OMAS Arte Italiana Fp.it M
Inviato: domenica 23 giugno 2013, 18:43
Da quando frequento questo forum ho aggiunto ai piaceri che associo all'acquisto di una nuova penna la possibilità di condividere con altri appassionati le mie impressioni su di essa. Un modo impegnativo di farlo - per chi scrive e per chi legge - è attraverso una recensione, che infatti ho scritto per poche delle penne che possiedo. Oggi voglio provarci con la nostra Arte Italiana FP.it M: spero di riuscirci positivamente.
L'evento
Far parte del fountainPen.it forum è un onore e un privilegio. Il forum, se vogliamo, è la scusa, il mezzo attraverso il quale si riunisce un gruppo di appassionati che cresce, giorno dopo giorno, grazie all'amore per la parola, la scrittura, le penne stilografiche.
Siamo ogni giorno più numerosi. Quando mi sono iscritto eravamo circa 350, oggi siamo più di 1250. Una crescita tanto rapida quanto imponente, che ha superato, celebrandole, due pietre miliari molto importanti (i 500 ed i 1000 iscritti). Daniele, che interpreta il suo ruolo di amministratore da vero princeps inter pares (tanto per scomodare il latino), in entrambi i casi ha lavorato in maniera eccelsa ed occulta, sorprendendoci con due iniziativa di livello internazionale. La nostra Delta fountainPen.it 500 Forum era dotata del nuovo pennino Fusion, in anteprima mondiale; la nostra OMAS Arte Italiana FP.it M, invece, è frutto della personalizzazione di una penna famosissima (la OMAS Arte Italiana, appunto), prodotta da una casa sino-italiana (o italo-cinese), con tecniche e cura quasi artigianali.
Un po' di storia
È nel 1925 che ha inizio la storia della OMAS (Officine Meccaniche Armando Simoni) che oggi conosciamo. In quell'anno infatti il fondatore specializza la produzione verso le penne intere, con risultati raramente raggiunti da altre aziende. Caratteristica di questi anni è l'attenzione all'essenza della penna. Essa traspare nei nomi dei primi modelli prodotti: a questo periodo risalgono la Penna del Dottore, che nasconde al suo interno un termometro, o la Penna del Calligrafo, il cui pennino può essere cambiato rapidamente e con facilità. Tale vocazione pratica è bilanciata da una limitata ricerca stilistica: le prime penne a marchio Omas sono tutte più o meno evidentemente ispirate a modelli già diffusi sul mercato.
Nel 1932 la svolta: iniziano le vendite della celeberrima Omas Extra. Creazione di artista e di scienziato, si distingue per il design sfaccettato e l'ampia vera decorata con la greca. Anche stavolta non mancano le somiglianze con un'altra penna (l'altrettanto famosa Eversharp Doric), ma è talmente poco il tempo che intercorre tra l'uscita sul mercato delle due che potrebbe trattarsi di una coincidenza. Indipendentemente da ciò, si impone rapidamente come classico della tradizione italiana, grazie anche alla declinazione in versione Lucens.
Nel 1946, a guerra finita, la penna viene ristilizzata, adottando un affidabile caricamento a stantuffo in luogo della levetta dell'originale e dello stantuffo tuffante della Lucens. Da allora ad oggi, attraverso varie modifiche minori, la Extra è giunta fino a noi nella collezione Arte Italiana, che per il nostro forum è stata personalizzata nella Omas Arte Italiana FP.it M.
La confezione
Il dibattito tra forma e sostanza - o più vilmente, tra contenuto e contenitore - continua a tenere impegnati i pensatori ed i tecnici di ogni luogo ed ogni tempo. Per quanto mi riguarda, che si parli di oggetti o persone, posso affermare serenamente che il contenitore mi interessa relativamente poco, a meno che non si riveli esso stesso utile a qualche altro scopo.
