Prova di durata: Schneider Base
Inviato: sabato 22 dicembre 2012, 15:24
Volevo scrivere una recensione, ma su una penna che ha 12 anni di uso quotidiano alle spalle, credo abbia molto più senso parlare di "prova di durata", come le riviste che prendono una macchina e la usano per 100 mila km e non per qualche giorno, quel che basta a scrivere la prova su strada.
La penna in questione è una Schneider “Base”, in plastica rossa.
Concedetemi due parole sul marchio, che a molti potrebbe essere sconosciuto.
Schneider è una ditta tedesca, nata nel 1938 come produttore di viti. Il nome dell'azienda viene dal fondatore: Christian Schneider. Alla fine della seconda guerra mondiale l'azienda, come molte altre tedesche, si trova a dover ripartire da zero, e lo fa con un nuovo business: insieme ai soldati americani sono arrivate le penne biro. Abbandonata la produzione di viti, nel 1947 Schneider diventa un produttore di refills per penne a sfera, con lo slogan "il giusto refill per ogni penna". E' interessante notare come i primi refill Schneider per biro fossero ricaricabili, ma questa soluzione venne abbandonata quasi subito. Ancora oggi la produzione di refills è rimasta una delle attività principali dell'azienda, con una gamma molto vasta, adatta a penne di vari fabbricanti e con inchiostri normali, ibridi (chiamati Viscoglide) e gel. Schneider è stata una delle aziende che maggiormente hanno supportato la standardizzazione dei refills verso la fine degli anni '50, in modo tale da razionalizzare i vari formati ed evitare che ogni produttore avesse un refill proprietario.
Il passaggio dalla produzione di refill a quella di penne è avvenuto nel 1957 e da allora la gamma prodotti è andata allargandosi, anche se l'azienda si è sempre focalizzata sulle forniture per ufficio e la cancelleria scolastica, senza mai diventare un produttore "premium", se non, appunto, a livello di refill. Con la caduta del muro di Berlino e la riunificazione tedesca, Schneider ha rilevato Heiko, produttore di stilografiche dell'ex DDR. Attualmente è uno dei principali produttori tedeschi di cancelleria scolastica e da ufficio, in pratica è un marchio che si trova in qualsiasi supermercato e nelle aziende tedesche è facilissimo trovarsi in mano una qualche loro penna. Da qualche anno sono presenti anche in Italia. Io uso molto i loro refill Viscoglide, un inchiostro ibrido, più scorrevole di quello tradizionale ma che non sbava come quello in gel.
Una delle caratteristiche dell'azienda è la forte attenzione ai temi ambientali (è certificata EMAS dal 1998), le loro penne, ad eccezione di quelle più economiche, sono ricaricabili, alcune sono compatibili con più formati di refills, e, come la certificazione EMAS richiede, viene prestata particolare attenzione all'impatto ambientale del processo di produzione. Schneider appartiene ancora alla famiglia omonima e tutta la produzione avviene in Germania. Nella loro gamma prodotti sono presenti alcune linee di penne stilografiche, destinate essenzialmente all'uso scolastico e con prezzi da 10 a 20 Euro.
Fatta questa doverosa premessa, ho comprato la stilografica in questione all'inizio del 2000, in un supermercato vicino a Lipsia. Era confezionata in una scatola di cartone, con le classiche due cartucce blu. Da allora è rimasta nel barattolo portapenne del mio ufficio, ed è stata usata quotidianamente per oltre 12 anni. E' la penna che agguanto ogni volta che devo scrivere qualcosa, a meno che il compito specifico non richieda una biro o una matita. Non è mai stata trattata con cura, semplicemente usata, ha fatto più di un volo sul pavimento, e il massimo della manutenzione è stata una sciacquata sotto il rubinetto. Non ho mai tenuto il conto, ma credo che si sia "mangiata" oltre un migliaio di cartucce.
