Quanto vale la penna che compriamo?

I problemi che incontriamo nel mondo delle Penne, oltre quelli generali. Parliamone.
cassullo

Quanto vale la penna che compriamo?

Messaggio da cassullo »

Ciao a tutti , porgo una domanda probabilmente sciocca o insensata ;
ma alla fine quanto vale realmente il prodotto penna stilografica che acquistiamo ?
Esempio :
Delta Dolcevita Fusion , euro 300 di cui 63 di Iva 21%
un altro 30 % quindi 90 euro per il guadagno del negoziante o forse più ?
Quindi da 300 sottraiamo 153 , costo penna 147 ?
Molti giustamente (compreso me) si lamentano alle volte che una penna che costa 300 euro non scrive bene
ed imputiamo alla ditta produttrice di non essere seria a vendere un prodotto difettoso per quella cifra ,
ma a quanto pare noi possiamo dare la colpa all'azienda solo per la metà dell'esborso del nostro denaro .
Come funziona il meccanismo ? Mi potete aiutare a capire tutta la filiera ??
Quanto vale alla fine veramente una stilografica ? Sono ignorante lo sò ma mi godo la mia pazzia in serenità . :mrgreen:
Grazie e salutoni .
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vikingo60
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Messaggio da vikingo60 »

Anche se siamo OT,mi limito a dire che molte volte ho pensato a questo,ma non sono riuscito a trarne conclusioni valide.E' evidente che il margine per i rivenditori c'è,e non deve neanche essere tanto piccolo.
Alessandro
cassullo

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Messaggio da cassullo »

Ciao Alessandro , se ritieni opportuno puoi spostare questo mio intervento nella sezione che ritieni più
adatta a questo tipo di discussione .
Salutoni .
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ornella
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Messaggio da ornella »

Volevo rispondere alla domanda:"quanto vale realmente il prodotto che acquistiamo", naturalmente è una domanda che ci possiamo porre su qualsiasi prodotto e non solo sulle penne stilografiche e naturalmente più o meno i passaggi sono gli stessi per tutti i prodotti, ma soprattutto per l'abbigliamento le cose sono ancora più evidenti considerato che un articolo che acquistiamo prima di Natale, dopo Natale lo troviamo nelle vetrine anche al 50%, allora quanto è il ricarico del negoziante in questo caso? Sulle penne non esistono i "saldi" e questo perchè il ricarico non permette di farli, si possono trovare degli sconti o delle occasioni su qualche articolo che si vende poco o di qualche negoziante che vuole monetizzare per reinvestire. La maggior parte delle case di penne ha il suo prezzo di listino quindi i prezzi delle penne non li fanno i negozianti e considerate le spese per la tenuta in vita di un negozio e il calo delle vendite degli ultimi anni, da negoziante vi dico che è davvero difficile resistere.
Ornella
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cassullo

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Messaggio da cassullo »

Ciao Ornella , ma alla fine alla domanda non hai risposto .......
Io mi occupo di automobili , anche la Fiat ha il suo prezzo di listino ,
ma alle concessionarie l'auto viene consegnata ad un costo scontato del 30 % ,
pertanto eliminando un altro 21 % di IVA l'auto che noi acquistiamo perde di
colpo il 50 % del suo valore appena usciamo dalla concessionaria !
Salutoni .
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Messaggio da Phormula »

L'automobile non fa testo, il costo degli investimenti pubblicitari "pesa" sul prezzo finale per oltre il 10%. Inoltre per sviluppare un nuovo modello si devono mettere nel conto investimenti di parecchi milioni di Euro, che vanno recuperati durante il (sempre più breve) ciclo di vita del prodotto. A questo si aggiunge lo spostamento del prodotto su lunghe distanze e l'accantonamento che andrà a coprire i costi di garanza, dal momento che è difficile che una macchina arrivi alla fine del periodo di garanzia senza interventi di manutenzione. Una stima "circa meno quasi" del prezzo di realizzazione di una vettura (materiali + manodopera + energia) è il 25, massimo 30% del vendita. Il resto, dedotto il margine del venditore, sono costi logistici e finanziari.

