Atramentomachia?
Inviato: lunedì 7 aprile 2025, 20:50
Qual iniziale contributo, propongo una panoramica sulla mia limitata esperienza riferita agl'inchiostri.
Per sei mesi, dopo aver reintrodotto l'uso della stilografica nella quotidianità, sono stato esclusivamente un accumulatore di cartucce. Pelikan, Lamy, Schneider, Faber-Castell l'han fatta da padrone, lasciandomi talvolta soddisfatto, talvolta perplesso, talvolta deluso; e lasciandomi, da ultimo, senza più voglia di cartucce di qualsiasi tipo (me ne restano, mal contate, 170!).
Ai calamai son giunto soltanto a partire dallo scorso autunno, ma sento che tale sistema di rifornimento, quantunque meno pratico e pulito del predetto, sia l'a me più confacente. Va notato che è anche più divertente.
Mi si attribuisce di solito una certa freddezza, tanto estetica quanto temperamentale: non so se ciò corrisponda al vero, però sono piuttosto misurato e per nulla chiassoso, dunque anche in termini cromatici favorisco un approccio austero. Non per questo, comunque, disdegno la brillantezza o il calore, né rifiuto a priori di sperimentare quel che mi si presenti come nuovo, purché m'incuriosisca. Mi sono pertanto accinto con somma buona disposizione ed equanimità di giudizio alla prova delle varie tinte e delle varie formule, di cui sotto fornisco un elenco commentato.
CARTUCCE
Parker Quink Blue
[Autorevoli commentatori ricolmi di sicumera (non qui, su YouTube) reputano il blu di Parker un cattivo colore. Mi guardo bene dal contraddirli, avendone usate appena tre cartucce e avendolo presto accantonato, in verità per colpa della penna bizzosa. Per quel che ne ho scorto, però, a me ha fatto una buona impressione].
Pelikan Brillant-Schwarz (nero)
» » Königsblau (blu)
» » Blau-Schwarz (blu-nero)
» » Brillant-Rot (rosso)
» » Dunkelgrün (verde)
» » Brillant-Braun (marrone)
» » Violett (viola)
[Pelikan, fin da bambino, è sinonimo di stilografica, e le sue cartucce sono "le" cartucce. Dunque non starò qui ad esibirmi in una farsesca deplorazione. Ciò premesso, meglio il nero del blu, il verde del rosso, il viola del marrone. Spregio invece il blu-nero, questo sì].
Lamy Black
» » Blue
» » Green
[Quello di Lamy è stato il primo inchiostro di livello da me provato, almeno secondo l'idea preconcetta che mi ero formato divisando di procurarmi una Safari. Nei fatti, ai miei sensi il blu è troppo spento, il verde troppo acceso, mentre il nero mi soddisfa appieno solo con pennini copiosi].
Schneider Black
» » Royal Blue
» » Red
» » Green
» » Apricot (albicocca)
» » Bermuda Blue
» » Cognac
» » Ice Blue
» » Rose
[Qui occorre essere recisi e ammettere di aver preso un forte abbaglio, in parte ascrivibile alla febbre del neofita... Comunque, sul nero e sul blu vale quanto detto di Pelikan; il rosso e il verde non sfigurerebbero come evidenziatori o, piuttosto, pennarelli. Degli altri, membri di una collezione di otto colori denominata "Pastel", si può serenamente fare a meno: tolto il Cognac, il resto manca per l'appunto di vividezza].
Faber-Castell Königsblau (blu)
[Dei tre blu reali di cui dispongo, il più bello ed efficace sulla pagina. L'ho eletto inchiostro scelto all'uso del pennino ad intinzione. Me ne son fatto, perciò, un calamaio recuperando un minuto vasetto in vetro delle marmellate offerte per la colazione negli alberghi, entro il quale vuoto sei cartucce mozzandogli il capo con la taglierina. Perfetto].
Waterman Florida Blue
[Scatolina originale trovata in un cestello di prodotti assortiti, tanto vetusta da contenere delle cartucce mezzo evaporate. Ne ho usate solo due e dovrò affrettarmi con le altre, perché la tinta è gradevolissima].
Platinum Black
[In pratica, un grigio].
CALAMAI
Lamy Black
[Vedi sopra].
