nero & oro - Avatar UR DELUXE e GOLDEN BROWN
Inviato: giovedì 21 ottobre 2021, 17:31
Qualche tempo fa ho acquistato, tramite un annuncio inserito nel mercatino da un utente del forum, una stilografica Pineider Avatar UR DELUXE nera, munita di pennino Quill Nib misura EF (soft extra fine, secondo l'indicazione della Ditta).
Sono una penna e un pennino abbastanza peculiari, ma di cui non si trovano in giro molte recensioni: per cui ho pensato di lasciare un piccolo contributo agli interessati, nonostante la mia inesperienza.
La principale caratteristica di tutte le Avatar è l'innovativo materiale denominato Ultraresin (da cui la sigla UR) e definito da Pineider come "un compound di madreperla e resina ... duro, quasi come il metallo, ma anche incredibilmente resistente agli urti, agli oli, agli inchiostri, all'elettricità, alle alte e basse temperature, ai raggi ultravioletti e agli agenti atmosferici".
Il materiale è disponibile in una varietà di colorazioni, dal mio nero solido a diverse tonalità cangianti, perlate e metallizzate, fino alle versioni trasparenti (UR demo). L'azienda produttrice reclamizza l'assemblaggio puramente meccanico, senza una goccia di colla.
Altre caratteristiche originali di queste penne sono il cappuccio magnetico e la clip a molla.
La versione DELUXE si distingue da quella "ordinaria", con cui condivide i colori, per la sezione dello stesso materiale della penna (anziché in metallo), per le finiture placcate oro e soprattutto per avere in donazione il pennino "Quill Nib" o "Hyperflex", sul quale in rete si leggono alcune lusinghiere recensioni. Si tratta della penna più economica su cui si può avere questo pennino, il prezzo è poco superiore a 300 euro, quindi quasi 200 in più rispetto alla versione col pennino Bock in acciaio.
Sul sito ufficiale Pineider e in rete abbondano le immagini, dunque questa volta mi sono applicato poco con il servizio fotografico; ma proverò a darvi qualche informazione in più...
Come potete vedere dalla foto, si tratta di una penna medio-grande ma non enorme e soprattutto non molto spessa.
Le altre penne in foto sono una OMAS 360 Tabellionis Stilus (una oversize di ben 16 cm) e una Noodler's Konrad (classica media da 13 cm).
La Avatar misura circa 14,5mm da chiusa, che diventano 13,3 da aperta; il diametro massimo del corpo è attorno ai 12mm ma la sezione misura 10mm o poco meno.
Il peso, con il converter pieno, è di circa 28grammi, 10 dei quali spettano al tappo.
Le finiture mi sembrano ineccepibili, in particolare la lavorazione della larga veretta; come potete vedere il colore dell'oro è sensibilmente meno caldo rispetto alla OMAS ma la lavorazione è molto bella e curata.
Nell'insieme si tratta di una stilografica molto comoda da tenere in mano, che non stanca nemmeno per lunghe sessioni. A patto però di non postare il cappuccio sul fondello: in questo caso il baricentro arretra sensibilmente e l'insieme si fa meno bilanciato (inoltre non c'è attacco magnetico in questa posizione, anche se si incastra comunque saldamente).
La penna restituisce una sensazione di piacevole solidità.
Il mio esemplare, non presenta le belle variazioni di alcune versioni colorate; però esibisce una tinta molto scura e piena, vicina alla bellissima resina di cotone OMAS. Al tatto il materiale è caldo e naturale, lucido ma non scivoloso e facile da pulire.
In rete si trovano alcune prove estreme sulla resistenza di questo materiale, che se non può dirsi autenticamente "infrangibile" sembra resistere abbondantemente ai classici urti e cadute. Non mi sembra comunque che la superficie sia particolarmente dura: il mio esemplare, che non è stato strapazzato, presenta vari micrograffi, che potete ben vedere nelle successive immagini (soprattutto in corrispondenza della sezione, immagino causati dall'apri-e-chiudi col cappuccio) ma che ad occhio nudo si possono notare solo con una osservazione attenta sotto luce radente, mentre ad una normale occhiata il materiale pare ben lucido.
Direi che si tratta di un materiale piacevole e ragionevolmente durevole, non delicato ma nemmeno immune dai normali segni d'uso.
