Pelikan MK10: un recupero
Inviato: giovedì 13 gennaio 2022, 8:23
A prima vista, questa penna sembrava in buone condizioni (e dal punto di vista estetico lo era effettivamente, almeno in parte), ma evidenziava alcuni dufetti gravi.
Innanzi tutto, il pennino era ruotato intorno al suo asse e non accennava a muoversi.
Ho provato con tutte le tecniche che conosco, dall’immersione prolungata all’uso di fonti di calore, ma senza risultato.
Perso per perso, ho deciso d’intervenire drasticamente, ottenendo questo “bel” risultato: la mia prima penna rotta. Poco male, ho pensato: innanzi tutto è mia, ergo non ho rovinato la penna di qualcun altro, e poi è di plastica, perciò, pur con le mie limitate abilità, la posso riparare. Ho cominciato dal pennino, che sembra fosse rimasto incollato, per una ragione che non riesco ad immaginare, alla superficie interna della guaina: alcune passate di carta abrasiva di grana via via più fine ed una lucidata con pasta Iosso hanno risolto il problema delle incrostazioni, rimuovendo ovviamente anche la parte rimanente della doratura, peraltro già irrimediabilmente rovinata: La guaina è stata ricomposta, incollando i vari pezzi con colla per plastica Faller. Dopo un giorno d’asciugatura, sono passato alla levigatura delle giunture, rifinite con carta abrasiva, pasta dentifricia e pasta Iosso. Il risultato era buono, in termini estetici, ma ad una prova di montaggio sul corpo (ricordate che l’avvitamento avviene in senso antiorario), i pezzi si sono di nuovo separati.
Ho quindi deciso di provare con colla ciano-acrilica, questa volta con buoni risultati.
Anche l’alimentatore, che mi ricorda quello della Parker 45 ma che, grazie al cielo, non è così sottile, si è rotto. Qui un uso giudizioso e paziente di colla Faller ha risolto il problema.
Il cappuccio presentava una profonda fessurazione, anch'essa risolta mediante incollaggio e rifinitura. Il pistone scorreva ancora bene, ma ho preferito aggiungere, smontando la sezione, un po’ di grasso siliconico. In questa operazione aiuta molto il fatto che la testa dello stantuffo può essere portata oltre l’estremità del corpo, senza perdere l’aggancio con la vite senza fine. La classica “prova del polpastrello” ha certificato una buona tenuta.
Il rimontaggio della parte anteriore della penna non ha posto problemi particolari: inseriti i componenti del gruppo di scrittura e la relativa guarnizione posteriore, la sezione è stata avvitata sul fusto, dopo aver aggiunto un poco di grasso siliconico alla filettatura, per scongiurare eventuali trafilature, non necessariamente escluse nel mio caso, a causa della rottura della guaina. Rimontata tutta la penna, ho testato nuovamente la tenuta.
Infine, ho caricato uno dei miei inchiostri preferiti, il Waterman Serenity Blue, per una prova di scrittura: Missione compiuta!
Innanzi tutto, il pennino era ruotato intorno al suo asse e non accennava a muoversi.
Ho provato con tutte le tecniche che conosco, dall’immersione prolungata all’uso di fonti di calore, ma senza risultato.
Perso per perso, ho deciso d’intervenire drasticamente, ottenendo questo “bel” risultato: la mia prima penna rotta. Poco male, ho pensato: innanzi tutto è mia, ergo non ho rovinato la penna di qualcun altro, e poi è di plastica, perciò, pur con le mie limitate abilità, la posso riparare. Ho cominciato dal pennino, che sembra fosse rimasto incollato, per una ragione che non riesco ad immaginare, alla superficie interna della guaina: alcune passate di carta abrasiva di grana via via più fine ed una lucidata con pasta Iosso hanno risolto il problema delle incrostazioni, rimuovendo ovviamente anche la parte rimanente della doratura, peraltro già irrimediabilmente rovinata: La guaina è stata ricomposta, incollando i vari pezzi con colla per plastica Faller. Dopo un giorno d’asciugatura, sono passato alla levigatura delle giunture, rifinite con carta abrasiva, pasta dentifricia e pasta Iosso. Il risultato era buono, in termini estetici, ma ad una prova di montaggio sul corpo (ricordate che l’avvitamento avviene in senso antiorario), i pezzi si sono di nuovo separati.
Ho quindi deciso di provare con colla ciano-acrilica, questa volta con buoni risultati.
Anche l’alimentatore, che mi ricorda quello della Parker 45 ma che, grazie al cielo, non è così sottile, si è rotto. Qui un uso giudizioso e paziente di colla Faller ha risolto il problema.
Il cappuccio presentava una profonda fessurazione, anch'essa risolta mediante incollaggio e rifinitura. Il pistone scorreva ancora bene, ma ho preferito aggiungere, smontando la sezione, un po’ di grasso siliconico. In questa operazione aiuta molto il fatto che la testa dello stantuffo può essere portata oltre l’estremità del corpo, senza perdere l’aggancio con la vite senza fine. La classica “prova del polpastrello” ha certificato una buona tenuta.
Il rimontaggio della parte anteriore della penna non ha posto problemi particolari: inseriti i componenti del gruppo di scrittura e la relativa guarnizione posteriore, la sezione è stata avvitata sul fusto, dopo aver aggiunto un poco di grasso siliconico alla filettatura, per scongiurare eventuali trafilature, non necessariamente escluse nel mio caso, a causa della rottura della guaina. Rimontata tutta la penna, ho testato nuovamente la tenuta.
Infine, ho caricato uno dei miei inchiostri preferiti, il Waterman Serenity Blue, per una prova di scrittura: Missione compiuta!