Schneider Cognac
» » Lemon Cake
[Buono il Cognac (sono consapevole dell'ambivalenza dell'asserto, ma tant'è), illeggibile il Lemon Cake].
Diamine Aurora Borealis
[Persuaso da una influencer (sic), me ne sono procurato una boccetta da 30 ml. È un verde, diciamo così, freddo; cupo e luminoso nello stesso tempo, aggiungerei; bellissimo e utilissimo con <B> e <1.1>].
J. Herbin Perle Noire
» » Bleu des Profondeurs
» » Bleu Myosotis
» » Bleu Nuit
» » Éclat de Saphir
» » Rue de la Verrerie
» » Moulin Rouge
» » Rouge Caroubier
» » Rouge Grenat
» » Lierre Sauvage
» » Métro Parisien
» » Larmes de Cassis
» » Lie de Thé
» » Orange Indien
» » Poussière de Lune
» » Violette Pensée
[Si tratta, ad oggi, del marchio che preferisco. Delle mie non numerose penne, ho scelto di votarne temporaneamente una al Bleu Nuit, una al Blue Verrerie, una al Rouge Caroubier, una al Lierre Sauvage, una al Lie de Thé, una all'Orange Indien. Rouge Grenat è me-ra-vi-glio-so. Finirò col radunarli tutti, un po' per volta...].
Sailor Shōwa Modern
[Boccetta da 10 ml inclusa nella confezione della penna Profit Retro. Un arancione caldo e scuro, niente male].
UNA CONCLUSIONE
Dinanzi al mare magno d'inchiostri là fuori, ha poco senso tentare un epilogo. Soprattutto, alla luce della mia insipienza. Benché abbia preso delle cantonate - peraltro fisiologiche - non me la sento di rinnegarle: fanno parte del graduale cammino verso la consapevolezza. Ho imparato, a mie spese, quante meravigliose insidie siano disseminate lungo la via alla tinta ideale, e quanta strada manchi al traguardo. Rimanendo in metafora, allora, mi auguro di essere un buon camminatore.
P.S. Mi scuso, se l'argomento fosse già stato trattato altrove in modo simile. In quel caso, prego i moderatori di associare il presente scritto dove meglio credano.
Per sei mesi, dopo aver reintrodotto l'uso della stilografica nella quotidianità, sono stato esclusivamente un accumulatore di cartucce. Pelikan, Lamy, Schneider, Faber-Castell l'han fatta da padrone, lasciandomi talvolta soddisfatto, talvolta perplesso, talvolta deluso; e lasciandomi, da ultimo, senza più voglia di cartucce di qualsiasi tipo (me ne restano, mal contate, 170!).
Ai calamai son giunto soltanto a partire dallo scorso autunno, ma sento che tale sistema di rifornimento, quantunque meno pratico e pulito del predetto, sia l'a me più confacente. Va notato che è anche più divertente.
Mi si attribuisce di solito una certa freddezza, tanto estetica quanto temperamentale: non so se ciò corrisponda al vero, però sono piuttosto misurato e per nulla chiassoso, dunque anche in termini cromatici favorisco un approccio austero. Non per questo, comunque, disdegno la brillantezza o il calore, né rifiuto a priori di sperimentare quel che mi si presenti come nuovo, purché m'incuriosisca. Mi sono pertanto accinto con somma buona disposizione ed equanimità di giudizio alla prova delle varie tinte e delle varie formule, di cui sotto fornisco un elenco commentato.
CARTUCCE
Parker Quink Blue
[Autorevoli commentatori ricolmi di sicumera (non qui, su YouTube) reputano il blu di Parker un cattivo colore. Mi guardo bene dal contraddirli, avendone usate appena tre cartucce e avendolo presto accantonato, in verità per colpa della penna bizzosa. Per quel che ne ho scorto, però, a me ha fatto una buona impressione].
Pelikan Brillant-Schwarz (nero)
» » Königsblau (blu)
» » Blau-Schwarz (blu-nero)
» » Brillant-Rot (rosso)
» » Dunkelgrün (verde)
» » Brillant-Braun (marrone)
» » Violett (viola)
[Pelikan, fin da bambino, è sinonimo di stilografica, e le sue cartucce sono "le" cartucce. Dunque non starò qui ad esibirmi in una farsesca deplorazione. Ciò premesso, meglio il nero del blu, il verde del rosso, il viola del marrone. Spregio invece il blu-nero, questo sì].
