Il lato oscuro del lato oscuro
Inviato: martedì 1 febbraio 2022, 10:33
Gentili utenti del forum,
è passato tanto tempo dalla mia presentazione tra i ranghi di questa splendida congregazione stilografica e mi sono accorto di avere contribuito poco o nulla alla comunità.
Mi si permetta allora di riparare a questa mancanza imperdonabile con uno sguardo ironico su un fenomeno, dal quale sono sempre stato incuriosito e del quale sono spesso stato vittima: il rapporto strano e ambivalente che noi (almeno alcuni tra noi, me compreso) abbiamo con gli inchiostri neri. La questione si potrebbe riassumere in una dicotomia combattiva di gusti e preferenze: da un lato, i sostenitori di un approccio comprensivo e accomodante e, dall'altro, gli accoliti più ortodossi delle tenebre, araldi dell'oscurità. I primi sono transigenti con quegli inchiostri neri di cui apprezzano la capacità di virare gentilmente verso un'ombreggiatura grigio-scuro di tutto rispetto. In questo caso si riconosce la possibilità all'inchiostro nero di avere caratteristiche di shading , trattandolo a tutti gli effetti come un qualsiasi inchiostro. Invece i secondi, al grido di: «Saturazione o morte!», bramano il buio più totale e non accettano il benché minimo cedimento dalla tinta, la quale deve rispecchiare l'abisso infinito dell'animo umano, un buio totale, al punto di risucchiare il lettore meno accorto per sprofondarlo nelle tetre lande della disperazione. Si può notare l'inflessibilità nei confronti del colore, il quale deve idealmente essere dotato di una purezza mai richiesta ad altra tinta.
È pur vero che mi sono trovato spesso da entrambi i lati della barricata. A partire dal Pilot Black e dal Perle Noire, per non parlare del famigerato e incomprensibilmente odiato 4001 Brillant Black. Quest'ultimo, infatti, è tra i miei preferiti di sempre per la scrittura di appunti su carte di bassa qualità, dato che lo faccio per gran parte della giornata tra studio e lavoro. Aggiungo anche il Pilot Iroshizuku Take-Sumi, del quale sono innamorato per le proprietà dinamiche insieme alla Justus 95. Tutti ottimi inchiostri, ma devo ammettere di avere ceduto, a volte, alle pulsuoni più basse dell'animo umano, manifestate nell'acquisto inevitabile del liquido torinese più temuto al mondo - e no, non sto parlando dell'acqua del Po all'altezza dei Murazzi -. L'Aurora Nero, il nero più nero che esista in commercio, indelebile, ma solo se ti macchia le dita. In realtà ce ne sono di ancora più saturati, ma è un inchiostro con una reputazione così solida da renderne quasi obbligatorio l'acquisto, è una pietra miliare, una tappa archetipica nel viaggio alla scoperta degli inchiostri.
Ultimamente, la mia continua ricerca mi ha spinto verso deviazioni cromatiche rispetto alla querelle sul nero più nero e mi sono trovato a preferire l'esplorazione del verde e del rosso. Però in fondo al cuore tutti noi sappiamo che l'animo umano soggiace a una forza oscura insaziabile, con la quale possiamo solo convivere.
Voi da che parte state?
Esistono davvero queste parti separate l'una dall'altra, oppure convivono entrambe in ognuno di noi?
Esistono solo nella mia testa?
è passato tanto tempo dalla mia presentazione tra i ranghi di questa splendida congregazione stilografica e mi sono accorto di avere contribuito poco o nulla alla comunità.
Mi si permetta allora di riparare a questa mancanza imperdonabile con uno sguardo ironico su un fenomeno, dal quale sono sempre stato incuriosito e del quale sono spesso stato vittima: il rapporto strano e ambivalente che noi (almeno alcuni tra noi, me compreso) abbiamo con gli inchiostri neri. La questione si potrebbe riassumere in una dicotomia combattiva di gusti e preferenze: da un lato, i sostenitori di un approccio comprensivo e accomodante e, dall'altro, gli accoliti più ortodossi delle tenebre, araldi dell'oscurità. I primi sono transigenti con quegli inchiostri neri di cui apprezzano la capacità di virare gentilmente verso un'ombreggiatura grigio-scuro di tutto rispetto. In questo caso si riconosce la possibilità all'inchiostro nero di avere caratteristiche di shading , trattandolo a tutti gli effetti come un qualsiasi inchiostro. Invece i secondi, al grido di: «Saturazione o morte!», bramano il buio più totale e non accettano il benché minimo cedimento dalla tinta, la quale deve rispecchiare l'abisso infinito dell'animo umano, un buio totale, al punto di risucchiare il lettore meno accorto per sprofondarlo nelle tetre lande della disperazione. Si può notare l'inflessibilità nei confronti del colore, il quale deve idealmente essere dotato di una purezza mai richiesta ad altra tinta.
È pur vero che mi sono trovato spesso da entrambi i lati della barricata. A partire dal Pilot Black e dal Perle Noire, per non parlare del famigerato e incomprensibilmente odiato 4001 Brillant Black. Quest'ultimo, infatti, è tra i miei preferiti di sempre per la scrittura di appunti su carte di bassa qualità, dato che lo faccio per gran parte della giornata tra studio e lavoro. Aggiungo anche il Pilot Iroshizuku Take-Sumi, del quale sono innamorato per le proprietà dinamiche insieme alla Justus 95. Tutti ottimi inchiostri, ma devo ammettere di avere ceduto, a volte, alle pulsuoni più basse dell'animo umano, manifestate nell'acquisto inevitabile del liquido torinese più temuto al mondo - e no, non sto parlando dell'acqua del Po all'altezza dei Murazzi -. L'Aurora Nero, il nero più nero che esista in commercio, indelebile, ma solo se ti macchia le dita. In realtà ce ne sono di ancora più saturati, ma è un inchiostro con una reputazione così solida da renderne quasi obbligatorio l'acquisto, è una pietra miliare, una tappa archetipica nel viaggio alla scoperta degli inchiostri.
Ultimamente, la mia continua ricerca mi ha spinto verso deviazioni cromatiche rispetto alla querelle sul nero più nero e mi sono trovato a preferire l'esplorazione del verde e del rosso. Però in fondo al cuore tutti noi sappiamo che l'animo umano soggiace a una forza oscura insaziabile, con la quale possiamo solo convivere.
Voi da che parte state?
Esistono davvero queste parti separate l'una dall'altra, oppure convivono entrambe in ognuno di noi?
Esistono solo nella mia testa?