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30 novembre 2024 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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Monteverde Blue-Black - Recensione
- Phormula
- Siringa Rovesciata
- Messaggi: 4128
- Iscritto il: venerdì 6 aprile 2012, 14:06
- La mia penna preferita: Lamy 2000 F
- Il mio inchiostro preferito: R&K Phormula Blau
- Misura preferita del pennino: Medio
- Arte Italiana FP.IT M: 006
- Località: Milano
Monteverde Blue-Black - Recensione
Monteverde Blue-Black
Anzitutto desidero ringraziare Laura di “Goldpen”, che mi ha regalato questo inchiostro ormai molti mesi fa, in occasione dell’acquisto della “Invincia”. E’ un inchiostro che ho finito per usare sia in calamaio che in cartucce. Le due versioni sono praticamente indistinguibili, sia per tonalità che per comportamento, per cui la recensione vale per entrambe.
Premessa
Monteverde, marchio quasi sconosciuto in Italia, è un produttore americano di penne stilografiche e strumenti di scrittura in genere, attiva da circa trent’anni. La gamma è molto ampia ed offre prodotti per tutte le tasche. Oltre ai prodotti propri, l’azienda commercializza anche refill di ricambio compatibili con le principali marche, con una offerta di tonalità che spesso va oltre quella del produttore originario. Ad esempio vende i refill di ricambio per i roller Parker ed offre refill per sfera e per roller anche in colore blu-nero. Io sono possessore soddisfatto di una “Invincia”, che ho già recensito in passato. Nella gamma di prodotti Monteverde non potevano mancare gli inchiostri, disponibili in dodici tinte in cartuccia e dieci in calamaio. E anche qui l’azienda si distingue dalla concorrenza per l’ampiezza dell’offerta: le cartucce sono disponibili nei due formati internazionali (corto e lungo, che l’azienda chiama “Magnum”) e in quello Lamy, “ufficiosamente” compatibile quest’ultimo con la maggior parte delle penne Aurora e Parker.
L’azienda fa della sua “americanità” una bandiera. Infatti il marchio e il logo Monteverde (una montagna stilizzata) sono sempre accompagnati dalla scritta “USA”, che potrebbe essere in qualche caso fuorviante, perché fa pensare che si tratti di prodotti di fabbricazione statunitense. Può essere che agli inizi la produzione avvenisse solo in questo paese, ma ho il sospetto che l’azienda abbia delocalizzato alcune produzioni. Nel loro sito dichiarano apertamente di approvvigionarsi da fornitori europei per i materiali. Quando ho comprato la “Invincia”, ho provato a cercare il luogo di fabbricazione. Mi aspettavo di trovare scritto da qualche parte “Made in…” e invece no. Questo nulla toglie al fatto che sia una penna che mi piace molto esteticamente e scrive benissimo, ma dove sia stata fabbricata resta per me un mistero. Nel caso degli inchiostri invece il mistero non c’è. E’ scritto chiaramente sulla scatola che sono di fabbricazione austriaca. In ogni caso l’origine è un aspetto marginale, ho avuto penne tedesche di cui non conservo ricordi piacevoli (e nemmeno più le penne, avendole rottamate), mentre il produttore taiwanese TWSBI, dopo una fase di assestamento iniziale, ha dimostrato di saper realizzare delle ottime stilografiche con sistema di caricamento tradizionale.
Come dicevo, ho ricevuto questo inchiostro, sotto forma di alcune scatole di cartucce, in regalo quando ho comprato la “Invincia”. Sono rimasto piacevolmente sorpreso sia dalla tonalità (particolare, nel mio mondo dei blu-neri) che dalle prestazioni, per cui ho comprato anche la versione in calamaio. Le sto usando entrambe da alcuni mesi. Mi manca solo la versione in cartuccia Lamy, che potrebbe essere ideale per la mia Aurora Marco Polo. Ci penserò.
Presentazione
Le cartucce vengono commercializzate sia nella classica scatoletta di cartone verde o grigia che in un blister, che riproduce la sagoma della cartuccia a grandezza reale e quindi permette di valutare la compatibilità per sovrapposizione. Il colore dell’inchiostro è indicato da un bollino e, nel caso delle cartucce internazionali corte, il fondo della cartuccia è colorato nel colore dell’inchiostro, il che è utile per evitare di confonderle. Il calamaio invece è un boccettino di vetro in una scatoletta di cartone. Il disegno del calamaio ricorda molto quelli scolastici dei tempi andati, quando le penne stilografiche erano le uniche utilizzate dagli studenti. E’ una boccetta circolare con un tappo di plastica nero. L’imboccatura è sufficientemente larga da consentire il pescaggio anche con penne oversize. Non sono presenti particolari accorgimenti per consentire il pescaggio dell’inchiostro fino all’ultima goccia. Un calamaio semplice ed essenziale, che contiene ben 90 ml di inchiostro (tre once, nel sistema di misurazione anglosassone), cioè due o tre volte il contenuto dei calamai di altri produttori di inchiostri. Il colore dell’inchiostro è indicato in un foglietto infilato nella scatola, visibile dall’esterno attraverso una finestrella. A ben vedere la casa sembra avere sposato una filosofia simile a quella Diamine, ovvero un calamaio non molto costoso da realizzare anche se non è un capolavoro di design o di praticità, ma che permette di tenere basso il costo dell’inchiostro. Il che potrebbe essere un pregio, per un inchiostro valido come questo. Si paga solo l’inchiostro, verrebbe quasi da dire. Tutto sommato il design classico non lo fa sfigurare sulla scrivania, ma, primo gli inchiostri andrebbero protetti dalla luce, secondo se uno vuole un calamaio più funzionale o bello a vedersi, può sempre comprarne uno universale, cosa che io ho fatto in questo caso svuotando metà della boccetta Monteverde in un calamaio universale TWSBI Diamond 50. Le alternative al calamaio universale sono essenzialmente due. La provetta con il fondo conico e il tappo a vite, come quelle che si usano nei laboratori di analisi. Con una spesa irrisoria ci si procura un calamaio universale che non sarà il massimo dell’estetica ma lo è sicuramente in quanto a praticità. Oppure si può sempre tenere un calamaio “di lusso” dopo averlo utilizzato, lavarlo e trasferirci il Diamine. Ottimi da questo punto di vista sono i calamai degli inchiostri Pilot Iroshizuku o quelli dei Jentle Inks Sailor con l’inserto, ma anche i Lamy non sono male, perché sono disegnati in modo tale da consentire il pescaggio dell’inchiostro fino all’ultima goccia o quasi.