Estetica e design: 8
E’ sufficiente guardare la prima immagine per immaginare a chi si siano ispirati i designers della Schneider nella progettazione della Base. Le dimensioni ricalcano perfettamente quelle della penna scolastica tedesca per definizione, ovvero la Lamy Safari. Come quest’ultima, anche la Base ha un robusto cappuccio in plastica (un po’ sovradimensionato se si scrive con il cappuccio infilato nel cilindro). A differenza della Safari la Base ha una clip piatta, ugualmente sovradimensionata e che nel corso di questi anni ha sopportato infiniti “infilamenti” nei vari blocchi note, taschini e borse. Sempre sulla scia della Safari, l’impugnatura è ergonomica ed è rivestita in gomma, il che, insieme agli spigoli arrotondati, la rende un po’ più confortevole, soprattutto se non la si impugna proprio come insegnano i manuali e i maestri tedeschi. La mia Base ha una finestrella sul cilindro, che permette di verificare il livello di inchiostro nelle cartucce. Questa caratteristica è stata rimossa qualche anno fa (la Base è ancora in produzione, ogni tanto cambiano colori e finiture, ma il disegno di base e la “meccanica” restano quelli) ed è un peccato, perché era molto comoda. Probabilmente, dovendo competere sull’affollato mercato delle penne scolastiche e volendo mantenere il prezzo sotto la soglia “psicologica” dei 10 Euro (l’ultima volta che ne ho vista una, qualche mese fa in un supermercato tedesco, era venduta a 9 euro e 99 centesimi), il produttore ha deciso di sacrificarla sull’altare della riduzione costi. Dal mio punto di vista l’estetica non da concorso è stata un vantaggio. Nonostante sia stata e sia tutt’ora in vista nel barattolo portapenne sulla mia scrivania, non è mai stata presa. Non tutti i mali vengono per nuocere.
Realizzazione e qualità: 10
Non è un prodotto premium, questo si era capito. E’ una penna scolastica, che deve scrivere bene (gli studenti, a differenza dei manager, le penne le usano) e deve costare poco. Nella gamma Schneider è, come il nome stesso suggerisce, il prodotto “entry level”, insieme alla “Base kid”, destinata ai bambini delle elementari. Nella gamma Schneider esistono penne più di design (come la Glam e la ID), destinate agli studenti delle scuole medie e superiori. Se si tengono in mente questi due aspetti, praticità ed economicità, tutto torna. E’ una penna “utilitaria”, ma di quelle utilitarie ben fatte, che magari avranno le viti del cruscotto a vista, ma ti portano al lavoro giorno dopo giorno per anni, accontentandosi del pieno di benzina. La penna, ad eccezione del pennino e della clip, è realizzata interamente in plastica stampata ad iniezione. L’impugnatura è rivestita in gomma. I risparmi ci sono, ma non dove conta, l’assemblaggio è curato, le linee di giunzione stampo non sono troppo evidenti e la plastica utilizzata è di buona qualità, tant’è che la mia, dopo 12 anni, ha qualche graffio, la clip si è un po’ scolorita, ma neanche tanto ma la chiusura del tappo (a pressione, non a vite) tiene ancora come all’inizio. Nel corso degli anni ho comprato almeno una ventina di altre Base, è la penna che tendo a regalare a chi vuole avvicinarsi al mondo della scrittura con la stilografica, e ho notato con piacere che la qualità non è mai venuta meno, pur con qualche economia (vedi punto precedente). Considerato il prezzo di vendita (il 30% meno rispetto alla Lamy Safari), non posso che dare il massimo dei voti.
Peso e dimensioni: 9
La penna è realizzata interamente in plastica, e quindi è molto leggera. Il peso è distribuito in modo uniforme, io preferisco scrivere senza tenere il cappuccio infilato sul cilindro, non è una mia abitudine e facendolo diventa un po’ sbilanciata, per via del peso del cappuccio. Peso e dimensioni sono in linea con quelli della Lamy Safari. Non è una di quelle penne fantastiche a vedersi ma buone solo per farci una firma perchè dopo 5 minuti di scrittura ti fanno male le dita o ti vengono i crampi al polso, si capisce che è stata fatta per gli studenti, e il fatto che, nonostante l’estetica, se ne vedano in giro anche nelle aziende la dice lunga. L’impugnatura ergonomica in gomma è molto confortevole, almeno dal mio punto di vista lo è più della Safari, che avevo considerato a suo tempo come alternativa all’acquisto.
Pennino e prestazioni: 10
La penna è a cartucce, il converter non è in dotazione (ma non credo ci siano problemi nel montarne uno universale). Le cartucce sono quelle standard internazionali, sia corte che lunghe. Monta un pennino in acciaio inox, di dimensioni relativamente piccole e privo di foro di compensazione.