Potrei però ripensarci, guardando la confezione della nostra celebrativa. È bellissima! Una controscatola, di un grigio scurissimo, porta il logo OMAS in lettere argentate, che si accendono appena investite dal minimo raggio di luce. Con poca pressione è possibile liberare la scatola vera e propria: bicolore, nella parte inferiore è dello stesso colore della controscatola, mentre nella parte superiore i colori sono invertiti - le lettere scure sono immerse in un campo argentato.
Rimossa la parte superiore della scatola (non incernierata, ma solidamente impegnata in quella inferiore), si libera un cuscino con la cava che ospita la penna, racchiusa da un elegante - e utile - portapenne in velluto grigio chiaro. Rimuovendo il cuscino, si ottiene l'accesso al fondo, che contiene il libretto e il certificato di garanzia, timbrato e firmato direttamente da Omas. Si noti come la garanzia sia espressa anche in ideogrammi cinesi.
Per giungere materialmente alla penna bisogna compiere un'ultima operazione, che consiste nell'aprire il sacchetto in plastica trasparente che la contiene. Questo è chiuso da un sigillo apposto dal Servizio Qualità della casa, che riporta taglia del pennino e numero progressivo della serie, oltre che la firma di chi ha effettuato il controllo.
La penna
Finalmente eccola, libera, in tutto il suo splendore. Questa nipote della Extra giunge a noi in un bel blu brillante. Il materiale del fusto è la resina di cotone (brevetto Omas), mentre le finiture metalliche sono in color rutenio. Queste la caratterizzano discretamente: la clip è fissata al cappuccio senza l'ausilio di anelli esterni, e si inserisce direttamente in esso. Molto elastica, ha nel terminale la classica ruzzolina. La vera del cappuccio è la sintesi di alcuni degli stilemi più classici del marchio: la greca costituisce l'anello centrale di una tripletta di vere che fa il verso alla decorazione del cappuccio del secondo dopoguerra. Infine, il codolo di azionamento dello stantuffo è separato dal corpo da un anellino arrotondato. Dal lato opposto rispetto alla clip, il cappuccio riporta l'incisione "OMAS ITALY Fp.it M-003", ove M è l'ordinale di 1000 e 003 è il numero seriale della penna. Da notare che la penna mi è arrivata con le sfaccettature del cappuccio e del fusto perfettamente allineate.
Una volta aperta, è possibile ammirare la sezione. La parte sfaccettata del fusto lascia (ovviamente) spazio ad una parte a sezione cilindrica, che si conclude con una filettatura molto fitta. Da qui in poi la sezione si fa troncoconica, fino ad un comodo rilievo che suggerisce la posizione corretta di impugnatura. Qui si ha il punto di innesto del gruppo pennino/alimentatore.
Il pennino, in titanio, ha una particolare finitura satinata, sulla quale è ricavato per incisione il classico motivo a freccia. Questo è accompagnato dalla scritta "OMAS" in basso, e sul lato dalla taglia del pennino (M, questo caso). L'alimentatore è invece in ebanite, e presenta un buon numero di alette di compensazione.
La prova sul campo
La penna ha dimensioni contenute: sono quelle perfette per una penna da tutti i giorni, lontane dall'imponenza di certi carri armati (soprattutto tedeschi ...). Nella mano è molto leggera (complice la completa realizzazione in plastica, eccetto i dettagli di finitura, il pennino e l'alimentatore), e questo la candida a instancabile compagna di scrittura.
Per una penna nuova la prima carica è un rito. Il primo ciclo di carica/scarica, con acqua (per pulire eventuali residui), mi ha consentito di saggiare il meccanismo a stantuffo. L'impressione che se ne ha è di ... giocattolosa efficienza. Perché efficiente lo è, di sicuro, e scorre senza incertezze o impuntamenti. Ma non dà quel senso di precisione che ho trovato nelle penne di fascia alta che possiedo e uso - mi ha ricordato distintamente la sensazione che provavo a muovere certi giocattoli della mia infanzia, in plastica. Certo è che, conoscendo i rapporti di dimensione tra i vari componenti che lo compongono, si ha la certezza di una lunga ed efficiente vita (ringrazio Sergio-colex per l'immagine, relativa ad una Milord, da lui postata qualche tempo fa). Per inciso, l'acqua è uscita completamente limpida: né tracce di inchiostro, né residui di fabbricazione.