Infatti il prezzo è uno dei punti forti di questo inchiostro. Il calamaio contiene ben 90 ml di inchiostro e viene venduto a 10-12 Euro. Ovvero 12 centesimi circa al millilitro. Non siamo al livello degli 8,75 centesimi al millilitro degli inchiostri Diamine, ma è comunque la metà rispetto agli inchiostri di fascia media, che allo stesso prezzo offrono un calamaio da 50 millilitri, ovvero quasi la metà. Una pagina A4 scritta fronte retro con il Diamine mi costa 0,75 centesimi. Di fronte a queste due considerazioni, mi sento di promuovere questo inchiostro su tutta la linea. Come ho già scritto, un prodotto “no frills”, nel quale i costi accessori (packaging e presentazione) sono ridotti al minimo. Filosofia “no frills” che si riflette anche nei nomi degli inchiostri. Niente nomi del tipo “Azzurro del cielo di Ferragosto a mezzogiorno e un quarto”, ma semplice indicazione: nero, blu, blu-nero, rosso, … Quel che conta è l’inchiostro e da questo punto di vista il Monteverde ha tutte le carte in regola e un asso nella manica per diventare un cavallo di battaglia.
Prestazioni
L’asso nella manica, come sostiene la casa, è la ITF (Ink Treatment Formula), una formulazione speciale che dovrebbe garantire prestazioni miracolose, e tra loro contrastanti. Stando alla pubblicità, dovrebbe migliorare la lubrificazione, garantire la protezione del pennino e dell’alimentatore, estendere il tempo di permanenza della penna senza cappuccio e accorciare i tempi di asciugatura sulla carta. Ce n’è abbastanza per essere quantomeno perplessi. Mi vengono in mente le affermazioni di certi dispositivi magici che dovrebbero dimezzare il consumo dell’automobile o l’ingrediente segreto di un vetro antiproiettile di celentaniana memoria. Ce n’è abbastanza per farsi venire la voglia di curiosarci dentro. Ovvero, quando il pennino incontra la carta.
E vuoi vedere che hanno ragione? Fin dalle prime righe mi sono accorto di avere un inchiostro che va benissimo sulla maggior parte delle penne, escluse forse quelle dal flusso molto abbondante, gli annaffiatoi, per capirci. Il flusso è molto abbondante, tutte le altre caratteristiche sono dignitosamente sopra la sufficienza tranne il tempo di asciugatura e la resistenza all’acqua. Il giudizio diventa ancor più positivo se insieme alle prestazioni si guarda anche al cartellino del prezzo. Un vero inchiostro da uso quotidiano, che si può consumare a litri senza paura di andare in bancarotta, insomma. In questi mesi l’ho utilizzato su diverse penne, dalla Pelikan M205 con pennino medio fino alla Twsbi VAC 700 con pennino fine, passando per Faber Castell e la stessa “Invincia” a cartuccia, e in tutte mi sono trovato bene. Il fatto poi che, caso più unico che raro, la versione in cartuccia e quella in calamaio siano praticamente indistinguibili è un plus non indifferente, per chi usa penne a converter e vuole portare con sé un pacchetto di cartucce da usare in caso di emergenza.
Flusso e lubrificazione
La prima risposta, che secondo il buon Mike è quella che vale, è: “URCA!”. Un flusso abbondante ma non abbondantissimo, che si sposa alla perfezione con la maggior parte delle penne. A parte forse la Pelikan M205, non ho trovato una penna che mi abbia dato problemi, comprese quelle un pochino problematiche. Se la ITF è davvero una formula speciale e non una boutade pubblicitaria, qui è dove fa la differenza. Per dare un confronto, siamo al livello di alcuni inchiostri Herbin. A volte si ha l’impressione di scrivere con l’acqua, tanto l’inchiostro è fluido sulla carta.
Oltre al flusso la ITF sembra migliorare anche la lubrificazione. Non è un inchiostro che rimedia ad un pennino che gratta, ma se la penna non ha problemi, l’esperienza di scrittura è particolarmente fluida. Le ripartenze sono molto buone e i salti di tratto praticamente assenti. La resistenza al “fermo penna” è ottima, sia nel caso di permanenza senza cappuccio che di inutilizzo della penna per lungo tempo. Nel primo caso non ho avuto problemi di ripartenze anche dopo qualche minuto e nel secondo dopo 15 giorni di inutilizzo la mia Faber Castell Ondoro, che sembra essere problematica da questo punto di vista, è ripartita senza esitazioni al primo colpo, con il tratto che era solo un pochino più scuro del normale ma che si è progressivamente schiarito, stabilizzandosi dopo una decina di righe. Da questo punto di vista, molto meglio delle cartucce di Pelikan 4001 Royal Blue.