Il pennino ha inciso il logo aziendale (del tempo, oggi è diverso) e la misura (in questo caso M). E’ un pennino rigido, adatto ad un impiego scolastico e capace di sopportare un certo abuso, che la mia penna può testimoniare, essendo stata usata anche da altri e “data in prova” a chi era curioso di scrivere con una stilografica. Che io sappia, il pennino è disponibile nelle tre gradazioni M (medio), L (medio, per mancini) e A (medio arrotondato, per chi sta imparando a scrivere, la penna continua a scrivere tollerando una angolazione che si discosta da quella ottimale). Non mi risultano altre misure. La casa fornisce il pennino di ricambio, cosa alquanto rara su una penna così economica, forse ciò è dovuto alla loro particolare attenzione per le questioni ambientali. La mia penna è sempre stata inchiostrata in Royal Blue, di marche diverse (e anche sottomarche). In pratica quando vado in Germania compro un barattolo o un sacchetto da 50, 100 o 200 cartucce, che verso nel barattolo della foto e che tengo nel cassetto della mia scrivania. Ogni volta che serve, prendo una cartuccia e faccio il cambio. Non mi sono mai preoccupato di distinguere le varie marche, in quel barattolo sono passate cartucce blu (la maggior parte Royal Blue), mescolate tra loro, alcune veramente economiche, 100 cartucce al prezzo di 1 Euro. La penna finora non ha fatto una piega, è sempre stata inchiostrata, non è stata quasi mai lavata, al massimo il pennino è stato passato sotto il lavandino per togliere la sporcizia, ma neanche tanto spesso.
Il tratto del mio pennino è un medio che, per gli standard tedeschi, tende al fine. In pratica è una via di mezzo tra il medio e il fine di Lamy. Il flusso non è molto abbondante, credo che questa caratteristica sia voluta, per evitare problemi nell’uso scolastico su quaderni di scarsa qualità. Nonostante il flusso poco abbondante, la penna non salta e, tra le mie penne, è quella che posso lasciare per più tempo inchiostrata senza problemi. Mi è capitato di tornarmene da tre settimane di assenza dall’ufficio, prendere la penna (che rimane in un barattolo portapenne, in verticale) e trovare che scriveva subito, come il giorno che l’avevo lasciata. Il pennino scorre senza impuntature e senza grattare o fare rumore, non è un capolavoro di morbidezza e scorrevolezza, ma su questo punto non me la sento di dare la colpa alla penna, considerata la scarsa qualità delle cartucce che uso. Ho provato a guardarlo sotto una lente, e non mostra segni di usura, e comunque con qualche Euro posso comprare un ricambio…
Caricamento e manutenzione: 10
Per il caricamento, due cartucce internazionali corte o una sola lunga e via andare. Come ho già detto, non vedo problemi all’uso di un converter internazionale, anche se non ci ho mai provato. Alla voce “manutenzione”, beh, considerato che tutto quello che ho fatto è dare una sciacquata al pennino sotto il rubinetto e, molto occasionalmente, a tutta la sezione di alimentazione (ma molto occasionalmente) e che entrambe le operazioni sono state fatte in pochi secondi senza storie, beh, lasciatemi dire che vorrei che anche le altre mie penne (biro comprese) fossero così.
Qualità/Prezzo: 10
Non posso fare a meno di dare il massimo dei voti, visto il prezzo di acquisto e il risultato nel tempo. Quando l’ho comprata pensavo ad una durata di qualche anno, e invece, giorno dopo giorno, mai un problema. Ha sempre fatto il suo dovere e non ha mai avuto problemi, nonostante le cartucce di scarsa qualità e marchi diversi. Non ricordo di essermi mai sporcato le dita con quella penna, né di averla dovuta smontare. Se divido il prezzo (9 marchi e 99) per i 12 anni di servizio (in realtà sono quasi 13), l’ammortamento è stato meno del costo di un caffè al bar ogni anno.
Conclusioni: 10
Tirando le somme, sono molto soddisfatto del mio acquisto, ho comprato una penna con l’intenzione di spendere poco ed usarla in ufficio. L’idea di lasciare qualcosa di costoso esposto agli sguardi ed alle grinfie altrui non mi esaltava. Pensavo di doverla sostituire dopo qualche anno, e invece continuo a farne uso quotidiano, senza problemi e senza fare una piega, nonostante la mia negligenza nella manutenzione, le persone che me la prendono a prestito di tanto in tanto, ed il fatto che ci infilo le cartucce più economiche che riesco a trovare. Di questo passo, fra un’altra decina d’anni potrei finire a scrivere una nuova recensione.
