oro o acciaio ?
- Ottorino
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oro o acciaio ?
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La faccio breve.
Anche perchè non ricordo tutti i dettagli.
Pensa solo al capitale immobilizzato.
Oppure ai rischi connessi nello spedire un metallo piuttosto che un altro.
Oppure alle misure di sicurezza che una ditta deve mettere su in un caso o nell'altro.
Oppure al recupero degli sfridi di lavorazione.
La differenza tra acciaio e oro diventa insostenibile.
Tempo fa avevo pesato un pennino per la tua stessa curiosità
viewtopic.php?f=47&t=5131#p63239
Il valore del metallo è minimo, ma quando pensi a quello che si porta dietro tutta la faccenda ......
PS
Le cose scritte sopra sono il risultato di un colloquio con un produttore di stilografiche.
Ogni problema, quando lo guardi più da vicino, diventa sempre piu' complicato di quello che immaginavi
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C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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- AeRoberto
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Mah, direi che alla fine dei conti, su un numero elevato di pennini i costi non siano così elevati, o almeno non tali da giustificare un aumento del costo di 4/5 volte . Quello è dovuto al differente posizionamento di mercato della penna, nel senso che Tizio è disposto a pagare 600 € per una penna con un costo totale di produzione di 100€, se percepisce che questa valga 800€, e con un pennino d'oro è più facile che questo avvenga.
- Phormula
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Dubito che una penna con il pennino d'oro possa fare volumi di vendita elevati.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
- fabri00
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Personalmente preferisco i pennini rigidi e quindi li preferisco in acciaio.
Il limite che hanno e' che quando sono dorati, inevitabilmente perdono la doratura a lungo andare.
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Beh.. i pennini in oro della Sailor sono rigidissimi.. mentre il pennino in acciaio che ha, ad es., la mia Pelikan M200 è morbidissimo al confronto.. Idem dicasi per la Visconti Rembrandt Flessibile (esempi tratti dalla mia esperienza), che ha pure un pennino molleggiato.fabri00 ha scritto:Personalmente preferisco i pennini rigidi e quindi li preferisco in acciaio.
L'essere più o meno rigido dipende dalla forma e dalla lavorazione del pennino, non tanto dal materiale.
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Certo, non arriva al livello dei pennini Lamy, però alla fine di produttori che si fanno i pennini in casa sono rimasti in pochi, molti passano per i tedeschi, e loro volumi discreti.Phormula ha scritto:Dubito che una penna con il pennino d'oro possa fare volumi di vendita elevati.
- piccardi
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Certamente contano moltissimo gli spessori e la forma del pennino. Ma può dipendere anche dal materiale, o meglio dalla composizione della lega. Questo è particolarmente vero per l'oro, dato che a differenza dell'acciaio l'oro è l'esatto contrario del flessibile, che non significa rigido, ma malleabile. Anzi è talmente molle che se puro si piega tranquillamente con le dita (mordere le monete per vedere se erano davvero d'oro non è una invenzione peregrina...). Per cui la flessibilità si può solo ottenere usando una combinazione di metalli che porti ad una lega che lo sia (e non ricordo più dove ho letto che le formule e le tecniche di lavorazione più antiche, quelle dei superflessibili, sono sostanzialmente perse).Alexander ha scritto: L'essere più o meno rigido dipende dalla forma e dalla lavorazione del pennino, non tanto dal materiale.
Simone
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Il pennino della visconti e' flessiile volutamente quindi come regola generale non fa' testo.Alexander ha scritto:Beh.. i pennini in oro della Sailor sono rigidissimi.. mentre il pennino in acciaio che ha, ad es., la mia Pelikan M200 è morbidissimo al confronto.. Idem dicasi per la Visconti Rembrandt Flessibile (esempi tratti dalla mia esperienza), che ha pure un pennino molleggiato.fabri00 ha scritto:Personalmente preferisco i pennini rigidi e quindi li preferisco in acciaio.
L'essere più o meno rigido dipende dalla forma e dalla lavorazione del pennino, non tanto dal materiale.
Per le penne che possiedo io ti posso confermare che i pennini in acciao sono piu' rigidimdimquelli in oro.
