Recensione Pilot Elabo
Inviato: martedì 12 settembre 2023, 12:34
Salve a tutti!
Eccoci, a distanza di diversi mesi, con un’altra recensione. Avrei voluto scrivere questa recensione già all’inizio dell’estate, ma tra impegni, dimenticanze, e perché no anche un po’ di pigrizia sono giunto quasi a metà settembre. Ma forse il motivo che più di altri mi ha spinto a rimandare più volte la stesura di questa recensione è l’aura che circonda questo modello, su cui molto si è discusso e dibattuto qui sul forum e altrove, che ne fa una di quelle penne di cui chi come me ha cominciato la sua passione da non troppo tempo affidandosi alle informazioni reperibili sul web ha sicuramente sentito parlare: è la Pilot Elabo/Falcon (sulla questione del nome tornerò più avanti). Si tratta di una vecchia fiamma, un amore antico nato agli inizi della mia passione stilografica, tre anni fa: fin dalle prime foto viste su internet mi hanno subito catturato le sue forme, soprattutto quelle della penna senza cappuccio che mostravano il pennino dalla forma veramente singolare e a mio parere bellissimo. Oltre all’aspetto estetico mi aveva colpito anche le qualità di questo pennino dichiarate dal produttore (sensazione di scrittura simile a un pennello, adatto a scrivere in giapponese…) e i pareri favorevoli di molti recensori. Rimaneva però un grosso problema: il costo era per me ai tempi decisamente proibitivo, e rimaneva quindi poco più di un bel sogno da accarezzare. La svolta avvenne quando, una volta allentate le rigide misure restrittive imposte dalla pandemia, riuscii ad andare in Giappone per uno scambio universitario: a Shinjuku, un famoso quartiere commerciale di Tokyo, vi è un importante negozio specializzato nella compravendita di strumenti di scrittura usati, e lì trovai una Elabo usata in perfette condizioni (sono convinto che il precedente proprietario non ci debba aver scritto più di qualche pagina) a circa un terzo del prezzo con cui si trova in Italia. Riuscii quindi ad avere finalmente questa penna!
Dopo diversi mesi di utilizzo mi appresto a scrivere i miei pareri; articolerò la mia recensione in descrizione e caratteristiche tecniche, scrittura e conclusioni. Successivamente pubblicherò qui anche la traduzione riassuntiva di una pagina del sito Pilot in giapponese che contiene la storia dello sviluppo della Elabo.
Iniziamo subito dal nome della penna: in Giappone sia quella con il corpo in resina che quella con il corpo in metallo (come quella che possiedo io) sono chiamate “Elabo”, mentre in Europa e America sono chiamate dallo stesso produttore “Falcon” (presumibilmente per motivi di marketing e rifacendosi alla forma del pennino), e qualche rivenditore in Italia chiama la versione in resina “Elabo” o “Falcon Elabo” mentre quella in metallo “Falcon”, con o senza l’aggiunta di “Metal”… insomma un bel pasticcio, perciò ho deciso di seguire la denominazione originale giapponese e chiamarla semplicemente “Elabo”.
La penna da chiusa si presenta come tronca alle estremità, in ottone laccato (nel mio caso di un bel rosso scuro con un gradevole effetto metallizzato) con dettagli in metallo rodiato. La sommità del cappuccio presenta una corona in metallo lucido, appena più in basso c’è l’inserto della clip, molto sobria e presentante una curva molto dolce, sul retro del cappuccio in basso è stampata la scritta “Pilot Japan”. Il cappuccio termina con la parte inferiore saldata a una banda di acciaio lucido, che presenta una rastrematura verso il corpo della penna. Il corpo della penna degrada dolcemente fino a un codale nello stesso acciaio lucido degli altri dettagli, che richiama fortemente la corona del cappuccio. In mano si percepisce solidità e cura nei dettagli. Una colta svitato il cappuccio viene rivelata la sezione di scrittura, in resina nera così come la filettatura, e si notano tre anelli di acciaio rodiato: due più sottili all’inizio e alla fine della parte filettata, e un terzo più spesso alla fine della sezione, in prossimità del pennino. Il pennino è in oro 14 carati rodiato, e visto dall’alto presenta una forma triangolare, dunque senza ali, le uniche incisioni che riporta sono i dati relativi al materiale, al produttore e alla gradazione della punta: “14k-585 PILOT <SF>” e presenta un piccolo foro di sfiato circolare. Il pennino visto di profilo presenta la famosa forma che ricorda il becco di un falco, l’alimentatore è in plastica e ha una forma molto semplice. La penna ha un caricamento a cartuccia/coverter con attacco proprietario Pilot, e si nota che sia la filettatura interna del corpo che quella della sezione sono in resina. Il modello in metallo può ospitare il capiente converter CON-70, di cui ho preso la nuova versione (quella con la ghiera di metallo interna che serve a rompere la tensione