L'importanza di uno stato d'animo positivo per scrivere bene
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L'importanza di uno stato d'animo positivo per scrivere bene
Non so se è un nuovo argomento, ma è da qualche giorno che mi faccio questa domanda: quanto è importante uno stato d'animo positivo per avere una bella grafia?
La risposta non la conosco, da alcuni giorni mi sento estremamente agitato e poco incline alla concentrazione, ho provato a scrivere e fare gli esercizi di calligrafia, il risultato è che scrivo in maniera tremolante ed incerta, quindi chiudo tutto metto i pennini nella scatoletta e passo ad altro.
A voi è mai successo?
La risposta non la conosco, da alcuni giorni mi sento estremamente agitato e poco incline alla concentrazione, ho provato a scrivere e fare gli esercizi di calligrafia, il risultato è che scrivo in maniera tremolante ed incerta, quindi chiudo tutto metto i pennini nella scatoletta e passo ad altro.
A voi è mai successo?
Non è importante sapere dove va il treno, l’importante è prenderlo....
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L'importanza di uno stato d'animo positivo per scrivere bene
E come no!
I giorni non sono tutti uguali ... grazie a Dio, aggiungo!
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L'importanza di uno stato d'animo positivo per scrivere bene
Sposto qui l'argomento ...a tema filosofico e decisamente impegnativo... 
Come dice giustamente Alessandro, non tutti i giorni sono uguali...
Disegnare e fare esercizi di calligrafia riesce difficile anche a me quando qualcosa mi turba e non sono serena, quando una persona cara ha un problema che non sono in grado di risolvere, quando qualcuno mi ferisce, e sto male. Capita.
In quei momenti riesco però a scrivere, lo stesso, e scrivo senza badare alla grafia e senza pensare se sia il caso di usare la penna o una tastiera. Scrivo ciò che provo, oppure scrivo e basta e invento racconti o poesie o pensieri in libertà cui poi difficilmente riesco a dare un senso a breve termine. Ma anni dopo mi capita di rileggere ciò che chissà perché, ho conservato. E solo allora leggo, oltre alle parole, il loro senso.
Non si smette mai di crescere.

Come dice giustamente Alessandro, non tutti i giorni sono uguali...
Disegnare e fare esercizi di calligrafia riesce difficile anche a me quando qualcosa mi turba e non sono serena, quando una persona cara ha un problema che non sono in grado di risolvere, quando qualcuno mi ferisce, e sto male. Capita.
In quei momenti riesco però a scrivere, lo stesso, e scrivo senza badare alla grafia e senza pensare se sia il caso di usare la penna o una tastiera. Scrivo ciò che provo, oppure scrivo e basta e invento racconti o poesie o pensieri in libertà cui poi difficilmente riesco a dare un senso a breve termine. Ma anni dopo mi capita di rileggere ciò che chissà perché, ho conservato. E solo allora leggo, oltre alle parole, il loro senso.
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"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
Daniela
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Bisogna ricordare che la grafia riflette la nostra personalità e le continue variazioni del nostro stato d'animo.Anche dell'età che avanza (purtroppo!).
Ecco perchè in persone molto sensibili la grafia può variare di giorno in giorno.
Non vorrei tediarvi con cenni di malattie che rendono la grafia molto diversa nel tempo.
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Alessandro
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Alessandro, non è affatto un argomento tedioso, anzi...
(magari ci farai solo venire qualche paranoia...
)
A me capita di scrivere con grafia molto, molto differente, dipendentemente da cosa devo scrivere. Un po' è anche un vezzo. Alta e diritta, per appunti e biglietti informali, con qualche abbellimento. Corsivo all'inglese, veloce. Simil-cancelleresca...insomma dipende da come "mi gira". Ma non sono la sola. Tempo fa ero nello studio di un amico carissimo che doveva scrivermi un appunto e prima di poggiare la penna sul foglio, ha sollevato il capo e come assorto mi ha guardata. Due secondi dopo, notando il mio sguardo interrogativo, ha detto, come fra sé e sé: " Non so ancora con quale calligrafia scrivere"...così ho capito che la mia "malattia" non è poi così rara...
(magari ci farai solo venire qualche paranoia...

A me capita di scrivere con grafia molto, molto differente, dipendentemente da cosa devo scrivere. Un po' è anche un vezzo. Alta e diritta, per appunti e biglietti informali, con qualche abbellimento. Corsivo all'inglese, veloce. Simil-cancelleresca...insomma dipende da come "mi gira". Ma non sono la sola. Tempo fa ero nello studio di un amico carissimo che doveva scrivermi un appunto e prima di poggiare la penna sul foglio, ha sollevato il capo e come assorto mi ha guardata. Due secondi dopo, notando il mio sguardo interrogativo, ha detto, come fra sé e sé: " Non so ancora con quale calligrafia scrivere"...così ho capito che la mia "malattia" non è poi così rara...

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Allora mi limito ad un esempio (ma non abbiate paura!Non diventiamo ipocondriaci
! ).
Spesso chi tende a scrivere con caratteri sempre più piccoli,diversi da quelli di anni prima (micrografia) può mostrare i primi segni del Morbo di Parkinson.
Soltanto in un secondo momento la grafia diventa tremante.

