Milan Pen Show - Mostra Scambio di Milano
22 febbraio 2025 - Hotel Hilton, via Galvani 12
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La parola all'esperto...
- Irishtales
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La parola all'esperto...
Carissimi, apro questo nuovo Argomento, approfittando dell'arrivo nella nostra comunità di Daniel J. Quinn, per fare la domanda di tutte le domande, quella che mi assilla ormai da settimane e cui non trovo da sola una risposta...
Caro Daniel, mi sono avvicinata alla Calligrafia grazie a questo Forum e alla passione contagiosa di Ottorino, che mi ha introdotta in un mondo in cui le lettere assumono una dimensione diversa e quasi fiabesca. Nel mondo della Calligrafia ho scoperto il fascino degli Stili, dei colori degli inchiostri che sfumano e asciugano sulla carta, la sensazione tattile della carta stessa che si trasforma da candido nulla in documento irripetibile ed unico. All'inizio ogni stile mi affascinava in modo uguale e non riuscivo a decidermi su quale esercitarmi. Poi ho scelto il Cancelleresco o Italico, cui non riesco ancora a riconoscere pienamente il titolo di sinonimi, e sono cominciati...i guai!
Non c'è "un" Cancelleresco, ma c'è "un Cancelleresco per ogni trattatista". Ho vari libri ormai, sull'argomento. Lloyd J. Reynolds, Ann Camp, David Harris, Eric Hebborn, Ludovico Degli Arrighi, etc... tutti autorevoli calligrafi e trattatisti di primo piano, ma per me, neofita, con una formazione scientifica e occhio avvezzo a scovare le differenze anche minimali negli oggetti e nelle forme, è facilissimo perdermi dietro una "p" o una "q" che per ogni trattatista appare codificata in un alfabeto diverso. Giungo finalmente alla fatidica domanda: come può un neofita autodidatta, orientarsi nel mondo della Calligrafia e accostarsi allo studio di uno Stile senza essere distratto o deviato dalle mille interpretazioni che ogni riferimento bibliografico gli offre?
Caro Daniel, mi sono avvicinata alla Calligrafia grazie a questo Forum e alla passione contagiosa di Ottorino, che mi ha introdotta in un mondo in cui le lettere assumono una dimensione diversa e quasi fiabesca. Nel mondo della Calligrafia ho scoperto il fascino degli Stili, dei colori degli inchiostri che sfumano e asciugano sulla carta, la sensazione tattile della carta stessa che si trasforma da candido nulla in documento irripetibile ed unico. All'inizio ogni stile mi affascinava in modo uguale e non riuscivo a decidermi su quale esercitarmi. Poi ho scelto il Cancelleresco o Italico, cui non riesco ancora a riconoscere pienamente il titolo di sinonimi, e sono cominciati...i guai!
Non c'è "un" Cancelleresco, ma c'è "un Cancelleresco per ogni trattatista". Ho vari libri ormai, sull'argomento. Lloyd J. Reynolds, Ann Camp, David Harris, Eric Hebborn, Ludovico Degli Arrighi, etc... tutti autorevoli calligrafi e trattatisti di primo piano, ma per me, neofita, con una formazione scientifica e occhio avvezzo a scovare le differenze anche minimali negli oggetti e nelle forme, è facilissimo perdermi dietro una "p" o una "q" che per ogni trattatista appare codificata in un alfabeto diverso. Giungo finalmente alla fatidica domanda: come può un neofita autodidatta, orientarsi nel mondo della Calligrafia e accostarsi allo studio di uno Stile senza essere distratto o deviato dalle mille interpretazioni che ogni riferimento bibliografico gli offre?
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
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Cara Daniela,
La Calligrafia regala grandi soddisfazioni e, per quanto mi riguarda, è la forma di comunicazione che si colloca immediatamente dopo la parola e forse prima della pittura e della fotografia. Un qualsiasi messaggio, scritto a mano in bella grafia, trasmette una parte dell'anima di chi scrive a chi poi leggerà... Come non provare una forte emozione nello sfogliare gli antichi testi degli amanuensi: in una frazione di secondo ci si immagina lo scriptorium, lo scrittoio, la penna d'oca, e la mano (ma anche l'anima) di chi, tanti secoli orsono, ha fissato su pergamena quei segni per futura memoria. Ma senza dover scavare così tanto nel passato, quanta emozione si prova oggi nel ricevere un biglietto scritto con cura e amore!
Cerco ora di rispondere alla tua "domanda delle domande".