superficiale dell’inchiostro). Veniamo adesso alla parte più ghiotta, la scrittura. Il pennino grazie alla sua peculiare forma ha una particolare reattività elastica che consente di ottenere una variazione di tratto applicando una moderata pressione. La punta che ho scelto è soft-fine (SF); credo che sia il giusto compromesso per avere una variazione di tratto che soddisfi le mie esigenze senza sacrificare eccessivamente la scorrevolezza (come invece avverrebbe per il soft-extrafine). Il fine della Elabo è comunque un “fine giapponese”, quindi il tratto è decisamente contenuto. La cosa che mi ha fatto particolarmente interessare a questo pennino è il fatto che sia stato pensato da Pilot espressamente per i caratteri giapponesi, tanto che la Elabo è definita dalla stessa Pilot nel suo sito giapponese come “la stilografica dal tocco leggero che è in grado di esprimere la bellezza dei caratteri giapponesi” (per ulteriori dettagli rimando alla traduzione del sito Pilot di cui accennavo all’inizio); avendo la passione, senza alcuna velleità calligrafica, di trascrivere testi in giapponese, mi chiedevo se avrebbe potuto fare al caso mio. Le mie speranze sono state esaudite fin dal primo momento: con la sua particolare elasticità è perfetto per scrivere in giapponese, e anche nella scrittura corsiva in italiano lo trovo molto gradevole, dà un guizzo personale alla grafia. Per quanto riguarda l’efficienza dell’alimentatore, premesso che il pennino non è pensato per enormi escursioni di tratto, riesce a fornire inchiostro senza “binari” se non si eccede con la pressione. Il pennino predilige carte leggermente ruvide, si trova un po' in difficoltà su carte lisce come Rhodia.
In conclusione, si tratta di una penna veramente ben fatta, solida e curata nei dettagli, fornita di un pennino unico nel suo genere. Sono veramente soddisfatto dell’acquisto. Vi lascio una prova di scrittura in cui ho inserito anche un waka (metro classico della poesia giapponese) scritta da Ariwara no Narihira e inserito nella raccolta poetica “Kokinwakashū” (inizio X secolo). Per chi volesse la traduzione vi riporto quella scritta dai curatori del primo volume della “Antologia della poesia giapponese” (Marsilio, 2021): “Se a questo mondo i fiori di ciliegio non esistessero affatto, quanto sarebbe sereno l’animo in primavera”.
A breve pubblicherò la traduzione della pagina di Pilot sulla genesi della Elabo. Spero di essere riuscito a trasmettere le mie impressioni su questo strumento di scrittura. Alla prossima!
Eccoci, a distanza di diversi mesi, con un’altra recensione. Avrei voluto scrivere questa recensione già all’inizio dell’estate, ma tra impegni, dimenticanze, e perché no anche un po’ di pigrizia sono giunto quasi a metà settembre. Ma forse il motivo che più di altri mi ha spinto a rimandare più volte la stesura di questa recensione è l’aura che circonda questo modello, su cui molto si è discusso e dibattuto qui sul forum e altrove, che ne fa una di quelle penne di cui chi come me ha cominciato la sua passione da non troppo tempo affidandosi alle informazioni reperibili sul web ha sicuramente sentito parlare: è la Pilot Elabo/Falcon (sulla questione del nome tornerò più avanti). Si tratta di una vecchia fiamma, un amore antico nato agli inizi della mia passione stilografica, tre anni fa: fin dalle prime foto viste su internet mi hanno subito catturato le sue forme, soprattutto quelle della penna senza cappuccio che mostravano il pennino dalla forma veramente singolare e a mio parere bellissimo. Oltre all’aspetto estetico mi aveva colpito anche le qualità di questo pennino dichiarate dal produttore (sensazione di scrittura simile a un pennello, adatto a scrivere in giapponese…) e i pareri favorevoli di molti recensori. Rimaneva però un grosso problema: il costo era per me ai tempi decisamente proibitivo, e rimaneva quindi poco più di un bel sogno da accarezzare. La svolta avvenne quando, una volta allentate le rigide misure restrittive imposte dalla pandemia, riuscii ad andare in Giappone per uno scambio universitario: a Shinjuku, un famoso quartiere commerciale di Tokyo, vi è un importante negozio specializzato nella compravendita di strumenti di scrittura usati, e lì trovai una Elabo usata in perfette condizioni (sono convinto che il precedente proprietario non ci debba aver scritto più di qualche pagina) a circa un terzo del prezzo con cui si trova in Italia. Riuscii quindi ad avere finalmente questa penna!
Dopo diversi mesi di utilizzo mi appresto a scrivere i miei pareri; articolerò la mia recensione in descrizione e caratteristiche tecniche, scrittura e conclusioni. Successivamente pubblicherò qui anche la traduzione riassuntiva di una pagina del sito Pilot in giapponese che contiene la storia dello sviluppo della Elabo.