Il cappuccio offre una chiusura molto salda e pratica.
Avevo qualche timore per la tenuta dell'aria, ma era infondato: in realtà la chiusura mi sembra praticamente ermetica, tanto che non è difficile provocare qualche scompenso di pressione con l'apertura, causando la fuoriuscita di piccole gocce di inchiostro. Quindi meglio evitare di aprire troppo bruscamente, anche se non mi è mai capitato di macchiare seriamente un foglio. Mai sperimentato il minimo problema di ripartenza, nemmeno dopo giorni di inutilizzo: l'inchiostro non secca mai.
Trovo quindi che la chiusura magnetica sia ottimamente realizzata e offra un servizio notevole, specie se si utilizza la penna per prendere appunti o in altre situazioni che richiedono apertura e chiusura frequenti.
La clip mi piace molto, esile e raffinata; ma al tempo stesso è molto solida e pratica, si alza con poco sforzo di quasi 1cm, si infila e sfila con facilità da qualsiasi tessuto, anche ruvido e spesso.
Ora veniamo al pezzo forte: il pennino.
E' piuttosto grande, in particolare lungo (quasi 24mm la parte scoperta) e piuttosto sottile (con fianchi sagomati e ali allungate); ha un aspetto "appuntito" che è studiato appunto per favorire la flessibilità.
Lo trovo molto scorrevole e piacevole da usare, in tutte le condizioni. Ha sempre un minimo feedback e un leggero fruscio mentre scivola sulla carta, mai fastidioso.
La punta è molto ben arrotondata, non fa resistenza in nessuna direzione; non ho mai sperimentato impuntature né incertezze, nemmeno su carte abbastanza ruvide.
Il tratto del mio esemplare non è sottilissimo, almeno non quanto mi sarei atteso da un pennino marcato "EF"; inoltre per ottenere un tratto sottile è necessario tenersi veramente leggerissimi, sfiorando la carta. Scrivendo in modo più rilassato, il tratto mi pare vicino a quello di un F europeo.
In ogni caso, se ho ben capito si tratta di pennini realizzati in casa e in modo quasi artigianale: quindi potrebbero esserci delle variazioni fra i singoli esemplari e io ho potuto provare solo quello che possiedo.
Aumentando di poco la pressione, il tratto cambia in modo sensibile. La sensazione è molto piacevole e armoniosa; soprattutto la forza che occorre applicare per variare lo spessore delle linee è veramente contenuta. Il ritorno è piuttosto pronto. Insomma è un pennino morbido e piacevole.
Le variazioni che si ottengono non sono eclatanti: il pennino di una Noodler's Konrad consente un tratto decisamente più largo e parte da una linea sensibilmente più sottile; però il Quill Nib richiede molta meno forza ed è veramente piacevole.
Il flusso è tendenzialmente abbondante e sta dietro senza problemi alle variazioni di tratto: è molto difficile ottenere dei binari, a meno che non si scriva davvero velocemente e insistendo molto con la flessione.
Il gruppo di scrittura si può facilmente svitare dalla sezione, facilitando la pulizia di entrambi.
Qui una prova con un classico Pelikan 4001...
Qui invece con l'inchiostro che ho scelto come compagno d'elezione di questa penna.
Trovo che il Noodler's Golden Brown offra caratteristiche interessanti e che ben si abbinano alla Avatar UR DELUXE, specialmente perché si tratta di un inchiostro che aiuta a contenere il tratto. Il colore è chiaro, molto caldo e ricco di sfumature, che vanno dal marrone legno al giallo oro; è presente una componente aranciata. Trovo sia un ottimo inchiostro per evidenziare o correggere un testo stampato, garantendo un notevole stacco; inoltre è "bulletproof" e "forge resistant" quindi dovrebbe offrire una buona permanenza.
Lo sto utilizzando da diverse settimane e non ho notato alcun problema di intasamento né difficoltà di pulizia; mi pare un inchiostro utilizzabile senza particolari cautele.
L'unica nota un po' stonata riguarda l'alimentatore mediante il converter. Quello fornito in dotazione, marcato Pineider e dotato di attacco standard, è evidentemente uno Schmidt K5.