Ogni prodotto ha una sua struttura costi e non si può generalizzare. Case come Mont Blanc devono investire tantissimo in pubblicità, per mantenere alta l'immagine del prodotto, altre possono cavarsela con investimenti sostanzialmente inferiori. Anche nello stesso abbigliamento i margini possono essere diversi tra capi di moda che durano una stagione (e se invenduti vanno al macero) e capi più classici che possono essere venduti per anni.

Secondo me Delta ha prezzi molto validi, considerati i materiali utilizzati, la qualità di realizzazione e l'innegabile fatto che si tratta di un marchio premium, non di un produttore di penne scolastiche che si vendono a prezzo e di una azienda che non utilizza canali discount per vendere i propri prodotti.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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Quanto vale la penna che compriamo?

Messaggio da piccardi »

Ho diviso l'argomento e l'ho spostato in un forum più attinente.
Rinnovo l'invito a creare nuovi argomenti di discussione, per facilitare anche chi poi verrà a cercare informazioni.

Simone
Questo è un forum in italiano, per pietà evitiamo certi obbrobri linguistici:
viewtopic.php?f=19&t=3123
e per aiutare chi non trova un termine:
viewtopic.php?f=19&t=1758
cassullo

Quanto vale la penna che compriamo?

Messaggio da cassullo »

Ciao , come mai Per la Dolcevita Fusion è stato deciso di realizzare il fusto in celluloide ?
Dal vivo la differenza con la resina metacrilata usata per la serie classica Dolcevita non si nota ,
ed anche al tatto la differenza è pressochè nulla .
Si sarebbe potuto mantenere un prezzo più basso usando appunto la resina , un materiale anche più stabile .
Salutoni .
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Messaggio da vikingo60 »

cassullo ha scritto:Ciao , come mai Per la Dolcevita Fusion è stato deciso di realizzare il fusto in celluloide ?
Dal vivo la differenza con la resina metacrilata usata per la serie classica Dolcevita non si nota ,
ed anche al tatto la differenza è pressochè nulla .
Si sarebbe potuto mantenere un prezzo più basso usando appunto la resina , un materiale anche più stabile .
Salutoni .
Non conosco i motivi per cui sulla Delta Dolcevita Fusion è stata usata la celluloide;tuttavia ho potuto tenerla in mano,e si nota il peso più leggero,dovuto appunto alla celluloide;inoltre ne ha anche il tipico odore.
Alessandro
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Quanto vale la penna che compriamo?

Messaggio da giannidr »

Non sei ignorante Costantino, la domanda è lecita.
Rispondere però tecnicamente alla tua domanda, significa analizzare una serie di variabili che si studiano in economia applicata e nei principi e strumenti di marketing. Ma in primis, se accetti un prodotto e quindi il suo prezzo, e quindi indirettamente quanto vale quel prodotto che compriamo,devi accettare le regole del mercato capitalistico, piaccia o non piaccia.
In sintesi, ma molto in sintesi, il criterio in prevalenza utilizzato dalle imprese per la determinazione del prezzo di vendita è quello dei costi per la produzione del bene che comprende il costo dei materiali, del lavoro, dell'organizzazione e così via... E quindi anche il ricarico del negoziante si basa su questa regola. Il tutto viene stabilito dal posizionamento del prodotto nella rete di vendita.
Voglio evitare di passare per il solone di turno, quindi fai una ricerca in rete cercando alla voce
"determinazione del prezzo di vendita di un prodotto" e si apre un mondo di regole economiche molto interessante anche a chi, come me, avrebbe bisogno di ripassare concetti di economia studiati all'università molti anni fa.
"Quando si scrive delle donne, bisogna intingere il pennino nell'arcobaleno". Denis Diderot

