Una prima della classe: Soennecken 510
Inviato: domenica 11 luglio 2021, 15:14
20 febbraio: in seguito ad una votazione popolare, il romancio viene riconosciuto come quarta lingua nazionale della Svizzera.
6 marzo, New Hampshire, USA: Johanne Kolstad arriva a 72 metri nel salto con gli sci, segnando il nuovo primato mondiale femminile, che resterà imbattuto per 35 anni.
12 marzo: le truppe tedesche entrano in Austria. Il 13 avviene l'annessione (Anschluss) alla Germania. 19 giugno: l'Italia, guidata da Vittorio Pozzo, vince il suo secondo campionato mondiale di calcio battendo a Parigi per 4-2 la nazionale ungherese.
7 settembre: viene pubblicato, sulla Gazzetta del Popolo, il Manifesto futurista della Ceramica e Aereoceramica, a firma di Filippo Tommaso Marinetti.
18 settembre: in Italia viene inaugurato il sacrario militare di Redipuglia (GO).
27 settembre: Radio Londra inizia le sue trasmissioni radiofoniche. 28 - 30 settembre: Germania, Conferenza di Monaco. Vi partecipano Adolf Hitler (Germania), Édouard Daladier (Francia), Neville Chamberlain (Gran Bretagna), e Benito Mussolini (Italia). Nel tentativo d’evitare un conflitto, la Francia ed il Regno Unito (contro il parere di Winston Churchill, in quel periodo escluso dal governo), autorizzano la Germania ad occupare la regione dei Sudeti. La concessione non basterà ad Hitler, che meno d’un anno dopo scatenerà la seconda guerra mondiale. 30 ottobre: Orson Welles trasmette per radio un realistico adattamento de La guerra dei mondi, causando il panico in tutti gli Stati Uniti.
17 dicembre: Otto Hahn scopre la fissione nucleare dell'Uranio. Inizia l'era atomica.
25 dicembre, Sudafrica: dei pescatori scoprono fra le proprie reti un esemplare di pesce sconosciuto. In seguito viene chiamato Celacanto (o Celacantide), una specie di pesce ritenuta estinta milioni d’anni prima.
Sono anni turbolenti, eredità anche di quell’armistizio del 1918 che concluse la “guerra per porre fine a tutte le guerre”, ma che invece, almeno in parte, aveva creato le premesse per la seconda guerra mondiale. La preoccupazione cresce in Europa, la gente comune vede riavvicinarsi lo spettro del lutto generalizzato, che solo vent’anni prima ancora mieteva vittime a migliaia ogni giorno.
Ciononostante, la vita prosegue, fra illusioni, ideologie e speranze, e Soennecken, azienda storica che aveva cominciato la sua avventura offrendo pennini ad intinzione, propone fra gli altri il modello 510, che oggi vi presento. Questa bella stilografica mi è stata donata da un amico ed ha avuto bisogno di qualche sistemazione (viewtopic.php?f=12&t=24622): nulla di particolarmente complesso, grazie anche all’ottima qualità di fabbricazione.
L’unica vera pecca di questo esemplare, almeno da un certo punto di vista, è la mancanza del pennino originale, anche se il Globus extrafine flessibile installato può benissimo essere una sostituzione dell’epoca ed essere così considerato, perlomeno, coerente. Certamente, fa parte a pieno titolo della storia della penna. Tra l’altro, scrive benissimo.
In ogni caso, la caccia al pennino originale continua...
La Soennecken 510 rappresenta, per molti versi in modo davvero significativo, la penna tipica degli anni Trenta: dai materiali alle dimensioni, dal colore alle forme può essere considerata degnissima rappresentante del gusto, delle esigenze e della praticità dell’epoca. E’ vero che il colore fece prepotentemente la sua entrata sul mercato proprio in quel periodo storico, ma, come più d’un esperto ha avuto modo di constatare, il nero non fu mai scalzato dal trono in termini di vendite.
Prendendo in mano la penna, si nota subito che qualcosa la contraddistingue e la fa emergere nettamente dalla produzione media del periodo: il peso e la sensazione di solidità sono davvero peculiari e suggeriscono una qualità produttiva non comune, del resto confermata sia dallo smontaggio della stilografica, sia, esternamente, dalla qualità delle tre verette che adornano il cappuccio. Per non ripetermi sugli altri dettagli, vi rimando al link relativo alla riparazione, aggiungendo però che non mi stupisce affatto sapere che per molti Soennecken rimane il miglior produttore di stilografiche tedesco almeno fino alla seconda guerra mondiale. Pur nella classicità del colore e delle forme principali, la 510 mi ha affascinato per un non so che di moderatamente originale ed elegante, che ai miei occhi la rende speciale, e per il suo equilibrio di forme e dimensioni.
Il cappuccio, dotato di due fori d’aereazione, si chiude in un giro ed un quarto e la clip è robusta, ma adeguatamente flessibile; il suo terminale, arrotondato in sezione e squadrato in pianta, evita impuntature durante l’inserimento della penna nel taschino interno della giacca.
Bella la sensazione che si prova azionando il pistone, grazie alla fluidità dello scorrimento ed alla solidità del meccanismo.
L’alimentatore presenta un canale più profondo della media degli alimentatori coevi, il che garantisce una maggior regolarità d’erogazione, anche se impone una compensazione all’altezza.
Molto utile la finestra trasparente, ricavata alla base del fusto, per la verifica del livello d’inchiostro. A distanza di più di 80 anni, la celluloide è notevolmente ambrata, ma la differenza si apprezza ancora benissimo. Passiamo ora alle caratteristiche più propriamente tecniche:
- lunghezza chiusa: 124 mm
- lunghezza aperta: 100 mm (esclusa la parte esposta del pennino)
- lunghezza aperta con il cappuccio calzato: 133 mm (esclusa la parte esposta del pennino)
- lunghezza del cappuccio: 58 mm
- lunghezza della sezione: 16 mm
- diametro massimo del fusto: 11,8 mm
- diametro medio della sezione: 9,2 mm
- diametro del cappuccio: 8,2 mm
- lunghezza del fermaglio: 38 mm
- peso: 21 gr (carica)
- peso del cappuccio: 6 gr
- materiali: oro 14 carati per il pennino; ebanite per l’alimentatore, la sezione, la corona del cappuccio, la manopola dello stantuffo, la sua ghiera di fissaggio al fusto e lo stantuffo; celluloide per il fusto e la parte cilindrica del cappuccio; ottone per la vite d’azionamento dello stantuffo e per la ghiera dentata di scorrimento dello stantuffo nel fusto; sughero per la guarnizione del pistone. Ma come scrive?
Direi benissimo, il che non stupisce, perché a quel tempo le stilografiche erano considerate, innanzi tutto quando non solo, strumenti di scrittura. Il bilanciamento, anche con il cappuccio calzato, è ottimo, il flusso d’inchiostro è deciso e ben controllato e non vi sono salti o false partenze: direi che c’è proprio tutto. In estrema sintesi, questa stilografica è davvero piacevole ed affidabile, sotto ogni aspetto, e promette ancora tanti anni di servizio fedele.
Forse più di altre, è in grado di riportare il possessore indietro nel tempo, quando le radio trasmettevano musica così https://youtu.be/kOO8Gzr__zc