La scrittura rotonda è disegnata per essere eseguita con il pennino tronco. Sul foglio che ho fotografato più in basso, la seconda linea con l’alfabeto, così come quella seguente, sono state scritte con il pennino italico di una Parker Duofold Centennial. Il primo alfabetò, però, e i messaggi delle ultime due righe, sono scritti con il pennino appuntito e flessibile della Montblanc Calligraphy, che ancora una volta dimostra le sue doti di adattabilità a diversi stili di scrittura.
C'e un pennino più giusto per una certa scrittura, ma chi si accontenta...
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Nel suo “Calligrafia. Cenno storico…”, originariamente pubblicato da Hoepli nel 1894 (io ne possiedo una ristampa del 1990), il prof. Ranieri Percossi riferisce della “scrittura rotonda”, una grafia verticale costruita intorno alla forma quadrata. Questa scrittura fu particolarmente in voga in Italia durante la prima metà del ventesimo secolo, almeno fino alla metà degli anni ‘40. È probabile che al suo successo abbia contribuito anche il suo carattere radicalmente distinto, dal punto di vista visivo, da quello della corsiva inglese, dalla quale la grafia degli Italiani volle particolarmente distinguersi, anche per ragioni ideologiche, durante il ventennio fascista.
La scrittura rotonda è disegnata per essere eseguita con il pennino tronco. Sul foglio che ho fotografato più in basso, la seconda linea con l’alfabeto, così come quella seguente, sono state scritte con il pennino italico di una Parker Duofold Centennial. Il primo alfabetò, però, e i messaggi delle ultime due righe, sono scritti con il pennino appuntito e flessibile della Montblanc Calligraphy, che ancora una volta dimostra le sue doti di adattabilità a diversi stili di scrittura.
La scrittura rotonda è disegnata per essere eseguita con il pennino tronco. Sul foglio che ho fotografato più in basso, la seconda linea con l’alfabeto, così come quella seguente, sono state scritte con il pennino italico di una Parker Duofold Centennial. Il primo alfabetò, però, e i messaggi delle ultime due righe, sono scritti con il pennino appuntito e flessibile della Montblanc Calligraphy, che ancora una volta dimostra le sue doti di adattabilità a diversi stili di scrittura.
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Non è tanto il pennino, quanto la mano. Una minima differenza si noterà sempre, ma una volta rispettato il ductus di ogni lettera, cambierà solo l’ombreggiatura (e nemmeno sempre, se la mano è davvero buona).
Nel mio caso (anche se non ho foto sotto mano per dimostrarlo) ho imparato a scrivere l’onciale con la parallel pen, passando poi ai pennini stub/italici da stilografica. Appena ho avuto un po’ di confidenza, sono passato al pennino flessibile ottenendo uno stile più “snello” e, per il mio gusto, piacevole.
Ora sto imparando lo Spencerian e, questa mattina, ho fatto qualche prova con uno stub 1,1mm (che anche in questo caso appesantisce lo stile come se si attivasse il grassetto)
Altra grande differenza la fa la grandezza del testo: gli stili calligrafici da pennino tronco misurano l’altezza X in larghezze di pennino (es. per l’onciale è 4 volte, col pennino della parallel da 4mm X = 16mm), man mano che si sale a certe dimensioni è sempre più difficile riuscire ad adattarsi con il pennino flessibile.
Nel mio caso (anche se non ho foto sotto mano per dimostrarlo) ho imparato a scrivere l’onciale con la parallel pen, passando poi ai pennini stub/italici da stilografica. Appena ho avuto un po’ di confidenza, sono passato al pennino flessibile ottenendo uno stile più “snello” e, per il mio gusto, piacevole.
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Altra grande differenza la fa la grandezza del testo: gli stili calligrafici da pennino tronco misurano l’altezza X in larghezze di pennino (es. per l’onciale è 4 volte, col pennino della parallel da 4mm X = 16mm), man mano che si sale a certe dimensioni è sempre più difficile riuscire ad adattarsi con il pennino flessibile.
Alessio Pariani
L’ottimismo è il sale della vita, l’umorismo ne è lo zucchero.
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Ecco un piccolo esempio, con mano malferma e poco allenata.