Purtroppo, mentre se si utilizzano le cartucce l'alimentazione risulta assolutamente continua e regolare, dalla prima all'ultima goccia di inchiostro, con il converter si presentano invece delle interruzioni di flusso. Ho acquistato un converter Schmidt k5 nuovo, ma non noto differenze.
Ho fatto diverse prove e ho notato due possibili fattori:
- non so se dipenda dal design del converter, ma c'è un problema di tensione superficiale: con tutti gli inchiostri e anche con semplice acqua, capovolgendo il converter il liquido tende a rimanere abbarbicato alle pareti, anziché scendere assecondare la forza di gravità;
- credo ci sia anche qualche difficoltà di compensazione della pressione, perché a volte il pennino si asciuga mentre si sta scrivendo, ma riparte dopo qualche minuto di riposo.
Ho provato il trucchetto di inserire un paio di palline di plastica prelevate da vecchie cartucce nel converter: la situazione è migliorata un po', ma non molto; di fatto noto che spesso il peso delle palline non basta a rompere la tensione superficiale e per far scendere il liquido bisogna agitare un po' la penna. Alla prima occasione acquisterò un converter pilot per estrarne le palline di metallo e provare con quelle, che dovrebbero essere più pesanti...
Ho notato anche che le cartucce si inseriscono molto meno saldamente del converter (pur senza causare perdite di inchiostro) e forse ciò aiuta la compensazione della pressione. Però, dei due converter che possiedo, uno (quello originale) è meno saldo dell'altro, eppure sembra funzionare peggio.
Ho anche notato una cosa che mi pare strana: fare qualche ghirigoro col pennino rovesciato (scrivendo col lato secco) spesso aiuta a far ripartire l'alimentazione... ma non so spiegarmi il perché!
Non si tratta di un difetto che comprometta l'uso della penna: con le palline inserite nel converter, se il flusso si interrompe è quasi sempre sufficiente rigirarla un po' perché riparta; inoltre le interruzioni si manifestano quasi solo nell'uso prolungato, mentre se si si utilizza la penna in modo intermittente non compaiono quasi mai. Però è fastidioso...
Ho anche provato a scrivere a Pineider per chiedere qualche indicazione, ma non ho ricevuto risposta.
Se qualcuno di voi ha esperienza nell'uso di pennini Quill Nib con converter o ha comunque qualche suggerimento, sono tutt'orecchi!
Sono una penna e un pennino abbastanza peculiari, ma di cui non si trovano in giro molte recensioni: per cui ho pensato di lasciare un piccolo contributo agli interessati, nonostante la mia inesperienza.
La principale caratteristica di tutte le Avatar è l'innovativo materiale denominato Ultraresin (da cui la sigla UR) e definito da Pineider come "un compound di madreperla e resina ... duro, quasi come il metallo, ma anche incredibilmente resistente agli urti, agli oli, agli inchiostri, all'elettricità, alle alte e basse temperature, ai raggi ultravioletti e agli agenti atmosferici".
Il materiale è disponibile in una varietà di colorazioni, dal mio nero solido a diverse tonalità cangianti, perlate e metallizzate, fino alle versioni trasparenti (UR demo). L'azienda produttrice reclamizza l'assemblaggio puramente meccanico, senza una goccia di colla.
Altre caratteristiche originali di queste penne sono il cappuccio magnetico e la clip a molla.
La versione DELUXE si distingue da quella "ordinaria", con cui condivide i colori, per la sezione dello stesso materiale della penna (anziché in metallo), per le finiture placcate oro e soprattutto per avere in donazione il pennino "Quill Nib" o "Hyperflex", sul quale in rete si leggono alcune lusinghiere recensioni. Si tratta della penna più economica su cui si può avere questo pennino, il prezzo è poco superiore a 300 euro, quindi quasi 200 in più rispetto alla versione col pennino Bock in acciaio.
Sul sito ufficiale Pineider e in rete abbondano le immagini, dunque questa volta mi sono applicato poco con il servizio fotografico; ma proverò a darvi qualche informazione in più...
Come potete vedere dalla foto, si tratta di una penna medio-grande ma non enorme e soprattutto non molto spessa.
Le altre penne in foto sono una OMAS 360 Tabellionis Stilus (una oversize di ben 16 cm) e una Noodler's Konrad (classica media da 13 cm).
