Le bufale: una macchia d'inchiostro?
Inviato: martedì 26 ottobre 2010, 14:28
Proseguo la pubblicazione parallela col blog della serie sulle bufale.
In questo secondo articolo della serie dedicata alle bufale che si propagano riguardo la storia della stilografica, si parlerà della presunta invenzione della stessa da parte di Lewis Edson Waterman, avvenuta a causa della perdita di un contratto per una macchia di inchiostro.
Per chi non la conoscesse la storia, che nel mondo anglosassone viene indicata con il nomignolo abbreviativo di ink blot, è che la Waterman abbia avuto origine da un incidente occorso al suo fondatore. Questi era un assicuratore e dovendo concludere un importante contratto aveva comprato quello che alla fine del diciannovesimo secolo sembrava essere l’ultima meraviglia della tecnica, una nuovissima penna stilografica.
Purtroppo al momento cruciale della firma del contratto l’oggetto si sarebbe mostrato assai poco meraviglioso, rifiutandosi di funzionare correttamente e depositando sul contratto una bella macchia d’inchiostro al posto della firma.
A causa di tutto ciò l’affare sarebbe saltato, ma l’ardimentoso assicuratore, invece di prendersela con il produttore del fallimentare oggetto, si sarebbe incuriosito del funzionamento dello stesso, arrivando a capire le cause del problema e ad elaborare una soluzione, realizzando così la prima stilografica veramente funzionante.
La storia è affascinante e pittoresca e viene riportata anche in parecchi siti e libri sulla stilografica. Peccato sia totalmente falsa. E non solo per il fatto che all’epoca esistessero già delle stilografiche funzionanti per cui di certo quella di Waterman non era la prima. La ricostruzione dettagliata del “fattaccio” viene fatta in questo interessante articolo di David Nishimura, uno dei maggiori esperti mondiali di storia della stilografica.
Per quanti si dovessero trovare in difficoltà con l’inglese dell’articolo originale, proverò comunque a sintetizzarne i contenuti, esponendo le ragioni, a mio avviso inoppugnabili, che portano allo smascheramento della bufala.
La storia della macchia di inchiostro venne utilizzata con grande enfasi dall’azienda in occasione della celebrazione del proprio cinquantenario nel 1934 (in realtà si trattava del 51-simo anniversario, dato che la Waterman è stata fondata nel 1883, ma come abbiamo già visto i reparti marketing paiono avere qualche difficoltà a trovare le date esatte di fondazione…).
Il problema è che una ricerca fatta in tutti i cataloghi noti fino al 1933 non compare nessuna menzione di una storia così affascinante. L’unica menzione precedente pare essere (come segnalato da Nishimura) in un’altra pubblicazione del 1921, in un articolo pubblicato su una rivista di promozione aziendale nel campo della cancelleria.
Fin qui si potrebbe pensare che la storia poteva semplicemente esser stata dimenticata e riscoperta soltanto in occasione delle celebrazioni del cinquantenario. Il problema però è che una storia dell’azienda era già stata pubblicata, e direttamente dalla stessa su del materiale ufficiale e non su una rivista esterna. E questo avveniva nel 1904, a soli tre anni dalla morte del fondatore.
Ma in questa prima pubblicazione non esiste alcuna menzione di un inizio così fascinoso. Ed in quella storia, molto più vicina temporalmente alle origini della ditta, sono accreditati tra l’altro come fonti dirette il nipote del fondatore Frank D. Waterman, a lui subentrato nella conduzione dell’azienda, ed i distributori europei della L. & C. Hardmutd.
E’ ovvio che non è assolutamente credibile che nello stilare una storia dell’azienda nel 1904 si sia completamente ignorato o dimenticato una serie di avvenimenti così significativi che invece verranno ripresi in pompa magna decine di anni dopo. La conclusione è pertanto abbastanza scontata: la storiella delle origini divulgata nel 1934 (o nel 1921) è completamente inventata.
Da lì in poi quel che è successo è abbastanza normale, la storia è tutto sommato avvincente ed avventurosa, si trova sul materiale pubblicitario dell’azienda, e si racconta sicuramente meglio dell’oscuro lavoro di ricerca e sviluppo di un prodotto industriale, che lascia poco spazio all’avventura e molto al lavoro attento e scrupoloso.
