Della pioggerellina di inchiostro e...
Inviato: domenica 2 luglio 2023, 22:22
... dei pennini che cantano.
Vi lascio qui due o tre immagini che potrebbero essere spunto di riflessioni e discussioni interessanti.
Si tratta di tre pennini in particolare ( un Astura Nova , un Degussa ed un Eversharp ) che se messi alla frusta tirando velocemente linee di una lunghezza apprezzabile, rilasciano finissime goccioline di inchiostro nelle vicinanze della zona di scrittura , come fosse una sottile pioggerellina (un bell'effetto visivo tra l'altro...).
Qui prendo in esame il caso del pennino di Eversharp (un teardrop di una Skyline), che si distingue dall' Astura e dal Degussa perché questi ultimi hanno una caratteristica che spiegherò più avanti.
Qui l'effetto su carta Clairfontaine da quaderno (Papier Veloute) , inchiostro un Sailor Blue Ink
Qui invece su carta Fabriano EcoQua , sempre stesso inchiostro.
E' da dire che questo pennino è montato sulla mia prima Skyline acquistata a suo tempo sulla baia, risulta essere molto usurato per un utilizzo prolungato e quindi ha sviluppato un suo preciso sweetspot e con un allargamento del tratto (tra il medio ed il broad) ; la scrittura è decisamente molto scorrevole in tutte le direzioni a patto di stare dentro la zona di sweetspot.
L'effetto di nebulizzazione dell'inchiostro mostrato nelle foto avviene solo eseguendo la linee in modo veloce ed al di fuori dello sweetspot : in questa particolare condizione i rebbi iniziano a vibrare a causa dalle asperità delle fibre della carta . Quando la frequenza della vibrazione assume ampiezze importanti , i rebbi in rapida oscillazione iniziano a rilasciare e spargere finissime gocce di inchiostro , ed emettono anche il caratteristico stridio.
Verrebbe quindi da pensare che tipi di carta diversa per finitura superficiale possa influire in misura maggiore o minore su questo effetto vibratorio dei rebbi. E così pare essere in effetti.
Questo è il dettaglio delle due immagini precedenti riportate alla medesima scala di grandezza.
Intanto un cosa balza all'occhio: sulla carta EcoQua più ruvida rispetto alla Clairfontaine , le goccioline sono in numero maggiore (segno di un maggior saltellamento dei rebbi).
Nella foto di dettaglio si può apprezzare un secondo aspetto che sembra essere controintuitivo , ma che in realtà ha una sua ragione . Se si osserva la parte superiore di ciascuna delle due linee si noteranno delle sottilissime rigature verticali che indicano la misura della frequenza di vibrazione dei rebbi.
Sulla carta Clairfontaine le rigature sono più strette rispetto alle rigature sulla EcoQua , come se il pennino vibrasse ad una frequenza maggiore su una carta liscia ed a una frequenza minore su carta più ruvida.
Nella realtà le carte presentano entrambe delle asperità, ma su quella più liscia le asperità sono più vicine le une alle altre dando la sensazione di levigato, mentre sulla carta più ruvida le asperità sono più ampie. Questo si traduce in una frequenza di vibrazione dei rebbi più alta su carta liscia e frequenza più bassa su carta meno liscia.
La controprova a questa affermazione la ho potuta osservare con i pennini Astura e Degussa che prima menzionavo, che sono proni a "cantare" in fase di scrittura normale (voi potete provare con qualunque altro pennino che canta o stride , a seconda del gradimento o meno dell'utilizzatore). Su una carta liscia (claifontaine , Rhodia e simili) il pennino è più portato a stridere e cantare , mentre su carta ruvida o poco liscia lo stridio è decisamente minore o addirittura assente.
Alla fine della storia, ciò che fa cantare il pennino è proprio la frequenza di vibrazione dei rebbi; che se poi si osserva bene bene un pennino con i suoi rebbi tagliati fino al foro di sfiato non è molto dissimile da un diapason...
Sarebbe anche interessante capire cosa porta un pennino a cantare/stridere quando si scrive; personalmente, per esperienza diretta o intuito , mi vengono in mente questi difetti o problemi, anche non evidenti o totalmente insignificanti dal lato pratico della scrittura, come ad esempio leggere snervature (anche di un solo rebbio, specialmente nei pennini flessibili), imperfetta aderenza del pennino all'alimentatore, consumo non uniforme del materiale della punta, pennini con punte che si toccano ma che presentano una luce del taglio più ampia del dovuto, ecc... (ecc... = chissà cos'altro) .
