"Se non abbracciamo anche chi brandisce la spada, il mondo dell'amore non si realizzerà mai..."
Inviato: martedì 10 dicembre 2024, 22:56
Creo una discussione separata sulla firma di Enbi
Personalmente non è una logica come " perdona il prossimo ". Questa interpretazione risulta molto condiscendente in questo contesto ,in quanto ti ritieni comunque nel giusto, cosa che non sembra trasparire dalla frase ( tradotta ).
Parlando di combattimenti, il problema delle guerre passate ( specialmente tra feudi , e le centomila regioni,privince,feudi,principati e l'insalata di termini delle zone nella penisola Italiana del passato e in parallelo con le isole Giapponesi del passato ) e moderne è giustificare il tornaconto personale o del proprio popolo.
Nessun governatore sano di mente avanza guerre senza scopi o senza motivo.
Chi decide chi ha ragione?
Normalmente i vincitori, perché che fai , dai ragione a chi ha perso?
Da un punto di vista delle fazioni in guerra, ogni parte si considera nella retta via ( ovviamente ).
Per evitare che nel futuro ci siano situazioni simili, bisogna capire il motivo che ha portato a tale scelta , senza considerarla un male , perché non si può mai sapere quando toccherà a noi ( l'altra parte ) compiere la stessa scelta.
Vincere in fondo non dovrebbe concedere il pregio di poter sminuire il perdente, ma purtroppo-
[ Fino a quando continueremo a giustificarci dicendo: "faccio la guerra per ottenere la pace", non vedremo mai la fine dei conflitti ]
Si potrebbe fare un parallelismo con la definizione di Eroe nella letteratura; in questo contesto , l'autore non vuole che ci sia il tipico comportamento dell'eroe Epico che sconfigge il cattivo perché tale.
Dobbiamo onorare il nostro avversario, perché non è un "nemico", ha semplicemente un ideale diverso e uno scopo diverso che ne fa di lui un nostro ostacolo da superare.
Ci dobbiamo mostrare umili nella vittoria, per considerarlo un modo per migliorare noi e chi ci circonda.
Senza entrare in troppi dettagli complicati, lo ha fatto l'impero Romano, lo ha fatto Napoleone...nel corso della storia è stato ripetuto più volte. Gli ideali e i motivi c'erano, ma purtroppo spesso ciò che ha segnato la loro fine è stato riallacciarsi allo stesso problema di cui se ne sono liberati inizialmente.
Come ultimo esempio, se prendiamo in mano la politica (odierna e antica) , tutti i governi autoritari ( "faccio la guerra per ottenere la pace" -" ho ottenuto la pace dopo la guerra" ) sono finiti in malo modo o comunque non sono stati prosperi.
Questo è quanto penso io della frase, semplice ma complesso e tocca molti punti.
Enbi ha scritto: ↑martedì 10 dicembre 2024, 18:33Ok lascio qui la traduzione ufficiale fatta da un traduttore professionista:
"Se non abbracciamo anche chi brandisce la spada, il mondo dell'amore non si realizzerà mai. Se cerco prima di sfilare la spada di mano all'altro, vuol dire che sto ancora combattendo. Fino a quando continueremo a giustificarci dicendo: "faccio la guerra per ottenere la pace", non vedremo mai la fine dei conflitti."
Ritengo che il discorso sia diverso e ben più complicato da spiegare:Automedonte ha scritto: ↑martedì 10 dicembre 2024, 21:25 Comunque niente di nuovo sotto il sole uno 2.000 anni prima ha detto “porgi l’altra guancia”![]()
Personalmente non è una logica come " perdona il prossimo ". Questa interpretazione risulta molto condiscendente in questo contesto ,in quanto ti ritieni comunque nel giusto, cosa che non sembra trasparire dalla frase ( tradotta ).
Parlando di combattimenti, il problema delle guerre passate ( specialmente tra feudi , e le centomila regioni,privince,feudi,principati e l'insalata di termini delle zone nella penisola Italiana del passato e in parallelo con le isole Giapponesi del passato ) e moderne è giustificare il tornaconto personale o del proprio popolo.
Nessun governatore sano di mente avanza guerre senza scopi o senza motivo.
Chi decide chi ha ragione?
Normalmente i vincitori, perché che fai , dai ragione a chi ha perso?
Da un punto di vista delle fazioni in guerra, ogni parte si considera nella retta via ( ovviamente ).
Per evitare che nel futuro ci siano situazioni simili, bisogna capire il motivo che ha portato a tale scelta , senza considerarla un male , perché non si può mai sapere quando toccherà a noi ( l'altra parte ) compiere la stessa scelta.
Vincere in fondo non dovrebbe concedere il pregio di poter sminuire il perdente, ma purtroppo-
[ Fino a quando continueremo a giustificarci dicendo: "faccio la guerra per ottenere la pace", non vedremo mai la fine dei conflitti ]
Si potrebbe fare un parallelismo con la definizione di Eroe nella letteratura; in questo contesto , l'autore non vuole che ci sia il tipico comportamento dell'eroe Epico che sconfigge il cattivo perché tale.
Dobbiamo onorare il nostro avversario, perché non è un "nemico", ha semplicemente un ideale diverso e uno scopo diverso che ne fa di lui un nostro ostacolo da superare.
Ci dobbiamo mostrare umili nella vittoria, per considerarlo un modo per migliorare noi e chi ci circonda.
Senza entrare in troppi dettagli complicati, lo ha fatto l'impero Romano, lo ha fatto Napoleone...nel corso della storia è stato ripetuto più volte. Gli ideali e i motivi c'erano, ma purtroppo spesso ciò che ha segnato la loro fine è stato riallacciarsi allo stesso problema di cui se ne sono liberati inizialmente.
Come ultimo esempio, se prendiamo in mano la politica (odierna e antica) , tutti i governi autoritari ( "faccio la guerra per ottenere la pace" -" ho ottenuto la pace dopo la guerra" ) sono finiti in malo modo o comunque non sono stati prosperi.
Questo è quanto penso io della frase, semplice ma complesso e tocca molti punti.