Gianni
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Messaggio da fabri00 »

cassullo ha scritto:Ciao a tutti , porgo una domanda probabilmente sciocca o insensata ;
ma alla fine quanto vale realmente il prodotto penna stilografica che acquistiamo ?
Esempio :
Delta Dolcevita Fusion , euro 300 di cui 63 di Iva 21%
un altro 30 % quindi 90 euro per il guadagno del negoziante o forse più ?
Quindi da 300 sottraiamo 153 , costo penna 147 ?
.
La ditta per cui lavoro produce cose molto diverse dalle penne, e nel nostro caso il margine del negoziante e'molto superiore al 30% che hai indicato.
Neofita a chi ?
cassullo

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Messaggio da cassullo »

Grazie , le vostre risposte sono molto interessanti ,
vi leggo con piacere perché questo arricchisce il mio
bagaglio culturale .
Salutoni .
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Messaggio da Phormula »

fabri00 ha scritto:
La ditta per cui lavoro produce cose molto diverse dalle penne, e nel nostro caso il margine del negoziante e'molto superiore al 30% che hai indicato.
Ci sono poi i casi di prodotti che vengono venduti in perdita, perchè il guadagno è sul post-vendita.
Ad esempio i cellulari legati a piani telefonici o le macchinette per il caffè in cialde.
Paradossalmente una penna stilografica potrebbe essere venduta in perdita, se fosse impossibile utilizzarla con inchiostri diversi da quelli della casa.
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Messaggio da AeRoberto »

Phormula ha scritto:
fabri00 ha scritto:
La ditta per cui lavoro produce cose molto diverse dalle penne, e nel nostro caso il margine del negoziante e'molto superiore al 30% che hai indicato.
Ci sono poi i casi di prodotti che vengono venduti in perdita, perchè il guadagno è sul post-vendita.
Ad esempio i cellulari legati a piani telefonici o le macchinette per il caffè in cialde.
Paradossalmente una penna stilografica potrebbe essere venduta in perdita, se fosse impossibile utilizzarla con inchiostri diversi da quelli della casa.
Facevo parecchio tempo fa l'esempio delle cartucce come metodo per le aziende di guadagnare sul post-vendita, credo tipico del mercato giapponese, in cui il caricamento a cartucce domina il mercato.
Riguardo il costo reale delle penne non ne ho la più pallida idea, ma per permettere a negozi di sopravvivere esclusivamente con queste, il ricarico non può essere troppo basso, visti i ridotti numeri di vendita.
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Messaggio da A Casirati »

Non sono un rivenditore di penne e dunque non conosco le regole "medie" di questo mercato al dettaglio.
Tuttavia, un argomento da tenere presente è anche quello della percezione del valore da parte dell'acquirente. Che non necessariamente è legata alle effettive caratteristiche di quel bene.
Vale per ogni tipologia di prodotto. Raramente l'effettiva qualità di un bene ne determina in modo preponderante il prezzo. Specialmente nel caso di beni voluttuari, come le stilografiche di pregio medio/alto.
Così succede, ad esempio, che il consumatore meno informato sia disposto a spendere 500 € per una stilografica di una certa marca (evito esempi per ovvie ragioni) ma non voglia fare altrettanto per una penna dello stesso livello qualitativo di un'altro produttore.
Naturalmente, questo complica molto le cose per il rivenditore ed anche per i produttori, che infatti, negli ultimi 50 anni, hanno investito mediamente sempre di più nella promozione dei propri prodotti, toccando temi via via più lontani da quelli relativi alle caratteristiche oggettive dei beni che desiderano vendere.

In sintesi, esistono almeno due tipi di valore: quello intrinseco ed oggettivo (materiali, funzionalità, affidabilità, durata, praticità, servizio d'assistenza, garanzia etc...) e quello percepito (abilità del marchio ad ingenerare nell'acquirente un desiderio legato all'immagine del prodotto, vissuta come immagine di sé).
Attualmente, il secondo va per la maggiore, ma non inganna il conoscitore.

P.S.: penso che il negoziante punti comunque, anche per la copertura dei propri costi fissi, a raddoppiare il prezzo del produttore o del grossista.
Alberto Casirati
"Just my two pence, of course"
La penna è un po’ come la cravatta: una sola non basta” (Umberto Legnani)
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