Piccola comparativa romanzata: flat top statunitensi anni '20
Inviato: domenica 3 marzo 2024, 13:52
Cari amici “pennofili”,
quello che vorrei tentare di proporvi con questa mia è la comparazione di quattro (più due) penne coeve e connazionali. Per mancanza di tempo ed energie, ma anche per non tediarvi troppo con dissertazioni di stampo accademico, tralascerò l’approfondimento storico che questi pezzi da novanta della storia stilografica meriterebbero e tuttavia non mancheranno riferimenti diacronici certi, grazie soprattutto al nostro wiki e, quindi, al lavoro che eminenti collezionisti hanno svolto prima di – e per – noi.
Sebbene non si tratti sicuramente di rarità, la ricerca e il finanziamento di queste penne ha richiesto oltre un anno ed è il frutto del mio primo programma di acquisizioni ragionato (quindi non casuale), anche se di piccolo cabotaggio: ringrazio gli appassionati che mi hanno aiutato nella piccola impresa, sperando che si ritrovino nella presente dichiarazione di riconoscenza: ho trovato in questo forum molto sapere e persone amiche, pur mai incontrate di persona, ma stimate per il loro modo di comunicare lineare, sincero e prevedibile (nell’accezione migliore di questo termine).
Tornando alle penne in trattazione: come già riferito esse condividono il tempo e lo spazio (mi si perdonerà un piccolo sconfinamento in Canadà), ovvero la loro produzione si situa lungo gli anni ’20 del secolo scorso nei ribollenti e ruggenti Stati Uniti d’America, laddove era in corso una delle più brucianti ascese della Storia sia a livello economico sia geopolitico. L’epoca e i luoghi sono sicuramente affascinanti, dunque, alle prese con lo scandalo Teapot Dome e con il successivo e necessario ascetismo di un Presidente come Calvin Coolidge, fino al definitivo e traumatico incartocciarsi di giovedì 24 ottobre 1929, data ferale dell’infanzia yankee.
Gli anni ’20 si configurano come un decennio importante per i nostri strumenti di scrittura: archiviata l’epoca dei contagocce grazie alla sperimentazione di molti, (ma soprattutto alla trovata Roy Conklin, il quale brevettò nel 1901 il Crescent Filler dando la stura ai sistemi di caricamento su fusto, e alla successiva riflessione di Walter Sheaffer, con il suo sistema a levetta semplice e stilisticamente pulito datato 1908), le stilografiche imboccarono un percorso di design che ebbe, tra gli esiti meglio cristallizzati e più pregnanti, la foggia detta Flat Top, ossia un cilindro piacente sul versante delle tecniche produttive e dei materiali di allora così come nei taschini di formali giacche in panno. Non solo, il terzo decennio del secolo scorso vede anche l’introduzione della celluloide a scapito dell’ebanite nella produzione delle top four (five?).
Insomma, le penne che qui vorrei collazionare avrebbero potuto essere tranquillamente in compresenza nella vetrina di una fornita bottega di cancelleria in Fifth Avenue. Rigorosamente Flat Top (ma il termine è seriore, nonché proprio del collezionismo americano) questi strumenti di scrittura sarebbero probabilmente stati proposti insieme, a scelta su un bel sottomano in pelle, in favore di un dubbioso compratore dell’epoca, il quale si sarebbe goduto questo stuzzicante spettacolo.
Nell’ordine, in senso orario a partire dalla banconota, troviamo una Waterman’s 52 in ebanite Rippled (1926), una Parker Duofold Black in ebanite (stranamente invenduta fino al quel momento, essendo forse del 1924), una Sheaffer’s Flat Top Lifetime in celluloide green jade (post 1924), una Whal Eversharp Signature Gold Seal (five spot, 1928) in celluloide nero e perla e, da ultimo, quella che per me è firmata dalla Fifth tra le grandi aziende produttrici di penne statunitensi, ossia la Conklin, che mette sul piatto una splendida Endura Senior in ebanite woodgrain (post 1925).
Il Gold Seal della Wahl ci pone quindi in un giorno d’autunno del 1928. Il nostro acquirente è un tipo indeciso: ammette a se stesso che, a Wall Street, si fanno ancora soldi a palate, ma questo non autorizza a buttarli dalla finestra (non lo sa ancora, ma l’anno seguente dovrà cacciare nel cestino le azioni della sua banca). Egli gira e rigira le penne nelle sue mani, le prende e le posa più volte, ma noi siamo venditori pazienti e lo aiutiamo con qualche misura.
