Un "grande" capolavoro giapponese: Pilot Custom 823
Inviato: mercoledì 28 agosto 2024, 22:29
Il catalogo di Pilot è attualmente molto vasto, e comprende penne che vanno da poco più di dieci euro fino a diverse centinaia (o migliaia, considerando le Namiki). La serie di penne premium con pennino in oro, denominata Custom, è caratterizzata da modelli semplici e molto classici dal punto di vista stilistico (si tratta penne in resina a forma di sigaro e finiture dorate) via via più grandi e costosi: si parte dalla Custom 74, di dimensioni piuttosto contenute, si passa poi alla Custom 742, più grande, e si giunge alla Custom 743 di dimensioni che (almeno per gli standard giapponesi) iniziano ad essere importanti (parallelamente ci sono i modelli della serie Custom Heritage, che si distinguono per il fatto di avere le estremità tronche e le finiture rodiate. Sono la 91, la 912 e la 913). Anche i pennini sono via via più grandi, e Pilot usa un suo sistema numerico per identificare la dimensioni dei pennini: la misura 5 per la 74, la misura 10 per la 742 e la misura 15 per la 743. La Pilot Custom 823 rappresenta l’apice di questa scala ideale (escludo volutamente la Custom 845 e la Urushi poiché le considero su un altro livello di fattura e materiali).
Partiamo dalla descrizione esteriore: si tratta di una penna dalla classica forma a sigaro, di dimensioni generose (146 mm circa da chiusa, 130 mm circa da aperta), realizzata quasi interamente in resina marrone semitrasparente, tranne che per la corona del cappuccio, il fondello e la sezione di scrittura, che sono in resina opaca marrone scuro. Tutte le minuterie sono in metallo dorato. Il cappuccio presenta un anello piuttosto spesso e caratterizzato da una sorta di entasi al centro, la tipica clip Pilot che termina con una pallina e ha il nome della Casa inciso sopra, una veretta che sormonta la vera principale, piuttosto spessa e recante una incisione con lettere riempite di nero che recitano “Custom 823” e “Pilot made in Japan”: le due scritte sono separate da due serie di tre stelline, sempre colorate di nero. Il fusto procede fino a un altro anello che separa il fusto dal fondello, che in questo caso non è un falso fondello ma un fondello vero e proprio che permette di azionare il sistema di caricamento. Pur non amando le resine trasparenti o semitrasparenti, in questo caso è bello vedere sguazzare l'inchiostro dentro la penna, e ha il vantaggio di poter sempre tenere d'occhio il livello di inchiostro nel serbatoio.
Il sistema di caricamento è proprio la chicca di questa penna, ciò che maggiormente distingue questo modello: si tratta del caricamento denominato “a siringa rovesciata” (“plunger filler” per gli anglofili). Esso consiste in un’asticella metallica lunga più o meno quanto il corpo penna e terminante con una testa provvista di guarnizioni e una valvola, mentre dall’altra parte è fissata al fondello. Una volta svitato quest’ultimo, è possibile tirare l’asticella facendola fuoriuscire quasi tutta, e per caricare bisogna spingerla nuovamente fino in fondo con il pennino immerso nell’inchiostro: infatti, la testa dell’asticella scorre a tenuta per quasi tutto il corpo, fino ad arrivare in prossimità del gruppo scrittura, in cui c’è una sorta di camera più larga, cosa che porta alla perdita di tenuta e alla conseguente depressione. Così l’aria viene espulsa e l’inchiostro risucchiato all’interno del corpo della penna. In questo caso quasi l’intero corpo della penna costituisce il serbatoio di inchiostro, consentendo una enorme autonomia di scrittura. Ma poco fa non ho parlato di una valvola montata sulla testa dell’asticella? Ebbene, svolge l’importantissima funzione di isolare il serbatoio di inchiostro dal gruppo scrittura quando il fondello è completamente avvitato. Se si scrive con il fondello avvitato infatti si usa solo l’inchiostro contenuto nell’alimentatore, e una volta terminato quello smetterà di scrivere. Per lunghe sessioni di scrittura, dunque, occorre svitare il fondello quel poco che basta ad aprire la valvola e permettere all’inchiostro di fluire dal serbatoio. Per alcuni potrebbe essere troppo macchinoso dover svitare il fondello ogni volta che ci si appresta a scrivere, ma questo sistema di sicurezza ha l’innegabile vantaggio di prevenire gocciolamenti quando si porta la penna in giro e di arrestare o comunque rallentare di molto l’evaporazione dell’inchiostro nel serbatoio. Senza svitare il fondello con il pennino fine si riescono comunque a scrivere almeno due pagine A4 (qualcuno qui sul forum aveva fatto il test).
