il misterioso foro di sfiato
Inviato: sabato 21 ottobre 2023, 23:18
Penso che moltissimi pennofili si siano ad un certo punto posti la domanda "ma a cosa diavolo serve, VERAMENTE, il foro di sfiato?"
Perchè d'accordo, nelle penne più vecchie ha anche questa funzione, ma abbiamo tutti presente come il foro ci sia in moltissimi pennini ad intinzione, e ovviamente in quel caso la funzione di sfiato non ha senso.
L'interessante questione è stata sollevata da mikils qui.
Io per prima ho fornito la risposta che ho sempre ritenuto più adeguata: il foro serve a evitare che il taglio dei rebbi, assimilabile a una frattura, si allunghi ulteriormente.
Però le successive considerazioni emerse nel topic mi hanno fatto riflettere, e alla fine mi sono dovuta bacchettare.
Perchè ho fatto l'errore di spiegare una scelta tecnologica di 200 anni fa con le conoscenze che ho io attualmente, senza prima indagare sui reali processi di fabbricazione che hanno portato a questa particolare specifica.
E quindi faccio ammenda, riportando un po' di informazioni storiche che sono riuscita a raccimolare, che forse possono aiutare a capire meglio il perché di questo foro.
La fonte più ricca (e una delle poche) è il libro "The Story of the Invention of Steel Pens" di Henry Bore, pubblicato nel 1890.
È un breve compendio molto interessante sull'evoluzione dei pennini in metallo, e su come quelli in acciaio siano riusciti a soppiantare l'uso della penna d'oca, a dispetto delle iniziali reazioni non positive.
Le fonti storiche di cui si fa menzione nel trattato non sono lineari, sconfinando a volte nella diceria e nella agiografia, ma raccontano bene il passaggio da un'attività prettamente artigianale a una di tipo industriale, evoluzione avvenuta verso il 1820 a Birmingham, in Inghilterra.
Ci sarebbe veramente tanto da dire, ma dato che l'argomento è il foro di sfiato, cerco di concentrare la sintesi sulle fasi produttive che lo riguardano e che riguardano, per forza di cose, il taglio dei rebbi.
Uno degli uomini che ha notevolmente contribuito a questa svolta è stato Josiah Mason, e sono trascritte alcune sue affermazioni riguardanti la realizzazione della fessura tra i rebbi e la sua evoluzione tecnologica.
Secondo quanto riportato da Mason, una prima tipologia di pennini, risalenti alla fine del 1700, era quella dei pennini tubolari.
In questi pennini il taglio tra i rebbi era ottenuto dal semplice accostamento dei due lembi di lamiera. Il tubicino veniva poi lavorato in modo simile a una penna d'oca (anche le penne d'oca avevano la fessura).
Uno splendido e particolarissimo esempio è stato presentato qui nella collezione Baschirotto, e fa parte dei pennini con punta preziosa citati nel testo.
Nulla è detto di un eventuale foro, in quello presentato il foro non è presente.
La seconda tipologia era quella dei pennini a botte, simili a quelli moderni.
In questi pennini il metodo più vecchio di taglio prevedeva che, prima della tempra, con uno scalpello venisse segnato il taglio dalla parte interna. Con un martelletto si provocava poi la rottura del pennino lungo quel segno.
Anche in questo caso non viene menzionato il foro, però in questo tipo di taglio, usato anche per creare intagli decorativi, spesso si usava fare piccoli fori che servivano sia per definire con esattezza le estremità di taglio, sia per evitare che le rotture proseguissero più del dovuto.
Secondo Mason questo metodo a rottura, considerato primitivo, era quello utilizzato per i primi pennini Perry.
Nel libro è poi riportato il testo di una lettera del 1886, in cui viene fatto un resoconto del metodo di fabbricazione dei pennini in argento e in acciaio in uso nel 1823.
Il foro, piccolo, era praticato tramite punzonatura, dopo la curvatura ma prima della formatura delle punte. Successivamente veniva realizzato il taglio mediante l'utilizzo di una sega a filo, e con una cesoia si modellava la forma dei rebbi.
Questa testimonianza è decisamente illuminante.
La sega utilizzata era una tipologia di sega da gioielliere, una piercing saw. Il foro serviva quindi per poter far passare la sottile lama attraverso la lamina del pennino, prima di fissarla al telaio, e poter poi eseguire il taglio dal centro verso la futura punta.
Il passaggio cruciale per l'industrializzazione fu quello di realizzare pennini "stampati" per mezzo di appositi torchi a vite. È questo tipo di produzione che Mason contrappone a quella primitiva.
Il metodo produttivo, non distante da quello utilizzato oggi, è ben descritto nel dettaglio.
Dopo la tranciatura della forma del pennino e l'imprimitura delle stampigliature, veniva punzonato quello che viene definito "foro centrale" (center pierce).
Bore attribuisce al foro la funzione specifica di trattenimento dell'inchiostro. Sottolinea come nel tempo il foro abbia assunto anche valore decorativo, e come l'operazione di foratura fosse un momento delicato.