Poi e' logico che una eccezione la trovi sempre.
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- piccardi
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Temo non ci sia una regola veramente generale, dato che moltissimo dipende dalle scelte delle singole case. E fare una statistica generale anche solo per indicare una tendenza è comunque faccenda complicata: quale marche ci metti? quali modelli? solo nuovi o anche antichi? quali misure prendi in considerazione?fabri00 ha scritto: Il pennino della visconti e' flessiile volutamente quindi come regola generale non fa' testo.
La Sheaffer ha praticamente prodotto pennini rigidi (in oro) da sempre. Trovare un flessibile Sheaffer (perché qualcuno l'han fatto, la richiesta c'era), anche nelle antiche, è quasi un terno al lotto (mi tengo la mia snorkel FF5 come le cose sante...)
Comunque fra quelli che conosco è molto più flessibile il pennino in palladio della Homo Sapiens (almeno il fine di quella a stantuffo piccola che ho provato) di qualunque flessibile visconti marcato tale, che al più classificherei demi-flex.
Ma fra i pennini moderni che ho provato i flessibili che potessero con una qualche ragione fregiarsi del titolo (nel senso che non bisogna premere significativamente per avere variazioni di tratto) restano quello in palladio citato, quello in titanio della delta e l'F in oro della Pilot falcon (non l'EF). Gli altri a voler essere generosi sono dei demi-flex, spesso solo dei "molleggiati", ed alcuni hw degli "sforzati-parecchio-flex" come il noodler, che bisogna premere come dannati per aprirlo.
Oggi per le proprietà dei materiali è senz'altro più facile ed economico fare un flessibile in acciaio. Nella produzione moderna gli unici flessibili in oro che conosco sono i Pilot. In quella antica la maggior parte sono quelli in oro, ma ci incide anche il fatto che il periodo dei superflessibili è quello più antico ed allora in acciaio non li facevano per problemi di corrosione. Tentare una distinzione generica con una casistica così variegata mi pare alquanto azzardato.
Simone
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La forza di Lamy è di avere un processo di produzione dei pennini totalmente automatizzato, reso possibile dal fatto che lo stesso pennino in acciaio è condiviso su un numero enorme di penne.
Tant'è che ti vendono il ricambio a 5 Euro. Ovviamente l'automatizzazione è possibile solo perchè lo stesso pennino viene prodotto in volumi enormi, tali da giustificare gli investimenti.
Un pennino in oro, visti i volumi comunque ridotti di produzione, dovrebbe essere realizzato a mano, e a quel punto oltre ai costi di materiali devi mettere in conto anche quelli della manodopera specializzata necessaria per realizzarli. Aggiungi i costi di magazzino (le materie prime ed i pennini che si devono tenere stoccati per alimentare la produzione e l'assistenza) e di assistenza superiori (se una penna torna in garanzia per il pennino difettoso), e a quel punto diventa chiaro che il differenziale di costo non è solo quello di qualche grammo di oro contro qualche grammo di acciaio.
Infine, e me ne stavo dimenticando, esiste la variabile più importante di tutte, il rischio di impresa. Ovvero una azienda prima di lanciare un prodotto valuta quanto gli costerà produrlo e venderlo, quanto dovrà investire (in attrezzature) per fabbricarlo, che prezzo riuscirà a spuntare e quanti ne riuscirà ragionevolmente a vendere. Se non vi è la ragionevole certezza di riuscire a coprire i costi, è meglio lasciar perdere piuttosto che trovarsi con un prodotto che pesa in negativo sui bilanci aziendali. In un mercato di nicchia come quello delle penne stilografiche ammortizzare gli investimenti in un nuovo prodotto diventa difficile se non impossibile. La Safari è immutata nell'estetica da anni (cambiano solo il colore, ma gli stampi restano quelli) e le modifiche che si sono succedute dal 1980 ad oggi sono state rivolte a ridurre il costo di produzione.
Tant'è che ti vendono il ricambio a 5 Euro. Ovviamente l'automatizzazione è possibile solo perchè lo stesso pennino viene prodotto in volumi enormi, tali da giustificare gli investimenti.
