Delta Indigenous People series - Indios - EEF
Inviato: domenica 8 aprile 2012, 13:29
Altro giro, altra chiacchierata informale sulla Delta "Indios", terzo modello in ordine cronologico della serie "indigenous people" (anno di produzione, 2006)
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Premessa: l'ispirazione concettuale per questa penna è riferita alle popolazioni pre-colombiane che nel tempo, come le nostre stilografiche, hanno modificato pochissimo (fino ad oggi) la loro struttura sociale e tradizionale, pur nella loro estrema eterogeneità interna.
Prima di parlare della penna in sè, per chi fosse interessato a tali popolazioni (se non alla cinematografia in generale), segnalo due capolavori di Werner Herzog, entrambi recitati in modo "epocale" (come l'attore definiva se stesso) da Klaus Kinski.
Il primo è "Aguirre, der zorn gottes", da noi tradotto in "Aguirre, furore di dio", del 1972.
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Si svolge al tempo delle spedizioni di Cortez in Sud America.
Il secondo invece è Fitzcarraldo, di dieci anni dopo (che però si svolge a cavallo fra l'800 e il 900).
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Due film che coprono due archi temporali lontanissimi nel tempo, ma che allo stesso tempo ritraggono delle popolazioni che nei secoli sono cambiate pochissimo, come testimonia anche il fatto che durante le riprese non fu facile far percepire alle comparse il senso stesso di "finzione" e recitazione (tanto che vedevano, e nemmeno tanto a torto, Kinski come una sorta di demonio e più volte durante le riprese hanno discretamente fatto capire a Herzog che, se quest'ultimo avesse voluto, avrebbero potuto ucciderlo per lui).
Questa penna cerca di incarnare quelli che sono i colori rappresentativi dell'Amazzonia e dintorni e relativi simboli.
Ma andiamo con ordine. E' una penna uscita in edizione limitata e numerata, in 3 versioni. La celebration, prodotta in 40 esemplari con colori diversi dalle altre due linee, la 1ks, con finiture in oro e sistema di caricamento con levetta laterale (in comune con la celebration), e la 1k (oggetto di questa chiacchierata), con finiture in argento e sistema di caricamento a cartuccia.
La 1ks e la 1k sono state prodotte nel numero di 1500 esemplari ciascuna (la mia è numerata 40).
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Il numero è inciso sul fondo della penna, anche se dalla foto non si capisce.
I colori, come si può vedere, sono quelli ispirati alla caratteristica pianta "hevea brasiliensis", tipica delle foreste pluviali. Il famoso albero della gomma
.
La forma è particolare. L'intero fusto (e la sua riproduzione in scala nella clip) sembra riprodurre la cerbottana tipica di tali popolazioni.
Ma inutile perdersi in parole quando una (pur sfocata immagine) rende molto meglio la particolarità di questa forma. La penna smontata:
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Sempre in tema di rappresentazioni e simboli, da notare il pappagallo (altro animale tipico) intarsiato sul tappo:
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La penna, in mano, risulta estremamente leggera, così come è leggero il materiale (resina) usato. Questo può essere un pro o un contro, a seconda di cosa si predilige. Personalmente, per quanto mi piaccia un generale bilanciamento "neutro" nelle penne (non spostato cioè sulla punta nè sul retro, ma sono considerazioni personali), devo dire che non sono mai riuscito ad abituarmi alla leggerezza di questa stilo. Diciamo che la relativa imponenza delle forme "cicciute" cozzano tantissimo con la "mancanza di consistenza" restituendo, nel mio caso, una sensazione non piacevolissima. Ma questo è un parametro (come molti altri) personale e come tale va inteso.
E' anche vero che, come molte limitate, secondo me non è nemmeno tanto pensata per la scrittura, è una penna "da esposizione" o comunque destinata ad essere tenuta in mano molto poco. Mi chiedo quanto questo discorso possa variare per quanto riguarda la "celebration" e la 1ks, dato che le relative meccaniche interne dovrebbero essere tali da dare alla penna alcuni grammi in più.
Ma passiamo alla scrittura. Qui devo fare un'altra premessa: la mia penna è, come è emerso parlando con Stefano e Alessandro in alcune occasioni, difettosa. O meglio, ha un alimentatore che, mi è stato confermato da chi ne sa più di me, non è in grado di "succhiare" per bene e costantemente l'inchiostro dalla cartuccia. Pertanto, se la penna non scrive per un paio di giorni, al momento in cui la si poggia sul foglio scriverà fino ad esaurimento della quantità contenuta in quel momento nell'alimentatore, per poi seccarsi. Staccando la cartuccia e riattaccandola, scrive ad libitum fino alla prossima interruzione. Sarà mandata in assistenza e il problema risolto.
Le considerazioni sulla scrittura le ho inserite nei fogli che seguono, sarebbe superfluo aggiungere alcunchè:
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Insomma, in definitiva è una bella penna rappresentativa di una regione e popolazione. Non sono convinto su un suo uso diverso da quello di "penna da esposizione", come dicevo sopra, sia per i difetti evidenziati in fase di scrittura (ai quali sono convinto si possa mettere mano), sia per il feeling generale che ho impugnandola.
Adesso vi lascio con un'immagine "comparativa", con la Indios accanto a una vecchia Van Gogh primo modello, una Montblanc 146 e una Pelikan M200 (pre-crollo muro, made in West Germany
).
