Sul quaderno dei desiderata si annotano le cose che si vogliono e che, per lo più, si possono comprare. Dico per lo più perché il confine tra ciò che in un certo momento si ritiene a portata di mano e quello che sembra eternamente sfuggire i nostri mezzi, è una linea labile. Diciamo, per capirci e restare a temi per noi facili, che posso scrivere tra i desiderata una Montblanc 139. Probabilmente, a 4000 Euro, non arriverà mai il momento in cui diventi “imprescindibile” rispetto ad altri desiderata che mi piacciono di più e costano meno, ma nella mia testa so che se sentissi che lo sforzo lo vale, potrei fare grandi sacrifici e raggiungere la meta. Però una Bohème Papillon (non che mi faccia gola, beninteso), a 180 mila Euro, non andrebbe nel quaderno dei desiderata neppure se mi piacesse, perché è per me inarrivabile. Può ben essere, però, che la si ritrovi sul quaderno di qualcun altro che ha più mezzi: la linea tra il di qui e il di là è grigia e ampia.
Il quaderno dei desiderata è costoso, probabilmente il più costoso dei quaderni. Se si fanno le somme dei desideri, ne vien fuori qualcosa di surreale. Ma questo surrealismo è a nostro onore: la vita è ricerca della felicità e i desideri sono lastre di quello stesso selciato che conduce fin dove si può…
C’è una tecnica per mantenere il quaderno dei desiderata: non si può copiare. Quando ci si ricorda del quaderno, si inizia ogni volta da una pagina bianca e, a memoria, si scrive ciò che si desidera. Si possono scrivere dieci cose o cento, e l’ordine non è molto importante - anche se l’esperienza mi ha insegnato che le prime quattro o cinque cose che si ricordano e si annotano sono di solito quelle che si vogliono di più.
Quando si è finito di scrivere, è permesso tornare indietro e vedere le pagine anteriori. Lí si possono “spuntare” alcuni desiderata che, nel frattempo, sono diventati le nostre cose. Quella penna si è poi comprata, quel libro è in arrivo, quell’obiettivo per la fotocamera lo usiamo ormai da tempo, e di quell’astuccio speciale ne abbiamo comprati addirittura due!
Ma vi sorprenderà - a me sorprende sempre - vedere come alcuni dei desiderata siano tramontati, come abbiano occupato una linea in varie pagine, ma poi siano svaniti come la nebbia al sole. Cercando bene, si troveranno desiderata che sono stati scritti una sola volta, amorini passeggeri, invaghimenti dalla vita breve. Hanno lasciato il nostro volere, e hanno lasciato il quaderno. C’è molto da imparare su noi stessi e sulle stagioni della nostra anima rileggendo il quaderno dei desiderata.
Poi ci sono le cose che si ripetono sempre. Sono magari lì, un po’ in disparte alla linea sei o nove, ma non se ne vanno. Sono ancorati al nostro desiderio, anche se ogni volta qualcosa di più luccicante gli ruba la scena e si fa comprare e li rimanda in giù, verso le linee basse, desideri per i quali sono già finiti i soldi. Però si impara. Se ritrovo desiderata che si ripetono ancora e ancora, ogni volta lì per ogni nuova pagina, posso decidere di fare uno sforzo e rinunciare all’ultimo folgorante desideratum e, con coscienza, comprarli. Di solito risulta essere un’ottima idea.
Dice mia moglie che il mio quaderno dei desiderata é il diario di un consumista. Non é vero. É invece il distillato etereo del frenetico volere, un liquore di vita riposato adagio, un anelare dolce, perle di appetiti senza smania, più vicino al sogno che alla brama. Non ha struggimento e insegna qualcosa di noi stessi.