Il pennino in oro 14 carati è di dimensioni importanti, la misura 15 di Pilot (quella della 743 e della 913 per intenderci), ha i soliti ornamenti dei pennini della serie Custom, presenta un piccolo foro di sfiato sotto il quale sono incisi, in ordine dall’alto al basso, “PILOT”, “14k-585”, “15”, “<F>”. L’alimentatore è quello classico di serie delle Custom, in plastica blu-grigia.
Eccoci dunque arrivati alla parte delle prestazioni di scrittura. Il tratto che possiedo è un F, e come gli altri F Pilot che ho provato ha quello che per me è un perfetto equilibrio tra scorrevolezza e controllo del tratto. Non è un pennino “burroso”, “scivoloso”, ma le punte sono in costante dialogo con le fibre della carta. Non è un pennino flessibile o elastico, però viste le grandi dimensioni ha una certa morbidezza e imprimendo un poco di pressione si ottiene un leggero aumento di flusso e così un tratto un po’ più corposo. Come ho già detto per altri pennini Pilot, forse non è la scelta più adatta per chi vuole un tratto rigorosamente monolinea. L’alimentatore, in piena tradizione Pilot, è perfettamente calibrato, non una goccia in più, non una goccia in meno di quello che serve. Riguardo le sensazioni di scrittura, ritengo sia opportuno in questo caso parlare anche del bilanciamento; questo purtroppo è un punto un po’ dolente, la penna in sé è già al limite come lunghezza per le mie mani, e il meccanismo di caricamento comporta lo spostamento del peso verso il fondello. Per carità, non richiede uno sforzo immane scriverci, però obbliga in qualche modo a scrivere “come dice lei”. Dato che io naturalmente tengo le penne poggiate nell’incavo tra pollice e indice, non mi crea tutti questi problemi, ma forse non è adatta per chi tiene le penne più in verticale. In generale la uso molto più per quando scrivo testi personali con calma, non la ritengo adatta per gli appunti al volo.
Per chi volesse sapere la traduzione del waka:
Per quanto ti pensi
non posso dividermi in due:
perciò ti invio il mio cuore,
invisibile, che ti seguirà
da fedele compagno
(Ikago no Atsuyuki, Kokinshū VIII-373)
In conclusione, si tratta di una penna in cui la qualità Pilot raggiunge una vetta nelle finiture e nell’attenzione ai dettagli. Ha una riserva d’inchiostro veramente grande, può andare avanti per chilometri senza fermarsi (a patto che ci si ricordi di aprile la valvola svitando il fondello!). Manco a dirlo, le prestazioni di scrittura sono eccezionali.
Partiamo dalla descrizione esteriore: si tratta di una penna dalla classica forma a sigaro, di dimensioni generose (146 mm circa da chiusa, 130 mm circa da aperta), realizzata quasi interamente in resina marrone semitrasparente, tranne che per la corona del cappuccio, il fondello e la sezione di scrittura, che sono in resina opaca marrone scuro. Tutte le minuterie sono in metallo dorato. Il cappuccio presenta un anello piuttosto spesso e caratterizzato da una sorta di entasi al centro, la tipica clip Pilot che termina con una pallina e ha il nome della Casa inciso sopra, una veretta che sormonta la vera principale, piuttosto spessa e recante una incisione con lettere riempite di nero che recitano “Custom 823” e “Pilot made in Japan”: le due scritte sono separate da due serie di tre stelline, sempre colorate di nero. Il fusto procede fino a un altro anello che separa il fusto dal fondello, che in questo caso non è un falso fondello ma un fondello vero e proprio che permette di azionare il sistema di caricamento. Pur non amando le resine trasparenti o semitrasparenti, in questo caso è bello vedere sguazzare l'inchiostro dentro la penna, e ha il vantaggio di poter sempre tenere d'occhio il livello di inchiostro nel serbatoio.