La Avatar misura circa 14,5mm da chiusa, che diventano 13,3 da aperta; il diametro massimo del corpo è attorno ai 12mm ma la sezione misura 10mm o poco meno.
Il peso, con il converter pieno, è di circa 28grammi, 10 dei quali spettano al tappo.
Le finiture mi sembrano ineccepibili, in particolare la lavorazione della larga veretta; come potete vedere il colore dell'oro è sensibilmente meno caldo rispetto alla OMAS ma la lavorazione è molto bella e curata.
Nell'insieme si tratta di una stilografica molto comoda da tenere in mano, che non stanca nemmeno per lunghe sessioni. A patto però di non postare il cappuccio sul fondello: in questo caso il baricentro arretra sensibilmente e l'insieme si fa meno bilanciato (inoltre non c'è attacco magnetico in questa posizione, anche se si incastra comunque saldamente).
La penna restituisce una sensazione di piacevole solidità.
Il mio esemplare, non presenta le belle variazioni di alcune versioni colorate; però esibisce una tinta molto scura e piena, vicina alla bellissima resina di cotone OMAS. Al tatto il materiale è caldo e naturale, lucido ma non scivoloso e facile da pulire.
In rete si trovano alcune prove estreme sulla resistenza di questo materiale, che se non può dirsi autenticamente "infrangibile" sembra resistere abbondantemente ai classici urti e cadute. Non mi sembra comunque che la superficie sia particolarmente dura: il mio esemplare, che non è stato strapazzato, presenta vari micrograffi, che potete ben vedere nelle successive immagini (soprattutto in corrispondenza della sezione, immagino causati dall'apri-e-chiudi col cappuccio) ma che ad occhio nudo si possono notare solo con una osservazione attenta sotto luce radente, mentre ad una normale occhiata il materiale pare ben lucido.
Direi che si tratta di un materiale piacevole e ragionevolmente durevole, non delicato ma nemmeno immune dai normali segni d'uso.
Il cappuccio offre una chiusura molto salda e pratica.
Avevo qualche timore per la tenuta dell'aria, ma era infondato: in realtà la chiusura mi sembra praticamente ermetica, tanto che non è difficile provocare qualche scompenso di pressione con l'apertura, causando la fuoriuscita di piccole gocce di inchiostro. Quindi meglio evitare di aprire troppo bruscamente, anche se non mi è mai capitato di macchiare seriamente un foglio. Mai sperimentato il minimo problema di ripartenza, nemmeno dopo giorni di inutilizzo: l'inchiostro non secca mai.
Trovo quindi che la chiusura magnetica sia ottimamente realizzata e offra un servizio notevole, specie se si utilizza la penna per prendere appunti o in altre situazioni che richiedono apertura e chiusura frequenti.
La clip mi piace molto, esile e raffinata; ma al tempo stesso è molto solida e pratica, si alza con poco sforzo di quasi 1cm, si infila e sfila con facilità da qualsiasi tessuto, anche ruvido e spesso.
Ora veniamo al pezzo forte: il pennino.
E' piuttosto grande, in particolare lungo (quasi 24mm la parte scoperta) e piuttosto sottile (con fianchi sagomati e ali allungate); ha un aspetto "appuntito" che è studiato appunto per favorire la flessibilità.
Lo trovo molto scorrevole e piacevole da usare, in tutte le condizioni. Ha sempre un minimo feedback e un leggero fruscio mentre scivola sulla carta, mai fastidioso.
La punta è molto ben arrotondata, non fa resistenza in nessuna direzione; non ho mai sperimentato impuntature né incertezze, nemmeno su carte abbastanza ruvide.
Il tratto del mio esemplare non è sottilissimo, almeno non quanto mi sarei atteso da un pennino marcato "EF"; inoltre per ottenere un tratto sottile è necessario tenersi veramente leggerissimi, sfiorando la carta. Scrivendo in modo più rilassato, il tratto mi pare vicino a quello di un F europeo.
In ogni caso, se ho ben capito si tratta di pennini realizzati in casa e in modo quasi artigianale: quindi potrebbero esserci delle variazioni fra i singoli esemplari e io ho potuto provare solo quello che possiedo.