Spesso chi tende a scrivere con caratteri sempre più piccoli,diversi da quelli di anni prima (micrografia) può mostrare i primi segni del Morbo di Parkinson.
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Alessandro
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Siii! Capita anche a me!!! Capisco bene la faccenda.. Ci sono giorni (per fortuna pochi!) in cui la mia grafia proprio non mi piace.. La sento e la vedo diversa, il tratto non è quello è "agitata", quasi fuori controllo.. Mi arrabbio sempre quando incappo in queste giornate..
Oppure mi capita come dice Daniela, di avere una grafia diversa a seconda di cosa sto scrivendo, soprattutto se mi cimento in bigliettini e decorazioni.. Io ho una grafia "dritta" cioè che non pende né a destra ne' a sinistra ma se devo scrivere un bigliettino, quasi automaticamente inclino la grafia a destra e mi viene fuori una strana specie di grafia calligrafica pseudo cancelleresca.. Oppure, se scrivo in inglese, la mia grafia cambia decisamente.. Forse a causa del diverso modo di "legare" insieme le lettere..e prediligo scrivere in stampatello.. Credo la mano segua inconsciamente qualcosa dentro di noi..
Così come ci sono giorni in cui la mia grafia e' decisamente più bella..
Ah, ho notato che è soggetta a variazioni anche la pressione sul foglio mentre scrivo e la pressione sull'impugnatura della penna..
Bell'argomento.. Un codice emotivo che passa sulla carta attraverso la scrittura.. Quanto siamo magnificamente complicati..
Oppure mi capita come dice Daniela, di avere una grafia diversa a seconda di cosa sto scrivendo, soprattutto se mi cimento in bigliettini e decorazioni.. Io ho una grafia "dritta" cioè che non pende né a destra ne' a sinistra ma se devo scrivere un bigliettino, quasi automaticamente inclino la grafia a destra e mi viene fuori una strana specie di grafia calligrafica pseudo cancelleresca.. Oppure, se scrivo in inglese, la mia grafia cambia decisamente.. Forse a causa del diverso modo di "legare" insieme le lettere..e prediligo scrivere in stampatello.. Credo la mano segua inconsciamente qualcosa dentro di noi..
Così come ci sono giorni in cui la mia grafia e' decisamente più bella..
Ah, ho notato che è soggetta a variazioni anche la pressione sul foglio mentre scrivo e la pressione sull'impugnatura della penna..
Bell'argomento.. Un codice emotivo che passa sulla carta attraverso la scrittura.. Quanto siamo magnificamente complicati..
Beatrice
L'importanza di uno stato d'animo positivo per scrivere bene
Sicuramente la stilografica attenua le differenze, mentre la sfera le accentua. Mi ricordo che quando ancora la usavo, c'erano giorni in cui sembrava una zappa e si piantava nel foglio 

- Ottorino
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Direi che lo stato d'animo si rifletta su tutto, non solo sulla calligrafia.
Mi diletto di falegnameria.
Ci sono giorni in cui cosa devo fare è chiarissimo e ci vuole un attimo a portare a termine un lavoro. Col minimo dello spreco e senza pianificare il lavoro-
Altri giorni in cui mi ritrovo un sacco di listelli, listellini, pezzettini, e il lavoro non è nemmeno cominciato.
Siccome sono verde dentro (nel senso di ambientalista, non di invidia), quei giorni sono veramente neri. Non solo non ho finito il lavoro che volevo, ma ho anche buttato via del materiale che è costato tempo e fatica.
Con gli anni ho imparato a evitare di lavorare in quei giorni.
Sono d'accordo con Maurao. Meglio fare altro. Al limite nulla.
Mi diletto di falegnameria.
Ci sono giorni in cui cosa devo fare è chiarissimo e ci vuole un attimo a portare a termine un lavoro. Col minimo dello spreco e senza pianificare il lavoro-
Altri giorni in cui mi ritrovo un sacco di listelli, listellini, pezzettini, e il lavoro non è nemmeno cominciato.
Siccome sono verde dentro (nel senso di ambientalista, non di invidia), quei giorni sono veramente neri. Non solo non ho finito il lavoro che volevo, ma ho anche buttato via del materiale che è costato tempo e fatica.
Con gli anni ho imparato a evitare di lavorare in quei giorni.
Sono d'accordo con Maurao. Meglio fare altro. Al limite nulla.
C'è rimedio ? Perché preoccuparsi ? Non c'è rimedio ? Perché preoccuparsi ?
Un bel panorama si vede dopo una bella salita
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- giannidr
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L'importanza di uno stato d'animo positivo per scrivere bene
Tutti sappiamo che la scrittura può essere considerata il DNA dell’inconscio, lo specchio del sé profondo, la proiezione simbolica dell’io.
Avete toccato il tasto della psicologia della scrittura che dà l'opportunità di capire le tendenze e gli impulsi personali profondi.
Avere uno stato di animo negativo non è detto che è sempre negativo per scrivere bene. Il fatto di essere rilassati o concentrati, credo, sia diverso ben diverso dall'essere positivo o negativo.
Avete toccato il tasto della psicologia della scrittura che dà l'opportunità di capire le tendenze e gli impulsi personali profondi.
Avere uno stato di animo negativo non è detto che è sempre negativo per scrivere bene. Il fatto di essere rilassati o concentrati, credo, sia diverso ben diverso dall'essere positivo o negativo.
"Quando si scrive delle donne, bisogna intingere il pennino nell'arcobaleno". Denis Diderot
Gianni
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- scossa
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Hmmm... è un argomento "pericoloso".giannidr ha scritto:........
Avete toccato il tasto della psicologia della scrittura che dà l'opportunità di capire le tendenze e gli impulsi personali profondi.
.........
Quando ero giovane giocavo con diletto a scacchi, mi piaceva e mi divertivo; poi un giorno ho letto un libro: Psicologia del giocatore di scacchi, Reuben Fine psicologo e Grande Maestro di scacchi. Metteva in evidenza certi risvolti che, alla fine, hanno avuto l'effetto di togliermi il piacere del gioco per un bel po' di tempo.
Ecco, non vorrei che ad analizzare troppo la "psicologia del giocatore di stilografiche" la cosa si ripetesse.

