WATERMAN’S Inks: “TIP-FILL” BOTTLE (T.J. Piazzoli) — New York, 1936
Inviato: mercoledì 28 giugno 2023, 21:49
Questo articolo fa parte di una serie di quattro che prendono in esame la produzione di calamai Waterman’s negli anni 1933-1936.
Nel primo di essi
viewtopic.php?t=30173
è anche disponibile una breve presentazione di tutti i modelli oggetto della mia ricerca, seguita da una recensione del calamaio “Well-Top” [n. ④ dell’allegato iniziale].
Nel secondo articolo pubblicato si è trattato del primo calamaio “Tip-Fill” [n. ② dell’allegato iniziale], successivamente denominato “De Luxe Tip-Fill”, disegnato da G.Larsen:
viewtopic.php?t=30441
L’Introduzione (I) è quella comune alla serie.
* * *
I) Lo stato dell’arte dei calamai Waterman’s negli USA nell’anno 1936
II) Il secondo calamaio “Tip-Fill”, design di T.J. PIAZZOLI – New York, 1936
Il calamaio
Il nome
Il brevetto di T.J. Piazzoli
Osservazioni
Le iscrizioni del Produttore
Il debutto sul mercato americano
III) Francia: Flacon “Tip-Fill” – Paris, 1939
Il calamaio
Le iscrizioni del Produttore
Il debutto sul mercato francese
Osservazioni
Conclusione
* * *
I) Introduzione
Lo stato dell’arte dei calamai Waterman’s negli USA nell’anno 1936
Vi fu un anno di grazia, il 1936, in cui la Waterman americana si trovò a proporre al pubblico ben 4 diversi “calamai da tavolo” di nuova concezione contemporaneamente. Waterman Catalog, 1936 (fonte PCA)
Erano stati introdotti uno dopo l’altro nel triennio 1933-1936 (gli ultimi due, il ③ e il ④, addirittura contemporaneamente nell’estate del 1936), con lo scopo prima di affiancare e poi di sostituire i tradizionali quanto gloriosi, ma oramai commercialmente vetusti “flaconi cilindrici”.
Nel 1936 i nuovi “calamai da tavolo individuali” (tutti dalla capacità di 2 once eccetto il ② che ne conteneva il doppio) venivano così a distinguersi
• dalle bottiglie per ricariche, di grande capacità, destinate a uffici e scuole (ad esempio), che permettevano di riempire tutti i singoli calamai più piccoli attraverso un sistema di rabbocco (“pour-out device”, un versatore a cannuccia, anch’esso mostrato nella pagina di catalogo sopra allegata),
• e dai “calamai da viaggio”, che erano invece ancora e sempre cilindrici, di piccole dimensioni e inseriti in contenitori protettivi in legno e metallo (alluminio) e bachelite.
Dopo la definitiva fuoriuscita dai cataloghi americani delle penne eyedropper e delle safety (e perciò anche delle “pipette contagocce” loro dedicate e, conseguentemente dei caratteristici tappi che potevano comodamente alloggiarle in altezza, come quello visibile nell’immagine seguente tratta da una delle mie ultime recensioni) i tradizionali calamai cilindrici multiuso (da 2 e 4 once) continuarono comunque ad essere venduti richiusi con “tappi bassi” ancora fino alla seconda metà degli anni Trenta, ma come flaconi entry level, sotto la definizione di “Regular individual desk size containers” (contenitori standard individuali da tavolo).
Tuttavia, la loro storia ormai trentennale non li rendeva più adatti ad affrontare, se non quella qualitativa dell’inchiostro, almeno la “battaglia di immagine” contro l’agguerritissima concorrenza.
La situazione era stata complicata dalla Waterman stessa, che aveva avviato anzitempo la dismissione (inopinata, vista la loro grande bellezza ed eleganza) dei calamai su stelo a forma di “globo” (o “cardioide”), prodotti in cinque varianti successive a partire dal 1912, e destinati alle penne con caricamento “automatico” (ossia, dopo il 1915 in casa Waterman esclusivamente alle lever filler), rimanendo così già all’inizio degli anni Trenta senza una vera alternativa commerciale alla ormai “sorpassata” impostazione cilindrica.
La situazione cambiò dal 1933, sicuramente anche in vista del cinquantesimo anniversario di attività della Casa (1884-1934), e nel 1936, per promuovere più efficacemente la vendita dei quattro nuovi flaconi di inchiostro mostrati in apertura (stilisticamente tutti così pienamente quanto irresistibilmente Art Déco), il marketing della Waterman decise di presentarli come dotati di “special features” (caratteristiche speciali), non solo evidentemente per il design, ma anche per il tipo di impiego per essi suggerito.
