Nel solco della celebrità: Parker 51 mark III
Inviato: domenica 10 settembre 2023, 14:26
La pallavolo viene inclusa negli sport olimpici.
La Ferrero di Alba lancia sul mercato la Nutella. Il 5 gennaio, a Gerusalemme, avviene il primo incontro tra i capi delle chiese cattolica (Paolo VI) ed ortodossa (Atenagora I) dopo 400 anni.
Il 9 febbraio i The Beatles debuttano allo Ed Sullivan Show; si registrano 73 milioni di telespettatori. Il 29 marzo, da una nave ancorata al di fuori delle acque territoriali britanniche, prende vita Radio Caroline, la prima stazione radio "libera" d'Europa.
Il 20 aprile il presidente degli USA Lyndon Johnson e quello dell'URSS Nikita Krushchev si accordano per un reciproco taglio alla produzione di materiale nucleare.
Il 1 Maggio, all'università di Dartmouth, su un calcolatore GE-225, i professori Kemeny e Kurtz fanno girare il primo linguaggio semplificato per computer, che si chiama "Beginner's All purpose Symbolic Istruction Code", semplificato in "BASIC".
E' da quest'anno che il mercato accoglie con favore una versione aggiornata, la mk III, del modello di stilografica fino ad allora di maggior successo: la Parker 51. Mi sono accinto con una certa trepidazione alla composizione di questa semplice recensione, data l’importanza del modello, certamente uno dei più conosciuti e popolari della storia della penna stilografica.
Concepita già alla fine degli anni Trenta, la Parker 51 raggiunse le vette della popolarità nel trentennio successivo, totalizzando vendite per decine di milioni d’esemplari in tutto il globo. Un successo che verrà messo in secondo piano solo da quello della Parker 45.
Non mi dilungo sulla storia di questa famosissima stilografica, sia perché il nostro eccellente wiki offre una bella pagina al riguardo (https://www.fountainpen.it/Parker_51) sia perché in rete ed in varie pubblicazioni, inclusa una corposa monografia in argomento, è possibile reperire moltissime informazioni: ciò che potrei dirvi qui costituirebbe dunque una semplice ripetizione di quanto è già largamente disponibile. La penna che vedete è una Parker 51 mark III, prodotta fra il 1964 e la fine degli anni Sessanta. M’è pervenuta da un fondo di magazzino e naturalmente ha avuto bisogno d’una revisione, peraltro non complessa, poiché l’esemplare era in buone condizioni.
La mark III si distingue dalle versioni precedenti principalmente per il fondello tronco-conico senza “gioiello”, per il cappuccio, del tutto simile a quello della Parker 61, e per l’anello che separa la sezione dal fusto, più sottile di quello delle mark I e mark II.
Ecco le misure principali:
- Lunghezza chiusa: 134 mm
- Lunghezza aperta: 122 mm
- Lunghezza aperta con il cappuccio calzato: 144 mm
- Lunghezza del cappuccio: 63,5 mm (incluso il gioiello all’estremità)
- Lunghezza della sezione: 37 mm
- Diametro massimo del fusto e della sezione: 11 mm
- Diametro massimo del cappuccio: 12 mm
- Peso totale (carica): 21 gr
- Peso del cappuccio: 9 gr. Ho utilizzato questa stilografica per più d’un mese in ogni condizione, sia su carte di buona qualità sia su carte scadenti, portandola nel taschino della giacca così come in valigetta, al freddo ed al caldo, consumando ben più d’una carica. Poi ne ho fatto un utilizzo saltuario, riprendendolo, dopo una lunga pausa, in Settembre: desideravo che il test fosse del tutto probante.
Devo dire che non le ho trovato alcun difetto: nonostante la sua età (fra i 58 ed i 64 anni), s’è sempre dimostrata pronta alla scrittura, anche quando lasciata ferma per lungo tempo, con un flusso controllatissimo ma non magro; mai una falsa partenza od un salto di tratto; comoda per leggerezza, forme, dimensioni e proporzioni, è elegante ed adatta ad ogni situazione, anche grazie al design, senz’altro ancora apprezzabile.
La prova di scrittura che vedete è stata fatta utilizzando l’inchiostro Sheaffer Blu su carta “comune”, presa da un blocco pubblicitario. Il sacchetto interno in PVC, materiale rinominato “Pli-Glass” dal marketing di Parker, è ancora perfettamente in grado di funzionare, anche se il produttore assicurava la sopravvivenza delle qualità di questo materiale solo per 30 anni.
Il cappuccio, nonostante le innumerevoli aperture e chiusure alle quali è stato certamente sottoposto nel corso della sua lunga vita, s’inserisce e si toglie ancora senza criticità, calza molto bene e chiude altrettanto efficientemente. Non lascia alcun segno sul fusto, a testimonianza della bontà della soluzione tecnica costituita dalle quattro lamelle longitudinali montate all’interno del cappuccio.
Il pennino è rigido e scorrevole e dona un tratto molto preciso, anche quando si scrive in piccolo. La misura della punta non è dichiarata, ma sono propenso a credere che si tratti di un F. La sezione, molto lunga, asseconda ogni gusto d’impugnatura. L’utilizzo di polistirene ad iniezione, di spessore non certo rilevante, se da un lato favorisce senza dubbio una riduzione dei costi ed asseconda l’alloggiamento dei componenti interni mantenendo un diametro limitato, dall’altro comporta, nei decenni e con l’uso, una tendenza al restringimento della parte centrale dell’impugnatura, in corrispondenza all’area sulla quale i polpastrelli delle dita esercitano la pressione. Un difetto che ho potuto riscontrare anche su diverse Parker 45, ma che su questo modello sembra fu poi risolto. Visivamente, la circostanza passa inosservata ed anche impugnando la penna non s’avverte, ma il fenomeno è presente. Non inficia comunque in alcun modo la godibilità della scrittura.
Nessuna distorsione ha invece interessato il fusto, a conferma della stabilità del materiale in sé e per sé, a differenza della celluloide e di alcune resine moderne. Al di là dell’ergonomia della penna, che trovo notevole, per apprezzare la 51 bisogna gradire le penne leggere, specialmente se si predilige la scrittura a cappuccio non calzato.
In estrema sintesi, comunque, si può concludere che questo esemplare sia certamente all’altezza della meritata fama del modello 51 di Parker, in grado anche oggi di rivaleggiare, spesso con successo, con la miglior produzione stilografica mondiale.