Dopo le varie operazioni di tempra e curvatura, occorreva trasformare il pennino da semplice punta a strumento di scrittura. Questo avveniva attraverso il taglio dei rebbi.
Prima del taglio, però, la zona centrale che va dal foro alla punta veniva oppurtunamente molata per conferire elasticità. Il foro serviva quindi anche come punto di riferimento per questa operazione.
Il taglio avveniva utilizzando un torchio, per quello veniva definito da Mason taglio stampato, anche se attualmente lo definiremmo una cesoiatura a ghigliottina.
Cosa si può dedurre da tutto ciò?
Penso sia sensato ritenere che la funzione del foro centrale si sia evoluta con le modifiche di produzione.
Nei pennini artigianali realizzati con la sega da gioielliere era semplicemente necessario per iniziare il taglio, ed era piccolo.
Se presente nei pennini con taglio realizzato a rottura, poteva avere la funzione di segnarne l'inizio e anche, effettivamente, di bloccarne l'estensione incontrollata, però in fase di realizzazione, non durante l'utilizzo.
Probabilmente con l'uso si era scoperto come il foro (non presente nelle penne d'oca) aiutasse a trattenere l'inchiostro e a farlo fluire più efficacemente nel taglio, per cui è stato mantenuto anche quando si è passati ai pennini stampati.
Sicuramente era diventato un elemento decorativo, e si era sperimentato che variandone la forma si poteva aggiungere elasticità.
Per questi due motivi, il foro centrale era diventato più ampio, spesso molto allungato o addirittura doppio.
Fungeva anche come riferimento per l'importantissima e delicata fase di molatura centrale prima del taglio.
Non si può escludere che mantenesse anche la funzione di evitare che la cesoiatura andasse oltre il dovuto, sempre in fase produttiva, evitando al contempo tensioni problematiche all'apice del taglio.
Nelle penne con serbatoio, invece, la funzione di trattenimento dell'inchiostro non era necessaria ed era invece necessario evitare che il pennino si discostasse troppo dall'alimentatore. I pennini con grossi fori non erano quindi adatti, ma quelli con fori più piccoli sì.
Il foro centrale era ora diventato utile per favorire lo scambio di aria.
Qualche necessario link di riferimento.
Il testo citato lo si può trovare nella versione originale, non completa, su google books.
Qui c'è una trascrizione completa.
Altri link di interesse https://thesteelpen.com/2017/11/09/pen- ... ions-laid/
https://kallipos.de/steel-pen-history.html
https://kallipos.de/steel-pen-manufacturing.html
Perchè d'accordo, nelle penne più vecchie ha anche questa funzione, ma abbiamo tutti presente come il foro ci sia in moltissimi pennini ad intinzione, e ovviamente in quel caso la funzione di sfiato non ha senso.
L'interessante questione è stata sollevata da mikils qui.
Io per prima ho fornito la risposta che ho sempre ritenuto più adeguata: il foro serve a evitare che il taglio dei rebbi, assimilabile a una frattura, si allunghi ulteriormente.
Però le successive considerazioni emerse nel topic mi hanno fatto riflettere, e alla fine mi sono dovuta bacchettare.
Perchè ho fatto l'errore di spiegare una scelta tecnologica di 200 anni fa con le conoscenze che ho io attualmente, senza prima indagare sui reali processi di fabbricazione che hanno portato a questa particolare specifica.
E quindi faccio ammenda, riportando un po' di informazioni storiche che sono riuscita a raccimolare, che forse possono aiutare a capire meglio il perché di questo foro.
La fonte più ricca (e una delle poche) è il libro "The Story of the Invention of Steel Pens" di Henry Bore, pubblicato nel 1890.
È un breve compendio molto interessante sull'evoluzione dei pennini in metallo, e su come quelli in acciaio siano riusciti a soppiantare l'uso della penna d'oca, a dispetto delle iniziali reazioni non positive.
Le fonti storiche di cui si fa menzione nel trattato non sono lineari, sconfinando a volte nella diceria e nella agiografia, ma raccontano bene il passaggio da un'attività prettamente artigianale a una di tipo industriale, evoluzione avvenuta verso il 1820 a Birmingham, in Inghilterra.
Ci sarebbe veramente tanto da dire, ma dato che l'argomento è il foro di sfiato, cerco di concentrare la sintesi sulle fasi produttive che lo riguardano e che riguardano, per forza di cose, il taglio dei rebbi.
Uno degli uomini che ha notevolmente contribuito a questa svolta è stato Josiah Mason, e sono trascritte alcune sue affermazioni riguardanti la realizzazione della fessura tra i rebbi e la sua evoluzione tecnologica.
Secondo quanto riportato da Mason, una prima tipologia di pennini, risalenti alla fine del 1700, era quella dei pennini tubolari.