Il mio approccio alla Calligrafia non è quello di voler imitare un modello assoluto: ogni stile ha peculiari caratteristiche, ma - come dici giustamente tu - è pur sempre un'interpretazione personale e, aggiungo, guai se non lo fosse: saremmo semplici 'stampanti umane'!! Quindi, se la base di partenza assolutamente necessaria è l'ispirazione a un particolare stile, devono essere poi la tua capacità, la tua fantasia e il tuo gusto ad aiutarti nel creare la "tua" Cancelleresca. Non si tratta di competere per chi imita meglio un modello, ma di riuscire a essere unica e riconoscibile con i tuoi tratti. Come hai visto nei tanti testi che hai citato, le forme dei caratteri variano - in particolare le ascendenti e le discendenti (e la Cancelleresca si presta benissimo a queste variazioni) - scegli quella che più si adatta al tuo senso estetico o cerca di inventarne una tutta tua! Non avremmo una così vasta scelta di stili, se i calligrafi si fossero tutti uniformati in uno stile standard. Edward Johnston, autore della bibbia dei Calligrafi ("Writing & Illuminating & Lettering", reperibile dalla Dover Publications Inc.) ha una volta detto di sentirsi troppo costretto dalle falserighe: un pavimento e un soffitto che alle volte fa battere la testa. In altre parole, una misurata e cosciente libertà è la benvenuta!
Buona scrittura!
La Calligrafia regala grandi soddisfazioni e, per quanto mi riguarda, è la forma di comunicazione che si colloca immediatamente dopo la parola e forse prima della pittura e della fotografia. Un qualsiasi messaggio, scritto a mano in bella grafia, trasmette una parte dell'anima di chi scrive a chi poi leggerà... Come non provare una forte emozione nello sfogliare gli antichi testi degli amanuensi: in una frazione di secondo ci si immagina lo scriptorium, lo scrittoio, la penna d'oca, e la mano (ma anche l'anima) di chi, tanti secoli orsono, ha fissato su pergamena quei segni per futura memoria. Ma senza dover scavare così tanto nel passato, quanta emozione si prova oggi nel ricevere un biglietto scritto con cura e amore!
Cerco ora di rispondere alla tua "domanda delle domande".
Il mio approccio alla Calligrafia non è quello di voler imitare un modello assoluto: ogni stile ha peculiari caratteristiche, ma - come dici giustamente tu - è pur sempre un'interpretazione personale e, aggiungo, guai se non lo fosse: saremmo semplici 'stampanti umane'!! Quindi, se la base di partenza assolutamente necessaria è l'ispirazione a un particolare stile, devono essere poi la tua capacità, la tua fantasia e il tuo gusto ad aiutarti nel creare la "tua" Cancelleresca. Non si tratta di competere per chi imita meglio un modello, ma di riuscire a essere unica e riconoscibile con i tuoi tratti. Come hai visto nei tanti testi che hai citato, le forme dei caratteri variano - in particolare le ascendenti e le discendenti (e la Cancelleresca si presta benissimo a queste variazioni) - scegli quella che più si adatta al tuo senso estetico o cerca di inventarne una tutta tua! Non avremmo una così vasta scelta di stili, se i calligrafi si fossero tutti uniformati in uno stile standard. Edward Johnston, autore della bibbia dei Calligrafi ("Writing & Illuminating & Lettering", reperibile dalla Dover Publications Inc.) ha una volta detto di sentirsi troppo costretto dalle falserighe: un pavimento e un soffitto che alle volte fa battere la testa. In altre parole, una misurata e cosciente libertà è la benvenuta!
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"Il miglior calligrafo non è quello che non sbaglia mai, ma colui che anche alle macchie riesce a strappare un senso e una traccia di bellezza" (da "Il Calligrafo di Voltaire" di P. De Santis)
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Daniel, io vengo subito allo specifico: vedo che il tuo pennino preferito è l'italico della Brause, per quale ragione? qual è a tuo parere un buon testo di riferimento da cui iniziare? qui si è parlato anche dell'italico per italiani. Anche io preferisco il pennino italico perchè è largo ed offre un tratto molto nitido, ho visto che può essere tagliato inclinandolo a destra o a sinistra, nelle penne Montblanc tuttavia mi è sempre capitato di vedere pennini OBB italic con pendenza verso sinistra, quale può essere la ragione? Io comunque preferisco il pennino tradizionale alla penna stilografica, faccio un'eccezione per le Pilot Parallel che trovo veramente superlative.