Aspetto cromatico
E’ un blu nero. O forse no. Nel senso che appena steso sulla carta, sembra un verde nero. Poi, man mano che l’inchiostro asciuga, la componente verde se ne va, il tratto schiarisce e resta un blu-grigio, più grigio che blu, con una leggerissima componente purpurea. La componente blu è presente ma non è quella principale, nell’ordine è un blu-grigio-porpora che a me non dispiace affatto, ma chi non ama i colori smorti farebbe bene a tenersi alla larga. Tra gli inchiostri che ho usato, quello che si avvicina di più è il Pelikan Edelstein Tanzanite, che però costa il doppio e in termini di flusso, è ancora più esagerato. Non è un inchiostro molto saturo, e lo si vede bene dalla prova di resistenza all’acqua. Il colore è influenzato molto dal tipo di penna. Se è una penna dal flusso magro, assomiglia ad un grigio chiaro, e si scurisce man mano aumentando il flusso. Nel primo caso si potrebbe avere qualche problema di fotocopi abilità e leggibilità. Anche se personalmente non mi crea alcun problema, quest’ultimo aspetto non è da trascurare, perché il colore dell’inchiostro tende a confondersi con quello della quadrettatura dei quaderni Rhodia/Clairefontaine, e questo per qualcuno potrebbe essere fastidioso. L’utilizzo di una penna dal flusso magro acuisce il fenomeno, perché la saturazione diminuisce. Le sfumature sono visibili (niente effetto pennarello) ma non sono il punto forte, come nei Pilot Iroshizuku. Meritano una sufficienza dignitosa ma non il massimo dei voti. E’ un inchiostro utilitario, che punta più sull’esperienza di scrittura che non sull’aspetto della stessa. Mi fa quasi pensare che il colore ideale per questo inchiostro sia il nero. Il colore indicato sulla scatola e sulla boccetta non è rappresentativo dei risultati che ho ottenuto nelle mie penne, la componente blu che ho riscontrato io è molto minore di quella che si potrebbe pensare di avere guardando la tonalità riportata sulla scatola. Sto usando questo inchiostro da mesi, sono al secondo calamaio e oltre la decima scatola di cartucce. Per ora anche gli appunti che ho scritto all’inizio sono rimasti leggibilissimi. Non ho fatto prove di resistenza alla luce.
Feathering/Bleed Through
E’ un inchiostro molto fluido. Punto. A volte si ha l’impressione di scrivere con l’acqua. Può quindi dare problemi di feathering con penne dal flusso abbondante e carta scadente. Più che spiumare, il tratto tende ad allargarsi in maniera uniforme, come se si scrivesse con un pennino più largo o con un inchiostro diluito con acqua. Sulla carta premium Clairefontaine non ci sono problemi, ma l’utilizzo su carte scadenti potrebbe dare qualche problema. Meno critico invece il Bleed Through, in questo caso aiuta molto il fatto che l’inchiostro non è molto saturo e tende a spargersi sulla carta più in senso orizzontale che verticalmente nello spessore. Che sia merito della ITF? Sinora non ho avuto particolari problemi, ma insieme i due aspetti non vanno oltre una dignitosa sufficienza, per il fatto che richiedono cautela.
Asciugatura/Resistenza all’acqua
E’ un inchiostro a base di pigmenti organici (non ferro gallico) e non viene dato come permanente. La scansione allegata si riferisce ad un caso limite, la carta Clairefontaine da 90 g/m^2 è vellutata. Non assorbendo l’inchiostro, porta a tempi di asciugatura più lunghi di altre carte più porose. Qui il Monteverde Blue, o la sua ITF paga il pegno della sua elevata fluidità. Per metterlo fuori pericolo su carta Clairefontaine ci vogliono più di 15 secondi, che restano comunque quasi 10 su carte più porose. Bisogna stare molto attenti ed evitare di girare pagina in fretta, per evitare di far sbavare le ultime righe. Una volta che l’inchiostro si è asciugato, a meno di non avere una sudorazione alle mani particolarmente copiosa, l’inchiostro è abbastanza resistente al contatto accidentale con i polpastrelli. Si possono girare le pagine toccando il testo scritto con le dita senza paura di creare sbavature.
La resistenza al lavaggio vero e proprio invece è problematica. A meno che non lo si usi su una carta che lo assorbe bene, se ci si rovescia sopra dell’acqua, si perde la leggibilità. Il fenomeno è particolarmente evidente perché l’inchiostro non è molto saturo. Io non sono solito mettere in ammollo i miei appunti, ma se per qualcuno questo rappresenta un problema, farebbe bene a tenersi alla larga da questo inchiostro e puntare su altri con maggiori caratteristiche di permanenza. La scarsa resistenza al lavaggio diventa invece un vantaggio non trascurabile quando si tratta di rimuoverne le tracce. Fino ad ora non ho riscontrato particolari problemi nel de-inchiostrare le penne sulle quali l’ho usato, comprese le demonstrator e il calamaio Visconti. E' uno degli inchiostri più facili da rimuovere, non lascia residui nelle penne ed è sufficiente un blando lavaggio per rimuovere qualsiasi traccia.
Utilizzo consigliato
Ambienti di lavoro.
Per molti ma non per tutti. La tonalità si adatta alla maggior parte delle situazioni. Ci sono però due cose che si devono mettere nel conto. La prima è che la saturazione non molto elevata potrebbe dare qualche problema di leggibilità o fotocopiabilità, soprattutto nelle penne dal flusso magro e in presenza di rigatura o quadrettatura di colore simile o molto pronunciata. Altre situazioni critiche sono la carta colorata e quella scadente. Nel primo caso il colore della carta fa a pugni con la scarsa saturazione dell’inchiostro e nel secondo l’elevata fluidità potrebbe allargare il tratto a dismisura. La seconda è insita nella tonalità stessa dell’inchiostro, che comunica un certo distacco e quindi va bene per le comunicazioni formali ma potrebbe essere un ostacolo in quelle informali. In pratica si ha la quasi matematica certezza che il lettore si concentrerà sul contenuto del testo e metterà da parte la forma, ma la leggibilità in alcune situazioni potrebbe non essere ideale. Una volta trovata la combinazione inchiostro-penna che combina una buona leggibilità senza eccessivi problemi di flusso, lo si può quindi usare in molte situazioni ma conviene avere un backup, ovvero un più tradizionale inchiostro blu o nero.
