In medio stat virtus: Pelikan M600
Inviato: venerdì 25 novembre 2022, 9:01
3 aprile: in Algeria 53 abitanti di Talit vengono uccisi dalla guerriglia islamica.
4 aprile: in Spagna viene firmata la "Convenzione per la protezione dei diritti dell'uomo e la dignità dell'essere umano riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina". 30 giugno: ventunesima applicazione del secondo intercalare (minuto di 61 secondi).
1º luglio: il Regno Unito restituisce alla Cina la sovranità su Hong Kong. 4 agosto: Muore Jeanne Calment, la donna francese detentrice del record dell'umano più longevo mai esistito. Aveva compiuto 122 anni e 164 giorni.
5 settembre: muore Madre Teresa di Calcutta.
7 settembre: primo volo dell'F-22 Raptor 15 settembre: nasce Google.
E’ in quest’anno che Pelikan decide di rivedere esteticamente la serie Souveraen, la più prestigiosa del marchio per quanto concerne gli strumenti di scrittura.
Dando un’occhiata al nostro bellissimo forum, nella sezione dedicata alle recensioni delle stilografiche, ho notato che sono già presenti pareri relativi alla Pelikan M600, ma spero che questo mio non si riveli del tutto sovrabbondante.
La serie “Souveraen” fu introdotta nel 1982 con il modello M400, che, andando giustamente sul sicuro, Pelikan “ripescò” dalle vecchie glorie. Era il 25 Maggio 1950, infatti, quando fu lanciato il modello 400 con corpo semitrasparente a striature verdi, cappuccio e fondello neri e fermaglio a becco di pellicano. Un modello che, concepito già nel 1939, riscosse molto successo e venne proposto via via nelle varianti 400, 400N e 400NN. Nel 1985 al modello M400 s’affiancò un nuovo modello, la M600 appunto, che fu seguita dalla generosa M800 e, nel 1997, dal “peso massimo”, la M1000, attualmente l’ammiraglia di casa Pelikan.
La serie Souveraen era completata dalla piccola M300, la cui produzione è cessata nel 2020.
Nel 1990, alle versioni nera, blu scuro e bordeaux della M600 s’aggiunse quella più famosa, con corpo a righe verdi e cappuccio e fondello neri; una soluzione estetica che da decenni costituisce un emblema distintivo del marchio della casa di Hannover. Ma la M600 non si è fermata qui, perché nel corso degli anni sono stati offerti modelli in combinazioni diverse di colore o finiture.
Ricordo, ad esempio, le versioni con corpo a righe rosse, rosa, turchese, verde, grigio, viola e blu (con finiture dorate - M600 - o rodiate - M605), le marmorizzate verdi, rosse ed arancioni, le M625 trasparenti, le edizioni speciali (come quelle dedicate alle metropoli od a luoghi particolari, codificate M620, e quelle intitolate alle bellezze della natura, codificate M640), le “tortoise shell” marrone, verde, rossa e nera, la M630 con cappuccio d’argento e le M650, con cappuccio vermeil.
Questa stilografica, insomma, è un vero e proprio “bestseller”.
Nel 1997 la M600 venne modificata, aumentandone le dimensioni (7 mm in più di lunghezza quando chiusa e 0.76 mm in più di diametro del fusto) ed aggiungendo la seconda veretta al fondello.
Soddisfa le esigenze d’una parte nutrita del mercato, che desidera una stilografica di prestigio ma non troppo grande, adatta all’uso giornaliero e di comoda portabilità.
Costituisce, di fatto, la concretizzazione di quel proverbio (in medio stat virtus) che nulla ha a che fare con la mediocrità, ma che, anzi, postula la sintesi aurea dell’equilibrio. Posseggo da un po’ di tempo la M600 che vedete, ma prima d’offrire questa recensione, data l’importanza del modello, ho preferito sottoporla ad un periodo di prova molto significativo e dunque piuttosto lungo, in diverse condizioni d’uso.
Ma cominciamo dalla descrizione della penna.
La livrea è quella classica verde e nera con finiture dorate, che trovo sempre elegante, non noiosa né scontata. L’alimentazione è a pistone, sistema di caricamento introdotto proprio da Pelikan nel 1929 ed ancora molto apprezzato. Il pennino è d’oro a 14 carati, bicolore e graziosamente inciso.
L’alimentatore, generoso ed efficiente, è in plastica.
Nel complesso, la penna si maneggia con soddisfazione: non è eccessivamente leggera e le sue finiture, così come l’assemblaggio, sono perfette.
