Presentazione - Sailor sapporo
Inviato: mercoledì 15 maggio 2013, 17:33
Salve, mi presento, sono Andrea e scrivo da Bologna: seguo il vostro bellissimo Forum da un pò di tempo; qui ho sempre trovato informazioni interessanti, a volte decisive e molto spesso mi sono divertito a leggere i vostri pareri sulle varie stilografiche e le filosofie cui ognuno appartiene. Solo da ieri sono iscritto.
Un pò di info personali prima della mia opinione in merito al topic. Inizio a scrivere con stilografiche nel 1988 con l'acquisto di una Omas Gentlemen cui seguì la "sorellina" 1933 con pennino EF. La prima, ricaricata qualche tempo fa dopo anni di riposo, mi ha stupito per l'estrema scorrevolezza (semplice inchiostro Parker nero) e flessibilità, proprio, mi pare, quella flessibilità di cui parla Piccardi quando prende ad esempio le vecchie stilografiche. Poi qualche Pelikan (M 150, M 200-205), per poi abbandonare la stilografica e riprenderla solo un paio di anni fa dopo la scoperta dell'incredibile negozio di Marco Moricci: mi rivolgo a lui (capisco subito di essere in ottime mani) per l'acquisto on line di una penna a sfera, poi però, navigando per il sito, con tutto quel "bendidio" rimonta su l'antica passione. Ed ora è un disastro (per le tasche): causa Marco che me le ha fatte conoscere, posseggo l'intera gamma delle Sailor Pro Gear Slim (Sapporo): EF, F, M, B, più una superlativa Sailor Pro Gear Large F, quell'opera d'arte con pennino in oro 21 K, e una Sailor Lecoule MF che abbino nell'uso quotidiano ad una Pilot Prera caricata con inchiostro Diamine verdescuro. Giapponese nella scrittura in toto, nel senso che provengo da una formazione tecnico-artistica maturata anche a Firenze nella facoltà di architettura, e da molti anni di professione come disegnatore tecnico (sono fra quelli che hanno preceduto i rapidograph con l'uso intensivo del graphos) per cui la mano è educata ad un tratto leggero e calmo, pronta a recepire, ed esprimere, il minimo dettaglio. Cosa non impossibile con i tratti medio e fini delle stilografiche occidentali, ma il gioco, nel mio caso è "al ribasso": se la mia calligrafia si può leggere, e sono arrivato a far si più o meno volutamente, che sia così, in poco spazio e con uno spessore minimo, non capisco perchè dovrei imporre dei segni broad di grande spessore e visibilità su un foglio di carta. Ho un appunto su foglio fatto da un avvocato con la sua MB 149 Broad, che è perfettamente urlante come lui (ovviamente non generalizzo)(in quel caso comunque aveva ragione ad alzare la voce).
Mano che non spinge sul foglio, ma lascia scorrere lo strumento tenendo bloccato il polso e utilizzando i movimenti del braccio e dell'avambraccio, per una calligrafia un pò inclinata verso destra (30°40°) e abbastanza allungata (le lettere P, F, G soprattutto, raggiungono la riga di scrittura sottostante): dunque obbligatoriamente Sailor. Solo adesso posso capire che, in fondo, non ho mai amato scrivere con le stilografiche citate all'inizio: Omas, Pelikan, che presto infatti abbandonai sostituendole (anticipando la storia che sto raccontando in vece di sailorista) con l'eterna Pilot V5 extrafine, e con l'ottima Art Pen della Rotring EF, due strumenti di scrittura che non ho mai abbandonato. Altresì comprendo perfettamente che altre persone possano avere, oltre ad una educazione calligrafica diversa, diverse esigenze e non mi sto riferendo solo ad avvocati che che gridano in Broad su carta intestata. A ciascuno il suo. Per conto mio il gioco è al ribasso: più fine che si può, con l'unico requisito della scorrevolezza del pennino. La mia Sapporo EF color Framboise è la preferita. E' una esperienza di scrittura, ed estetica, a sè (certo, se non si è affini all'estremo sottile il discorso è chiuso), difficilmente riproducibile con altre penne di altre marche; rispetto al pennino F è meno rigida, risultando su una qualsiasi carta molleggiata, e il tenue graffiare non è proprio un graffiare ma il rumore di quel motore perfetto quando viaggia su carta. Mai una falsa partenza, mai un inceppamento. Certo, ci vuole una mano delicata e non frettolosa. Un giardino Zen, che nulla toglie ai bellissimi giardini rinascimentali (vedi Visconti eheh).