Prima la Waterman’s 52: ce ne sono tante in giro, è sicuramente una penna di grande successo e questo colore è relativamente nuovo, avendo solo due anni. Il nostro cliente la conosce bene.
lunghezza chiusa: 134 mm;
lunghezza aperta: 132 mm;
lunghezza calzata: 172 mm;
diametro fusto: 11 mm;
peso scarica: 19 gr.
E' poi la volta della Duofold in ebanite: se ne sta in disparte perché esteticamente non brilla vicino alle altre (non è certo la Big Red) eppure nasconde armi affilate, cosa che ci toglie la voglia di praticare sconti su questa penna che abbiamo in catalogo da tre-quattro anni (si tratta dell’ultimo esemplare di una lunga serie, perché vendutissima).
lunghezza chiusa: 140 mm;
lunghezza aperta: 137 mm;
lunghezza calzata: 181 mm;
diametro fusto: 13 mm;
peso scarica: 19 gr.
Ma come tutti i compratori occasionali, anche il nostro – tapino – si fa menare per il naso dalle apparenze e questi nuovi materiali, così profondi e luccicanti, lo attraggono non poco. Prendiamo quindi la Eversharp e gliela porgiamo. I suoi occhi si illuminano e inizia a sorridere rimirando le sfumature pearl black della Pyroxalin, noi, suadenti, gli diremo che il materiale è nuovissimo (invero sappiamo bene che la Wahl, proprio come la Waterman’s, è in ritardo sul lancio della celluloide e ciò a causa di un investimento sbagliato, ossia l’acquisto di una fabbrica di ebanite nel 1922 quando altri marchi già proponevano la celluloide). Ma lo stile è stile e, tra clip a ruzzolina e riflessi sorprendenti, la diamo già quasi per venduta.
lunghezza chiusa: 133 mm;
lunghezza aperta: 126 mm;
lunghezza calzata: 181 mm;
diametro fusto: 13 mm;
peso scarica: 20 gr.
Ed ecco che il nostro giovane dirigente, messosi ormai a suo agio (si è tolto il cappotto doppio petto e il cappello), ripone da parte la Wahl, come a volerla tenere da conto senza precludersi altre possibilità, e prende in mano la Flat Top di casa Sheaffer’s. L’ambiente è rilassato, è tardi e se la prende comoda: conosce bene il marchio (molto famoso e innovativo al pari di Parker), si sente rassicurato dalla garanzia a vita, come quella offerta dalla Eversharp, ma – rispetto a quest’ultima – il marchio di Fort Madison è in anticipo di quasi un lustro sulla lavorazione della celluloide e, parlando di innovazioni, se la vede all’arma bianca con quelli di Janesville. La penna è di sostanza, senza fronzoli e in pura Radite verde giada, molto tosta, tozza, ma con classe.
lunghezza chiusa: 133 mm;
lunghezza aperta: 122 mm;
lunghezza calzata: 172 mm;
diametro fusto: 14 mm;
peso scarica: 21 gr.
E infine tocca alla Conklin. Da buoni venditori sappiamo che l’azienda è in affanno: dopo l’invenzione del crescent filler – il quale l’aveva resa praticamente il primo marchio in USA – non ha fatto che perdere quote di mercato. Ora, però, sono tre anni che ha messo sul mercato questa bellissima stilografica in ebanite, particolarmente apprezzata nella lavorazione proposta.
lunghezza chiusa: 134 mm;
lunghezza aperta: 129 mm;
lunghezza calzata: 169 mm;
diametro fusto: 14 mm;
peso scarica: 21 gr.
Insomma, alla fine abbiamo peccato di solerzia, perché il compratore – giustamente – è più indeciso di prima. Parliamo un po’ di prezzi: la Duofold si attesta a 10 $, la Eversharp five spot si ferma a 8 $, la Waterman’s 8,5 $, la Sheaffer’s 8,75 $. Resta la Conklin, anch’essa a 8 $. Anche questa volta, ci diciamo, la Parker non la venderemo, d’altronde questi giovani comprano con l’occhio e non con la mano.