Aumentando di poco la pressione, il tratto cambia in modo sensibile. La sensazione è molto piacevole e armoniosa; soprattutto la forza che occorre applicare per variare lo spessore delle linee è veramente contenuta. Il ritorno è piuttosto pronto. Insomma è un pennino morbido e piacevole.
Le variazioni che si ottengono non sono eclatanti: il pennino di una Noodler's Konrad consente un tratto decisamente più largo e parte da una linea sensibilmente più sottile; però il Quill Nib richiede molta meno forza ed è veramente piacevole.
Il flusso è tendenzialmente abbondante e sta dietro senza problemi alle variazioni di tratto: è molto difficile ottenere dei binari, a meno che non si scriva davvero velocemente e insistendo molto con la flessione.
Il gruppo di scrittura si può facilmente svitare dalla sezione, facilitando la pulizia di entrambi.
Qui una prova con un classico Pelikan 4001...
Qui invece con l'inchiostro che ho scelto come compagno d'elezione di questa penna.
Trovo che il Noodler's Golden Brown offra caratteristiche interessanti e che ben si abbinano alla Avatar UR DELUXE, specialmente perché si tratta di un inchiostro che aiuta a contenere il tratto. Il colore è chiaro, molto caldo e ricco di sfumature, che vanno dal marrone legno al giallo oro; è presente una componente aranciata. Trovo sia un ottimo inchiostro per evidenziare o correggere un testo stampato, garantendo un notevole stacco; inoltre è "bulletproof" e "forge resistant" quindi dovrebbe offrire una buona permanenza.
Lo sto utilizzando da diverse settimane e non ho notato alcun problema di intasamento né difficoltà di pulizia; mi pare un inchiostro utilizzabile senza particolari cautele.
L'unica nota un po' stonata riguarda l'alimentatore mediante il converter. Quello fornito in dotazione, marcato Pineider e dotato di attacco standard, è evidentemente uno Schmidt K5.
Purtroppo, mentre se si utilizzano le cartucce l'alimentazione risulta assolutamente continua e regolare, dalla prima all'ultima goccia di inchiostro, con il converter si presentano invece delle interruzioni di flusso. Ho acquistato un converter Schmidt k5 nuovo, ma non noto differenze.
Ho fatto diverse prove e ho notato due possibili fattori:
- non so se dipenda dal design del converter, ma c'è un problema di tensione superficiale: con tutti gli inchiostri e anche con semplice acqua, capovolgendo il converter il liquido tende a rimanere abbarbicato alle pareti, anziché scendere assecondare la forza di gravità;
- credo ci sia anche qualche difficoltà di compensazione della pressione, perché a volte il pennino si asciuga mentre si sta scrivendo, ma riparte dopo qualche minuto di riposo.
Ho provato il trucchetto di inserire un paio di palline di plastica prelevate da vecchie cartucce nel converter: la situazione è migliorata un po', ma non molto; di fatto noto che spesso il peso delle palline non basta a rompere la tensione superficiale e per far scendere il liquido bisogna agitare un po' la penna. Alla prima occasione acquisterò un converter pilot per estrarne le palline di metallo e provare con quelle, che dovrebbero essere più pesanti...
Ho notato anche che le cartucce si inseriscono molto meno saldamente del converter (pur senza causare perdite di inchiostro) e forse ciò aiuta la compensazione della pressione. Però, dei due converter che possiedo, uno (quello originale) è meno saldo dell'altro, eppure sembra funzionare peggio.
Ho anche notato una cosa che mi pare strana: fare qualche ghirigoro col pennino rovesciato (scrivendo col lato secco) spesso aiuta a far ripartire l'alimentazione... ma non so spiegarmi il perché!
Non si tratta di un difetto che comprometta l'uso della penna: con le palline inserite nel converter, se il flusso si interrompe è quasi sempre sufficiente rigirarla un po' perché riparta; inoltre le interruzioni si manifestano quasi solo nell'uso prolungato, mentre se si si utilizza la penna in modo intermittente non compaiono quasi mai. Però è fastidioso...
Ho anche provato a scrivere a Pineider per chiedere qualche indicazione, ma non ho ricevuto risposta.
Se qualcuno di voi ha esperienza nell'uso di pennini Quill Nib con converter o ha comunque qualche suggerimento, sono tutt'orecchi!