Vi lascio qui due o tre immagini che potrebbero essere spunto di riflessioni e discussioni interessanti.
Si tratta di tre pennini in particolare ( un Astura Nova , un Degussa ed un Eversharp ) che se messi alla frusta tirando velocemente linee di una lunghezza apprezzabile, rilasciano finissime goccioline di inchiostro nelle vicinanze della zona di scrittura , come fosse una sottile pioggerellina (un bell'effetto visivo tra l'altro...).
Qui prendo in esame il caso del pennino di Eversharp (un teardrop di una Skyline), che si distingue dall' Astura e dal Degussa perché questi ultimi hanno una caratteristica che spiegherò più avanti.
Qui l'effetto su carta Clairfontaine da quaderno (Papier Veloute) , inchiostro un Sailor Blue Ink
Qui invece su carta Fabriano EcoQua , sempre stesso inchiostro.
E' da dire che questo pennino è montato sulla mia prima Skyline acquistata a suo tempo sulla baia, risulta essere molto usurato per un utilizzo prolungato e quindi ha sviluppato un suo preciso sweetspot e con un allargamento del tratto (tra il medio ed il broad) ; la scrittura è decisamente molto scorrevole in tutte le direzioni a patto di stare dentro la zona di sweetspot.
L'effetto di nebulizzazione dell'inchiostro mostrato nelle foto avviene solo eseguendo la linee in modo veloce ed al di fuori dello sweetspot : in questa particolare condizione i rebbi iniziano a vibrare a causa dalle asperità delle fibre della carta . Quando la frequenza della vibrazione assume ampiezze importanti , i rebbi in rapida oscillazione iniziano a rilasciare e spargere finissime gocce di inchiostro , ed emettono anche il caratteristico stridio.
Verrebbe quindi da pensare che tipi di carta diversa per finitura superficiale possa influire in misura maggiore o minore su questo effetto vibratorio dei rebbi. E così pare essere in effetti.
Questo è il dettaglio delle due immagini precedenti riportate alla medesima scala di grandezza.
Intanto un cosa balza all'occhio: sulla carta EcoQua più ruvida rispetto alla Clairfontaine , le goccioline sono in numero maggiore (segno di un maggior saltellamento dei rebbi).
Nella foto di dettaglio si può apprezzare un secondo aspetto che sembra essere controintuitivo , ma che in realtà ha una sua ragione . Se si osserva la parte superiore di ciascuna delle due linee si noteranno delle sottilissime rigature verticali che indicano la misura della frequenza di vibrazione dei rebbi.
Sulla carta Clairfontaine le rigature sono più strette rispetto alle rigature sulla EcoQua , come se il pennino vibrasse ad una frequenza maggiore su una carta liscia ed a una frequenza minore su carta più ruvida.
Nella realtà le carte presentano entrambe delle asperità, ma su quella più liscia le asperità sono più vicine le une alle altre dando la sensazione di levigato, mentre sulla carta più ruvida le asperità sono più ampie. Questo si traduce in una frequenza di vibrazione dei rebbi più alta su carta liscia e frequenza più bassa su carta meno liscia.
La controprova a questa affermazione la ho potuta osservare con i pennini Astura e Degussa che prima menzionavo, che sono proni a "cantare" in fase di scrittura normale (voi potete provare con qualunque altro pennino che canta o stride , a seconda del gradimento o meno dell'utilizzatore). Su una carta liscia (claifontaine , Rhodia e simili) il pennino è più portato a stridere e cantare , mentre su carta ruvida o poco liscia lo stridio è decisamente minore o addirittura assente.
Alla fine della storia, ciò che fa cantare il pennino è proprio la frequenza di vibrazione dei rebbi; che se poi si osserva bene bene un pennino con i suoi rebbi tagliati fino al foro di sfiato non è molto dissimile da un diapason...
Sarebbe anche interessante capire cosa porta un pennino a cantare/stridere quando si scrive; personalmente, per esperienza diretta o intuito , mi vengono in mente questi difetti o problemi, anche non evidenti o totalmente insignificanti dal lato pratico della scrittura, come ad esempio leggere snervature (anche di un solo rebbio, specialmente nei pennini flessibili), imperfetta aderenza del pennino all'alimentatore, consumo non uniforme del materiale della punta, pennini con punte che si toccano ma che presentano una luce del taglio più ampia del dovuto, ecc... (ecc... = chissà cos'altro) .