Intimorito da alcuni commenti circa un'iniziale ruvidità del pennino, ho caricato con Aurora Black. Fluido e lubrificante, si doveva comportare in modo neutro rispetto ad un eventuale sensazione di grattamento. Che non ho sentito, anzi! Dopo aver scritto una paginetta A5 di amene sciocchezze, giusto per sciogliere la penna, ho fatto qualche prova di flessibilità. Ora non so se un pennino con queste caratteristiche si chiama demi-flex, semi-flessibile o flessibile (in senso moderno); posso solo dire che il tratto passa da circa gli 0.8 mm che si hanno facendo scrivere la penna col suo solo peso ai quasi 2 mm che si hanno premendo (usando una forza accettabile).
Dopo aver consumato una carica intera, sono passato all'Aurora Blue, maggiormente intonato al colore della penna (ed ai miei gusti). Trattandosi di un inchiostro leggermente meno fluido della controparte nera, esso consente di avere un tratto più sottile, mantenendo immutata la scorrevolezza. Credo proprio di aver trovato una buona accoppiata.
Circa l'allineamento tra cappuccio e fusto: sono riuscito a riottenerlo, ma solo a costo di un certo forzamento, e non sempre. Credo infatti che la filettatura sia a doppio principio, e che quindi l'allineamento dipenda da quale angolo abbia inizio l'avvitamento. Sono però uno che per educazione evita di forzare le filettature, quindi nel 90% del tempo la penna se ne sta un po' disallineata. Me ne sono fatto una ragione.
Il mio giudizio
Una celebrativa del forum è sempre da avere, si trattasse anche di una penna di Winnie the Pooh (penne che, a quanto pare, non vanno poi così male ...
) Stavolta ho poi preso i classici due piccioni con una fava: era tanto tempo che volevo aggiungere una OMAS alla mia piccola collezione. Quello che non potevo sapere quando ho aderito a questa iniziativa è che in questa penna avrei trovato una vera compagna per tutti i giorni, da dedicare magari ai momenti più sereni e rilassati, che ti invitano a qualche (timido) svolazzo nella scrittura. Sono veramente contento.
L'evento
Far parte del fountainPen.it forum è un onore e un privilegio. Il forum, se vogliamo, è la scusa, il mezzo attraverso il quale si riunisce un gruppo di appassionati che cresce, giorno dopo giorno, grazie all'amore per la parola, la scrittura, le penne stilografiche.
Siamo ogni giorno più numerosi. Quando mi sono iscritto eravamo circa 350, oggi siamo più di 1250. Una crescita tanto rapida quanto imponente, che ha superato, celebrandole, due pietre miliari molto importanti (i 500 ed i 1000 iscritti). Daniele, che interpreta il suo ruolo di amministratore da vero princeps inter pares (tanto per scomodare il latino), in entrambi i casi ha lavorato in maniera eccelsa ed occulta, sorprendendoci con due iniziativa di livello internazionale. La nostra Delta fountainPen.it 500 Forum era dotata del nuovo pennino Fusion, in anteprima mondiale; la nostra OMAS Arte Italiana FP.it M, invece, è frutto della personalizzazione di una penna famosissima (la OMAS Arte Italiana, appunto), prodotta da una casa sino-italiana (o italo-cinese), con tecniche e cura quasi artigianali.