Giusto il tempo di sfoggiare ancora una volta il nostro miglior sorriso ed ecco che il cliente ci sorprende chiedendo di vedere i pennini.
quello che vorrei tentare di proporvi con questa mia è la comparazione di quattro (più due) penne coeve e connazionali. Per mancanza di tempo ed energie, ma anche per non tediarvi troppo con dissertazioni di stampo accademico, tralascerò l’approfondimento storico che questi pezzi da novanta della storia stilografica meriterebbero e tuttavia non mancheranno riferimenti diacronici certi, grazie soprattutto al nostro wiki e, quindi, al lavoro che eminenti collezionisti hanno svolto prima di – e per – noi.
Sebbene non si tratti sicuramente di rarità, la ricerca e il finanziamento di queste penne ha richiesto oltre un anno ed è il frutto del mio primo programma di acquisizioni ragionato (quindi non casuale), anche se di piccolo cabotaggio: ringrazio gli appassionati che mi hanno aiutato nella piccola impresa, sperando che si ritrovino nella presente dichiarazione di riconoscenza: ho trovato in questo forum molto sapere e persone amiche, pur mai incontrate di persona, ma stimate per il loro modo di comunicare lineare, sincero e prevedibile (nell’accezione migliore di questo termine).
Tornando alle penne in trattazione: come già riferito esse condividono il tempo e lo spazio (mi si perdonerà un piccolo sconfinamento in Canadà), ovvero la loro produzione si situa lungo gli anni ’20 del secolo scorso nei ribollenti e ruggenti Stati Uniti d’America, laddove era in corso una delle più brucianti ascese della Storia sia a livello economico sia geopolitico. L’epoca e i luoghi sono sicuramente affascinanti, dunque, alle prese con lo scandalo Teapot Dome e con il successivo e necessario ascetismo di un Presidente come Calvin Coolidge, fino al definitivo e traumatico incartocciarsi di giovedì 24 ottobre 1929, data ferale dell’infanzia yankee.
Gli anni ’20 si configurano come un decennio importante per i nostri strumenti di scrittura: archiviata l’epoca dei contagocce grazie alla sperimentazione di molti, (ma soprattutto alla trovata Roy Conklin, il quale brevettò nel 1901 il Crescent Filler dando la stura ai sistemi di caricamento su fusto, e alla successiva riflessione di Walter Sheaffer, con il suo sistema a levetta semplice e stilisticamente pulito datato 1908), le stilografiche imboccarono un percorso di design che ebbe, tra gli esiti meglio cristallizzati e più pregnanti, la foggia detta Flat Top, ossia un cilindro piacente sul versante delle tecniche produttive e dei materiali di allora così come nei taschini di formali giacche in panno. Non solo, il terzo decennio del secolo scorso vede anche l’introduzione della celluloide a scapito dell’ebanite nella produzione delle top four (five?).
Insomma, le penne che qui vorrei collazionare avrebbero potuto essere tranquillamente in compresenza nella vetrina di una fornita bottega di cancelleria in Fifth Avenue. Rigorosamente Flat Top (ma il termine è seriore, nonché proprio del collezionismo americano) questi strumenti di scrittura sarebbero probabilmente stati proposti insieme, a scelta su un bel sottomano in pelle, in favore di un dubbioso compratore dell’epoca, il quale si sarebbe goduto questo stuzzicante spettacolo.
Nell’ordine, in senso orario a partire dalla banconota, troviamo una Waterman’s 52 in ebanite Rippled (1926), una Parker Duofold Black in ebanite (stranamente invenduta fino al quel momento, essendo forse del 1924), una Sheaffer’s Flat Top Lifetime in celluloide green jade (post 1924), una Whal Eversharp Signature Gold Seal (five spot, 1928) in celluloide nero e perla e, da ultimo, quella che per me è firmata dalla Fifth tra le grandi aziende produttrici di penne statunitensi, ossia la Conklin, che mette sul piatto una splendida Endura Senior in ebanite woodgrain (post 1925).
Il Gold Seal della Wahl ci pone quindi in un giorno d’autunno del 1928. Il nostro acquirente è un tipo indeciso: ammette a se stesso che, a Wall Street, si fanno ancora soldi a palate, ma questo non autorizza a buttarli dalla finestra (non lo sa ancora, ma l’anno seguente dovrà cacciare nel cestino le azioni della sua banca). Egli gira e rigira le penne nelle sue mani, le prende e le posa più volte, ma noi siamo venditori pazienti e lo aiutiamo con qualche misura.