Studenti.
Attenzione alla qualità della carta ed alla rigatura del quaderno! Il flusso abbondante lo rende un toccasana quando si devono prendere appunti scrivendo molto velocemente. Situazione in cui se ne apprezza anche il costo contenuto, che permette di usarne in abbondanza. Inoltre il colore grigio-blu fa si che nella successiva fase di studio e ripasso, qualsiasi cosa evidenziata o sottolineata con un altro colore salti immediatamente all’occhio. Infatti questo è uno dei motivi per cui lo sto usando in quantità industriale per prendere appunti. Questo però a condizione che la carta sia di qualità almeno media (o non si abbia una grafia minuta) e che la rigatura del quaderno non interferisca. Altro vantaggio non trascurabile è la somiglianza speculare tra la versione in cartuccia e quella in calamaio. Si può uscire di casa con il converter pieno e tenere il pacco di cartucce di scorta. Se siete i tipi che passano gli appunti, ci potrebbe essere qualche problema di fotocopiabilità. Compiti in classe ed esami sono un po’ più critici, soprattutto se i fogli vengono forniti dalla scuola. Come per gli ambienti di lavoro, il numero di situazioni in cui lo si riesce ad usare dipende molto dal matrimonio penna-inchiostro, che ne influenza molto la combinazione di saturazione (e quindi di tonalità) e flusso. Infine sottolineo, ancora una volta, la scarsa resistenza all’acqua. Se gli appunti finiscono in ammollo, il disastro è assicurato.
Correzioni/Annotazioni.
Da escludere. E’ un inchiostro che passa troppo inosservato rispetto al nero della stampa per consentirne l’utilizzo per evidenziare, annotare o correggere del testo. Tanto vale annotare o correggere a matita. Finirebbe per confondersi con quest’ultimo. Quelli che sono pregi (sobrietà e distacco) diventano in questo caso difetti.
Personale.
Per pochi. O si è come il sottoscritto e si amano i colori smorti, oppure è meglio stare alla larga. E’ un inchiostro che comunica distacco e malinconia. Il termine che mi viene in mente per definirlo è “invernale”. Ricorda il grigio del cielo in un giorno di inverno. Si corre il rischio di passare inosservati. Ideale per uno come me che è intrinsecamente orso, ma se siete dei tipi gioiosi e solari, quelli che non esistono gli sconosciuti ma solo le persone che non si è ancora avuta l’occasione di incontrare, beh, meglio stare alla larga… Una dichiarazione d'amore vergata in bella calligrafia con il Monteverde Blue-Black rischia di ottenere l'effetto opposto, a meno che non stiate tentando di sedurre Morticia Addams.
Conclusioni
Al di là della particolare tonalità di blu-grigio, che sicuramente molti troveranno insignificante, è un inchiostro che va molto bene in certe situazioni ma non è indicato in altre. Quindi il suo utilizzo è fortemente influenzato dalla situazione personale. Io lo sto usando in quantità industriale per prendere appunti. Mi aiuta a scrivere velocemente e compensa le criticità di flusso di alcune penne, come la TWSBI VAC 700 quando la si usa per molto tempo senza interruzioni e l’alimentatore tende ad andare in crisi. La facilità di ripartenza è un altro vantaggio quando si prendono appunti in maniera intermittente, perché non è necessario correre a mettere il tappo sulla penna per evitare che si asciughi. Sulla carta Clairefontaine che uso per prendere appunti va benissimo, devo solo contare fino almeno a dieci prima di girare pagina. Quando rivedo gli appunti faccio ulteriori annotazioni utilizzando matite e penne dai colori vivaci, che risaltano benissimo sulla tonalità spenta di questo inchiostro. In pratica mi basta guardare la pagina perché quel che mi serve salti subito all’occhio. Per altri usi però preferisco un più classico blu, come il Diamine Presidential Blue, per citare un altro inchiostro che uso in quantità industriali. A chi fosse incuriosito consiglio una prova su diverse penne.
Riuscendo a convivere con la tonalità e i difetti, se ne apprezzano i pregi, flusso, scorrevolezza e costo. Non siamo ai livelli di Diamine, ma poter scrivere per almeno 1500 pagine A4 fronte retro con una spesa intorno ai 10 Euro non è un vantaggio trascurabile e una delle ragioni che lo mettono tra i miei inchiostri preferiti per prendere appunti. Nel mio caso i pregi superano di gran lunga i difetti e la tonalità è tra quelle che apprezzo, al punto che ho già messo nel conto di provare il Pilot Iroshizuku fuyu syogun (Old Man Winter), che mi aspetto molto simile nel colore, un po’ meno generoso come flusso ma sicuramente superiore nelle sfumature. La disponibilità sia in calamaio che in cartuccia è un altro plus, al momento ho le due Dolce Vita (a cartuccia e pistone) inchiostrate con questo blu-nero, e le sto usando in maniera intercambiabile, a seconda delle situazioni in cui mi capita di scrivere. A meno che il Pilot non si riveli veramente superiore in termini di prestazioni, non ho al momento intenzione di abbandonare questo inchiostro.
Rinnovo i ringraziamenti a Laura di “Goldpen”, per avermi messo a disposizione questo inchiostro, spingendomi a farne la recensione.
Anzitutto desidero ringraziare Laura di “Goldpen”, che mi ha regalato questo inchiostro ormai molti mesi fa, in occasione dell’acquisto della “Invincia”. E’ un inchiostro che ho finito per usare sia in calamaio che in cartucce. Le due versioni sono praticamente indistinguibili, sia per tonalità che per comportamento, per cui la recensione vale per entrambe.