Il gruppo di scrittura è innestato a vite, soluzione ideale sia per una buona pulizia interna del fusto sia nel caso in cui si desideri corredare la stilografica di pennini di misure differenti, che possono essere acquistati separatamente.
La sezione è di dimensioni molto confortevoli ed assicura una buona presa, senza sforzo. La filettatura, molto precisa, non dà alcun fastidio. Il cappuccio si chiude in tre quarti di giro, rendendo l’operazione comoda e veloce anche per chi deve utilizzare la penna molto frequentemente.
Nonostante il breve tragitto di serraggio, non vi sono rischi d’apertura spontanea della stilografica una volta che viene riposta nel taschino.
Il fermaglio, dalla classica e distintiva forma a becco di pellicano introdotta il 25 Maggio 1950 con la 400, è dotato d’ottima presa e d’elasticità confortevole. Il cappuccio si calza sul fondello agevolmente ed in modo fermo.
Ottime le placcature d’oro a 24 carati, che donano all’oggetto un’immagine perfettamente in linea con il suo prestigio. A prima vista, soprattutto in fotografia, l’aggiunta, rispetto alla M400 del 1982, d’alcuni anelli dorati, sia sul fondello sia all’inizio della sezione sia al cappuccio, mi pareva esteticamente eccessiva.
Dal vivo, però, la sensazione è completamente diversa: è probabile che il centro stile di Pelikan abbia voluto arricchire il più possibile le penne della serie Souveraen, ma ritengo che nel complesso il risultato sia piacevole.
Bella ed elegante la serigrafia, sempre placcata in oro a 24 carati, impressa sul tassello a chiusura della corona del cappuccio, introdotta in questa forma nel 2010.
La trasparenza del fusto è molto comoda e consente un agevole controllo della riserva d’inchiostro. Si tratta d’una caratteristica che accompagnava le stilografiche Pelikan sin dagli anni Cinquanta, quando venne introdotta la 400, ma che, purtroppo, non caratterizza più la produzione dalla seconda metà del 2022.
Il movimento dello stantuffo è molto preciso e la posizione di chiusura è molto stabile, senza la necessità d’alcuna forzatura. Ecco le caratteristiche principali in numeri:
Lunghezza chiusa: 134 mm
Lunghezza aperta: 125 mm
Lunghezza aperta con il cappuccio calzato: 155 mm
Lunghezza della sezione: 15,5 mm
Lunghezza del cappuccio: 62 mm
Diametro massimo del fusto: 12,7 mm
Diametro medio della sezione: 10,3 mm
Diametro massimo del cappuccio: 14,1 mm
Peso (caricata): 21 g
Peso del cappuccio: 7 g.
Ma come scrive?
Pelikan è conosciuta per la qualità di scrittura delle sue penne, che normalmente sono vere e proprie “macchine”, sempre regolari nel funzionamento ed in grado di riprendere a scrivere come se nulla fosse anche dopo settimane, se non mesi, d’inattività. Questa M600 non fa eccezione, salvo qualche piccolo salto e qualche falsa partenza iniziali, che si sono risolti con l’uso.
D’altra parte, le qualità della penna, inclusi l’ergonomia ed il bilanciamento, sono tali che si è portati a perdonarle qualche piccolo difetto “di crescita”.
La sua capacità di circa 1,37 ml le conferisce un’ottima autonomia. Il pennino è rigido, ma non eccessivamente, oserei dire piacevolmente, con un minimo di molleggio. Lo trovo estremamente confortevole. Con l’uso se ne percepisce l’unicità, nel senso che dona sensazioni che, almeno nella mia limitata esperienza, non ho ravvisato su alcuna altra stilografica e che naturalmente apprezzo: è uno dei pennini più piacevoli che conosca ed offre un ottimo “appoggio” sulla carta, che agevola la precisione del tratto.
Il quale è generoso: la punta è di gradazione M, ma molti la considererebbero B. Il flusso è sempre molto regolare, misurato e costante.
La scorrevolezza è piacevole; grazie al cielo, non si pattina sulla carta (neppure su Rhodia et similia) come sul ghiaccio (non amo i pennini eccessivamente scorrevoli, perché mi impediscono un adeguato controllo della punta), ma si scrive come sul velluto.
Trovo la scrittura molto confortevole anche a cappuccio calzato, complice il fatto che la penna s’adatta perfettamente alla mia mano, di dimensioni medie. E’ una stilografica che non stanca.
In sintesi estrema, ritengo che questa Souveraen faccia pienamente onore al proprio appellativo: affidabile, elegante, prestigiosa e soddisfacente, è senza dubbio un’ottima compagna.