- TheQuill
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Concordo con te per quanto riguarda le Parallel Pen: la scrittura è scorrevole e i tratti fini sono abbastanza fini. Per uso generico vanno proprio bene. Gli inchiostri (in cartucce) Pilot, però, non danno una grande garanzia di tenuta nel tempo, se esposti costantemente alla luce. Detto per inciso, le Parallel alle volte le uso 'inzuppandole' come se fossero pennini....
I pennini Bandzug della Brause hanno un serbatoio fissato sopra il pennino e la loro principale caratteristica è il taglio obliquo "destro' della punta (guardando da sopra, scende da sinistra a destra). Questo facilita la scrittura del Gotico e dell'Onciale in particolare (per i non mancini!).
L'inclinazione opposta - indicata per esempio nella serie Round Hand della Mitchell come "Left Oblique" - è appositamente studiata per i mancini. E' questa l'inclinazione che alcune marche di stilografiche che intendono per "Oblique".
La ragione per la quale preferisco i Brause è che li trovo pratici anche per la Cancelleresca, che mi capita di usare spesso. Anche i pennini Mitchell Round Hand sono ottimi, ma li trovo leggermente troppo flessibili per la mia mano e il serbatoio a slitta (comodo da rimuovere per pulire il pennino) va posizionato con una certa attenzione.
Un buon testo di riferimento è quello ("La Calligrafia") edito dalla Maimeri nella Collana Leonardo. Tra l'altro, è stato curato dall'Associazione Calligrafica Italiana. E' sintetico, ma dice tutto l'essenziale e contiene molti esempi di stili.
Questo testo è reperibile nei negozi di belle arti a un costo decisamente conveniente.
Un altro testo in italiano che trovo piuttosto buono è "Corso Base di Calligrafia" di Veike Kespersaks (www.ilcastelloeditore.it). Anche questo ha un costo molto accettabile.
I pennini Bandzug della Brause hanno un serbatoio fissato sopra il pennino e la loro principale caratteristica è il taglio obliquo "destro' della punta (guardando da sopra, scende da sinistra a destra). Questo facilita la scrittura del Gotico e dell'Onciale in particolare (per i non mancini!).
L'inclinazione opposta - indicata per esempio nella serie Round Hand della Mitchell come "Left Oblique" - è appositamente studiata per i mancini. E' questa l'inclinazione che alcune marche di stilografiche che intendono per "Oblique".
La ragione per la quale preferisco i Brause è che li trovo pratici anche per la Cancelleresca, che mi capita di usare spesso. Anche i pennini Mitchell Round Hand sono ottimi, ma li trovo leggermente troppo flessibili per la mia mano e il serbatoio a slitta (comodo da rimuovere per pulire il pennino) va posizionato con una certa attenzione.
Un buon testo di riferimento è quello ("La Calligrafia") edito dalla Maimeri nella Collana Leonardo. Tra l'altro, è stato curato dall'Associazione Calligrafica Italiana. E' sintetico, ma dice tutto l'essenziale e contiene molti esempi di stili.
Questo testo è reperibile nei negozi di belle arti a un costo decisamente conveniente.
Un altro testo in italiano che trovo piuttosto buono è "Corso Base di Calligrafia" di Veike Kespersaks (www.ilcastelloeditore.it). Anche questo ha un costo molto accettabile.
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Grazie per la risposta. Gli inchiostri di serie della Pilot Parallel li ho trovati pessimi subito al primo rigo, così ho svuotato la cartuccia del "liquido infame" e l'ho riempita con un inchiostro Diamine Red Dragon, decisamente più bello più affidabile sulla carta.
- scossa
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L'unico vantaggio degli inchistri Pilot per Parallel Pen è che sono "miscelabili" e quindi puoi fare segni che partono ad esempio dal verde e sfumando passano al rosso.Rampa ha scritto:Grazie per la risposta. Gli inchiostri di serie della Pilot Parallel li ho trovati pessimi subito al primo rigo, così ho svuotato la cartuccia del "liquido infame" e l'ho riempita con un inchiostro Diamine Red Dragon, decisamente più bello più affidabile sulla carta.
Se la cosa piace, ed un certo effetto a dir il vero lo fà, sono insostituibili.
Cordialità.