Premessa
Monteverde, marchio quasi sconosciuto in Italia, è un produttore americano di penne stilografiche e strumenti di scrittura in genere, attiva da circa trent’anni. La gamma è molto ampia ed offre prodotti per tutte le tasche. Oltre ai prodotti propri, l’azienda commercializza anche refill di ricambio compatibili con le principali marche, con una offerta di tonalità che spesso va oltre quella del produttore originario. Ad esempio vende i refill di ricambio per i roller Parker ed offre refill per sfera e per roller anche in colore blu-nero. Io sono possessore soddisfatto di una “Invincia”, che ho già recensito in passato. Nella gamma di prodotti Monteverde non potevano mancare gli inchiostri, disponibili in dodici tinte in cartuccia e dieci in calamaio. E anche qui l’azienda si distingue dalla concorrenza per l’ampiezza dell’offerta: le cartucce sono disponibili nei due formati internazionali (corto e lungo, che l’azienda chiama “Magnum”) e in quello Lamy, “ufficiosamente” compatibile quest’ultimo con la maggior parte delle penne Aurora e Parker.
L’azienda fa della sua “americanità” una bandiera. Infatti il marchio e il logo Monteverde (una montagna stilizzata) sono sempre accompagnati dalla scritta “USA”, che potrebbe essere in qualche caso fuorviante, perché fa pensare che si tratti di prodotti di fabbricazione statunitense. Può essere che agli inizi la produzione avvenisse solo in questo paese, ma ho il sospetto che l’azienda abbia delocalizzato alcune produzioni. Nel loro sito dichiarano apertamente di approvvigionarsi da fornitori europei per i materiali. Quando ho comprato la “Invincia”, ho provato a cercare il luogo di fabbricazione. Mi aspettavo di trovare scritto da qualche parte “Made in…” e invece no. Questo nulla toglie al fatto che sia una penna che mi piace molto esteticamente e scrive benissimo, ma dove sia stata fabbricata resta per me un mistero. Nel caso degli inchiostri invece il mistero non c’è. E’ scritto chiaramente sulla scatola che sono di fabbricazione austriaca. In ogni caso l’origine è un aspetto marginale, ho avuto penne tedesche di cui non conservo ricordi piacevoli (e nemmeno più le penne, avendole rottamate), mentre il produttore taiwanese TWSBI, dopo una fase di assestamento iniziale, ha dimostrato di saper realizzare delle ottime stilografiche con sistema di caricamento tradizionale.
Come dicevo, ho ricevuto questo inchiostro, sotto forma di alcune scatole di cartucce, in regalo quando ho comprato la “Invincia”. Sono rimasto piacevolmente sorpreso sia dalla tonalità (particolare, nel mio mondo dei blu-neri) che dalle prestazioni, per cui ho comprato anche la versione in calamaio. Le sto usando entrambe da alcuni mesi. Mi manca solo la versione in cartuccia Lamy, che potrebbe essere ideale per la mia Aurora Marco Polo. Ci penserò.
Presentazione
Le cartucce vengono commercializzate sia nella classica scatoletta di cartone verde o grigia che in un blister, che riproduce la sagoma della cartuccia a grandezza reale e quindi permette di valutare la compatibilità per sovrapposizione. Il colore dell’inchiostro è indicato da un bollino e, nel caso delle cartucce internazionali corte, il fondo della cartuccia è colorato nel colore dell’inchiostro, il che è utile per evitare di confonderle. Il calamaio invece è un boccettino di vetro in una scatoletta di cartone. Il disegno del calamaio ricorda molto quelli scolastici dei tempi andati, quando le penne stilografiche erano le uniche utilizzate dagli studenti. E’ una boccetta circolare con un tappo di plastica nero. L’imboccatura è sufficientemente larga da consentire il pescaggio anche con penne oversize. Non sono presenti particolari accorgimenti per consentire il pescaggio dell’inchiostro fino all’ultima goccia. Un calamaio semplice ed essenziale, che contiene ben 90 ml di inchiostro (tre once, nel sistema di misurazione anglosassone), cioè due o tre volte il contenuto dei calamai di altri produttori di inchiostri. Il colore dell’inchiostro è indicato in un foglietto infilato nella scatola, visibile dall’esterno attraverso una finestrella. A ben vedere la casa sembra avere sposato una filosofia simile a quella Diamine, ovvero un calamaio non molto costoso da realizzare anche se non è un capolavoro di design o di praticità, ma che permette di tenere basso il costo dell’inchiostro. Il che potrebbe essere un pregio, per un inchiostro valido come questo. Si paga solo l’inchiostro, verrebbe quasi da dire. Tutto sommato il design classico non lo fa sfigurare sulla scrivania, ma, primo gli inchiostri andrebbero protetti dalla luce, secondo se uno vuole un calamaio più funzionale o bello a vedersi, può sempre comprarne uno universale, cosa che io ho fatto in questo caso svuotando metà della boccetta Monteverde in un calamaio universale TWSBI Diamond 50. Le alternative al calamaio universale sono essenzialmente due. La provetta con il fondo conico e il tappo a vite, come quelle che si usano nei laboratori di analisi. Con una spesa irrisoria ci si procura un calamaio universale che non sarà il massimo dell’estetica ma lo è sicuramente in quanto a praticità. Oppure si può sempre tenere un calamaio “di lusso” dopo averlo utilizzato, lavarlo e trasferirci il Diamine. Ottimi da questo punto di vista sono i calamai degli inchiostri Pilot Iroshizuku o quelli dei Jentle Inks Sailor con l’inserto, ma anche i Lamy non sono male, perché sono disegnati in modo tale da consentire il pescaggio dell’inchiostro fino all’ultima goccia o quasi.
