La penna in sé é una tipica 149, con il suo grande pennino, provvista peró di un cono di carica in metallo, inedito per questo modello. Questo fa sí che la penna sia leggermente più bilanciata all’indietro, ma nella pratica si tratta di una differenza realmente quasi impercettibile. Avevo pensato, in un primo momento, che il finale in metallo fosse superfluo, ma siccome io utilizzo varie delle mie 149 inserite nei loro stilofori, il fondello metallico mi permette di riconoscere d’acchito la 149 con il pennino largo. Questo é, ora, un dettaglio che apprezzo. Va comunque detto che, cosí come nelle poche altre penne in Edizione Limitata o Speciale che posseggo nel formato 139/149, il movimento del pistone della Origin é particolarmente morbido e piacevole da azionare, paragonato ad altre 149 in edizione “regolare”.
Montblanc ha optato, per la 149 The Origin, per finiture metalliche rodiate, che per me hanno rappresentato una novità, perche le mie altre 149 sono, senza eccezione, in finitura dorata, che preferisco.
Il pennino - nel mio caso sostituito gratuitamente con un largo, B - é anch’esso rodiato e riporta il numero “100” e le due date “1924” e “2024”. Non é un brutto pennino, anche grazie alle sue notevoli dimensioni, ma per il centesimo anniversario mi sarei atteso l’incisione di un motivo più evocativo. In sé, il pennino B rilascia a mio avviso una linea un po’ troppo larga, e leggendo la letteratura di Montblanc ho notato che, effettivamente, la differenza di larghezza della punta tra un B e un BB é minima, mentre da M e B c’é un salto notevole. Credo che Montblanc farebbe meglio a ridurre un poco la larghezza del suo pennino broad, rendendolo più adatto alla scrittura quotidiana, per riservare il tratto “magnifico” alla azione del doppio largo. Il pennino scrive bene, ma data la larghezza importante del tratto, avrei optato per un flusso maggiore, più umido, che si adatterebbe meglio alla scrittura veloce.
Le maggiori novità della penna si concentrano nel cappuccio. Questo reca i tre anelli tipici della linea Meisterstück, rodiati, ma inseriti in una plastica lievemente marezzata. Insisto su termine “lievemente”, perché ho avuto tra le mani 4 penne di questo modello e, per quanto tutte differenti nella marezzatura - che é individuale per ogni penna -, il risultato é sempre leggero ed elegante, lontanissimo dalle “marezzature pasticcione”, tipo bastoncini di zucchero della fiera, che si son viste in molte penne negli ultimi anni e che, personalmente, aborrisco. Su un lato del cappuccio é incisa, e riempita di colore bianco, la scritta “4810 / Montblanc Meisterstück”, che utilizza lo stesso font e decorazioni della prima penna della casa che portava questo nome, nel 1924. E’ un dettaglio di interesse storico e di fedeltà alla storia della casa che ho apprezzato molto.
La sommità del cappuccio, al di sopra dell’anello della clip, é anch’essa metallica, priva (fortunatamente) di qualsiasi incisione, ed é infine sormontata dalla stella a sei punte di Montblanc, su un fondo di acrilico nero. Nel complesso, per quanto non passi inosservata, la decorazione del cappuccio rimane a mio avviso nei margini di una accettabile sobrietà.
Ancora più inedito, per la serie di Meisterstück, é il fermaglio, che anziché nel tipico motivo “a cravatta”, utilizza una forma a ponte che termina in una piccola sfera. A me ricorda molto il fermaglio delle penne Aurora della serie 88, che ho sempre trovato un po’ infantile, ma secondo la casa di Amburgo é tratto da un modello storico dei loro archivi. Non lo preferisco al fermaglio a cravatta, ma mi sono visualmente abituato alla nuova clip, che rende questa 149 diversa e un po’ speciale rispetto alle altre, come forse era giusto che fosse trattandosi di un modello celebrativo.
Per chi ancora riesca a mettervi le mani sopra, resta il dubbio se le variazioni che ho elencato valgano la differenza di prezzo - circa 300 Euro - rispetto a una 149 standard. Io credo di sí, per la unicità delle soluzioni stilistiche adottate da Montblanc e per la relativa “raritá” di questo strumento da scrittura, che credo permetta rivenderlo - se non dovesse piacere - con maggior facilità.
Termino con una fotografia della mia 149 The Origin all’opera, con il suo pennino B e inchiostro MB Midnight Blue su carta Ingres di Fabriano.
“Anche un solo capello ha la propria ombra”. Cosí scriveva, nel I secolo a.C., Publilius Syrus, autore di un famoso libro di Sententiae, per ricordare come anche le cose a prima vista più insignificanti abbiano in realtà la loro importanza. Osservando con attenzione, si può notare nella fotografia, appena sopra lo svolazzo del capolettera E, uno dei miei capelli con la sua ombra.