Montergrappa Extra Turtle Brown: storia di una passione vera.
Inviato: domenica 10 ottobre 2021, 17:52
Ci sono cose molto irrazionali, e di sicuro questa nostra passione è una di queste cose. Non vedo nessuna logica spiegazione allo strano desideri di accumulare strumenti che in fin dei conti ci consentono di fare tutti la stessa cosa: lasciare un segno di noi sulla carta.
Ma del resto cosa è la passione se non “un irrazionale comportamento causato da un sentimento intenso e violento che può turbare l’equilibrio psichico e le capacità di discernimento e controllo” [cit, Treccani]. Non ci dobbiamo pertanto meravigliare quando presi dalla passione ci facciamo trasportare dal desiderio di possedere una penna stilografica che tutto è fuorché che perfetta , ma il solo possederla ci rende felici al punto di passare sopra i suoi difetti pur sapendo di affrontare una spessa impegnativa ed ingiustificatamente eccessiva. Ed è preso dalla passione che scrivo di questa meraviglia senza nascondere i suoi difetti, come un uomo ferito dalla sua amata.
L’oggetto in questione è una Monegrappa Extra 1930 Turtle Brown, questa meraviglia per gli occhi e lo spirito:
La Extra 1930 è una penna che ha un paio di difetti che trovo alquanto fastidiosi.
Il primo è il sistema di caricamento, è un discutibile captive converter. Leggendo in giro, a detta di chi presumo ha avuto modo di vederlo, sembra essere solido e ben fatto, il motivo per cui io lo trovo discutibile è che non ha una grande capienza, che reputo essere la sola ragione per avere un captive converter in luogo di un onesto sistema a cartucce/converter. In pratica ha una capienza di solo 0.8ml, stando alle specifiche trovate online un converter Pelikan contiene 0.75ml di inchiostro.
Il secondo difetto sono le sue performance di scrittura. No so di preciso quando, ma Montegrappa è passata da Bock a JoWo, e secondo me non sono pennini di produzione standard, almeno su questo modello con pennini nr. 8, in quanto la forma è rimasta praticamente invariata. Con JoWo direi che le cose vanno decisamente meglio, almeno appena tirata fuori dalla scatola scriveva senza salti e false partenze, ma era ruvida con un feedback sgradevole, quasi arava sulla carta. Dopo una leggera passata su micromesh ed una ricarica si è addolcito diventando un piacevole fine con un feedback che mi ricorda i pennini di casa Aurora, uno di quelli che ti fa venire la voglia di prenderlo e scrivere. Ora ha un flusso perfetto, sempre pronta a partire e senza mai perdere un colpo finché c’è inchiostro nel serbatoio ma…. vorrei tanto avere il sacrosanto piacere di prendere una di queste bellezze, tirarla fuori dalla scatola e godere non solo nel rigirarmela tra le mani, ma anche del modo in cui scrive sin dal primo momento in cui la poso sulla carta.
E allora da cosa scaturisce da questa passione. La Extra è una penna che emana lusso, ma con discrezione ed eleganza, sono penne realizzate con celluloidi proprietarie di Montegrappa, tutte le parti metalliche sono in argento ed il pennino è in oro 18K. Trovo la decorazione a greca sulla fascia del cappuccio e sul pennino di una eleganza unica, nell’ultima versione poi il pennino non è bicolore ma interamente rodiato armonizzandosi perfettamente con le finiture in argento. Le proporzioni sono semplicemente perfette, non è grande, chiusa siamo sotto i 14cm, ma resta una penna importante con una bella sensazione di solidità quando la si impugna, anche perché non è leggera con i suoi 44gr. La sezione in argento tiene il pennino giù sulla carta con il suo peso, è molto comoda da impugnare e non diventa scivolosa a differenza dell'acciaio. Il pennino, come scrivevo sopra è un nr.8, ma nonostante le dimensioni della penna non siano imponenti non è fuori luogo, anzi vi si armonizza perfettamente non essendo particolarmente lungo.
Questa Turtle Brown è una penna che non mi stanco mai di ammirare , la rigiro tra le mani e rimango irretito dalla bellezza di questa celluloide, girandola i colori cambiano dalle tonalità più calde a quelle più fredde del marrone ed è come se avesse una sua luce da dentro che la rende viva.
C’è tanto di bello in queste penne ma questa mia esternazione non è il primo urlo di rabbia nei confronti di questi preziosi strumenti di scrittura, su tre Montegrappa Extra che ho acquistato nuove questa Turtle Brown è quella che ha scritto meglio “out of the box”, semplicemente perché ha scritto! Ma l’irrazionale passione ci porta ad accettare anche queste spigolature e a metterci il meglio di noi per porvi rimedio. Insomma con un po’ di impegno ora tutte e tre le mie Extra, tra cui una Otto, funzionano bene e sono un vero piacere all’uso. Ogni volta che apro la scatola le guardo con un sorriso di compiacimento per averle fatte mie e averle rese di meravigliosi strumenti di scrittura.