Infatti il prezzo è uno dei punti forti di questo inchiostro. Il calamaio contiene ben 90 ml di inchiostro e viene venduto a 10-12 Euro. Ovvero 12 centesimi circa al millilitro. Non siamo al livello degli 8,75 centesimi al millilitro degli inchiostri Diamine, ma è comunque la metà rispetto agli inchiostri di fascia media, che allo stesso prezzo offrono un calamaio da 50 millilitri, ovvero quasi la metà. Una pagina A4 scritta fronte retro con il Diamine mi costa 0,75 centesimi. Di fronte a queste due considerazioni, mi sento di promuovere questo inchiostro su tutta la linea. Come ho già scritto, un prodotto “no frills”, nel quale i costi accessori (packaging e presentazione) sono ridotti al minimo. Filosofia “no frills” che si riflette anche nei nomi degli inchiostri. Niente nomi del tipo “Azzurro del cielo di Ferragosto a mezzogiorno e un quarto”, ma semplice indicazione: nero, blu, blu-nero, rosso, … Quel che conta è l’inchiostro e da questo punto di vista il Monteverde ha tutte le carte in regola e un asso nella manica per diventare un cavallo di battaglia.
Prestazioni
L’asso nella manica, come sostiene la casa, è la ITF (Ink Treatment Formula), una formulazione speciale che dovrebbe garantire prestazioni miracolose, e tra loro contrastanti. Stando alla pubblicità, dovrebbe migliorare la lubrificazione, garantire la protezione del pennino e dell’alimentatore, estendere il tempo di permanenza della penna senza cappuccio e accorciare i tempi di asciugatura sulla carta. Ce n’è abbastanza per essere quantomeno perplessi. Mi vengono in mente le affermazioni di certi dispositivi magici che dovrebbero dimezzare il consumo dell’automobile o l’ingrediente segreto di un vetro antiproiettile di celentaniana memoria. Ce n’è abbastanza per farsi venire la voglia di curiosarci dentro. Ovvero, quando il pennino incontra la carta.
E vuoi vedere che hanno ragione? Fin dalle prime righe mi sono accorto di avere un inchiostro che va benissimo sulla maggior parte delle penne, escluse forse quelle dal flusso molto abbondante, gli annaffiatoi, per capirci. Il flusso è molto abbondante, tutte le altre caratteristiche sono dignitosamente sopra la sufficienza tranne il tempo di asciugatura e la resistenza all’acqua. Il giudizio diventa ancor più positivo se insieme alle prestazioni si guarda anche al cartellino del prezzo. Un vero inchiostro da uso quotidiano, che si può consumare a litri senza paura di andare in bancarotta, insomma. In questi mesi l’ho utilizzato su diverse penne, dalla Pelikan M205 con pennino medio fino alla Twsbi VAC 700 con pennino fine, passando per Faber Castell e la stessa “Invincia” a cartuccia, e in tutte mi sono trovato bene. Il fatto poi che, caso più unico che raro, la versione in cartuccia e quella in calamaio siano praticamente indistinguibili è un plus non indifferente, per chi usa penne a converter e vuole portare con sé un pacchetto di cartucce da usare in caso di emergenza.
Flusso e lubrificazione
La prima risposta, che secondo il buon Mike è quella che vale, è: “URCA!”. Un flusso abbondante ma non abbondantissimo, che si sposa alla perfezione con la maggior parte delle penne. A parte forse la Pelikan M205, non ho trovato una penna che mi abbia dato problemi, comprese quelle un pochino problematiche. Se la ITF è davvero una formula speciale e non una boutade pubblicitaria, qui è dove fa la differenza. Per dare un confronto, siamo al livello di alcuni inchiostri Herbin. A volte si ha l’impressione di scrivere con l’acqua, tanto l’inchiostro è fluido sulla carta.
Oltre al flusso la ITF sembra migliorare anche la lubrificazione. Non è un inchiostro che rimedia ad un pennino che gratta, ma se la penna non ha problemi, l’esperienza di scrittura è particolarmente fluida. Le ripartenze sono molto buone e i salti di tratto praticamente assenti. La resistenza al “fermo penna” è ottima, sia nel caso di permanenza senza cappuccio che di inutilizzo della penna per lungo tempo. Nel primo caso non ho avuto problemi di ripartenze anche dopo qualche minuto e nel secondo dopo 15 giorni di inutilizzo la mia Faber Castell Ondoro, che sembra essere problematica da questo punto di vista, è ripartita senza esitazioni al primo colpo, con il tratto che era solo un pochino più scuro del normale ma che si è progressivamente schiarito, stabilizzandosi dopo una decina di righe. Da questo punto di vista, molto meglio delle cartucce di Pelikan 4001 Royal Blue.
