Questione di stile: Aurora Marco Polo
Inviato: sabato 23 ottobre 2021, 9:52
23 febbraio, Groenlandia: un referendum sancisce la volontà della popolazione d’abbandonare la Comunità Europea.
2 aprile, Falkland: l'esercito argentino occupa le isole.
8 maggio: durante le prove per il Gran Premio del Belgio di Formula 1 a Zolder, muore tragicamente Gilles Villeneuve. 11 luglio: l'Italia diventa campione del mondo di calcio per la terza volta. 17 agosto: viene prodotto il primo Compact Disc.
13 settembre, Principato di Monaco: la principessa Grace Kelly rimane gravemente ferita in un incidente stradale. Muore l'indomani, all'età di 52 anni. 14 novembre, Polonia: le autorità liberano l'ex capo di Solidarnosc Lech Wałęsa.
E’ proprio in quest’anno, ricco di tanti avvenimenti drammatici ed esaltanti, che Aurora lancia sul mercato la stilografica Marco Polo.
Con la recensione d’una Omas 80 e con l’acquisto d’una bella coppia d’Aurora Auretta lusso, penne sottili in acciaio spazzolato, mi si è dischiuso l’universo degli strumenti di scrittura in metallo. L’Aurora Magellano (viewtopic.php?f=72&t=25364), attualmente una delle mie stilografiche preferite, mi ha confermato in questo interesse e così ho deciso d’acquistare un’Aurora Marco Polo. Questo modello fu “vestito” in tanti modi: dal metallo spazzolato all’argento massiccio, dal nero al blu, dal rosso mattone al vermeil, per citare solo quelli dei quali ho contezza.
Le finiture potevano essere dorate o cromate e le verette cambiarono foggia, non mi è chiaro se con il passare del tempo oppure in funzione del modello o per entrambe le ragioni.
Ho avuto la fortuna di reperire un esemplare in vermeil (argento 925/1000 dorato) in ottime condizioni, completo di scatola e sovra scatola, ad un prezzo davvero conveniente: non potevo lasciarmelo sfuggire ed oggi ve lo presento.
Da quanto apprendo, la Marco Polo fu introdotta nel 1982, sulla scia del successo dell’Aurora Hastil, disegnata tredici anni prima da Marco Zanuso, la progenitrice di tutte le stilografiche cilindriche sottili ed anche la più famosa, primo strumento di scrittura ad essere esposto al MOMA di New York, tempio dell’arte contemporanea (https://www.moma.org/collection/works/1919). Come abbiamo visto, della Marco Polo furono proposte diverse versioni, almeno fino al 2000. La cosa è certa, perché in quell’anno sulle confezioni la cifra 2000 fu accoppiata al nome della penna, creando la “Marco Polo 2000”. Dunque, questo modello fu presente sul mercato per almeno 18 anni. Un buon record, specialmente tenendo conto del consumismo moderno. Dal mio punto di vista, quella che vi presento è una delle varianti più eleganti e sofisticate. A testimonianza del materiale pregiato, sia il fusto sia il cappuccio portano impressi la cifra 925 (in un’ellisse) ed il punzone di Aurora (n. 5 Torino), il più antico in attività (almeno nel torinese), se non vado errato. Le due bande in smalto marrone scuro che caratterizzano la vera del cappuccio donano alla penna classe ed originalità, accompagnandosi morbidamente alla finitura dorata. Ho apprezzato la circostanza della presenza sia della confezione originale, in un bel velluto marrone scuro con dorature e rivestimenti interni in cromie coordinate, sia della sovra scatola, anch’essa caratterizzata da scritte e bande coordinate marrone ed oro e completa di fascetta descrittiva del modello, atta a facilitare la gestione dei prodotti riposti a scaffale: un dettaglio che raramente si trova. Relativamente a quest’ultimo elemento, mi chiedo quale fosse il significato di uno dei due codici: infatti, mentre mi sembra probabile che 306 sia il numero del modello, forse MP 265 si riferisce alle finiture (MP potrebbe significare marrone placcato e 265 potrebbe riferirsi al vermeil)?
Interessante anche il fatto che la descrizione del prodotto sia “Penna”: in quel periodo, come testimonia un altro paio di confezioni Aurora nella mia piccola collezione, il termine “Penna” era riservato alla stilografica, mentre “Sfera” era dedicato all’altro tipo di strumento di scrittura. Un piccolo vano, ricavato nel vassoio che accoglie la stilografica, ospita una cartuccia d’inchiostro blu, che rimanendo nascosta dalla penna non altera la coerenza cromatica della confezione. Persino il biglietto, dedicato al modello e che dichiara la misura del pennino, è in colori coordinati.
Il tutto evidenzia cura ed attenzione per i dettagli, oltre ad un certo stile.
continua...