La penna in questione è una Schneider “Base”, in plastica rossa.
Concedetemi due parole sul marchio, che a molti potrebbe essere sconosciuto.
Schneider è una ditta tedesca, nata nel 1938 come produttore di viti. Il nome dell'azienda viene dal fondatore: Christian Schneider. Alla fine della seconda guerra mondiale l'azienda, come molte altre tedesche, si trova a dover ripartire da zero, e lo fa con un nuovo business: insieme ai soldati americani sono arrivate le penne biro. Abbandonata la produzione di viti, nel 1947 Schneider diventa un produttore di refills per penne a sfera, con lo slogan "il giusto refill per ogni penna". E' interessante notare come i primi refill Schneider per biro fossero ricaricabili, ma questa soluzione venne abbandonata quasi subito. Ancora oggi la produzione di refills è rimasta una delle attività principali dell'azienda, con una gamma molto vasta, adatta a penne di vari fabbricanti e con inchiostri normali, ibridi (chiamati Viscoglide) e gel. Schneider è stata una delle aziende che maggiormente hanno supportato la standardizzazione dei refills verso la fine degli anni '50, in modo tale da razionalizzare i vari formati ed evitare che ogni produttore avesse un refill proprietario.
Il passaggio dalla produzione di refill a quella di penne è avvenuto nel 1957 e da allora la gamma prodotti è andata allargandosi, anche se l'azienda si è sempre focalizzata sulle forniture per ufficio e la cancelleria scolastica, senza mai diventare un produttore "premium", se non, appunto, a livello di refill. Con la caduta del muro di Berlino e la riunificazione tedesca, Schneider ha rilevato Heiko, produttore di stilografiche dell'ex DDR. Attualmente è uno dei principali produttori tedeschi di cancelleria scolastica e da ufficio, in pratica è un marchio che si trova in qualsiasi supermercato e nelle aziende tedesche è facilissimo trovarsi in mano una qualche loro penna. Da qualche anno sono presenti anche in Italia. Io uso molto i loro refill Viscoglide, un inchiostro ibrido, più scorrevole di quello tradizionale ma che non sbava come quello in gel.
Una delle caratteristiche dell'azienda è la forte attenzione ai temi ambientali (è certificata EMAS dal 1998), le loro penne, ad eccezione di quelle più economiche, sono ricaricabili, alcune sono compatibili con più formati di refills, e, come la certificazione EMAS richiede, viene prestata particolare attenzione all'impatto ambientale del processo di produzione. Schneider appartiene ancora alla famiglia omonima e tutta la produzione avviene in Germania. Nella loro gamma prodotti sono presenti alcune linee di penne stilografiche, destinate essenzialmente all'uso scolastico e con prezzi da 10 a 20 Euro.
Fatta questa doverosa premessa, ho comprato la stilografica in questione all'inizio del 2000, in un supermercato vicino a Lipsia. Era confezionata in una scatola di cartone, con le classiche due cartucce blu. Da allora è rimasta nel barattolo portapenne del mio ufficio, ed è stata usata quotidianamente per oltre 12 anni. E' la penna che agguanto ogni volta che devo scrivere qualcosa, a meno che il compito specifico non richieda una biro o una matita. Non è mai stata trattata con cura, semplicemente usata, ha fatto più di un volo sul pavimento, e il massimo della manutenzione è stata una sciacquata sotto il rubinetto. Non ho mai tenuto il conto, ma credo che si sia "mangiata" oltre un migliaio di cartucce.