II) Il secondo calamaio “Tip-Fill”, design di T.J. PIAZZOLI – New York, 1936
Il calamaio
WATERMAN’S “TIP-FILL” bottle, No.572, design di Theodore J. PIAZZOLI (1935), produzione USA, 1936.
Capacità: 2 oz. = 59 ml
Altezza: 6,0 cm
Larghezza: 6,8 cm
Profondità: 4,3 cm
Base rettangolare: ca. 4,0 x 5,0 cm
Imboccatura, Ø utile: 2,2 cm
Tappo
Ø esterno: 3,6 cm
Altezza: 0,9 cm (bombato)
Peso a vuoto: 120 g
Peso pieno all’origine (stimato): ca. 180 g
Tappo: 6 g
* * *
Il nome
Come abbiamo potuto appurare dall’allegato iniziale, sono due i calamai che portano il nome “Tip-Fill”, uno commercializzato nel 1935 e l’altro nel 1936. Innanzi tutto sgombriamo il campo da un equivoco lessicale (almeno per noi italiani) che ha permesso alla Waterman di avvalersi di un efficace gioco di parole:
• Tip = (sostantivo) la punta
• To tip = (verbo) coricare, rovesciare, ribaltare, inclinare.
È chiaro che nell’alimentatore “tip-fill” la parola tip stia per punta, e il significato è dunque di “riempimento della punta” (ossia “attraverso la sola punta”).
Nella boccetta di inchiostro “tip-fill”, invece, la parola tip sta per coricare/ribaltare, e il significato è di “caricamento col coricare” (ossia “dal flacone coricato”).
Quindi, portando lo stesso nome, neppure volendo si sarebbero potuti scindere i destini “commerciali” dell’alimentatore (1933) da quelli del primo calamaio “Tip Fill” di Larsen (1935).
Grazie alle caratteristiche del caricamento “tip-fill” implementato sulle stilografiche della Casa vendute all’epoca (che, gioverà ricordarlo, richiedeva la sommersione del gruppo scrittura solo fino al foro di sfiato del pennino, e non fino a ricomprendere anche parte della sezione come era/sarebbe prassi con un alimentatore tradizionale), anche l’uso del calamaio omonimo poteva essere associato ad un’idea di pulizia e ordine, promettendo inoltre (ma in subordine) un sostanzioso risparmio grazie alla possibilità di coricamento su una delle facce laterali onde favorire la suzione anche dell’ultima goccia di inchiostro in essi originariamente contenuta.
Continua…
Nel primo di essi
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è anche disponibile una breve presentazione di tutti i modelli oggetto della mia ricerca, seguita da una recensione del calamaio “Well-Top” [n. ④ dell’allegato iniziale].
Nel secondo articolo pubblicato si è trattato del primo calamaio “Tip-Fill” [n. ② dell’allegato iniziale], successivamente denominato “De Luxe Tip-Fill”, disegnato da G.Larsen:
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L’Introduzione (I) è quella comune alla serie.
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I) Lo stato dell’arte dei calamai Waterman’s negli USA nell’anno 1936
II) Il secondo calamaio “Tip-Fill”, design di T.J. PIAZZOLI – New York, 1936
Il calamaio
Il nome
Il brevetto di T.J. Piazzoli
Osservazioni
Le iscrizioni del Produttore
Il debutto sul mercato americano
III) Francia: Flacon “Tip-Fill” – Paris, 1939
Il calamaio
Le iscrizioni del Produttore
Il debutto sul mercato francese
Osservazioni
Conclusione
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I) Introduzione
Lo stato dell’arte dei calamai Waterman’s negli USA nell’anno 1936
Vi fu un anno di grazia, il 1936, in cui la Waterman americana si trovò a proporre al pubblico ben 4 diversi “calamai da tavolo” di nuova concezione contemporaneamente. Waterman Catalog, 1936 (fonte PCA)
Erano stati introdotti uno dopo l’altro nel triennio 1933-1936 (gli ultimi due, il ③ e il ④, addirittura contemporaneamente nell’estate del 1936), con lo scopo prima di affiancare e poi di sostituire i tradizionali quanto gloriosi, ma oramai commercialmente vetusti “flaconi cilindrici”.
Nel 1936 i nuovi “calamai da tavolo individuali” (tutti dalla capacità di 2 once eccetto il ② che ne conteneva il doppio) venivano così a distinguersi
• dalle bottiglie per ricariche, di grande capacità, destinate a uffici e scuole (ad esempio), che permettevano di riempire tutti i singoli calamai più piccoli attraverso un sistema di rabbocco (“pour-out device”, un versatore a cannuccia, anch’esso mostrato nella pagina di catalogo sopra allegata),
• e dai “calamai da viaggio”, che erano invece ancora e sempre cilindrici, di piccole dimensioni e inseriti in contenitori protettivi in legno e metallo (alluminio) e bachelite.