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Infine, e me ne stavo dimenticando, esiste la variabile più importante di tutte, il rischio di impresa. Ovvero una azienda prima di lanciare un prodotto valuta quanto gli costerà produrlo e venderlo, quanto dovrà investire (in attrezzature) per fabbricarlo, che prezzo riuscirà a spuntare e quanti ne riuscirà ragionevolmente a vendere. Se non vi è la ragionevole certezza di riuscire a coprire i costi, è meglio lasciar perdere piuttosto che trovarsi con un prodotto che pesa in negativo sui bilanci aziendali. In un mercato di nicchia come quello delle penne stilografiche ammortizzare gli investimenti in un nuovo prodotto diventa difficile se non impossibile. La Safari è immutata nell'estetica da anni (cambiano solo il colore, ma gli stampi restano quelli) e le modifiche che si sono succedute dal 1980 ad oggi sono state rivolte a ridurre il costo di produzione.
Ultima modifica di Phormula il mercoledì 25 settembre 2013, 12:23, modificato 2 volte in totale.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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Ora a mano magari mi pare un po' eccessivo, ci sono macchine per fare anche quelli in oro (mi è capitato di vederne qualcuna). Ma comunque ci vogliono linee di produzione più specializzate, il tasso di automazione in molti casi è nettamente inferiore, poi le devi modificare quando cambi il tipo di lavorazione, per cui di certo una linea di produzione, anche se non manuale, finisce comunque per avere costi nettamente superiori, ed il tuo discorso resta continua a non fare una piega.Phormula ha scritto: Un pennino in oro, visti i volumi comunque ridotti di produzione, dovrebbe essere realizzato a mano, e a quel punto oltre ai costi di materiali devi mettere in conto anche quelli della manodopera specializzata necessaria per realizzarli.
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585 parti su mille e 750 parti su mille sono più di mezzo e 3/4 di g in un ipotetico pennino del peso di 1 g.
E l'oro credo vada a 910 Eu l'oncia cioè 29 Eu al grammo circa.
Significa quindi che solo per l'Au un ipotetico pennnino del peso di 1 g 'costa' tra 17 e 23 Eu circa.
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per OT
"Quantità infinitesimale d'oro" un beneamato...Comunque penso, forse erroneamente, che vista la quantità infinitesimale di oro che spesso viene impiegato per produrre i pennini(vedi Pelikan), questo non pesi eccessivamente a livello economico; la difficoltà nel produrre un pennino in palladio(almeno cosi' ho letto in giro) ha sicuramente un suo costo.
585 parti su mille e 750 parti su mille sono più di mezzo e 3/4 di g in un ipotetico pennino del peso di 1 g.
E l'oro credo vada a 910 Eu l'oncia cioè 29 Eu al grammo circa.
Significa quindi che solo per l'Au un ipotetico pennnino del peso di 1 g 'costa' tra 17 e 23 Eu circa.
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un grammo di pennino è tanta roba.
Quello che dimentichiamo sempre sono le complicazioni che l'oro si porta dietro (e relativi costi !)
Cito a memoria solo due aspetti
Costo del magazzino
assicurazioni sul trasporto
un grammo di pennino è tanta roba.
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Giusto, oltre al materiale in sè vanno considerate le complicazioni nella gestione, le perdite di processo e il recupero degli scarti, non è come la limatura di ferro...
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Breve riassunto per chi se l'è persa.raffaele90 ha scritto:Il pennino in palladio è flessibile? Come può essermi sfuggito un dettaglio tanto importante? A questo punto, essendo nato per essere flessibile e memore della mia recente discussione con Simone, immagino debba essere per forza molto elastico e poco malleabile, sbaglio?
Malleabile si piega (facilmente) e resta piegato, flessibile si piega (facilmente) e torna perfettamente a posto come prima (a condizione che non superi lo sforzo limite). Rigido non si piega (almeno non senza sforzi significativi). Son tre cose diverse.
Ci sono aspetti di queste proprietà in ciascun materiale, e le cose dipendono ovviamente anche dallo sforzo applicato. Va da sé che un pennino malleabile è una ciofeca ...
Simone
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