Il passato tradotto al presente: Kaweco Dia2
Inviato: lunedì 1 novembre 2021, 16:42
La scelta di Kaweco di presentare, in chiave moderna, il modello Dia degli anni Trenta, seppure apparentemente del tutto analoga a quelle degli esempi citati, in realtà deriva anche da motivazioni leggermente diverse, legate alla rinascita del marchio. Il quale, dopo aver puntato sul celeberrimo modello Sport, si è ovviamente rivolto anche alla parte del mercato che apprezza maggiormente penne di dimensioni e proporzioni più classiche. Il revival del marchio necessitava, naturalmente, d’un richiamo al passato e la scelta cadde logicamente sulla Dia. Per creare un piacevole effetto di continuità, ma anche con onestà intellettuale, Kaweco ha scelto il nome di Dia2.
Naturalmente, la scelta relativa ai materiali ha privilegiato la resina ed il caricamento, anche al fine del contenimento dei costi, è quello ormai standard e molto pratico del doppio sistema (mi si perdoni il riferimento alla denominazione dell’omonimo modello scolastico Omas) cartuccia – converter. La scelta è stata quella di rimanere nel filone della strategia economica di Kaweco, tesa a proporre penne d’ottima qualità a prezzi non eccessivi.
E la qualità senza dubbio caratterizza la Kaweco Dia2. Dalla confezione, molto piacevole e realizzata con cura, alla resina, lucidata a dovere, alle dorature, molto ben realizzate, alle forme longitudinali, non strettamente lineari e quindi non tali da dar luogo ad un prodotto scontato dal punto di vista estetico. Per continuare con la filettatura in ottone sia sulla sezione sia nel cannello, scelta che garantisce senz’altro lunghissima durata all’accoppiamento fra le due parti ma che non viene applicata da tutti i produttori, neppure su prodotti ben più costosi. Molto piacevoli i due tasselli dorati con il logo del marchio inseriti nella corona del cappuccio e nel fondello, entrambi caratterizzati da una corona circolare zigrinata, a riprendere il meccanismo di caricamento a stantuffo di alcune varianti degli anni Trenta.
Azzeccata la scelta del fermaglio di foggia classica, così simile a quella utilizzata per le Dia, e molto belle e sostanziose le due verette del cappuccio, per le quali non si è certo andati al risparmio. La chiusura del cappuccio richiede poco più d’un giro.
Nel complesso, esteticamente la penna è decisamente coerente con alcune varianti storiche e cade in mano in modo molto convincente, con un buon peso. La resina è molto piacevole al tatto. La sensazione complessiva è quella di un’ottima solidità. Il cappuccio può essere calzato, ma la lunghezza del fusto non lo rende necessario.
Ed ecco le caratteristiche tecniche:
- Lunghezza chiusa: 133 mm
- Lunghezza aperta: 126 mm
- Lunghezza aperta con il cappuccio calzato: 159 mm
- Lunghezza del cappuccio: 60 mm
- Lunghezza della sezione: 21 mm
- Diametro del fusto (massimo): 12,5 mm
- Diametro del cappuccio (massimo): 14,2 mm
- Diametro della sezione (medio): 9,6 mm
- Peso: 27 gr
- Peso del cappuccio: 9 gr
- Materiali: cappuccio, fusto e sezione: resina; pennino: acciaio dorato; alimentatore: plastica; fermaglio, vere sul cappuccio e tasselli alle estremità del cappuccio e del fusto: metallo dorato.
Interessante il fatto che, rispetto ai lotti di produzione precedenti, sia stata rimossa la molla montata nel fondo del fusto, che causava qualche problema in caso d'uso del converter. Ma come scrive?
Qui il tema verte, come sempre per Kaweco, su un elemento: il pennino. Bella scoperta, direte voi, è sempre così! Già, ma in questo caso intendo riferirmi ad un argomento specifico: la distanza fra i due rebbi.
I pennini marchiati Kaweco sono prodotti da terzi, in grande quantità. Normalmente scrivono bene, o anche molto bene per quella che è la mia esperienza (posseggo 7 Kaweco Sport, oltre alla Dia2), ma quando capita il pennino con i rebbi troppo serrati non c’è verso: la penna non scrive a dovere. E’ vero, però, che basta passare fra i rebbi per alcune volte una sottile lamina d’ottone per risolvere il problema.
Personalmente, consiglio sempre anche un lavaggio in un bicchiere d’acqua con una goccia di sapone liquido per piatti, per eliminare completamente gli eventuali residui di lavorazione a macchina. Nel caso della Dia2 è particolarmente facile, perché, con ottima scelta, il gruppo pennino – alimentatore si svita facilmente. Caratteristica che consente di variare, con poca spesa, la punta della penna, fattore a mio parere non da poco.
Il pennino è giudicato da alcuni un po’ troppo piccolo, in termini estetici, per le dimensioni della stilografica. Se dal punto di vista delle proporzioni debbo dar loro ragione, in termini di scrittura trovo la combinazione sezione – pennino ideale per la mia mano.
La mia Dia2 scrive molto bene: il suo pennino B, ben arrotondato, rende la scrittura molto piacevole e pratica, anche in ufficio.
Le dimensioni di questa bella stilografica, non oversize ma neppure piccola, la rendono adatta ad una molteplicità d’occasioni ed il suo stile elegante e tradizionale, unito ad una qualità visibile, la fa ben figurare anche nelle circostanze più impegnative, consentendo di lasciare a casa al sicuro le stilografiche più costose o delicate. Ne sono molto soddisfatto. (continua...)