Stando nelle dimensioni piccole di una scrittura “normale” si riesce a rendere simile l’effetto dei pennini. Ovviamente più dura confrontarsi con un testo alto 4 volte tanto scritto a Parallel Pen. Forse con un pennello da calligrafia orientale…
In blu un pennino Lamy 1,1 (la prima in Onciale e la seconda in Spencerian), in nero la Pilot 823FA Stando nelle dimensioni piccole di una scrittura “normale” si riesce a rendere simile l’effetto dei pennini. Ovviamente più dura confrontarsi con un testo alto 4 volte tanto scritto a Parallel Pen. Forse con un pennello da calligrafia orientale…
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Grazie per questo esempio. Mi incuriosisce perché mi ricorda particolarmente il corsivo che mi è stato insegnato alle elementari (metà anni 60) in una scuola di Torino, in via Moncalvo 1, che si chiamava Istituto di Nostra Signora (scuola della infanzia convenzionata e primaria paritaria).fufluns ha scritto: ↑domenica 25 febbraio 2024, 21:34 Nel suo “Calligrafia. Cenno storico…”, originariamente pubblicato da Hoepli nel 1894 (io ne possiedo una ristampa del 1990), il prof. Ranieri Percossi riferisce della “scrittura rotonda”, una grafia verticale costruita intorno alla forma quadrata. Questa scrittura fu particolarmente in voga in Italia durante la prima metà del ventesimo secolo, almeno fino alla metà degli anni ‘40. È probabile che al suo successo abbia contribuito anche il suo carattere radicalmente distinto, dal punto di vista visivo, da quello della corsiva inglese, dalla quale la grafia degli Italiani volle particolarmente distinguersi, anche per ragioni ideologiche, durante il ventennio fascista.
La scrittura rotonda è disegnata per essere eseguita con il pennino tronco. Sul foglio che ho fotografato più in basso, la seconda linea con l’alfabeto, così come quella seguente, sono state scritte con il pennino italico di una Parker Duofold Centennial. Il primo alfabetò, però, e i messaggi delle ultime due righe, sono scritti con il pennino appuntito e flessibile della Montblanc Calligraphy, che ancora una volta dimostra le sue doti di adattabilità a diversi stili di scrittura.
Montblanc 149 Calligraphy Scrittura rotonda.jpg
La scuola, era situata nel cuore di Borgo Po (l'edificio è lì ancora), a pochi passi dalla Gran Madre, e ha origine negli anni Trenta.
Pare che da sempre sia stata una delle scuole dei figli della borghesia della collina (cosa di cui io non avevo la minima percezione a quell'età...) e tra i tanti nomi noti che hanno imparato a leggere e a scrivere nelle aule di via Moncalvo, pare vi siano stati giovanissimi membri delle famiglie Montezemolo e Ferrero (mai visti, però che vi fosse più di qualcuno piuttosto benestante questo lo percepivamo...). Per me (e i miei fratelli), ma anche tutti quelli che la frequentavano, era semplicemente la "scuola delle suore tedesche".
Mio padre lavorava in Pirelli e noi abitavamo in una di quelle parallele sulla collina disseminata di belle villette.
La scuola è stata chiusa nel 2013, e non so bene in cosa sia stata convertita.
Comunque il corsivo che insegnavano lì, era sicuramente un rotondo, e in particolare le aste delle lettere erano sempre verticali, diritte, mai inclinate come nel corsivo inglese. Le singole lettere che segni sono quasi identiche a quelle insegnatemi (con alcune eccezioni come la f, che aveva due occhielli, la p, che aveva l'asta diritta, la v e la w che erano più arrotondate). Purtuttavia, i pennini in uso erano a punta fine (noi scolari, a quell'età avevamo un bel da fare a non macchiare di inchiostro dappertutto, figuriamoci se potevamo imparare l'uso di un italico!).
Questo però mi spiega abbastanza bene perché io sia tendenzialmente negato per il corsivo inglese, la mia mano tende inevitabilmente a raddrizzare le aste!
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È simile come impostazione anche quello insegnato a me negli anni delle elementari (1996-2000). Qualche lettera differisce, generalmente più simili al corsivo inglese (b - v con il virgolino in uscita, p con l’onda e la gamba dritta, f con la gamba dritta e senza occhiello inferiore…) ma tutto assolutamente senza inclinazione. Tutto imparato con le meravigliose Papermate cancellabili che mi hanno insegnato qual è la resistenza alla perforazione della carta, altro che controllare la flessibilità del pennino
Basta ruotare un po’ il foglio e l'inclinazione viene da sé
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Confermo, anch'io, elementari negli anni '80, ho riempito quaderni con quel tipo di carattere, senza mai riuscire a fare tre lettere decenti di fila....Koten90 ha scritto: ↑martedì 27 febbraio 2024, 7:08È simile come impostazione anche quello insegnato a me negli anni delle elementari (1996-2000). Qualche lettera differisce, generalmente più simili al corsivo inglese (b - v con il virgolino in uscita, p con l’onda e la gamba dritta, f con la gamba dritta e senza occhiello inferiore…) ma tutto assolutamente senza inclinazione. Tutto imparato con le meravigliose Papermate cancellabili che mi hanno insegnato qual è la resistenza alla perforazione della carta, altro che controllare la flessibilità del pennino
Basta ruotare un po’ il foglio e l'inclinazione viene da sé90º in senso anti orario e scrivi andando verso l’alto. Ogni 4-5 lettere sposta il foglio in modo da non allungare troppo il braccio

un paio di anni fa ho ritrovato in soffitta i vecchi quaderni con tutti i brutti voti della maestra, ho sempre scritto da schifo, e ad oggi ancora associo quel tipo di carattere alle giornate passate sui banchi di formica verde a farmi venire il mal di mano incidendo il foglio con la "corvina" gialla e nera.