Iniziamo subito dal nome della penna: in Giappone sia quella con il corpo in resina che quella con il corpo in metallo (come quella che possiedo io) sono chiamate “Elabo”, mentre in Europa e America sono chiamate dallo stesso produttore “Falcon” (presumibilmente per motivi di marketing e rifacendosi alla forma del pennino), e qualche rivenditore in Italia chiama la versione in resina “Elabo” o “Falcon Elabo” mentre quella in metallo “Falcon”, con o senza l’aggiunta di “Metal”… insomma un bel pasticcio, perciò ho deciso di seguire la denominazione originale giapponese e chiamarla semplicemente “Elabo”.
La penna da chiusa si presenta come tronca alle estremità, in ottone laccato (nel mio caso di un bel rosso scuro con un gradevole effetto metallizzato) con dettagli in metallo rodiato. La sommità del cappuccio presenta una corona in metallo lucido, appena più in basso c’è l’inserto della clip, molto sobria e presentante una curva molto dolce, sul retro del cappuccio in basso è stampata la scritta “Pilot Japan”. Il cappuccio termina con la parte inferiore saldata a una banda di acciaio lucido, che presenta una rastrematura verso il corpo della penna. Il corpo della penna degrada dolcemente fino a un codale nello stesso acciaio lucido degli altri dettagli, che richiama fortemente la corona del cappuccio. In mano si percepisce solidità e cura nei dettagli. Una colta svitato il cappuccio viene rivelata la sezione di scrittura, in resina nera così come la filettatura, e si notano tre anelli di acciaio rodiato: due più sottili all’inizio e alla fine della parte filettata, e un terzo più spesso alla fine della sezione, in prossimità del pennino. Il pennino è in oro 14 carati rodiato, e visto dall’alto presenta una forma triangolare, dunque senza ali, le uniche incisioni che riporta sono i dati relativi al materiale, al produttore e alla gradazione della punta: “14k-585 PILOT <SF>” e presenta un piccolo foro di sfiato circolare. Il pennino visto di profilo presenta la famosa forma che ricorda il becco di un falco, l’alimentatore è in plastica e ha una forma molto semplice. La penna ha un caricamento a cartuccia/coverter con attacco proprietario Pilot, e si nota che sia la filettatura interna del corpo che quella della sezione sono in resina. Il modello in metallo può ospitare il capiente converter CON-70, di cui ho preso la nuova versione (quella con la ghiera di metallo interna che serve a rompere la tensione superficiale dell’inchiostro). Veniamo adesso alla parte più ghiotta, la scrittura. Il pennino grazie alla sua peculiare forma ha una particolare reattività elastica che consente di ottenere una variazione di tratto applicando una moderata pressione. La punta che ho scelto è soft-fine (SF); credo che sia il giusto compromesso per avere una variazione di tratto che soddisfi le mie esigenze senza sacrificare eccessivamente la scorrevolezza (come invece avverrebbe per il soft-extrafine). Il fine della Elabo è comunque un “fine giapponese”, quindi il tratto è decisamente contenuto. La cosa che mi ha fatto particolarmente interessare a questo pennino è il fatto che sia stato pensato da Pilot espressamente per i caratteri giapponesi, tanto che la Elabo è definita dalla stessa Pilot nel suo sito giapponese come “la stilografica dal tocco leggero che è in grado di esprimere la bellezza dei caratteri giapponesi” (per ulteriori dettagli rimando alla traduzione del sito Pilot di cui accennavo all’inizio); avendo la passione, senza alcuna velleità calligrafica, di trascrivere testi in giapponese, mi chiedevo se avrebbe potuto fare al caso mio. Le mie speranze sono state esaudite fin dal primo momento: con la sua particolare elasticità è perfetto per scrivere in giapponese, e anche nella scrittura corsiva in italiano lo trovo molto gradevole, dà un guizzo personale alla grafia. Per quanto riguarda l’efficienza dell’alimentatore, premesso che il pennino non è pensato per enormi escursioni di tratto, riesce a fornire inchiostro senza “binari” se non si eccede con la pressione. Il pennino predilige carte leggermente ruvide, si trova un po' in difficoltà su carte lisce come Rhodia.
In conclusione, si tratta di una penna veramente ben fatta, solida e curata nei dettagli, fornita di un pennino unico nel suo genere. Sono veramente soddisfatto dell’acquisto. Vi lascio una prova di scrittura in cui ho inserito anche un waka (metro classico della poesia giapponese) scritta da Ariwara no Narihira e inserito nella raccolta poetica “Kokinwakashū” (inizio X secolo). Per chi volesse la traduzione vi riporto quella scritta dai curatori del primo volume della “Antologia della poesia giapponese” (Marsilio, 2021): “Se a questo mondo i fiori di ciliegio non esistessero affatto, quanto sarebbe sereno l’animo in primavera”.
A breve pubblicherò la traduzione della pagina di Pilot sulla genesi della Elabo. Spero di essere riuscito a trasmettere le mie impressioni su questo strumento di scrittura. Alla prossima!