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E ovviamente, Buona Pasqua !
Andrea
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Premessa: l'ispirazione concettuale per questa penna è riferita alle popolazioni pre-colombiane che nel tempo, come le nostre stilografiche, hanno modificato pochissimo (fino ad oggi) la loro struttura sociale e tradizionale, pur nella loro estrema eterogeneità interna.
Prima di parlare della penna in sè, per chi fosse interessato a tali popolazioni (se non alla cinematografia in generale), segnalo due capolavori di Werner Herzog, entrambi recitati in modo "epocale" (come l'attore definiva se stesso) da Klaus Kinski.
Il primo è "Aguirre, der zorn gottes", da noi tradotto in "Aguirre, furore di dio", del 1972.
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Si svolge al tempo delle spedizioni di Cortez in Sud America.
Il secondo invece è Fitzcarraldo, di dieci anni dopo (che però si svolge a cavallo fra l'800 e il 900).
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Due film che coprono due archi temporali lontanissimi nel tempo, ma che allo stesso tempo ritraggono delle popolazioni che nei secoli sono cambiate pochissimo, come testimonia anche il fatto che durante le riprese non fu facile far percepire alle comparse il senso stesso di "finzione" e recitazione (tanto che vedevano, e nemmeno tanto a torto, Kinski come una sorta di demonio e più volte durante le riprese hanno discretamente fatto capire a Herzog che, se quest'ultimo avesse voluto, avrebbero potuto ucciderlo per lui).
Questa penna cerca di incarnare quelli che sono i colori rappresentativi dell'Amazzonia e dintorni e relativi simboli.
Ma andiamo con ordine. E' una penna uscita in edizione limitata e numerata, in 3 versioni. La celebration, prodotta in 40 esemplari con colori diversi dalle altre due linee, la 1ks, con finiture in oro e sistema di caricamento con levetta laterale (in comune con la celebration), e la 1k (oggetto di questa chiacchierata), con finiture in argento e sistema di caricamento a cartuccia.
La 1ks e la 1k sono state prodotte nel numero di 1500 esemplari ciascuna (la mia è numerata 40).
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Il numero è inciso sul fondo della penna, anche se dalla foto non si capisce.
I colori, come si può vedere, sono quelli ispirati alla caratteristica pianta "hevea brasiliensis", tipica delle foreste pluviali. Il famoso albero della gomma
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La forma è particolare. L'intero fusto (e la sua riproduzione in scala nella clip) sembra riprodurre la cerbottana tipica di tali popolazioni.
Ma inutile perdersi in parole quando una (pur sfocata immagine) rende molto meglio la particolarità di questa forma. La penna smontata:
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Sempre in tema di rappresentazioni e simboli, da notare il pappagallo (altro animale tipico) intarsiato sul tappo:
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La penna, in mano, risulta estremamente leggera, così come è leggero il materiale (resina) usato. Questo può essere un pro o un contro, a seconda di cosa si predilige. Personalmente, per quanto mi piaccia un generale bilanciamento "neutro" nelle penne (non spostato cioè sulla punta nè sul retro, ma sono considerazioni personali), devo dire che non sono mai riuscito ad abituarmi alla leggerezza di questa stilo. Diciamo che la relativa imponenza delle forme "cicciute" cozzano tantissimo con la "mancanza di consistenza" restituendo, nel mio caso, una sensazione non piacevolissima. Ma questo è un parametro (come molti altri) personale e come tale va inteso.
E' anche vero che, come molte limitate, secondo me non è nemmeno tanto pensata per la scrittura, è una penna "da esposizione" o comunque destinata ad essere tenuta in mano molto poco. Mi chiedo quanto questo discorso possa variare per quanto riguarda la "celebration" e la 1ks, dato che le relative meccaniche interne dovrebbero essere tali da dare alla penna alcuni grammi in più.
Ma passiamo alla scrittura. Qui devo fare un'altra premessa: la mia penna è, come è emerso parlando con Stefano e Alessandro in alcune occasioni, difettosa. O meglio, ha un alimentatore che, mi è stato confermato da chi ne sa più di me, non è in grado di "succhiare" per bene e costantemente l'inchiostro dalla cartuccia. Pertanto, se la penna non scrive per un paio di giorni, al momento in cui la si poggia sul foglio scriverà fino ad esaurimento della quantità contenuta in quel momento nell'alimentatore, per poi seccarsi. Staccando la cartuccia e riattaccandola, scrive ad libitum fino alla prossima interruzione. Sarà mandata in assistenza e il problema risolto.
Le considerazioni sulla scrittura le ho inserite nei fogli che seguono, sarebbe superfluo aggiungere alcunchè:
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Insomma, in definitiva è una bella penna rappresentativa di una regione e popolazione. Non sono convinto su un suo uso diverso da quello di "penna da esposizione", come dicevo sopra, sia per i difetti evidenziati in fase di scrittura (ai quali sono convinto si possa mettere mano), sia per il feeling generale che ho impugnandola.
Adesso vi lascio con un'immagine "comparativa", con la Indios accanto a una vecchia Van Gogh primo modello, una Montblanc 146 e una Pelikan M200 (pre-crollo muro, made in West Germany
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E ovviamente, Buona Pasqua !
Andrea
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