Marco
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Sono un po' controcorrente...a me l'inchiostro nero in dotazione piace molto, perchè è proprio nero-nero senza viraggi strani e bello coprente. Però mi piace anche variare, ma stamani, prima di procedere al cambio della cartuccia, ho letto nel foglietto illustrativo una frase che mi ha fatto desistere dal proposito...la cartuccia di nero inserita nella penna che volevo usare, non è esaurita e avrei poi voluto riutilizzarla, ma..."Non riutilizzate la cartuccia che è stata usata e rimossa prima dell'esaurimento dell'inchiostro, poichè potrebbe causare problemi al buon funzionamento della penna"...quindi è sconsigliato ad esempio scambiare due cartucce con colori diversi inserite su due penne differenti?
Avete mai sostituito e riutilizzato cartucce sulle Parallel, e se si, quali sono questi problemi... in agguato?
Avete mai sostituito e riutilizzato cartucce sulle Parallel, e se si, quali sono questi problemi... in agguato?
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Daniela
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Io ho sempre usato un converter utilizzando inchiostri normali. Con quello mi è sempre bastato un paio di caricamenti ad acqua ed i passaggio ad un altro colore.Irishtales ha scritto: Avete mai sostituito e riutilizzato cartucce sulle Parallel, e se si, quali sono questi problemi... in agguato?
Simone
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Grazie Simone, farò lo stesso. Il problema rimane per le cartucce in dotazione che ho ancora, e sono parecchie...visto che con le Parallel mi piace spesso cambiare colore, il fatto che (a quanto pare) non si possano alternare, togliere e rimettere, scambiare, etc...è una bella seccatura. Continua tuttavia a sfuggirmi la ragione di ciò...
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Daniela
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Non l'ho ancora fatto, ma io le cartucce che tolgo non ancora esaurite le "tappo" con il "blu-tack" e mi pare che l'inchiostro all'interno si conservi come in una cartuccia chiusa.Irishtales ha scritto: Avete mai sostituito e riutilizzato cartucce sulle Parallel, e se si, quali sono questi problemi... in agguato?
Cordialità.
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Cari Marco e Simone,
l'avvertenza di non reinserire cartucce usate credo provenga dal sistema d'innesto, che 'schiude' l'estremità della cartuccia in modo obliquo, per cui ritrovare l'esatta posizione è difficile e causa probabilmente la rimozione del diaframma, con perdite (o cattivo flusso) d'inchiostro. Anche io faccio largo impiego del converter per usare altri inchiostri, anche se viene descritto solo come pompetta per pulire la penna...
Buona scrittura!
l'avvertenza di non reinserire cartucce usate credo provenga dal sistema d'innesto, che 'schiude' l'estremità della cartuccia in modo obliquo, per cui ritrovare l'esatta posizione è difficile e causa probabilmente la rimozione del diaframma, con perdite (o cattivo flusso) d'inchiostro. Anche io faccio largo impiego del converter per usare altri inchiostri, anche se viene descritto solo come pompetta per pulire la penna...
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Grazie Daniel, l'avvertenza sul foglietto illustrativo, peraltro in rosso, mi inquietava e intuivo che ci fosse "qualcosa sotto" di tecnico, ma non immaginavo cosa potesse essere.
La soluzione di Marco la adotterò senz'altro per le cartucce che inserisco nelle penne "normali" e che poi mi stancano, ad esempio il verde o il celeste troppo chiari e il marrone troppo brillante. Gli inchiostri in cartuccia che non mi piacciono, durano tutti stranamente tantissimo!
Quindi mi sembra appurato che per avere un flusso ottimale con le Parallel Pen le cartucce non vanno (...non andrebbero) riempite una volta usate e non vanno nemmeno tolte e riposizionate sulla penna dopo averle inserite la prima volta, da nuove. E inoltre, che il converter, nonostante sia venduto dichiaratamente per la sola finalità della pulizia del pennino, in realtà può efficacemente essere utilizzato anche come ...converter propriamente detto.
La soluzione di Marco la adotterò senz'altro per le cartucce che inserisco nelle penne "normali" e che poi mi stancano, ad esempio il verde o il celeste troppo chiari e il marrone troppo brillante. Gli inchiostri in cartuccia che non mi piacciono, durano tutti stranamente tantissimo!
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Quindi mi sembra appurato che per avere un flusso ottimale con le Parallel Pen le cartucce non vanno (...non andrebbero) riempite una volta usate e non vanno nemmeno tolte e riposizionate sulla penna dopo averle inserite la prima volta, da nuove. E inoltre, che il converter, nonostante sia venduto dichiaratamente per la sola finalità della pulizia del pennino, in realtà può efficacemente essere utilizzato anche come ...converter propriamente detto.
