto li, in piacevole ammirazione.
Luca