Ho deciso comunque di condividere le mie impressioni qui sul forum perché anche gli antichi dicevano melius abundare quam deficere. E perché ho avuto qualche problemino i primi tempi: facilmente risolvibile (utilizzando una procedura che andrebbe seguita sempre, cosa che non faccio mai



Nota bene: ho cercato di curare il bilanciamento del bianco al meglio delle possibilità imposte dal set "artigianale", per rendere in maniera più fedele possibile la tonalità del blu Lamy. Che ormai odio (come scrivo nella nota) perché asciuga in tempi troppo lunghi per i miei gusti, anche con un flusso così corretto.



Ed ora qualche foto (scusate il pulviscolo, fotografare oggetti neri è sempre un dramma ...). Come scrivevo, la penna ha la finestrella da ambo i lati (non ho barato, vedete che manca la scritta Lamy?


Tolto il tappo, si vede la forma sui generis della sezione. A proposito, ho letto che la cava a croce sul cappuccio è il simbolo Lamy.

Una vista ravvicinata, dall'alto.

Svitato il fusto, ecco la cartuccia (dài che è quasi vuota



Ed ora, qualche confronto dimensionale. La Safari ha massa paragonabile alla biro, ma non è affatto piccola. Non entra in un portapenne da tasca in cui entra (con un po' di fatica) la 540.

Anche incappucciata è piuttosto lunga.

"Scappucciata" è invece la più corta (la 540 "bara", perché è equipaggiata con lo stub da 1,5 mm; il pennino medio è sensibilmente più piccolo).

E questo è tutto. Non vedo l'ora di montare il converter!