Un po' di storia
È nel 1925 che ha inizio la storia della OMAS (Officine Meccaniche Armando Simoni) che oggi conosciamo. In quell'anno infatti il fondatore specializza la produzione verso le penne intere, con risultati raramente raggiunti da altre aziende. Caratteristica di questi anni è l'attenzione all'essenza della penna. Essa traspare nei nomi dei primi modelli prodotti: a questo periodo risalgono la Penna del Dottore, che nasconde al suo interno un termometro, o la Penna del Calligrafo, il cui pennino può essere cambiato rapidamente e con facilità. Tale vocazione pratica è bilanciata da una limitata ricerca stilistica: le prime penne a marchio Omas sono tutte più o meno evidentemente ispirate a modelli già diffusi sul mercato.
Nel 1932 la svolta: iniziano le vendite della celeberrima Omas Extra. Creazione di artista e di scienziato, si distingue per il design sfaccettato e l'ampia vera decorata con la greca. Anche stavolta non mancano le somiglianze con un'altra penna (l'altrettanto famosa Eversharp Doric), ma è talmente poco il tempo che intercorre tra l'uscita sul mercato delle due che potrebbe trattarsi di una coincidenza. Indipendentemente da ciò, si impone rapidamente come classico della tradizione italiana, grazie anche alla declinazione in versione Lucens.
Nel 1946, a guerra finita, la penna viene ristilizzata, adottando un affidabile caricamento a stantuffo in luogo della levetta dell'originale e dello stantuffo tuffante della Lucens. Da allora ad oggi, attraverso varie modifiche minori, la Extra è giunta fino a noi nella collezione Arte Italiana, che per il nostro forum è stata personalizzata nella Omas Arte Italiana FP.it M.
La confezione
Il dibattito tra forma e sostanza - o più vilmente, tra contenuto e contenitore - continua a tenere impegnati i pensatori ed i tecnici di ogni luogo ed ogni tempo. Per quanto mi riguarda, che si parli di oggetti o persone, posso affermare serenamente che il contenitore mi interessa relativamente poco, a meno che non si riveli esso stesso utile a qualche altro scopo.
Potrei però ripensarci, guardando la confezione della nostra celebrativa. È bellissima! Una controscatola, di un grigio scurissimo, porta il logo OMAS in lettere argentate, che si accendono appena investite dal minimo raggio di luce. Con poca pressione è possibile liberare la scatola vera e propria: bicolore, nella parte inferiore è dello stesso colore della controscatola, mentre nella parte superiore i colori sono invertiti - le lettere scure sono immerse in un campo argentato.
Rimossa la parte superiore della scatola (non incernierata, ma solidamente impegnata in quella inferiore), si libera un cuscino con la cava che ospita la penna, racchiusa da un elegante - e utile - portapenne in velluto grigio chiaro. Rimuovendo il cuscino, si ottiene l'accesso al fondo, che contiene il libretto e il certificato di garanzia, timbrato e firmato direttamente da Omas. Si noti come la garanzia sia espressa anche in ideogrammi cinesi.
Per giungere materialmente alla penna bisogna compiere un'ultima operazione, che consiste nell'aprire il sacchetto in plastica trasparente che la contiene. Questo è chiuso da un sigillo apposto dal Servizio Qualità della casa, che riporta taglia del pennino e numero progressivo della serie, oltre che la firma di chi ha effettuato il controllo.
La penna
Finalmente eccola, libera, in tutto il suo splendore. Questa nipote della Extra giunge a noi in un bel blu brillante. Il materiale del fusto è la resina di cotone (brevetto Omas), mentre le finiture metalliche sono in color rutenio. Queste la caratterizzano discretamente: la clip è fissata al cappuccio senza l'ausilio di anelli esterni, e si inserisce direttamente in esso. Molto elastica, ha nel terminale la classica ruzzolina. La vera del cappuccio è la sintesi di alcuni degli stilemi più classici del marchio: la greca costituisce l'anello centrale di una tripletta di vere che fa il verso alla decorazione del cappuccio del secondo dopoguerra. Infine, il codolo di azionamento dello stantuffo è separato dal corpo da un anellino arrotondato. Dal lato opposto rispetto alla clip, il cappuccio riporta l'incisione "OMAS ITALY Fp.it M-003", ove M è l'ordinale di 1000 e 003 è il numero seriale della penna. Da notare che la penna mi è arrivata con le sfaccettature del cappuccio e del fusto perfettamente allineate.