Cordialità.
Marco
___
Se devi scegliere tra avere ragione ed essere gentile, scegli di essere gentile ed avrai sempre ragione.
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Beh ritengo che l'analisi psicologica è sempre potenzialmente pericolosa.. Personalmente sono molto attratta dai risvolti psicologici dei nostri comportamenti/approcci/manifestazioni.. Riflettono inevitabilmente ciò che siamo nel profondo, anche nella nostra più totale inconsapevolezza poiché spesso provengono da antri inconsci della nostra personalità..scossa ha scritto:Hmmm... è un argomento "pericoloso".giannidr ha scritto:........
Avete toccato il tasto della psicologia della scrittura che dà l'opportunità di capire le tendenze e gli impulsi personali profondi.
.........
Quando ero giovane giocavo con diletto a scacchi, mi piaceva e mi divertivo; poi un giorno ho letto un libro: Psicologia del giocatore di scacchi, Reuben Fine psicologo e Grande Maestro di scacchi. Metteva in evidenza certi risvolti che, alla fine, hanno avuto l'effetto di togliermi il piacere del gioco per un bel po' di tempo.
Ecco, non vorrei che ad analizzare troppo la "psicologia del giocatore di stilografiche" la cosa si ripetesse.
Ci spaventa senza dubbio ciò che non conosciamo di noi o magari ciò che non vorremmo ci venisse detto.. Io sono sempre pronta alla nuova scoperta di "me" anche se a volte può essere destabilizzante..
Ho un paio di libri di "grafologia" e mi diverto a leggerli e comparare i vari tipi di scrittura delle persone che conosco.. (In prima battuta il mio ovviamente!) certo, non sto li a prendere le cose come oro colato ma devo dire che in diverse circostanze il profilo grafico analizzato corrispondeva abbastanza bene alla personalita' dell'autore dello scritto..
Vabbe', potremmo stare a parlarne per ore, tutto a questo mondo gira su prospettive assolutamente personali e relative.. Resta comunque un aspetto molto interessante quello dall'analisi della grafia..
Buona domenica!!
Beatrice
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Da appassionata di scacchi, in ogni caso...so con certezza quale libro non leggerò mai!
Anche a me certe cose piace lasciarle nell'aura quasi metafisica della loro poesia. Se ne perde il fascino a volte, ad analizzarle troppo.
La grafologia in effetti incuriosisce anche me, ma ne sono stata sempre alla larga proprio perché temo che poi mi tolga il gusto di scrivere...se ad esempio scoprissi che fare la "a" in un determinato modo, significa qualcosa di negativo, mi condizionerebbe e avrei meno gusto a scrivere...però mi diverte sempre "essere analizzata" ma senza sapere il perché delle conclusioni, in modo da poter serenamente reiterare il comportamento che mi è così naturale..

Anche a me certe cose piace lasciarle nell'aura quasi metafisica della loro poesia. Se ne perde il fascino a volte, ad analizzarle troppo.
La grafologia in effetti incuriosisce anche me, ma ne sono stata sempre alla larga proprio perché temo che poi mi tolga il gusto di scrivere...se ad esempio scoprissi che fare la "a" in un determinato modo, significa qualcosa di negativo, mi condizionerebbe e avrei meno gusto a scrivere...però mi diverte sempre "essere analizzata" ma senza sapere il perché delle conclusioni, in modo da poter serenamente reiterare il comportamento che mi è così naturale..
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Ecco, per compensare allora ti consiglio un libro che ti piacerà sicuramente: Al Horowitz, I Campioni del Mondo di ScacchiIrishtales ha scritto:Da appassionata di scacchi, in ogni caso...so con certezza quale libro non leggerò mai!![]()
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P.S.: mi scuso per il piccolo O.T.
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E se certe emozioni, invece di cercare di analizzarle, ci limitassimo a "viverle", hic et nunc?
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