Aspetto cromatico
E’ un blu nero. O forse no. Nel senso che appena steso sulla carta, sembra un verde nero. Poi, man mano che l’inchiostro asciuga, la componente verde se ne va, il tratto schiarisce e resta un blu-grigio, più grigio che blu, con una leggerissima componente purpurea. La componente blu è presente ma non è quella principale, nell’ordine è un blu-grigio-porpora che a me non dispiace affatto, ma chi non ama i colori smorti farebbe bene a tenersi alla larga. Tra gli inchiostri che ho usato, quello che si avvicina di più è il Pelikan Edelstein Tanzanite, che però costa il doppio e in termini di flusso, è ancora più esagerato. Non è un inchiostro molto saturo, e lo si vede bene dalla prova di resistenza all’acqua. Il colore è influenzato molto dal tipo di penna. Se è una penna dal flusso magro, assomiglia ad un grigio chiaro, e si scurisce man mano aumentando il flusso. Nel primo caso si potrebbe avere qualche problema di fotocopi abilità e leggibilità. Anche se personalmente non mi crea alcun problema, quest’ultimo aspetto non è da trascurare, perché il colore dell’inchiostro tende a confondersi con quello della quadrettatura dei quaderni Rhodia/Clairefontaine, e questo per qualcuno potrebbe essere fastidioso. L’utilizzo di una penna dal flusso magro acuisce il fenomeno, perché la saturazione diminuisce. Le sfumature sono visibili (niente effetto pennarello) ma non sono il punto forte, come nei Pilot Iroshizuku. Meritano una sufficienza dignitosa ma non il massimo dei voti. E’ un inchiostro utilitario, che punta più sull’esperienza di scrittura che non sull’aspetto della stessa. Mi fa quasi pensare che il colore ideale per questo inchiostro sia il nero. Il colore indicato sulla scatola e sulla boccetta non è rappresentativo dei risultati che ho ottenuto nelle mie penne, la componente blu che ho riscontrato io è molto minore di quella che si potrebbe pensare di avere guardando la tonalità riportata sulla scatola. Sto usando questo inchiostro da mesi, sono al secondo calamaio e oltre la decima scatola di cartucce. Per ora anche gli appunti che ho scritto all’inizio sono rimasti leggibilissimi. Non ho fatto prove di resistenza alla luce.
Feathering/Bleed Through
E’ un inchiostro molto fluido. Punto. A volte si ha l’impressione di scrivere con l’acqua. Può quindi dare problemi di feathering con penne dal flusso abbondante e carta scadente. Più che spiumare, il tratto tende ad allargarsi in maniera uniforme, come se si scrivesse con un pennino più largo o con un inchiostro diluito con acqua. Sulla carta premium Clairefontaine non ci sono problemi, ma l’utilizzo su carte scadenti potrebbe dare qualche problema. Meno critico invece il Bleed Through, in questo caso aiuta molto il fatto che l’inchiostro non è molto saturo e tende a spargersi sulla carta più in senso orizzontale che verticalmente nello spessore. Che sia merito della ITF? Sinora non ho avuto particolari problemi, ma insieme i due aspetti non vanno oltre una dignitosa sufficienza, per il fatto che richiedono cautela.
Asciugatura/Resistenza all’acqua
E’ un inchiostro a base di pigmenti organici (non ferro gallico) e non viene dato come permanente. La scansione allegata si riferisce ad un caso limite, la carta Clairefontaine da 90 g/m^2 è vellutata. Non assorbendo l’inchiostro, porta a tempi di asciugatura più lunghi di altre carte più porose. Qui il Monteverde Blue, o la sua ITF paga il pegno della sua elevata fluidità. Per metterlo fuori pericolo su carta Clairefontaine ci vogliono più di 15 secondi, che restano comunque quasi 10 su carte più porose. Bisogna stare molto attenti ed evitare di girare pagina in fretta, per evitare di far sbavare le ultime righe. Una volta che l’inchiostro si è asciugato, a meno di non avere una sudorazione alle mani particolarmente copiosa, l’inchiostro è abbastanza resistente al contatto accidentale con i polpastrelli. Si possono girare le pagine toccando il testo scritto con le dita senza paura di creare sbavature.
La resistenza al lavaggio vero e proprio invece è problematica. A meno che non lo si usi su una carta che lo assorbe bene, se ci si rovescia sopra dell’acqua, si perde la leggibilità. Il fenomeno è particolarmente evidente perché l’inchiostro non è molto saturo. Io non sono solito mettere in ammollo i miei appunti, ma se per qualcuno questo rappresenta un problema, farebbe bene a tenersi alla larga da questo inchiostro e puntare su altri con maggiori caratteristiche di permanenza. La scarsa resistenza al lavaggio diventa invece un vantaggio non trascurabile quando si tratta di rimuoverne le tracce. Fino ad ora non ho riscontrato particolari problemi nel de-inchiostrare le penne sulle quali l’ho usato, comprese le demonstrator e il calamaio Visconti. E' uno degli inchiostri più facili da rimuovere, non lascia residui nelle penne ed è sufficiente un blando lavaggio per rimuovere qualsiasi traccia.
Utilizzo consigliato
Ambienti di lavoro.
Per molti ma non per tutti. La tonalità si adatta alla maggior parte delle situazioni. Ci sono però due cose che si devono mettere nel conto. La prima è che la saturazione non molto elevata potrebbe dare qualche problema di leggibilità o fotocopiabilità, soprattutto nelle penne dal flusso magro e in presenza di rigatura o quadrettatura di colore simile o molto pronunciata. Altre situazioni critiche sono la carta colorata e quella scadente. Nel primo caso il colore della carta fa a pugni con la scarsa saturazione dell’inchiostro e nel secondo l’elevata fluidità potrebbe allargare il tratto a dismisura. La seconda è insita nella tonalità stessa dell’inchiostro, che comunica un certo distacco e quindi va bene per le comunicazioni formali ma potrebbe essere un ostacolo in quelle informali. In pratica si ha la quasi matematica certezza che il lettore si concentrerà sul contenuto del testo e metterà da parte la forma, ma la leggibilità in alcune situazioni potrebbe non essere ideale. Una volta trovata la combinazione inchiostro-penna che combina una buona leggibilità senza eccessivi problemi di flusso, lo si può quindi usare in molte situazioni ma conviene avere un backup, ovvero un più tradizionale inchiostro blu o nero.
Studenti.