Estetica e design: 8
E’ sufficiente guardare la prima immagine per immaginare a chi si siano ispirati i designers della Schneider nella progettazione della Base. Le dimensioni ricalcano perfettamente quelle della penna scolastica tedesca per definizione, ovvero la Lamy Safari. Come quest’ultima, anche la Base ha un robusto cappuccio in plastica (un po’ sovradimensionato se si scrive con il cappuccio infilato nel cilindro). A differenza della Safari la Base ha una clip piatta, ugualmente sovradimensionata e che nel corso di questi anni ha sopportato infiniti “infilamenti” nei vari blocchi note, taschini e borse. Sempre sulla scia della Safari, l’impugnatura è ergonomica ed è rivestita in gomma, il che, insieme agli spigoli arrotondati, la rende un po’ più confortevole, soprattutto se non la si impugna proprio come insegnano i manuali e i maestri tedeschi. La mia Base ha una finestrella sul cilindro, che permette di verificare il livello di inchiostro nelle cartucce. Questa caratteristica è stata rimossa qualche anno fa (la Base è ancora in produzione, ogni tanto cambiano colori e finiture, ma il disegno di base e la “meccanica” restano quelli) ed è un peccato, perché era molto comoda. Probabilmente, dovendo competere sull’affollato mercato delle penne scolastiche e volendo mantenere il prezzo sotto la soglia “psicologica” dei 10 Euro (l’ultima volta che ne ho vista una, qualche mese fa in un supermercato tedesco, era venduta a 9 euro e 99 centesimi), il produttore ha deciso di sacrificarla sull’altare della riduzione costi. Dal mio punto di vista l’estetica non da concorso è stata un vantaggio. Nonostante sia stata e sia tutt’ora in vista nel barattolo portapenne sulla mia scrivania, non è mai stata presa. Non tutti i mali vengono per nuocere.
Realizzazione e qualità: 10
Non è un prodotto premium, questo si era capito. E’ una penna scolastica, che deve scrivere bene (gli studenti, a differenza dei manager, le penne le usano) e deve costare poco. Nella gamma Schneider è, come il nome stesso suggerisce, il prodotto “entry level”, insieme alla “Base kid”, destinata ai bambini delle elementari. Nella gamma Schneider esistono penne più di design (come la Glam e la ID), destinate agli studenti delle scuole medie e superiori. Se si tengono in mente questi due aspetti, praticità ed economicità, tutto torna. E’ una penna “utilitaria”, ma di quelle utilitarie ben fatte, che magari avranno le viti del cruscotto a vista, ma ti portano al lavoro giorno dopo giorno per anni, accontentandosi del pieno di benzina. La penna, ad eccezione del pennino e della clip, è realizzata interamente in plastica stampata ad iniezione. L’impugnatura è rivestita in gomma. I risparmi ci sono, ma non dove conta, l’assemblaggio è curato, le linee di giunzione stampo non sono troppo evidenti e la plastica utilizzata è di buona qualità, tant’è che la mia, dopo 12 anni, ha qualche graffio, la clip si è un po’ scolorita, ma neanche tanto ma la chiusura del tappo (a pressione, non a vite) tiene ancora come all’inizio. Nel corso degli anni ho comprato almeno una ventina di altre Base, è la penna che tendo a regalare a chi vuole avvicinarsi al mondo della scrittura con la stilografica, e ho notato con piacere che la qualità non è mai venuta meno, pur con qualche economia (vedi punto precedente). Considerato il prezzo di vendita (il 30% meno rispetto alla Lamy Safari), non posso che dare il massimo dei voti.
Peso e dimensioni: 9
La penna è realizzata interamente in plastica, e quindi è molto leggera. Il peso è distribuito in modo uniforme, io preferisco scrivere senza tenere il cappuccio infilato sul cilindro, non è una mia abitudine e facendolo diventa un po’ sbilanciata, per via del peso del cappuccio. Peso e dimensioni sono in linea con quelli della Lamy Safari. Non è una di quelle penne fantastiche a vedersi ma buone solo per farci una firma perchè dopo 5 minuti di scrittura ti fanno male le dita o ti vengono i crampi al polso, si capisce che è stata fatta per gli studenti, e il fatto che, nonostante l’estetica, se ne vedano in giro anche nelle aziende la dice lunga. L’impugnatura ergonomica in gomma è molto confortevole, almeno dal mio punto di vista lo è più della Safari, che avevo considerato a suo tempo come alternativa all’acquisto.
Pennino e prestazioni: 10
La penna è a cartucce, il converter non è in dotazione (ma non credo ci siano problemi nel montarne uno universale). Le cartucce sono quelle standard internazionali, sia corte che lunghe. Monta un pennino in acciaio inox, di dimensioni relativamente piccole e privo di foro di compensazione.