Una volta aperta, è possibile ammirare la sezione. La parte sfaccettata del fusto lascia (ovviamente) spazio ad una parte a sezione cilindrica, che si conclude con una filettatura molto fitta. Da qui in poi la sezione si fa troncoconica, fino ad un comodo rilievo che suggerisce la posizione corretta di impugnatura. Qui si ha il punto di innesto del gruppo pennino/alimentatore.
Il pennino, in titanio, ha una particolare finitura satinata, sulla quale è ricavato per incisione il classico motivo a freccia. Questo è accompagnato dalla scritta "OMAS" in basso, e sul lato dalla taglia del pennino (M, questo caso). L'alimentatore è invece in ebanite, e presenta un buon numero di alette di compensazione.
La prova sul campo
La penna ha dimensioni contenute: sono quelle perfette per una penna da tutti i giorni, lontane dall'imponenza di certi carri armati (soprattutto tedeschi ...). Nella mano è molto leggera (complice la completa realizzazione in plastica, eccetto i dettagli di finitura, il pennino e l'alimentatore), e questo la candida a instancabile compagna di scrittura.
Per una penna nuova la prima carica è un rito. Il primo ciclo di carica/scarica, con acqua (per pulire eventuali residui), mi ha consentito di saggiare il meccanismo a stantuffo. L'impressione che se ne ha è di ... giocattolosa efficienza. Perché efficiente lo è, di sicuro, e scorre senza incertezze o impuntamenti. Ma non dà quel senso di precisione che ho trovato nelle penne di fascia alta che possiedo e uso - mi ha ricordato distintamente la sensazione che provavo a muovere certi giocattoli della mia infanzia, in plastica. Certo è che, conoscendo i rapporti di dimensione tra i vari componenti che lo compongono, si ha la certezza di una lunga ed efficiente vita (ringrazio Sergio-colex per l'immagine, relativa ad una Milord, da lui postata qualche tempo fa). Per inciso, l'acqua è uscita completamente limpida: né tracce di inchiostro, né residui di fabbricazione.
Intimorito da alcuni commenti circa un'iniziale ruvidità del pennino, ho caricato con Aurora Black. Fluido e lubrificante, si doveva comportare in modo neutro rispetto ad un eventuale sensazione di grattamento. Che non ho sentito, anzi! Dopo aver scritto una paginetta A5 di amene sciocchezze, giusto per sciogliere la penna, ho fatto qualche prova di flessibilità. Ora non so se un pennino con queste caratteristiche si chiama demi-flex, semi-flessibile o flessibile (in senso moderno); posso solo dire che il tratto passa da circa gli 0.8 mm che si hanno facendo scrivere la penna col suo solo peso ai quasi 2 mm che si hanno premendo (usando una forza accettabile).
Dopo aver consumato una carica intera, sono passato all'Aurora Blue, maggiormente intonato al colore della penna (ed ai miei gusti). Trattandosi di un inchiostro leggermente meno fluido della controparte nera, esso consente di avere un tratto più sottile, mantenendo immutata la scorrevolezza. Credo proprio di aver trovato una buona accoppiata.
Circa l'allineamento tra cappuccio e fusto: sono riuscito a riottenerlo, ma solo a costo di un certo forzamento, e non sempre. Credo infatti che la filettatura sia a doppio principio, e che quindi l'allineamento dipenda da quale angolo abbia inizio l'avvitamento. Sono però uno che per educazione evita di forzare le filettature, quindi nel 90% del tempo la penna se ne sta un po' disallineata. Me ne sono fatto una ragione.
Il mio giudizio
Una celebrativa del forum è sempre da avere, si trattasse anche di una penna di Winnie the Pooh (penne che, a quanto pare, non vanno poi così male ...
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