In questi pennini il taglio tra i rebbi era ottenuto dal semplice accostamento dei due lembi di lamiera. Il tubicino veniva poi lavorato in modo simile a una penna d'oca (anche le penne d'oca avevano la fessura).
Uno splendido e particolarissimo esempio è stato presentato qui nella collezione Baschirotto, e fa parte dei pennini con punta preziosa citati nel testo.
Nulla è detto di un eventuale foro, in quello presentato il foro non è presente.
La seconda tipologia era quella dei pennini a botte, simili a quelli moderni.
In questi pennini il metodo più vecchio di taglio prevedeva che, prima della tempra, con uno scalpello venisse segnato il taglio dalla parte interna. Con un martelletto si provocava poi la rottura del pennino lungo quel segno.
Anche in questo caso non viene menzionato il foro, però in questo tipo di taglio, usato anche per creare intagli decorativi, spesso si usava fare piccoli fori che servivano sia per definire con esattezza le estremità di taglio, sia per evitare che le rotture proseguissero più del dovuto.
Secondo Mason questo metodo a rottura, considerato primitivo, era quello utilizzato per i primi pennini Perry.
Nel libro è poi riportato il testo di una lettera del 1886, in cui viene fatto un resoconto del metodo di fabbricazione dei pennini in argento e in acciaio in uso nel 1823.
Il foro, piccolo, era praticato tramite punzonatura, dopo la curvatura ma prima della formatura delle punte. Successivamente veniva realizzato il taglio mediante l'utilizzo di una sega a filo, e con una cesoia si modellava la forma dei rebbi.
Questa testimonianza è decisamente illuminante.
La sega utilizzata era una tipologia di sega da gioielliere, una piercing saw. Il foro serviva quindi per poter far passare la sottile lama attraverso la lamina del pennino, prima di fissarla al telaio, e poter poi eseguire il taglio dal centro verso la futura punta.
Il passaggio cruciale per l'industrializzazione fu quello di realizzare pennini "stampati" per mezzo di appositi torchi a vite. È questo tipo di produzione che Mason contrappone a quella primitiva.
Il metodo produttivo, non distante da quello utilizzato oggi, è ben descritto nel dettaglio.
Dopo la tranciatura della forma del pennino e l'imprimitura delle stampigliature, veniva punzonato quello che viene definito "foro centrale" (center pierce).
Bore attribuisce al foro la funzione specifica di trattenimento dell'inchiostro. Sottolinea come nel tempo il foro abbia assunto anche valore decorativo, e come l'operazione di foratura fosse un momento delicato.
Dopo le varie operazioni di tempra e curvatura, occorreva trasformare il pennino da semplice punta a strumento di scrittura. Questo avveniva attraverso il taglio dei rebbi.
Prima del taglio, però, la zona centrale che va dal foro alla punta veniva oppurtunamente molata per conferire elasticità. Il foro serviva quindi anche come punto di riferimento per questa operazione.
Il taglio avveniva utilizzando un torchio, per quello veniva definito da Mason taglio stampato, anche se attualmente lo definiremmo una cesoiatura a ghigliottina.
Cosa si può dedurre da tutto ciò?
Penso sia sensato ritenere che la funzione del foro centrale si sia evoluta con le modifiche di produzione.
Nei pennini artigianali realizzati con la sega da gioielliere era semplicemente necessario per iniziare il taglio, ed era piccolo.
Se presente nei pennini con taglio realizzato a rottura, poteva avere la funzione di segnarne l'inizio e anche, effettivamente, di bloccarne l'estensione incontrollata, però in fase di realizzazione, non durante l'utilizzo.
Probabilmente con l'uso si era scoperto come il foro (non presente nelle penne d'oca) aiutasse a trattenere l'inchiostro e a farlo fluire più efficacemente nel taglio, per cui è stato mantenuto anche quando si è passati ai pennini stampati.
Sicuramente era diventato un elemento decorativo, e si era sperimentato che variandone la forma si poteva aggiungere elasticità.
Per questi due motivi, il foro centrale era diventato più ampio, spesso molto allungato o addirittura doppio.
Fungeva anche come riferimento per l'importantissima e delicata fase di molatura centrale prima del taglio.
Non si può escludere che mantenesse anche la funzione di evitare che la cesoiatura andasse oltre il dovuto, sempre in fase produttiva, evitando al contempo tensioni problematiche all'apice del taglio.
Nelle penne con serbatoio, invece, la funzione di trattenimento dell'inchiostro non era necessaria ed era invece necessario evitare che il pennino si discostasse troppo dall'alimentatore. I pennini con grossi fori non erano quindi adatti, ma quelli con fori più piccoli sì.
Il foro centrale era ora diventato utile per favorire lo scambio di aria.
Qualche necessario link di riferimento.
Il testo citato lo si può trovare nella versione originale, non completa, su google books.
Qui c'è una trascrizione completa.
Altri link di interesse https://thesteelpen.com/2017/11/09/pen- ... ions-laid/
https://kallipos.de/steel-pen-history.html
https://kallipos.de/steel-pen-manufacturing.html