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Che funzioni non c'è dubbio, ieri ne ho riempita una con il Diamine Red Dragon e va senza problemi.Irishtales ha scritto:E inoltre, che il converter, nonostante sia venduto dichiaratamente per la sola finalità della pulizia del pennino, in realtà può efficacemente essere utilizzato anche come ...converter propriamente detto.
Simone
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Una domanda sui pennini: mi sembra di capire che i produttori siano sostanzialmente solo 3, ossia
Mitchell
Brause
Leonardt
Quali sono le differenze qualitative? Io ho preso - per ora
- dei Leonardt e devo dire che il flessibile è davvero ottimo, così come gli stub. So dell'ottima reputazione dei Brause, ma i Mitchell so essere famosi per le ottime qualità di flessibilità.
Lo so, sonno principiante e ci capirei poco, a livello tattile, delle differenze, ma siccome costano così poco, poter provare un prodotto direttamente definito dalla maggior parte degli utilizzatori come buono, è un peccatuccio
Mitchell
Brause
Leonardt
Quali sono le differenze qualitative? Io ho preso - per ora

Lo so, sonno principiante e ci capirei poco, a livello tattile, delle differenze, ma siccome costano così poco, poter provare un prodotto direttamente definito dalla maggior parte degli utilizzatori come buono, è un peccatuccio

Che tu sei qui,
che la vita esiste e l’identità,
Che il potente spettacolo continui,
e che tu puoi contribuire con un verso.
W.W.
che la vita esiste e l’identità,
Che il potente spettacolo continui,
e che tu puoi contribuire con un verso.
W.W.
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Salve Simone,Simone ha scritto:Una domanda sui pennini: mi sembra di capire che i produttori siano sostanzialmente solo 3, ossia
Mitchell
Brause
Leonardt
Quali sono le differenze qualitative? Io ho preso - per ora- dei Leonardt e devo dire che il flessibile è davvero ottimo, così come gli stub. So dell'ottima reputazione dei Brause, ma i Mitchell so essere famosi per le ottime qualità di flessibilità.
Lo so, sonno principiante e ci capirei poco, a livello tattile, delle differenze, ma siccome costano così poco, poter provare un prodotto direttamente definito dalla maggior parte degli utilizzatori come buono, è un peccatuccio
Alle marche da te citate aggiungo la Speedball (americana), che però difficilmente si trova in Italia (preannuncio che presto sarà disponibile nel mio negozio online): sono pennini a punta piatta con serbatoio superiore incorporato. Come per le altre marche, anche questa ha i suoi superfan e i suoi detrattori.
Una caratteristica che differenzia i Bandzug della Brause è la punta tagliata obliquamente a destra, il che facilita la scrittura degli stili Gotico, Onciale e derivati: si può tenere il foglio di scrittura dritto (il che aiuta a mantenere la verticalità dei caratteri) senza dover tenere la mano in posizioni scomode.
Infine, la Mitchell si differenzia per la serie di pennini per mancini, tagliati obliquamente a sinistra. Detto per inciso, un buon numero dei migliori calligrafi inglesi e americani sono mancini (per conforto e incoraggiamento ai mancini nostrani).
Per quanto riguarda la scelta del pennino da usare, io adotto un sistema molto empirico ma efficace: provo i vari pennini in base al tipo di lavoro da eseguire, al supporto (carta o altro), e all'inchiostro (molto pigmentato, acrilico, ecc..). Mi spiace non poter dare una 'regola', ma a mio parere non esiste un pennino per tutte le stagioni, quindi concordo con te, Simone: provare, provare e provare.
A tal proposito suggerisco di tenere nota, in un apposito quadernino, delle combinazioni usate per eseguire un lavoro, un po' come i fotografi annotano il diaframma, l'esposizione, la pellicola, ecc.. per le foto. Quindi: tipo di pennino, misura, inchiostro, carta/supporto, aggiungendo anche un esempio dela scrittura usata. Ciò viene molto comodo quando viene chiesto di duplicare un esemplare, magari molto tempo dopo aver fatto l'originale (che non sempre può essere disponibile). Ma qui divago...
Buona scrittura!
Daniel
"Il miglior calligrafo non è quello che non sbaglia mai, ma colui che anche alle macchie riesce a strappare un senso e una traccia di bellezza" (da "Il Calligrafo di Voltaire" di P. De Santis)