Il sistema di caricamento è proprio la chicca di questa penna, ciò che maggiormente distingue questo modello: si tratta del caricamento denominato “a siringa rovesciata” (“plunger filler” per gli anglofili). Esso consiste in un’asticella metallica lunga più o meno quanto il corpo penna e terminante con una testa provvista di guarnizioni e una valvola, mentre dall’altra parte è fissata al fondello. Una volta svitato quest’ultimo, è possibile tirare l’asticella facendola fuoriuscire quasi tutta, e per caricare bisogna spingerla nuovamente fino in fondo con il pennino immerso nell’inchiostro: infatti, la testa dell’asticella scorre a tenuta per quasi tutto il corpo, fino ad arrivare in prossimità del gruppo scrittura, in cui c’è una sorta di camera più larga, cosa che porta alla perdita di tenuta e alla conseguente depressione. Così l’aria viene espulsa e l’inchiostro risucchiato all’interno del corpo della penna. In questo caso quasi l’intero corpo della penna costituisce il serbatoio di inchiostro, consentendo una enorme autonomia di scrittura. Ma poco fa non ho parlato di una valvola montata sulla testa dell’asticella? Ebbene, svolge l’importantissima funzione di isolare il serbatoio di inchiostro dal gruppo scrittura quando il fondello è completamente avvitato. Se si scrive con il fondello avvitato infatti si usa solo l’inchiostro contenuto nell’alimentatore, e una volta terminato quello smetterà di scrivere. Per lunghe sessioni di scrittura, dunque, occorre svitare il fondello quel poco che basta ad aprire la valvola e permettere all’inchiostro di fluire dal serbatoio. Per alcuni potrebbe essere troppo macchinoso dover svitare il fondello ogni volta che ci si appresta a scrivere, ma questo sistema di sicurezza ha l’innegabile vantaggio di prevenire gocciolamenti quando si porta la penna in giro e di arrestare o comunque rallentare di molto l’evaporazione dell’inchiostro nel serbatoio. Senza svitare il fondello con il pennino fine si riescono comunque a scrivere almeno due pagine A4 (qualcuno qui sul forum aveva fatto il test).
Il pennino in oro 14 carati è di dimensioni importanti, la misura 15 di Pilot (quella della 743 e della 913 per intenderci), ha i soliti ornamenti dei pennini della serie Custom, presenta un piccolo foro di sfiato sotto il quale sono incisi, in ordine dall’alto al basso, “PILOT”, “14k-585”, “15”, “<F>”. L’alimentatore è quello classico di serie delle Custom, in plastica blu-grigia.
Eccoci dunque arrivati alla parte delle prestazioni di scrittura. Il tratto che possiedo è un F, e come gli altri F Pilot che ho provato ha quello che per me è un perfetto equilibrio tra scorrevolezza e controllo del tratto. Non è un pennino “burroso”, “scivoloso”, ma le punte sono in costante dialogo con le fibre della carta. Non è un pennino flessibile o elastico, però viste le grandi dimensioni ha una certa morbidezza e imprimendo un poco di pressione si ottiene un leggero aumento di flusso e così un tratto un po’ più corposo. Come ho già detto per altri pennini Pilot, forse non è la scelta più adatta per chi vuole un tratto rigorosamente monolinea. L’alimentatore, in piena tradizione Pilot, è perfettamente calibrato, non una goccia in più, non una goccia in meno di quello che serve. Riguardo le sensazioni di scrittura, ritengo sia opportuno in questo caso parlare anche del bilanciamento; questo purtroppo è un punto un po’ dolente, la penna in sé è già al limite come lunghezza per le mie mani, e il meccanismo di caricamento comporta lo spostamento del peso verso il fondello. Per carità, non richiede uno sforzo immane scriverci, però obbliga in qualche modo a scrivere “come dice lei”. Dato che io naturalmente tengo le penne poggiate nell’incavo tra pollice e indice, non mi crea tutti questi problemi, ma forse non è adatta per chi tiene le penne più in verticale. In generale la uso molto più per quando scrivo testi personali con calma, non la ritengo adatta per gli appunti al volo.
Per chi volesse sapere la traduzione del waka:
Per quanto ti pensi
non posso dividermi in due:
perciò ti invio il mio cuore,
invisibile, che ti seguirà
da fedele compagno
(Ikago no Atsuyuki, Kokinshū VIII-373)
In conclusione, si tratta di una penna in cui la qualità Pilot raggiunge una vetta nelle finiture e nell’attenzione ai dettagli. Ha una riserva d’inchiostro veramente grande, può andare avanti per chilometri senza fermarsi (a patto che ci si ricordi di aprile la valvola svitando il fondello!). Manco a dirlo, le prestazioni di scrittura sono eccezionali.