Posseggo sia una Pilot Custom Heritage 91 con pennino SFM, che non è altro che una 74 con le estremità tronche, sia una Opus 88 Demo con due pennini, di cui uno di misura EF ed un altro di misura M. Quest'ultimi pennini sono entrambi di dimensione standard #6. Non saprei dire quale comprerei dovendo scegliere una ed una sola delle due, perciò mi limito a fare un confronto tra le parte essenziali di ciascuna delle due penne.
Pennino
In questo aspetto non vi è alcun paragone: il pennino morbido della Pilot CH 91 scorre molto bene su qualsiasi carta, forse un po' meno sulla Fabriano EcoQua, e consente una variazione del tratto evidente pur non essendo flessibile. Il flusso è corretto e può diventare abbondante sfruttando quella S che precede FM, specie se abbinato ad un inchiostro della linea Pilot Iroshizuku.
D'altro lato del ring, il solito JoWo #6 medio mostra ottime qualità di scrittura con un flusso appena generoso e una capacità di digerire quasi qualsiasi inchiostro, dal Sailor Jentle Mokusei (per intenderci, l'ex Apricot) all'arido Pelikan 4001 Blue Black con tutto quello che sta nel mezzo. Si tratta dunque del classico pennino-muletto tedesco sempre affidabile e gradevole che però non si nota se posto in competizione con i più interessanti pennini realizzati in casa, come il 14k #5 di Pilot.
Caricamento
La Opus 88 Demo ha un caricamento a contagocce con valvola per la regolazione del flusso all'alimentatore, mentre la Pilot CH 91 monta cartucce IC-50 oppure i converter proprietari Pilot CON-20, CON-40, CON-50 e CON-70. Per chi non ha mai sperimentato con sistemi di caricamento esotici, la Opus 88 può risultare interessante, in particolare se si amano penne con una capienza titanica; dall'altra parte la Pilot offre la praticità delle cartucce e la scomodità dei suoi converter, unico vero tallone di Achille di questo produttore giapponese. Se è vero che caricare la Opus 88 con il suo contagocce in dotazione può risultare fastidioso, o per lo meno rischioso per i propri vestiti (e se si rovesciasse il serbatoio della penna durante l'operazione?), è anche vero che i converter della concorrente sono poco pratici, scadenti e inclini ad aspirare molto aria con conseguente ridotta capacità. Direi quindi che in questo ambitole due penne sono in parità ma dovendo per forza scegliere, opterei per la Pilot CH 91 se caricata a cartucce. Nel caso in cui l'opzione di usare le cartucce (anche ricaricate con una siringa) non fosse disponibile, allora sceglierei la Opus 88.
Materiali
Su questo aspetto non credo di avere le conoscenze necessarie per fornire un giudizio di valore sulle due penne, perciò mi limiterò a dire che il corpo della Opus 88 Demo ha la pareti di uno spessore considerevole se confrontato con quello delle pareti del corpo della Pilot CH 91! Prendendola in mano, considerando che è realizzata interamente in plastica, la Opus 88 fa sentire il suo peso e dona una sensazione di indistruttibilità che alla Pilot manca. Ciò non significa che quest'ultima sia stata stampata con una plastica scadente, ma lo spessore ridotto né risente nella percezione di solidità della penna. Attenzione però a non associare lo spessore di un materiale alla resistenza agli urti perché molto dipende dalla chimica e dalla fisica dei materiali, discipline di cui io non mi occupo affatto (posso recitare l'ASCII a memoria ma non la tavola periodica
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). Tenendo conto di quanto detto, il mio voto va alla Opus 88.
A questo punto il punteggio sembrerebbe essere favorevole per la penna prodotta in Taiwan ma chi ha detto che il punteggio complessivo non sarebbe ottenuto da una media pesata?
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Per me il pennino è l'aspetto più rilevante di una stilografica, tutti gli altri dettagli sono secondari perciò la voce "Pennino" ha una peso pari a 0.6 mentre "Caricamento" e "Materiali" hanno peso uguale a 0.2 da cui si ricava un punteggio di 6-4 a favore della Pilot. Quel pennino morbido e scorrevole mi piace parecchio e dunque la mia preferenza va alla Pilot.