Dopo la definitiva fuoriuscita dai cataloghi americani delle penne eyedropper e delle safety (e perciò anche delle “pipette contagocce” loro dedicate e, conseguentemente dei caratteristici tappi che potevano comodamente alloggiarle in altezza, come quello visibile nell’immagine seguente tratta da una delle mie ultime recensioni) i tradizionali calamai cilindrici multiuso (da 2 e 4 once) continuarono comunque ad essere venduti richiusi con “tappi bassi” ancora fino alla seconda metà degli anni Trenta, ma come flaconi entry level, sotto la definizione di “Regular individual desk size containers” (contenitori standard individuali da tavolo).
Tuttavia, la loro storia ormai trentennale non li rendeva più adatti ad affrontare, se non quella qualitativa dell’inchiostro, almeno la “battaglia di immagine” contro l’agguerritissima concorrenza.
La situazione era stata complicata dalla Waterman stessa, che aveva avviato anzitempo la dismissione (inopinata, vista la loro grande bellezza ed eleganza) dei calamai su stelo a forma di “globo” (o “cardioide”), prodotti in cinque varianti successive a partire dal 1912, e destinati alle penne con caricamento “automatico” (ossia, dopo il 1915 in casa Waterman esclusivamente alle lever filler), rimanendo così già all’inizio degli anni Trenta senza una vera alternativa commerciale alla ormai “sorpassata” impostazione cilindrica.
La situazione cambiò dal 1933, sicuramente anche in vista del cinquantesimo anniversario di attività della Casa (1884-1934), e nel 1936, per promuovere più efficacemente la vendita dei quattro nuovi flaconi di inchiostro mostrati in apertura (stilisticamente tutti così pienamente quanto irresistibilmente Art Déco), il marketing della Waterman decise di presentarli come dotati di “special features” (caratteristiche speciali), non solo evidentemente per il design, ma anche per il tipo di impiego per essi suggerito.
II) Il secondo calamaio “Tip-Fill”, design di T.J. PIAZZOLI – New York, 1936
Il calamaio
WATERMAN’S “TIP-FILL” bottle, No.572, design di Theodore J. PIAZZOLI (1935), produzione USA, 1936.
Capacità: 2 oz. = 59 ml
Altezza: 6,0 cm
Larghezza: 6,8 cm
Profondità: 4,3 cm
Base rettangolare: ca. 4,0 x 5,0 cm
Imboccatura, Ø utile: 2,2 cm
Tappo
Ø esterno: 3,6 cm
Altezza: 0,9 cm (bombato)
Peso a vuoto: 120 g
Peso pieno all’origine (stimato): ca. 180 g
Tappo: 6 g
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Il nome
Come abbiamo potuto appurare dall’allegato iniziale, sono due i calamai che portano il nome “Tip-Fill”, uno commercializzato nel 1935 e l’altro nel 1936. Innanzi tutto sgombriamo il campo da un equivoco lessicale (almeno per noi italiani) che ha permesso alla Waterman di avvalersi di un efficace gioco di parole:
• Tip = (sostantivo) la punta
• To tip = (verbo) coricare, rovesciare, ribaltare, inclinare.
È chiaro che nell’alimentatore “tip-fill” la parola tip stia per punta, e il significato è dunque di “riempimento della punta” (ossia “attraverso la sola punta”).
Nella boccetta di inchiostro “tip-fill”, invece, la parola tip sta per coricare/ribaltare, e il significato è di “caricamento col coricare” (ossia “dal flacone coricato”).
Quindi, portando lo stesso nome, neppure volendo si sarebbero potuti scindere i destini “commerciali” dell’alimentatore (1933) da quelli del primo calamaio “Tip Fill” di Larsen (1935).
Grazie alle caratteristiche del caricamento “tip-fill” implementato sulle stilografiche della Casa vendute all’epoca (che, gioverà ricordarlo, richiedeva la sommersione del gruppo scrittura solo fino al foro di sfiato del pennino, e non fino a ricomprendere anche parte della sezione come era/sarebbe prassi con un alimentatore tradizionale), anche l’uso del calamaio omonimo poteva essere associato ad un’idea di pulizia e ordine, promettendo inoltre (ma in subordine) un sostanzioso risparmio grazie alla possibilità di coricamento su una delle facce laterali onde favorire la suzione anche dell’ultima goccia di inchiostro in essi originariamente contenuta.
Continua…