Attenzione alla qualità della carta ed alla rigatura del quaderno! Il flusso abbondante lo rende un toccasana quando si devono prendere appunti scrivendo molto velocemente. Situazione in cui se ne apprezza anche il costo contenuto, che permette di usarne in abbondanza. Inoltre il colore grigio-blu fa si che nella successiva fase di studio e ripasso, qualsiasi cosa evidenziata o sottolineata con un altro colore salti immediatamente all’occhio. Infatti questo è uno dei motivi per cui lo sto usando in quantità industriale per prendere appunti. Questo però a condizione che la carta sia di qualità almeno media (o non si abbia una grafia minuta) e che la rigatura del quaderno non interferisca. Altro vantaggio non trascurabile è la somiglianza speculare tra la versione in cartuccia e quella in calamaio. Si può uscire di casa con il converter pieno e tenere il pacco di cartucce di scorta. Se siete i tipi che passano gli appunti, ci potrebbe essere qualche problema di fotocopiabilità. Compiti in classe ed esami sono un po’ più critici, soprattutto se i fogli vengono forniti dalla scuola. Come per gli ambienti di lavoro, il numero di situazioni in cui lo si riesce ad usare dipende molto dal matrimonio penna-inchiostro, che ne influenza molto la combinazione di saturazione (e quindi di tonalità) e flusso. Infine sottolineo, ancora una volta, la scarsa resistenza all’acqua. Se gli appunti finiscono in ammollo, il disastro è assicurato.
Correzioni/Annotazioni.
Da escludere. E’ un inchiostro che passa troppo inosservato rispetto al nero della stampa per consentirne l’utilizzo per evidenziare, annotare o correggere del testo. Tanto vale annotare o correggere a matita. Finirebbe per confondersi con quest’ultimo. Quelli che sono pregi (sobrietà e distacco) diventano in questo caso difetti.
Personale.
Per pochi. O si è come il sottoscritto e si amano i colori smorti, oppure è meglio stare alla larga. E’ un inchiostro che comunica distacco e malinconia. Il termine che mi viene in mente per definirlo è “invernale”. Ricorda il grigio del cielo in un giorno di inverno. Si corre il rischio di passare inosservati. Ideale per uno come me che è intrinsecamente orso, ma se siete dei tipi gioiosi e solari, quelli che non esistono gli sconosciuti ma solo le persone che non si è ancora avuta l’occasione di incontrare, beh, meglio stare alla larga… Una dichiarazione d'amore vergata in bella calligrafia con il Monteverde Blue-Black rischia di ottenere l'effetto opposto, a meno che non stiate tentando di sedurre Morticia Addams.
Conclusioni
Al di là della particolare tonalità di blu-grigio, che sicuramente molti troveranno insignificante, è un inchiostro che va molto bene in certe situazioni ma non è indicato in altre. Quindi il suo utilizzo è fortemente influenzato dalla situazione personale. Io lo sto usando in quantità industriale per prendere appunti. Mi aiuta a scrivere velocemente e compensa le criticità di flusso di alcune penne, come la TWSBI VAC 700 quando la si usa per molto tempo senza interruzioni e l’alimentatore tende ad andare in crisi. La facilità di ripartenza è un altro vantaggio quando si prendono appunti in maniera intermittente, perché non è necessario correre a mettere il tappo sulla penna per evitare che si asciughi. Sulla carta Clairefontaine che uso per prendere appunti va benissimo, devo solo contare fino almeno a dieci prima di girare pagina. Quando rivedo gli appunti faccio ulteriori annotazioni utilizzando matite e penne dai colori vivaci, che risaltano benissimo sulla tonalità spenta di questo inchiostro. In pratica mi basta guardare la pagina perché quel che mi serve salti subito all’occhio. Per altri usi però preferisco un più classico blu, come il Diamine Presidential Blue, per citare un altro inchiostro che uso in quantità industriali. A chi fosse incuriosito consiglio una prova su diverse penne.
Riuscendo a convivere con la tonalità e i difetti, se ne apprezzano i pregi, flusso, scorrevolezza e costo. Non siamo ai livelli di Diamine, ma poter scrivere per almeno 1500 pagine A4 fronte retro con una spesa intorno ai 10 Euro non è un vantaggio trascurabile e una delle ragioni che lo mettono tra i miei inchiostri preferiti per prendere appunti. Nel mio caso i pregi superano di gran lunga i difetti e la tonalità è tra quelle che apprezzo, al punto che ho già messo nel conto di provare il Pilot Iroshizuku fuyu syogun (Old Man Winter), che mi aspetto molto simile nel colore, un po’ meno generoso come flusso ma sicuramente superiore nelle sfumature. La disponibilità sia in calamaio che in cartuccia è un altro plus, al momento ho le due Dolce Vita (a cartuccia e pistone) inchiostrate con questo blu-nero, e le sto usando in maniera intercambiabile, a seconda delle situazioni in cui mi capita di scrivere. A meno che il Pilot non si riveli veramente superiore in termini di prestazioni, non ho al momento intenzione di abbandonare questo inchiostro.
Rinnovo i ringraziamenti a Laura di “Goldpen”, per avermi messo a disposizione questo inchiostro, spingendomi a farne la recensione.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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Ottima recensione come sempre. Ormai le attendo con impazienza!
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Odio il nero (tranne che sui vestiti perché "mi slancia") e detesto il blu scuro ma ... Phormula, lo sai che è proprio bello questo Monteverde!
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Complimenti davvero per l'approfondita recensione!
Cordialità.
Marco
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Monteverde Blue-Black - Recensione
Purtroppo, leggo solo ora: caspita, questa sì che è una recensione!
Stupenda, complimenti.
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Alberto Casirati
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Ciao Phormula, in seguito a questa tua recensione, ho preso questo inchiostro che oltre ad avere le esatte caratteristiche da te elencate, è un inchiostro che mi piace tantissimo sia per il colore sia per il flusso
Grazie!!!
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Maruska
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Per avere un paragone, rispetto al blue Black della Pelikan è più carico?
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No, meno, è più grigio.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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Complimenti per l'esaustività della recensione, prenderò appunti!