Non intervenivo perché su questo aspetto non so granché.
Non tutta la carta, in epoca pre-meccanica, era vergata, ma era certamente il tipo più diffuso. So che a un certo punto ci fu un inglese, di cui non ricordo più il nome, che inventò un sistema per ottenere una carta piuttosto uniforme, senza vergelle, usando lo stesso impasto, intorno alla metà del 700. Un tempo si usavano soprattutto fibre di cotone o lino; per quanto ne so la cellulosa fu usata a partire dalla seconda metà dell'ottocento.
In quanto alla Lalò, che posseggo, è un'ottima carta ma bisogna abituarcisi. Non è liscia, ha un po' di "pelo", è in grado di ridurre la misura del pennino in uso. Regge bene, ma è ancora trapassabile dagli inchiostri più penetranti.
E' totalmente diversa da Rhodia, Clairefontaine, Oxford, Tomoe, etc., ma anche da carte non patinate ma lisce.
Un'ultima cosa: i francesi chiamano "papier vélin" qualsiasi carta in cui la struttura del telaio non è visibile, ovvero quella ottenuta col procedimento del signore inglese di cui parlavo prima, ma in certi casi anche le pergamene. Tuttavia per "velina" noi intendiamo altro, cioè una carta di grammatura molto ridotta.
Eviterò comunque, in questa sede, per evitare di apparire presuntuoso, di sottolineare che a Fabriano (prima cartiera europea), dove nel 1265 si produceva già carta di altissimo livello con procedimenti all'avanguardia e semimeccanizzati, fu messa a punto un nuovo e rivoluzionario tipo di collatura a base di gelatina animale, usato talvolta ancora oggi dai mastri cartai per carte particolarmente pregiate, in sostituzione di quella all'amido. Eviterò anche di precisare che Fabriano creò un vero e proprio monopolio di carta di alta qualità, che durò per almeno un secolo e mezzo, prima che i francesi cominciassero a produrre, finalmente, anche loro, ottenendo poi risultati di oggettivo rilievo.
