una piccola "recensione celebrativa"
Chi ha già avuto occasione di leggere i pochi messaggi che ho scritto finora, forse ricorderà che l'interesse per le stilografiche è (ri)nato in me dal ritrovamento di due penne appartenute a mio nonno. Una è una "banale" Parker 45 Insigna, abbandonata in un cassetto col pennino in un grumo di inchiostro, che tuttavia si è fatta pulire facilmente e si sta rivelando un muletto infaticabile: di fatto la sto usando come penna di tutti i giorni.
La seconda è più recente ma più impegnativa: una OMAS 360 "Tabellionis Stilus", edizione speciale riservata ai Notai italiani, che fu il suo regalo da parte dei colleghi per il pensionamento. Correva l'anno 1995.
Riuscire a usarla è stato piuttosto complicato. La penna non era mai stata inchiostrata. Il pistone pareva fluido e così l'ho caricata. Ha scritto subito bene, ma ha cominciato anche a spandere, sia dal fondello (abbondantemente ma solo in posizione verticale) che al margine inferiore della sezione (piccola perdita ma antipatica perché andava a sporcare il dito medio). Ho pensato che le guarnizioni dello stantuffo fossero seccate causa inattività e l'ho inviata ad uno dei pochi riparatori specializzati in penne "vintage": è tornata uguale come prima - e il riparatore è stato onesto perché quando gli ho detto che spandeva ancora mi ha restituito l'intero importo, spedizione compresa. Diagnosi difficile: serbatoio deformato, pezzo impossibile da trovare. Prima di disperare ho contattato un secondo riparatore (dopodiché le mie risorse ottenute scandagliando la rete sarebbero praticamente finite) il quale mi ha fatto aspettare un po' ma ha fatto il miracolo!
E così la sto usando da un po' e... se avete dieci minuti da perdere, ve la racconto.
Anche la confezione è quasi intonsa, ma rivela l'età. Le dimensioni importanti tradiscono già una certa pennona...
Il cofanetto vellutato ha un colore grigio topo che, secondo me, squalifica l'articolo che contiene. Anche il libretto è la solita banale autosviolinata con contorno di istruzioni per il caricamento a pistone. Vabbè.
Però basta aprirlo e le cose cambiano! Devo scriverlo che è una penna sensazionalmente pulita ed elegante?
Il materiale indicato nel libretto è "resina di cotone nera"; guarniture e verette (con la classicissima greca) in laminato oro 18kt.
E' veramente molto nera e molto lucida, e non tende farsi stampare dalle ditate. Soprattutto è molto leggera: 30g col pieno e il cappuccio.
Immagino che lo sappiate tutti, stiamo parlando di una penna che sfiora i 16 cm chiusa, 14 cm dalla punta del pennino alla coda del fondello; quasi 15mm di sezione che diventano 12 all'impugnatura (col beneficio d'inventario, non ho un calibro e misurare un triangolo bombato è complicato).
Ecco, però ho l'impressione che il materiale sia anche delicato. Il fondello del mio esemplare presenta qualche piccola incrinatura, credo dovuta allo smontaggio/rimontaggio/rismontaggio/rimontaggio del doppio viaggio in assistenza...
Trattandosi di una 360 vintage, non serve dire che quel che fa la penna è la sezione triangolare, mantenuta anche nell'impugnatura. Che è molto grossa ma, secondo me, comodissima. Questa impostazione obbliga a impugnare la penna correttamente: per uno con la classica scrittura da gallina come me, significa guadagnare due decimi in leggibilità in automatico!
Ovviamente il cappuccio è chiuso a scatto.
Il fondello (triangolare pure lui) fuoriesce di circa 1cm svitandolo; riavviandolo ferma la corsa esattamente al suo posto, allineato al corpo.
Il pennino (Bock? devo averlo letto da qualche parte ma sicuramente c'è qualcuno che lo sa meglio di me...) è in oro 18kt, decisamente grande (23mm la parte esposta), molto lineare.
Il mio è misura F, erano disponibili solo F e M per questa edizione speciale. Non so l'M come sia, ma questo è decisamente abbondante. Insomma "fine europeo" è un po' riduttivo.
Alimentatore in ebanite, col classico profilo piatto delle OMAS. Generoso, pure troppo.
Scorre sulla carta che è una meraviglia!
Non è un pennino flessibile, impossibile ottenere una variazione di tratto; però non è nemmeno un chiodo: piacevolmente pastoso (con cautela, ché l'oro non perdona...) e si carica appena un po' di più aumenta leggermente il flusso.
E' la penna più piacevole che abbia mai usato: estrema scorrevolezza (che un po' sarà pure merito dell'inchiostro di cui parleremo subito) unita all'ergonomia per me perfetta e alla leggerezza dell'insieme, rendono veramente lo scrivere un piacere... letteralmente vola, anche su carta ruvida!
Però serve una carta compatta, o un inchiostro un po' avaro. Altrimenti esprime la sua leggerezza da piuma... spiumando allegramente qua e là!