Il pennino ha inciso il logo aziendale (del tempo, oggi è diverso) e la misura (in questo caso M). E’ un pennino rigido, adatto ad un impiego scolastico e capace di sopportare un certo abuso, che la mia penna può testimoniare, essendo stata usata anche da altri e “data in prova” a chi era curioso di scrivere con una stilografica. Che io sappia, il pennino è disponibile nelle tre gradazioni M (medio), L (medio, per mancini) e A (medio arrotondato, per chi sta imparando a scrivere, la penna continua a scrivere tollerando una angolazione che si discosta da quella ottimale). Non mi risultano altre misure. La casa fornisce il pennino di ricambio, cosa alquanto rara su una penna così economica, forse ciò è dovuto alla loro particolare attenzione per le questioni ambientali. La mia penna è sempre stata inchiostrata in Royal Blue, di marche diverse (e anche sottomarche). In pratica quando vado in Germania compro un barattolo o un sacchetto da 50, 100 o 200 cartucce, che verso nel barattolo della foto e che tengo nel cassetto della mia scrivania. Ogni volta che serve, prendo una cartuccia e faccio il cambio. Non mi sono mai preoccupato di distinguere le varie marche, in quel barattolo sono passate cartucce blu (la maggior parte Royal Blue), mescolate tra loro, alcune veramente economiche, 100 cartucce al prezzo di 1 Euro. La penna finora non ha fatto una piega, è sempre stata inchiostrata, non è stata quasi mai lavata, al massimo il pennino è stato passato sotto il lavandino per togliere la sporcizia, ma neanche tanto spesso.
Il tratto del mio pennino è un medio che, per gli standard tedeschi, tende al fine. In pratica è una via di mezzo tra il medio e il fine di Lamy. Il flusso non è molto abbondante, credo che questa caratteristica sia voluta, per evitare problemi nell’uso scolastico su quaderni di scarsa qualità. Nonostante il flusso poco abbondante, la penna non salta e, tra le mie penne, è quella che posso lasciare per più tempo inchiostrata senza problemi. Mi è capitato di tornarmene da tre settimane di assenza dall’ufficio, prendere la penna (che rimane in un barattolo portapenne, in verticale) e trovare che scriveva subito, come il giorno che l’avevo lasciata. Il pennino scorre senza impuntature e senza grattare o fare rumore, non è un capolavoro di morbidezza e scorrevolezza, ma su questo punto non me la sento di dare la colpa alla penna, considerata la scarsa qualità delle cartucce che uso. Ho provato a guardarlo sotto una lente, e non mostra segni di usura, e comunque con qualche Euro posso comprare un ricambio…
Caricamento e manutenzione: 10
Per il caricamento, due cartucce internazionali corte o una sola lunga e via andare. Come ho già detto, non vedo problemi all’uso di un converter internazionale, anche se non ci ho mai provato. Alla voce “manutenzione”, beh, considerato che tutto quello che ho fatto è dare una sciacquata al pennino sotto il rubinetto e, molto occasionalmente, a tutta la sezione di alimentazione (ma molto occasionalmente) e che entrambe le operazioni sono state fatte in pochi secondi senza storie, beh, lasciatemi dire che vorrei che anche le altre mie penne (biro comprese) fossero così.
Qualità/Prezzo: 10
Non posso fare a meno di dare il massimo dei voti, visto il prezzo di acquisto e il risultato nel tempo. Quando l’ho comprata pensavo ad una durata di qualche anno, e invece, giorno dopo giorno, mai un problema. Ha sempre fatto il suo dovere e non ha mai avuto problemi, nonostante le cartucce di scarsa qualità e marchi diversi. Non ricordo di essermi mai sporcato le dita con quella penna, né di averla dovuta smontare. Se divido il prezzo (9 marchi e 99) per i 12 anni di servizio (in realtà sono quasi 13), l’ammortamento è stato meno del costo di un caffè al bar ogni anno.
Conclusioni: 10
Tirando le somme, sono molto soddisfatto del mio acquisto, ho comprato una penna con l’intenzione di spendere poco ed usarla in ufficio. L’idea di lasciare qualcosa di costoso esposto agli sguardi ed alle grinfie altrui non mi esaltava. Pensavo di doverla sostituire dopo qualche anno, e invece continuo a farne uso quotidiano, senza problemi e senza fare una piega, nonostante la mia negligenza nella manutenzione, le persone che me la prendono a prestito di tanto in tanto, ed il fatto che ci infilo le cartucce più economiche che riesco a trovare. Di questo passo, fra un’altra decina d’anni potrei finire a scrivere una nuova recensione.