Pennini: 1910 - 1940
Inviato: venerdì 4 marzo 2022, 11:33
viewtopic.php?f=8&t=26678&p=323455#p323455) d'approfondire una mia affermazione, relativa alla maggior "responsività" dei pennini del periodo accennato.
Lo faccio qui, per non snaturare l'argomento dal quale si è sviluppato questo tema, senza pretese di completezza ed offrendo queste brevi annotazioni nella speranza che i più esperti vogliano contribuire con un ulteriore approfondimento.
Si tratta, naturalmente d’un argomento molto complesso e variegato, ma posso cercare di sintetizzarlo.
Bisogna innanzi tutto tenere presente che nel periodo 1910 - 1940 la stilografica fa enormi passi avanti: dalle prime penne con caricamento a contagocce si passa alle stilografiche con alimentazione a leva, a pulsante di fondo, a siringa inversa, a stantuffo… Migliorano vertiginosamente la praticità e la sicurezza: le perdite d’inchiostro non sono più un vero problema.
Ma nello stesso periodo una grande parte della popolazione, almeno fino al 1930, non può permettersi una penna ed utilizza ancora, così come si fa nelle scuole, il pennino ad intinzione, che richiede una certa cura nell’impugnatura e nella posizione della mano (leggi inclinazione della penna) durante la scrittura. La flessibilità di molti di questi pennini consente d’ottenere piacevoli variazioni nello spessore del tratto ma richiede maggiore attenzione durante la scrittura, che è più lenta di quella, frenetica e spesso poco attenta, che verrà di fatto imposta dalla penna a sfera.
L’importanza della scrittura manuale, allora l’unica disponibile generalmente ed ancora estremamente diffusa negli affari, oltre che nella corrispondenza privata, porta all’insegnamento della bella calligrafia, non tanto e non solo per motivi estetici e d’eleganza (comunque apprezzati generalmente a quel tempo), ma soprattutto per garantire la chiarezza, elemento essenziale nella comunicazione.
Ecco dunque che i pennini delle stilografiche nascono con caratteristiche molto simili a quelle dei pennini ad intinzione, generalmente utilizzati anche da chi può permettersi l’acquisto della prima “penna a serbatoio”.
Si tratta molto spesso di pennini con un certo grado di flessibilità e non molto arrotondati in punta, che rispondono molto bene alla pressione ammortizzandola efficacemente, rendendo così anche molto più piacevole l’atto dello scrivere, rispetto ad un pennino rigido. In tal modo, la penna risponde adattandosi facilmente all’utilizzatore, che naturalmente percepisce questa qualità.
Vi sono anche pennini rigidi, in genere utilizzati per la scrittura a ricalco, oppure dai contabili, che avevano bisogno d’un tratto sottile e che asciugasse molto velocemente.
Man mano che lo sviluppo della stilografica la rende sempre più pratica, anche la mentalità cambia e questo elemento prende il sopravvento: scrivere diventa più facile ed immediato ed il pubblico comincia ad apprezzare di più le penne che consentono d’assecondare questi aspetti. I pennini s’avviano ad una maggior omologazione (figlia d’una domanda di mercato anch’essa omologata), perdendo gradualmente il loro grado di flessibilità. Fino ad arrivare alla Parker 51, con il suo pennino interamente coperto e, naturalmente, ben più rigido.
Ma almeno fino al 1940 è molto diffusa la stilografica con pennino morbido, se non flessibile, in grado di colloquiare con la mano di chi lo guida e di consentire un’esperienza di scrittura meno faticosa (a parità d’altre condizioni) e di conferire alla propria calligrafia uno stile più personale.
Mi è stato chiesto (Lo faccio qui, per non snaturare l'argomento dal quale si è sviluppato questo tema, senza pretese di completezza ed offrendo queste brevi annotazioni nella speranza che i più esperti vogliano contribuire con un ulteriore approfondimento.
Si tratta, naturalmente d’un argomento molto complesso e variegato, ma posso cercare di sintetizzarlo.
Bisogna innanzi tutto tenere presente che nel periodo 1910 - 1940 la stilografica fa enormi passi avanti: dalle prime penne con caricamento a contagocce si passa alle stilografiche con alimentazione a leva, a pulsante di fondo, a siringa inversa, a stantuffo… Migliorano vertiginosamente la praticità e la sicurezza: le perdite d’inchiostro non sono più un vero problema.
Ma nello stesso periodo una grande parte della popolazione, almeno fino al 1930, non può permettersi una penna ed utilizza ancora, così come si fa nelle scuole, il pennino ad intinzione, che richiede una certa cura nell’impugnatura e nella posizione della mano (leggi inclinazione della penna) durante la scrittura. La flessibilità di molti di questi pennini consente d’ottenere piacevoli variazioni nello spessore del tratto ma richiede maggiore attenzione durante la scrittura, che è più lenta di quella, frenetica e spesso poco attenta, che verrà di fatto imposta dalla penna a sfera.
L’importanza della scrittura manuale, allora l’unica disponibile generalmente ed ancora estremamente diffusa negli affari, oltre che nella corrispondenza privata, porta all’insegnamento della bella calligrafia, non tanto e non solo per motivi estetici e d’eleganza (comunque apprezzati generalmente a quel tempo), ma soprattutto per garantire la chiarezza, elemento essenziale nella comunicazione.
Ecco dunque che i pennini delle stilografiche nascono con caratteristiche molto simili a quelle dei pennini ad intinzione, generalmente utilizzati anche da chi può permettersi l’acquisto della prima “penna a serbatoio”.
Si tratta molto spesso di pennini con un certo grado di flessibilità e non molto arrotondati in punta, che rispondono molto bene alla pressione ammortizzandola efficacemente, rendendo così anche molto più piacevole l’atto dello scrivere, rispetto ad un pennino rigido. In tal modo, la penna risponde adattandosi facilmente all’utilizzatore, che naturalmente percepisce questa qualità.
Vi sono anche pennini rigidi, in genere utilizzati per la scrittura a ricalco, oppure dai contabili, che avevano bisogno d’un tratto sottile e che asciugasse molto velocemente.
Man mano che lo sviluppo della stilografica la rende sempre più pratica, anche la mentalità cambia e questo elemento prende il sopravvento: scrivere diventa più facile ed immediato ed il pubblico comincia ad apprezzare di più le penne che consentono d’assecondare questi aspetti. I pennini s’avviano ad una maggior omologazione (figlia d’una domanda di mercato anch’essa omologata), perdendo gradualmente il loro grado di flessibilità. Fino ad arrivare alla Parker 51, con il suo pennino interamente coperto e, naturalmente, ben più rigido.
Ma almeno fino al 1940 è molto diffusa la stilografica con pennino morbido, se non flessibile, in grado di colloquiare con la mano di chi lo guida e di consentire un’esperienza di scrittura meno faticosa (a parità d’altre condizioni) e di conferire alla propria calligrafia uno stile più personale.