Fatto sta che da allora molti testi dedicati alle stilografiche, anche famosi come quelli di A. Lambrou, e parecchi siti web han finito col riprendere acriticamente la storiella e riproporla pari pari. E un paio di anni fa la storiella faceva la sua figura anche sulla pagina dedicata alla penna stilografica di Wikipedia, prima che un qualche volenteroso facesse chiarezza…
In questo secondo articolo della serie dedicata alle bufale che si propagano riguardo la storia della stilografica, si parlerà della presunta invenzione della stessa da parte di Lewis Edson Waterman, avvenuta a causa della perdita di un contratto per una macchia di inchiostro.
Per chi non la conoscesse la storia, che nel mondo anglosassone viene indicata con il nomignolo abbreviativo di ink blot, è che la Waterman abbia avuto origine da un incidente occorso al suo fondatore. Questi era un assicuratore e dovendo concludere un importante contratto aveva comprato quello che alla fine del diciannovesimo secolo sembrava essere l’ultima meraviglia della tecnica, una nuovissima penna stilografica.
Purtroppo al momento cruciale della firma del contratto l’oggetto si sarebbe mostrato assai poco meraviglioso, rifiutandosi di funzionare correttamente e depositando sul contratto una bella macchia d’inchiostro al posto della firma.
A causa di tutto ciò l’affare sarebbe saltato, ma l’ardimentoso assicuratore, invece di prendersela con il produttore del fallimentare oggetto, si sarebbe incuriosito del funzionamento dello stesso, arrivando a capire le cause del problema e ad elaborare una soluzione, realizzando così la prima stilografica veramente funzionante.
La storia è affascinante e pittoresca e viene riportata anche in parecchi siti e libri sulla stilografica. Peccato sia totalmente falsa. E non solo per il fatto che all’epoca esistessero già delle stilografiche funzionanti per cui di certo quella di Waterman non era la prima. La ricostruzione dettagliata del “fattaccio” viene fatta in questo interessante articolo di David Nishimura, uno dei maggiori esperti mondiali di storia della stilografica.
Per quanti si dovessero trovare in difficoltà con l’inglese dell’articolo originale, proverò comunque a sintetizzarne i contenuti, esponendo le ragioni, a mio avviso inoppugnabili, che portano allo smascheramento della bufala.
La storia della macchia di inchiostro venne utilizzata con grande enfasi dall’azienda in occasione della celebrazione del proprio cinquantenario nel 1934 (in realtà si trattava del 51-simo anniversario, dato che la Waterman è stata fondata nel 1883, ma come abbiamo già visto i reparti marketing paiono avere qualche difficoltà a trovare le date esatte di fondazione…).
Il problema è che una ricerca fatta in tutti i cataloghi noti fino al 1933 non compare nessuna menzione di una storia così affascinante. L’unica menzione precedente pare essere (come segnalato da Nishimura) in un’altra pubblicazione del 1921, in un articolo pubblicato su una rivista di promozione aziendale nel campo della cancelleria.
Fin qui si potrebbe pensare che la storia poteva semplicemente esser stata dimenticata e riscoperta soltanto in occasione delle celebrazioni del cinquantenario. Il problema però è che una storia dell’azienda era già stata pubblicata, e direttamente dalla stessa su del materiale ufficiale e non su una rivista esterna. E questo avveniva nel 1904, a soli tre anni dalla morte del fondatore.
Ma in questa prima pubblicazione non esiste alcuna menzione di un inizio così fascinoso. Ed in quella storia, molto più vicina temporalmente alle origini della ditta, sono accreditati tra l’altro come fonti dirette il nipote del fondatore Frank D. Waterman, a lui subentrato nella conduzione dell’azienda, ed i distributori europei della L. & C. Hardmutd.
E’ ovvio che non è assolutamente credibile che nello stilare una storia dell’azienda nel 1904 si sia completamente ignorato o dimenticato una serie di avvenimenti così significativi che invece verranno ripresi in pompa magna decine di anni dopo. La conclusione è pertanto abbastanza scontata: la storiella delle origini divulgata nel 1934 (o nel 1921) è completamente inventata.
Da lì in poi quel che è successo è abbastanza normale, la storia è tutto sommato avvincente ed avventurosa, si trova sul materiale pubblicitario dell’azienda, e si racconta sicuramente meglio dell’oscuro lavoro di ricerca e sviluppo di un prodotto industriale, che lascia poco spazio all’avventura e molto al lavoro attento e scrupoloso.
Fatto sta che da allora molti testi dedicati alle stilografiche, anche famosi come quelli di A. Lambrou, e parecchi siti web han finito col riprendere acriticamente la storiella e riproporla pari pari. E un paio di anni fa la storiella faceva la sua figura anche sulla pagina dedicata alla penna stilografica di Wikipedia, prima che un qualche volenteroso facesse chiarezza…