Lamy Black
» » Blue
» » Green
[Quello di Lamy è stato il primo inchiostro di livello da me provato, almeno secondo l'idea preconcetta che mi ero formato divisando di procurarmi una Safari. Nei fatti, ai miei sensi il blu è troppo spento, il verde troppo acceso, mentre il nero mi soddisfa appieno solo con pennini copiosi].
Schneider Black
» » Royal Blue
» » Red
» » Green
» » Apricot (albicocca)
» » Bermuda Blue
» » Cognac
» » Ice Blue
» » Rose
[Qui occorre essere recisi e ammettere di aver preso un forte abbaglio, in parte ascrivibile alla febbre del neofita... Comunque, sul nero e sul blu vale quanto detto di Pelikan; il rosso e il verde non sfigurerebbero come evidenziatori o, piuttosto, pennarelli. Degli altri, membri di una collezione di otto colori denominata "Pastel", si può serenamente fare a meno: tolto il Cognac, il resto manca per l'appunto di vividezza].
Faber-Castell Königsblau (blu)
[Dei tre blu reali di cui dispongo, il più bello ed efficace sulla pagina. L'ho eletto inchiostro scelto all'uso del pennino ad intinzione. Me ne son fatto, perciò, un calamaio recuperando un minuto vasetto in vetro delle marmellate offerte per la colazione negli alberghi, entro il quale vuoto sei cartucce mozzandogli il capo con la taglierina. Perfetto].
Waterman Florida Blue
[Scatolina originale trovata in un cestello di prodotti assortiti, tanto vetusta da contenere delle cartucce mezzo evaporate. Ne ho usate solo due e dovrò affrettarmi con le altre, perché la tinta è gradevolissima].
Platinum Black
[In pratica, un grigio].
CALAMAI
Lamy Black
[Vedi sopra].
Schneider Cognac
» » Lemon Cake
[Buono il Cognac (sono consapevole dell'ambivalenza dell'asserto, ma tant'è), illeggibile il Lemon Cake].
Diamine Aurora Borealis
[Persuaso da una influencer (sic), me ne sono procurato una boccetta da 30 ml. È un verde, diciamo così, freddo; cupo e luminoso nello stesso tempo, aggiungerei; bellissimo e utilissimo con <B> e <1.1>].
J. Herbin Perle Noire
» » Bleu des Profondeurs
» » Bleu Myosotis
» » Bleu Nuit
» » Éclat de Saphir
» » Rue de la Verrerie
» » Moulin Rouge
» » Rouge Caroubier
» » Rouge Grenat
» » Lierre Sauvage
» » Métro Parisien
» » Larmes de Cassis
» » Lie de Thé
» » Orange Indien
» » Poussière de Lune
» » Violette Pensée
[Si tratta, ad oggi, del marchio che preferisco. Delle mie non numerose penne, ho scelto di votarne temporaneamente una al Bleu Nuit, una al Blue Verrerie, una al Rouge Caroubier, una al Lierre Sauvage, una al Lie de Thé, una all'Orange Indien. Rouge Grenat è me-ra-vi-glio-so. Finirò col radunarli tutti, un po' per volta...].
Sailor Shōwa Modern
[Boccetta da 10 ml inclusa nella confezione della penna Profit Retro. Un arancione caldo e scuro, niente male].
UNA CONCLUSIONE
Dinanzi al mare magno d'inchiostri là fuori, ha poco senso tentare un epilogo. Soprattutto, alla luce della mia insipienza. Benché abbia preso delle cantonate - peraltro fisiologiche - non me la sento di rinnegarle: fanno parte del graduale cammino verso la consapevolezza. Ho imparato, a mie spese, quante meravigliose insidie siano disseminate lungo la via alla tinta ideale, e quanta strada manchi al traguardo. Rimanendo in metafora, allora, mi auguro di essere un buon camminatore.
P.S. Mi scuso, se l'argomento fosse già stato trattato altrove in modo simile. In quel caso, prego i moderatori di associare il presente scritto dove meglio credano.