Ciao
Andrea
Un pò di info personali prima della mia opinione in merito al topic. Inizio a scrivere con stilografiche nel 1988 con l'acquisto di una Omas Gentlemen cui seguì la "sorellina" 1933 con pennino EF. La prima, ricaricata qualche tempo fa dopo anni di riposo, mi ha stupito per l'estrema scorrevolezza (semplice inchiostro Parker nero) e flessibilità, proprio, mi pare, quella flessibilità di cui parla Piccardi quando prende ad esempio le vecchie stilografiche. Poi qualche Pelikan (M 150, M 200-205), per poi abbandonare la stilografica e riprenderla solo un paio di anni fa dopo la scoperta dell'incredibile negozio di Marco Moricci: mi rivolgo a lui (capisco subito di essere in ottime mani) per l'acquisto on line di una penna a sfera, poi però, navigando per il sito, con tutto quel "bendidio" rimonta su l'antica passione. Ed ora è un disastro (per le tasche): causa Marco che me le ha fatte conoscere, posseggo l'intera gamma delle Sailor Pro Gear Slim (Sapporo): EF, F, M, B, più una superlativa Sailor Pro Gear Large F, quell'opera d'arte con pennino in oro 21 K, e una Sailor Lecoule MF che abbino nell'uso quotidiano ad una Pilot Prera caricata con inchiostro Diamine verdescuro. Giapponese nella scrittura in toto, nel senso che provengo da una formazione tecnico-artistica maturata anche a Firenze nella facoltà di architettura, e da molti anni di professione come disegnatore tecnico (sono fra quelli che hanno preceduto i rapidograph con l'uso intensivo del graphos) per cui la mano è educata ad un tratto leggero e calmo, pronta a recepire, ed esprimere, il minimo dettaglio. Cosa non impossibile con i tratti medio e fini delle stilografiche occidentali, ma il gioco, nel mio caso è "al ribasso": se la mia calligrafia si può leggere, e sono arrivato a far si più o meno volutamente, che sia così, in poco spazio e con uno spessore minimo, non capisco perchè dovrei imporre dei segni broad di grande spessore e visibilità su un foglio di carta. Ho un appunto su foglio fatto da un avvocato con la sua MB 149 Broad, che è perfettamente urlante come lui (ovviamente non generalizzo)(in quel caso comunque aveva ragione ad alzare la voce).
Mano che non spinge sul foglio, ma lascia scorrere lo strumento tenendo bloccato il polso e utilizzando i movimenti del braccio e dell'avambraccio, per una calligrafia un pò inclinata verso destra (30°40°) e abbastanza allungata (le lettere P, F, G soprattutto, raggiungono la riga di scrittura sottostante): dunque obbligatoriamente Sailor. Solo adesso posso capire che, in fondo, non ho mai amato scrivere con le stilografiche citate all'inizio: Omas, Pelikan, che presto infatti abbandonai sostituendole (anticipando la storia che sto raccontando in vece di sailorista) con l'eterna Pilot V5 extrafine, e con l'ottima Art Pen della Rotring EF, due strumenti di scrittura che non ho mai abbandonato. Altresì comprendo perfettamente che altre persone possano avere, oltre ad una educazione calligrafica diversa, diverse esigenze e non mi sto riferendo solo ad avvocati che che gridano in Broad su carta intestata. A ciascuno il suo. Per conto mio il gioco è al ribasso: più fine che si può, con l'unico requisito della scorrevolezza del pennino. La mia Sapporo EF color Framboise è la preferita. E' una esperienza di scrittura, ed estetica, a sè (certo, se non si è affini all'estremo sottile il discorso è chiuso), difficilmente riproducibile con altre penne di altre marche; rispetto al pennino F è meno rigida, risultando su una qualsiasi carta molleggiata, e il tenue graffiare non è proprio un graffiare ma il rumore di quel motore perfetto quando viaggia su carta. Mai una falsa partenza, mai un inceppamento. Certo, ci vuole una mano delicata e non frettolosa. Un giardino Zen, che nulla toglie ai bellissimi giardini rinascimentali (vedi Visconti eheh).
Ciao
Andrea