Prima la Waterman’s 52: ce ne sono tante in giro, è sicuramente una penna di grande successo e questo colore è relativamente nuovo, avendo solo due anni. Il nostro cliente la conosce bene.
lunghezza chiusa: 134 mm;
lunghezza aperta: 132 mm;
lunghezza calzata: 172 mm;
diametro fusto: 11 mm;
peso scarica: 19 gr.
E' poi la volta della Duofold in ebanite: se ne sta in disparte perché esteticamente non brilla vicino alle altre (non è certo la Big Red) eppure nasconde armi affilate, cosa che ci toglie la voglia di praticare sconti su questa penna che abbiamo in catalogo da tre-quattro anni (si tratta dell’ultimo esemplare di una lunga serie, perché vendutissima).
lunghezza chiusa: 140 mm;
lunghezza aperta: 137 mm;
lunghezza calzata: 181 mm;
diametro fusto: 13 mm;
peso scarica: 19 gr.
Ma come tutti i compratori occasionali, anche il nostro – tapino – si fa menare per il naso dalle apparenze e questi nuovi materiali, così profondi e luccicanti, lo attraggono non poco. Prendiamo quindi la Eversharp e gliela porgiamo. I suoi occhi si illuminano e inizia a sorridere rimirando le sfumature pearl black della Pyroxalin, noi, suadenti, gli diremo che il materiale è nuovissimo (invero sappiamo bene che la Wahl, proprio come la Waterman’s, è in ritardo sul lancio della celluloide e ciò a causa di un investimento sbagliato, ossia l’acquisto di una fabbrica di ebanite nel 1922 quando altri marchi già proponevano la celluloide). Ma lo stile è stile e, tra clip a ruzzolina e riflessi sorprendenti, la diamo già quasi per venduta.
lunghezza chiusa: 133 mm;
lunghezza aperta: 126 mm;
lunghezza calzata: 181 mm;
diametro fusto: 13 mm;
peso scarica: 20 gr.
Ed ecco che il nostro giovane dirigente, messosi ormai a suo agio (si è tolto il cappotto doppio petto e il cappello), ripone da parte la Wahl, come a volerla tenere da conto senza precludersi altre possibilità, e prende in mano la Flat Top di casa Sheaffer’s. L’ambiente è rilassato, è tardi e se la prende comoda: conosce bene il marchio (molto famoso e innovativo al pari di Parker), si sente rassicurato dalla garanzia a vita, come quella offerta dalla Eversharp, ma – rispetto a quest’ultima – il marchio di Fort Madison è in anticipo di quasi un lustro sulla lavorazione della celluloide e, parlando di innovazioni, se la vede all’arma bianca con quelli di Janesville. La penna è di sostanza, senza fronzoli e in pura Radite verde giada, molto tosta, tozza, ma con classe.
lunghezza chiusa: 133 mm;
lunghezza aperta: 122 mm;
lunghezza calzata: 172 mm;
diametro fusto: 14 mm;
peso scarica: 21 gr.
E infine tocca alla Conklin. Da buoni venditori sappiamo che l’azienda è in affanno: dopo l’invenzione del crescent filler – il quale l’aveva resa praticamente il primo marchio in USA – non ha fatto che perdere quote di mercato. Ora, però, sono tre anni che ha messo sul mercato questa bellissima stilografica in ebanite, particolarmente apprezzata nella lavorazione proposta.
lunghezza chiusa: 134 mm;
lunghezza aperta: 129 mm;
lunghezza calzata: 169 mm;
diametro fusto: 14 mm;
peso scarica: 21 gr.
Insomma, alla fine abbiamo peccato di solerzia, perché il compratore – giustamente – è più indeciso di prima. Parliamo un po’ di prezzi: la Duofold si attesta a 10 $, la Eversharp five spot si ferma a 8 $, la Waterman’s 8,5 $, la Sheaffer’s 8,75 $. Resta la Conklin, anch’essa a 8 $. Anche questa volta, ci diciamo, la Parker non la venderemo, d’altronde questi giovani comprano con l’occhio e non con la mano.
Giusto il tempo di sfoggiare ancora una volta il nostro miglior sorriso ed ecco che il cliente ci sorprende chiedendo di vedere i pennini.