Ma del resto cosa è la passione se non “un irrazionale comportamento causato da un sentimento intenso e violento che può turbare l’equilibrio psichico e le capacità di discernimento e controllo” [cit, Treccani]. Non ci dobbiamo pertanto meravigliare quando presi dalla passione ci facciamo trasportare dal desiderio di possedere una penna stilografica che tutto è fuorché che perfetta , ma il solo possederla ci rende felici al punto di passare sopra i suoi difetti pur sapendo di affrontare una spessa impegnativa ed ingiustificatamente eccessiva. Ed è preso dalla passione che scrivo di questa meraviglia senza nascondere i suoi difetti, come un uomo ferito dalla sua amata.
L’oggetto in questione è una Monegrappa Extra 1930 Turtle Brown, questa meraviglia per gli occhi e lo spirito:
La Extra 1930 è una penna che ha un paio di difetti che trovo alquanto fastidiosi.
Il primo è il sistema di caricamento, è un discutibile captive converter. Leggendo in giro, a detta di chi presumo ha avuto modo di vederlo, sembra essere solido e ben fatto, il motivo per cui io lo trovo discutibile è che non ha una grande capienza, che reputo essere la sola ragione per avere un captive converter in luogo di un onesto sistema a cartucce/converter. In pratica ha una capienza di solo 0.8ml, stando alle specifiche trovate online un converter Pelikan contiene 0.75ml di inchiostro.
Il secondo difetto sono le sue performance di scrittura. No so di preciso quando, ma Montegrappa è passata da Bock a JoWo, e secondo me non sono pennini di produzione standard, almeno su questo modello con pennini nr. 8, in quanto la forma è rimasta praticamente invariata. Con JoWo direi che le cose vanno decisamente meglio, almeno appena tirata fuori dalla scatola scriveva senza salti e false partenze, ma era ruvida con un feedback sgradevole, quasi arava sulla carta. Dopo una leggera passata su micromesh ed una ricarica si è addolcito diventando un piacevole fine con un feedback che mi ricorda i pennini di casa Aurora, uno di quelli che ti fa venire la voglia di prenderlo e scrivere. Ora ha un flusso perfetto, sempre pronta a partire e senza mai perdere un colpo finché c’è inchiostro nel serbatoio ma…. vorrei tanto avere il sacrosanto piacere di prendere una di queste bellezze, tirarla fuori dalla scatola e godere non solo nel rigirarmela tra le mani, ma anche del modo in cui scrive sin dal primo momento in cui la poso sulla carta.
E allora da cosa scaturisce da questa passione. La Extra è una penna che emana lusso, ma con discrezione ed eleganza, sono penne realizzate con celluloidi proprietarie di Montegrappa, tutte le parti metalliche sono in argento ed il pennino è in oro 18K. Trovo la decorazione a greca sulla fascia del cappuccio e sul pennino di una eleganza unica, nell’ultima versione poi il pennino non è bicolore ma interamente rodiato armonizzandosi perfettamente con le finiture in argento. Le proporzioni sono semplicemente perfette, non è grande, chiusa siamo sotto i 14cm, ma resta una penna importante con una bella sensazione di solidità quando la si impugna, anche perché non è leggera con i suoi 44gr. La sezione in argento tiene il pennino giù sulla carta con il suo peso, è molto comoda da impugnare e non diventa scivolosa a differenza dell'acciaio. Il pennino, come scrivevo sopra è un nr.8, ma nonostante le dimensioni della penna non siano imponenti non è fuori luogo, anzi vi si armonizza perfettamente non essendo particolarmente lungo.
Questa Turtle Brown è una penna che non mi stanco mai di ammirare , la rigiro tra le mani e rimango irretito dalla bellezza di questa celluloide, girandola i colori cambiano dalle tonalità più calde a quelle più fredde del marrone ed è come se avesse una sua luce da dentro che la rende viva.
C’è tanto di bello in queste penne ma questa mia esternazione non è il primo urlo di rabbia nei confronti di questi preziosi strumenti di scrittura, su tre Montegrappa Extra che ho acquistato nuove questa Turtle Brown è quella che ha scritto meglio “out of the box”, semplicemente perché ha scritto! Ma l’irrazionale passione ci porta ad accettare anche queste spigolature e a metterci il meglio di noi per porvi rimedio. Insomma con un po’ di impegno ora tutte e tre le mie Extra, tra cui una Otto, funzionano bene e sono un vero piacere all’uso. Ogni volta che apro la scatola le guardo con un sorriso di compiacimento per averle fatte mie e averle rese di meravigliosi strumenti di scrittura.